il filo dei ricordi-racconti

domenica 12 febbraio 2017

Basquiat

                                                     BASQUIAT



Il Mudec di Milano ha dedicato una mostra a Jean Michel Basquiat,
 forse un genio,  o forse il rappresentante di una vita sregolata che ad un certo punto,  ha trovato il periodo fortunato.



Basquiat, era un writer e poi  un pittore statunitense,  
E’ considerato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, insieme a Keith Haring,  ha portato il movimento dei graffiti dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte.



Nato il 22 dicembre 1960,  figlio di un contabile di Haiti e da una madre statunitense di origini portoricane fin dalla più tenera età dimostra interesse per il disegno, si ispira ai cartoni animati e la madre supporta il figlio accompagnandolo a visitare diversi musei.
A otto  anni  poco prima della separazione dei genitori,  subisce un incidente,  rimane per qualche tempo tra la vita e la morte, riesce a cavarsela,  ma il suo essere interiore non fu più lo stesso.




 Il  padre un uomo severo che molto spesso cercava di imporre al figlio delle regole attraverso le botte, la madre dopo la separazione cadde in depressione impazzì e fu portata in manicomio.
 Senza la protezione della madre contro la violenza del padre, Baquiat, che all’età di otto anni parlava correttamente inglese , francese e spagnolo, fu mandato in una scuola per alunni superdotati.
Appena raggiunse un minimo di indipendenza a quattordici anni, Baquiat lasciò la casa del padre e cominciò a vivere per strada.
Venne arrestato per vagabondaggio, vendeva cartoline e per sopravvivere arrivò a prostituirsi per pochi spiccioli.



Con un compagno di scuola, Al Diaz disadattato come lui, cominciò a dipingere graffiti sui muri di New York e sui mezzi pubblici, la pittura rappresentava un esplosione di violenza nei colori, e nei soggetti, molto spesso dipingeva scheletri o particolari anatomici.
I due avevano come firma Samo che vuol dire: “la solita vecchia m….”



La mancata formazione accademica,  rendeva  ogni suo approccio alle varie forme artistiche, come  un vissuto  personale, come un’esperienza cognitiva prima, e reale poi,  utilizzando  gli elementi della vita moderna, come mezzo di diniego, più che  come fonte di ispirazione.
Basquiat fondeva nei sui dipinti,  immagini e suoni che ricordano l’universo infantile.





Iniziò da subito a drogarsi, esperienze molto forti con droga, sesso e alcol, per vivere vendeva cartoline,  magliette decorate da lui, nei locali più in vista della città.
Riuscì  a vendere una cartolina ad Andy Warhol, il re della pop Art e ne divenne il pupillo qualche anno dopo.
Questo incontro segnò la svolta nella vita di Baquiat,  una mostra dove tutti e due collaborarono,  fu voluta da  un mercante d’arte svizzero,  iniziarono a firmare opere a due mani, Warhol si lasciò idolatrare dal giovane, che vedeva in lui il padre,  che avrebbe sempre voluto.



Terminata la mostra,  si separarono Basquiat aveva tutto, successo, e soldi credendo di non avere più bisogno di nessuno. Con i soldi poteva comperare tutto quello che, fino a poco tempo prima, per lui era il simbolo della superbia del popolo bianco. Iniziò così a sperperare, acquistando abiti firmati, auto di lusso, cenando in  ristoranti da vip, tante, tante donne e tantissima droga.



La morte di Andy Warhol, le donne, gli sprechi e la vita sregolata dominata dalle fragilità, segnano il declino di  Basquiat, che  muore all’età di ventisette anni per overdose.