il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 7 agosto 2019

Artemisia Gentileschi


                                                         ARTEMISIA  GENTILESCHI

Nel 2020, alla National Gallery di Londra sarà dedicata una mostra ad Artemisia Gentileschi, nel 2017, il museo di Trafalgar Suqare ha acquistato l' "Autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria", erano anni che la pinacoteca di Trafalgar  Square, voleva possedere un'opera antica di questa pittrice, nonchè  donna , una figura fuori dal comune. 


autoritratto come  Santa Caterina d'Alessandria 


Artemisia Gentileschi, Roma 1593 - Napoli 1653, è stata  una  pittrice del 600, divenuta nel tempo una delle più importanti e apprezzate firme nel panorama europeo.
Primogenita del pittore Orazio Gentileschi e di Prudenzia Montone, morta di parto quando Artemisia aveva solo dodici anni. Cresciuta nell'ambiente artistico romano, pur essendo molto giovane, pur dovendo accudire alla casa e ai suoi fratelli, possedeva  un  naturale  e spiccato talento pittorico, artistico.
Il padre, un autorevole artista autonomo, attento alle vicende artistiche dei suoi tempi, dopo  compreso il classicismo naturalistico dei Carracci, la pittura di Orazio assimila gradualmente l'insegnamento di Caravaggio e si impadronisce della tecnica di osservazione dal modello, ma in modo del  tutto personale. 
Giuditta e la sua ancella 

Artemisia, aveva una grande ammirazione per il padre, venne formata  proprio sotto la sua guida, innanzitutto insegnandole come preparare i materiali utilizzati per la realizzazione dei dipinti,: la macinazione dei colori, l'estrazione e la purificazione degli oli, il confezionamento dei pennelli con setole e pelo animale, come approntare le tele, come ridurre  in polvere dei pigmenti. Imparò la pittura dentro le mura di casa, non potendo seguire alcun corso, che erano consentiti  solamente ai pittori di sesso maschile. Perfezionò il suo talento e la sua tecnica, copiando xilografie di Albrech Durer o i dipinti che il padre aveva in bottega.


Artemisia Gentileschi


Nella importante bottega di Orazio lavoravano, con Artemisia e altri pittori, anche i suoi sei fratelli. Il  suo insegnante di prospettiva, Agostino Tassi, che  collaborava con  Orazio, alla decorazione di Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma, la violentò. 
All’ epoca era possibile estinguere il reato di violenza carnale , qualora vi fosse il matrimonio riparatore. Per questo, Artemisia continuò a intrattenere una relazione con Tassi, nella speranza che le nozze salvassero la sua reputazione.Quando la ragazza scoprì che Tassi era già sposato.
Decise dunque di intentare un processo nei confronti del suo stupratore.(1612)
 La sua deposizione fu fatta sotto tortura, mentre le venivano schiacciate le dita.
Il Tassi, uscì dal processo indenne mentre per Artemisia e la sua famiglia fu molto difficile.


conversione di Maddalena 

Artemisia dovette combattere a lungo contro i pregiudizi, e le voci sgradevoli messe in giro sul suo conto, venne accusata di rapporti incestuosi con il padre Orazio, di avere numerosi amanti ed una condotta disdicevole. Lasciò Roma  per mettere a tacere le maldicenze, il giorno dopo la fine del processo sposò un artista fiorentino, Pierantonio Stiassesi. 
È a questo periodo che risale una delle sue opere più note: Giuditta che decapita Oloferne (1612 – 1613). 


Giuditta decapita Oloferne 

Salta all’occhio il diverso ruolo della donna. Se in "Susanna e i vecchioni" era una vittima, qui agisce e si vendica.


Susanna e i vecchioni

Dopo il matrimonio  viene accolta, contrariamente al marito, presso l’Accademia delle arti del disegno di Firenze,  è la prima donna a ottenere  un tale  riconoscimento. 
Dalle famiglie fiorentine benestanti, dai nobili, famiglia Medici compresa, ottiene importanti commissioni instaura un' amicizia ricca di stima reciproca con Galileo Galilei, e con Michelangelo Buonarroti il giovane,che le aveva commissionato un tela per onorare un suo illustre antenato, intrattiene una corrispondenza, Artemisia aveva da poco imparato a leggere e scrivere.



