BASQUIAT
Il Mudec di Milano ha dedicato una mostra a Jean
Michel Basquiat,
forse un genio, o forse
il rappresentante di una vita sregolata che ad un certo punto, ha trovato il periodo fortunato.
Basquiat, era un writer e poi un pittore
statunitense,
E’ considerato uno dei più importanti
esponenti del graffitismo americano, insieme a Keith Haring, ha portato il movimento dei graffiti dalle
strade metropolitane alle gallerie d'arte.
Nato il 22 dicembre 1960, figlio di un contabile di Haiti e da una madre
statunitense di origini portoricane fin dalla più tenera età dimostra interesse
per il disegno, si ispira ai cartoni animati e la madre supporta il figlio
accompagnandolo a visitare diversi musei.
A otto anni poco prima della separazione dei genitori, subisce un incidente, rimane per qualche
tempo tra la vita e la morte, riesce a cavarsela, ma il suo essere interiore non fu più lo stesso.
Il padre un uomo severo che molto spesso
cercava di imporre al figlio delle regole attraverso le botte, la madre dopo la
separazione cadde in depressione impazzì e fu portata in manicomio.
Senza la
protezione della madre contro la violenza del padre, Baquiat, che all’età di
otto anni parlava correttamente inglese , francese e spagnolo, fu mandato in
una scuola per alunni superdotati.
Appena raggiunse un minimo di indipendenza a
quattordici anni, Baquiat lasciò la casa del padre e cominciò a vivere per
strada.
Venne arrestato per vagabondaggio, vendeva cartoline
e per sopravvivere arrivò a prostituirsi per pochi spiccioli.
Con un compagno di scuola, Al Diaz disadattato come
lui, cominciò a dipingere graffiti sui muri di New York e sui mezzi pubblici, la
pittura rappresentava un esplosione di violenza nei colori, e nei soggetti,
molto spesso dipingeva scheletri o particolari anatomici.
I due avevano come firma Samo che vuol dire: “la solita vecchia m….”
I due avevano come firma Samo che vuol dire: “la solita vecchia m….”
La mancata formazione accademica, rendeva ogni suo approccio alle varie forme artistiche,
come un vissuto personale, come un’esperienza cognitiva prima,
e reale poi, utilizzando gli
elementi della vita moderna, come mezzo di diniego, più che come fonte di ispirazione.
Iniziò da subito a drogarsi, esperienze molto forti con
droga, sesso e alcol, per vivere vendeva cartoline, magliette decorate da lui, nei locali più in
vista della città.
Riuscì a
vendere una cartolina ad Andy Warhol, il re della pop Art e ne divenne il
pupillo qualche anno dopo.
Questo incontro segnò la svolta nella vita di
Baquiat, una mostra dove tutti e due
collaborarono, fu voluta da un mercante d’arte svizzero, iniziarono a firmare opere a due mani, Warhol
si lasciò idolatrare dal giovane, che vedeva in lui il padre, che avrebbe sempre voluto.
Terminata la mostra, si separarono Basquiat aveva tutto, successo, e soldi credendo di non avere più bisogno di nessuno. Con i soldi poteva
comperare tutto quello che, fino a poco tempo prima, per lui era il simbolo della
superbia del popolo bianco. Iniziò così a sperperare, acquistando abiti
firmati, auto di lusso, cenando in ristoranti da vip, tante, tante donne e tantissima droga.
La morte di Andy Warhol, le donne, gli sprechi e la
vita sregolata dominata dalle fragilità, segnano il declino di Basquiat, che muore all’età di ventisette anni per overdose.