Nel 1621 per un breve periodo, si trasferisce a Genova, torna a Roma come donna indipendente, allontanandosi definitivamente dal marito, e portando con sé la figlia Palmira.
Si  trasferisce a Venezia,  tra il 1627 e il 1630, alla ricerca di nuove commissioni. Ritorna Napoli,  nel 1636, parte per Londra, raggiunge il padre alla corte del re Carlo I e della regina Henrietta Maria, in quell’occasione collabora artisticamente con lui, dipingere il soffitto della Queen's House a Greenwich (ora a Marlborough House, London) che ha come tema l'Allegoria della Pace e delle Arti sotto la Corona Inglese.
Orazio Gentileschi morirà il 7 febbraio del 1639.
Una delle sue opere più conosciute e raffinate fu realizzata in questi anni è: l'Autoritratto come allegoria della pittura,  Collection of Her Majesty the Queen, Kensington Palace, London, 1630, nel quale dimostrò una grande  capacità  con la tempera ad olio, disegnando lei stessa mentre stava dipingendo, circondata dagli strumenti della pittura,  un autoritratto abbastanza insolito per i suoi tempi.Un'altra cosa insolita sono le cifre del proprio nome, proprio per evitare che qualcun'altro ne assumesse la paternità, il volto e la sigla indicavano che l'opera era sua. Infatti in quell'epoca i quadri raramente venivano siglati o firmati. L'opera fu acquistata da Re Carlo I d'Inghilterra tra il 1639 e il 1649.



Nel 1642, con lo scoppiare della guerra civile, Artemisia lascia l’Inghilterra e, dopo altri spostamenti di cui si ha scarsa conoscenza, torna a Napoli dove muore nel 1653.
Da sicura professionista dell’arte  aveva emozioni forti, principi di dolcezza e di aggressione, affrontava  le  atmosfere più intime, per questo è considerata la pittrice del " barocco".
Affrontava  soggetti sacri e storici, impianti monumentali, con padronanza della pittura, abbracciando la lezione di Caravaggio,  nell'impostazione del quadro, impostando un taglio diretto e drammatico col visitatore, con contrasti tra luce, forme e colori.

il lago d'Orta

Una domenica sul lago d'Orta, ...avevo sentito parlare di questo lago, ma non c'era mai stata l'occasione giusta  per andarlo a visitare, questa volta  ho potuto andarci, mi è molto piaciuto tutto quello che ho visto e che mi è stato spiegato.
Siamo in Piemonte, il lago D'Orta si trova tra la Valsesia, e non è distante dal la Val D'Ossola, il suo antico nome è Cusio, accarezza le campagne di Novara, fino ai piedi del Mottarone, che lo separa dal lago Maggiore.
Anche se confina con un lago importante, il Lago Maggiore o Verbano, il lago D'Orta si difende benissimo, le ridotte dimensioni, il panorama naturale, i borghi e i balconi panoramici lo rendono uno dei luoghi più apprezzati della regione...



Antonio Fogazzaro scrisse il romanzo " Piccolo Mondo Antico", ad Oria Valsolda sul lago di Lugano o Ceresio, tra la Valsolda e Lugano, ma  nel 1941, per il film della televisione, le riprese vennero ambientate, proprio sul lago D'Orta rendendolo così conosciuto al pubblico.  
Fin dalla storia più antica, su queste rive, giungono a noi eccellenze importanti, su queste sponde era importante la lavorazione del ferro, basta visitare le cittadine, alzare lo sguardo, e ammirare le inferiate dei portoni o i bellissimi balconcini in ferro battuto. I Ferri Battuti del Lago D' Orta sono registrati fin dal 1937 nel  Bollettino Storico della Provincia di Novara.





La lavorazione del ferro era  dunque una delle primarie fonti di reddito, e grazie alla  laboriosità, e all'ingeniosa volontà personale, sono sorte diverse aziende importanti.
Tutte aziende che hanno fatto la storia dell’Italia del dopoguerra e hanno contribuito a cambiare il costume delle famiglie italiane. Negli Anni Sessanta, quelli del boom economico,  l’85% degli abitanti  della zona risultava occupato, ovvero 7 mila persone.
Molte aziende ormai non esistono più, o sono in  parte capitali minimi di multinazionali, un tempo la zona era la capitale del casalingo, non c'è più la Girmi grande industria che produceva piccoli elettrodomestici,  frullatori, macinacaffè, tostapane, fornetti elettrici,  prodotti per la cucina.
Anche la celebre moka con i “baffi”,  inventata da Alfonso Bialetti nel 1933, l'unica a 8 facce, la Moka dal design Art Decò, 







rivoluzionando il modo di preparare il caffè a casa, e si è  affermata  immediatamente tra i principali produttori italiani di caffettiere, simbolo del Made in Italy in tutto il mondo.
La Lagostina , era una  società leader in Italia e in Europa nella produzione di pentole a pressione e un autentico gioiello del made in Italy, fondata nel 1901 da Carlo Lagostina e il figlio Emilio, che  rilevarono una fabbrica per produrre posate in ferro stagnato; nei periodi in cui l'Italia era in guerra, la fabbrica produceva  materiale bellico per rispondere alle esigenze della Nazione, intorno al 1920, dopo la prima guerra mondiale  l'azienda iniziò a crescere,  nel 1969 divenne ancor più conosciuta grazie alla pubblicità dello storico omino  ideata da Osvaldo Cavandoli, continuando fino al 2005, anno in cui per  difficoltà finanziarie, e non per spietata concorrenza cinese, un'altro pezzo della nostra storia industriale, il successo dell' imprenditoria familiare, è stata assorbita da una multinazionale francese.

Io ricordo la pubblicità che facevano al Carosello in televisione, 
 l'omino coi baffi della moka , 



o la linea che formava un uomo della Lagostina, 


senza contare il cartoni  con i  pronipoti che ricordava la grande industria dei piccoli elettrodomestici.



Resiste la Alessi S.p.A., azienda italiana che  produce oggetti di design, fondata da Giovanni Alessi nel 1921.
Tra le maggiori aziende operanti nel settore del disegno industriale, mantiene la tradizione artigianale della lavorazione del legno e del metallo, attualmente esporta il 65% della propria produzione in 60 paesi diversi.
Grazie alla  "storia famigliare e industriale che ha  guidato il design italiano, legato agli utensili in cucina, non dimenticando la tradizione, Alberto Alessi ha ricevuto  il Premio Artusi, nel  2015 da parte del Comune di Forlimpopoli.
 A Crusinallo ,frazione di Omegna è possibile recarsi all'oulet di Alessi.



Mentre presso la ditta Ruffoni di Omegna,  le pentole in rame sono un'eccellenza del  settore,  sono "gioielli" da cucina,  la pentola Historia, alta con manici corti è il simbolo di questa attività.  Nello showroom sono tutte esposte come in un atelier, dalla più semplice alla  più  elaborata per i più esigenti.



Tutta la storia dei Ruffoni è esposta, ma nel sotterraneo c'è un museo con la storia del rame nel casalingo, dalle miniature ai vecchi pentoloni irregolari e gibollati, gli utensili di un tempo mescolati a vere e proprie chicche.
Sulle sponde del lago d'Orta, si snodano bellissimi paesi, luoghi di villeggiatura ieri come oggi.
Omegna, Orta san Giulio, ma anche le località come Pella, 




Carcegna sono da vedere.
Qui da visitare c'è il Sacro Monte di Orta,  così ci siamo avviati  su una salita corta, ma abbastanza impegnativa, (potevo anche prendere la  navetta), giunti in cima, e detto da me,  può sembrare assurdo, ma l'impressione che ho avuto è stata di tranquillità,  sarà che sto invecchiando.....
Il Sacro Monte Orta, insieme ad altri nove Sacri Monti alpini, si trovano in Lombardia e Piemonte, un'altra eccellenza quasi esclusivamente italiana, fatta eccezione per alcune zone europee.
A differenza degli altri Sacri Monti, quello di Orta è l'unico interamente dedicato ad un Santo, San Francesco, d'Assisi, è stato voluto dalla popolazione,  venne  costruito in 3 fasi, per cui seguendo lo snodarsi delle 20  cappelle ci si può rendere conto, anche dei cambiamenti degli stili architettonici  che si sono susseguiti nel tempo. I lavori della prima parte sono iniziati nel 1590 e terminati nel 1630, lo stile è quello del manierismo, nella seconda parte  che durò fino alla fine del 1700 lo stile che predominava era il barocco,  la terza fase che terminerà intorno al 1800 sarà influenzata da forme meno rigide, più reali, meno ricche.
La tradizione dei Sacri Monti e delle Viae Crucis iniziò con la costruzione del Sacro Monte di Varallo (1491), Crea (1589) e Orta (1590). 
Nel 1459 ( XV secolo), l'invasione turca in Palestina da parte di Maometto II, rendeva molto pericoloso recarsi a Gerusalemme, e se a sud c'era il potere ideologico e religioso dei musulmani, a nord iniziava la rivolta di Martin Lutero nel 1517, e dei Calvinisti in Francia.
Nel Medio Evo il pellegrinaggio era importante per chi aveva fede, era per la vita di ogni credente,  un momento di  grande partecipazione, raggiungere la Terra Santa per espiare i propri peccati e ottenere l' indulgenza divina
Per i cattolici credenti era  molto difficile poter manifestare il proprio credo. 
Tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, alcuni frati dell’Ordine dei Minori di San Francesco, presenti in Terra Santa dovettero  ritornare in Italia, vollero ricostruire  fedelmente  i Luoghi Santi di Palestina. 
Seguendo lo spirito francescano, vennero ricreati i luoghi Sacri di Gerusalemme con cappelle che rappresentavano gli episodi della Passione di Cristo o di San Francesco, (Orta) opere di scultori, pittori architetti, ma anche di manovalanza locale, di offerte elargite dalla popolazione. 
Sentirsi vicino alle comunità francescane, camminare, faticare per raggiungere la cima, era una metafora per arrivare  alla patria celeste.




I Sacri Monti erano vicino al popolo,  il popolo era devoto, sentiva la spiritualità, la devozione, manifestando così la propria fede. 
Lo comprese bene San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che dopo il concilio di Trento durato 14 anni, fece il pellegrinaggio a Varallo Sesia,  che questi erano i luoghi ideali per le popolazioni credenti.
Tutti i Sacri Monti, hanno una cosa in comune, offrire una rappresentazione quasi teatrale, 



all'interno delle cappelle, le  statue in terracotta dipinte, sono a misura d'uomo, gli affreschi decorano le volte e le pareti,




 a Orta rappresentano la vita di San Francesco, grate e cancellate in ferro battuto proteggono le opere da noi visitatori.



Nelle costruzioni, si sono susseguiti diversi architetti, scultori e pittori, Nel progetto iniziale dovevano essere  32 cappelle,  ne sono state realizzate 20, le statue che le adornano  sono in totale 376.
 Il complesso consiste in  21 cappelle, l'antico Ospizio di San Francesco, una porta monumentale ed una fontana.
Questo sacro monte è l'unico a non aver subito cambiamenti dopo il XVI secolo. Il giardino, sovrasta il lago di Orta con una magnifica vista.



Nel cantico delle creature, San Francesco, eleva la fratellanza con la natura, la sorella terra, il vento, l'aria, fratello sole  sorella luna e le stelle, fratello fuoco e il pozzo che ci accompagna all'uscita rappresenta la sorella acqua


Sull'arco di ingresso si trova una statua del santo a opera di Dionigi Bussola, l'iscrizione sul fregio dell'arco riporta la scritta "Qui in ordinate cappelle si vede la vita di Francesco, se desideri sapere  l'autore è ....l'amore".



Scendendo si giunge ad Orta San Giulio, la chiesa parrocchiale dell'Assunta domina dall'alto il borgo, tante scale ci portano giù, (Ora capisco perchè ci hanno chiesto di portare scarpe comode),


  il borgo accarezza veramente il lago,



 con i tetti in ardesia scura, i vicoli, 



 le scalette, le  ville neoclassiche con i giardini curati,


i palazzi signorili con i loggiati che si affacciano sui giardini che scendono fino al lago.



 Piazza Motta, è il salotto del lago d’Orta, sotto i portici i negozi offrono specialità locali, souvenir,  mentre  bar  e caffè offrono ristoro e  una vista piacevole sul lago. 




  Non ci sono auto,si cammina a piedi,  il pensiero  passeggiando per il borgo non può che andare  a chi di Orta e del suo lago ha scritto....
“In mezzo alle montagne c’e’ il lago d’Orta. In mezzo al lago d’Orta, ma non proprio a meta’, c’e’ l’isola di San Giulio”. Così comincia uno dei più bei racconti di Gianni Rodari, “C’era due volte il barone Lamberto”.una     storia  ambientata nei luoghi  della sua infanzia: il lago d’Orta e l’isola di San Giulio.
 Rodari, in questo racconto spiega molto bene la caratteristica che distingue il lago d'Orta dagli altri laghi alpini, così:

 Il lago d’Orta, nel quale sorge l’isola di San Giulio

e del barone Lamberto, è diverso dagli altri laghi

piemontesi e lombardi. E’ un lago che fa di testa sua.

Un originale che, invece di mandare le sue acque a

sud, come fanno disciplinatamente il Lago Maggiore,

il lago di Como e il lago di Garda, le manda a nord,

come se le volesse regalare al Monte Rosa, anziché

al mare Adriatico.

Se vi mettete a Omegna, in piazza del Municipio,

vedrete uscire dal Cusio un fiume che punta dritto

verso le Alpi. Non è un gran fiume, ma nemmeno un

ruscelletto. Si chiama Nigoglia e vuole l’articolo al

femminile: la Nigoglia.

Gli abitanti di Omegna sono molto orgogliosi di

questo fiume ribelle e vi hanno pescato un motto che

dice in dialetto:

La Nigoja la va in su

e la legg la fouma nu.

E in italiano: La Nigoglia va all’insù

e la legge la facciamo noi.

Il nostro gruppo si ritrova, dobbiamo salire sul battello, lasciamo Orta,  sulla sponda opposta c'è Pella e nel mezzo c'è l'isola  di San Giulio, nel medioevo il lago era conosciuto  come “lago di San Giulio”,  solo dal 1600 in poi  si cominciò a chiamarlo  “lago d’Orta”,
La leggenda narra che due fratelli giunti dalla Grecia,  Giulio e Giuliano,  missionari dell'imperatore  Teodosio, avevano l'unico scopo di diffondere il cristianesimo, facendo conoscere il Vangelo, e convertendo i pagani alla religione cristiana. Avevano ricevuto l'ordine  di costruire 100 chiese. Giulio decise di costruire la centesima chiesa sull'isola, chiese aiuto ai barcaioli per traghettare,  ma nessuno accettò, l'isola era infestata da rettili mostruosi.
Si rivolse  a Dio chiese di rendere impermeabile il suo mantello e così traghettò, giunto sull'isola con l'aiuto del suo bastone scacciò tutti i  serpenti.




 I barcaioli, i contadini, avevano visto il mantello trasformarsi in barca e i serpenti fuggire, raggiunsero Giulio sull'isola e iniziarono a costruire la centesima chiesa.
Scesi dal battello, una piccola scalinata 




ci porta alla basilica romana dove sotto una costola di drago riposa San Giulio, la visita prosegue, una stradina percorre tutta l'isola, viene detta la via del silenzio e della meditazione. 
raggiungiamo il Palazzo dei Vescovi, e l'Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae,






un convento di clausura femminile, le suore risiedono in modo stabile sull'isola, l'attività primaria che svolgono è il restauro di paramenti sacri e antichi, si dedicano alla  preparazione delle ostie,  preparano il "pane di San Giulio", il dolce tipico della zona 


lo studio e la preghiera.
Molti edifici che un tempo erano le abitazione dei canonici ora sono state acquistate dai privati, Villa Tallone, è una delle più antiche e ogni anno diviene il tempio dei concerti di musica classica