il filo dei ricordi-racconti

lunedì 22 gennaio 2018

Pietro Pajetta

                                            PIETRO PAJETTA


Ho visto un' autoritratto presso la mostra del Signor Ingegnoli a Milano, una mostra gratuita, frutto dell'impegno di un imprenditore italiano amante dell'arte.
E' un' opera  che ha colpito me, ma anche chi mi accompagnava, un pittore a me sconosciuto, ma penso anche a molte altre persone. Un autoritratto vivo, presente e particolare, l'autoritratto del pittore Pietro Pajetta,  che sembra ti osservi, mentre tu passi lentamente in questo percorso espositivo.




Nato il 22 marzo 1845 a Serravalle di Vittorio Veneto, Pajetta,  figlio di Paolo Pajetta, anch'esso pittore, aveva un fratello minore Mariano anch'esso pittore. 
Progettava di entrare in un ordine religioso, per poter accedere agli studi di pittura. 
Nel 1860, all'età di 15 anni, si arruolò nell'esercito, per combattere nella seconda guerra di indipendenza italiana, contro l'Austria, nel periodo militare, espose  ad Alessandria, l'opera,  Genio e povertà, che fu premiata con medaglia d’oro. 
Aiutato dal suo comandante,  il general Cialdini, in seguito riuscì ad entrare all'accademia di Bologna.
Dopo il congedo si sposò, il suo stato economico, era sempre molto precario, solo nel 1872 riuscì a partecipare all’Esposizione di Treviso, con Bolla di sapone; Visita in città, La mattina. 
Nel 1874, Pietro dipingeva i Giochi nella stalla (1874), dove due bambini,si improvvisano condottieri di  un esercito


la taverna


Con l'avvento della fotografia, le pitture di Pietro entrarono in competizione con la nuova forma d'arte.
Nel suo primo periodo realizzò parecchie opere religiose. 
dal web:
Nel 1881 inviò a Milano Requies e I vagabondi; nel 1883, a Roma, La preghiera e Nono no xè sì bon, e a Venezia, Unico patrimonio; al Palazzo di Cristallo di Londra, nel 1884, varie opere che gli fruttarono una medaglia d’argento; nel 1893, a Milano, Ammalato, premiato con medaglia d’oro; nel 1895, a Venezia, Interno di stalla; nel 1898, a Torino, Paesaggio e Le gioie di famiglia,


la famiglia del contadino

 quest’ultimo premiato con l’assegno Levi ed acquistato dal Ministero dell’Istruzione Pubblica per la Galleria d’Arte Moderna di Roma; nel 1900, a Verona, Stalla di buoi; nel 1902, alla Quadriennale di Torino,Stalla;
Preghiera e Angelo custode; nel 1904, a Padova, il bozzetto del quadro Follie e Testa di donna;


Visioni nitide come istantanee, scene di cantastorie e contadini al mercato, sorpresi mentre raccontano, vendono e comprano le loro storie e la loro mercanzia. 



Dipinse quadri di soggetto rustico,che per sentimento, colore e maestria di composizione sono veramente pregevoli. 
Gli occhi umidi del cane, che annusa la mano del padrone, la gioia del chierichetto che in un angolo della chiesa legge il Vangelo, fiero dei suoi progressi nella lettura che compie di nascosto, ...una gioia simile a quella della robusta perpetua, mentre legge il breviario rubato per un attimo, seduta sulla scrivania del prete che sonnecchia, fu uno dei migliori animalisti del suo tempo.



Nel 1906, all’Esposizione per l’inaugurazione del nuovo Valico del Sempione, espose a Milano, La preghiera e il Ritratto del musicista Cesare Pollini di Padova;
Sempre a Padova nel 1908, espose San Sebastiano e Al pascolo; 
Nel 1909, a Monaco, Fiori selvatici, e nello stesso anno fu invitato ad esporre al Salone di Parigi.
Anche in altri soggetti, si rivelò profondo ricercatore del vero, seppe esprimere con efficacia il dolore umano,



andando al mercato

Altre opere notevoli:
Il nuovo nato,




Sosta; Raggio di sole; Autoritratto; Follie; Spirito e cose; I vinti; Cantando la ninna nanna; L’odio;




 Madonna addolorata;Santa Barbara; Testa di Cristo; Ecce Ancilla Domini; Arrivo di Sant’Antonio morente all’Arcella; Estasi dei Francescani; Morte di Sant’Antonio; Apparizione alla Beata Margherita Alacoque;Adorazione del Ss. Sacramento; Madonna con Sant’Antonio e San Francesco d’Assisi.
tanti ritratti di notevole pregio:


la donna e il ventaglio bianco 

Caterina Boccaloni nobile Malaspina; Il vescovo Callegari; Il monsignor Pietro Balan e L’astronomo Sacchi.
Ma il talento pittorico del Pajetta si rivelò anche nella decorazione simbolica, e lo dimostrano il soffitto del palazzo Camerini in Piazzola e il soffitto della chiesa di San Giovanni Ilarione sopra Vicenza; le decorazioni della villa Valduga a Feltre; gli affreschi nel Duomo di Padova e in una villa di Vittorio Veneto. molte delle sue opere sono emigrate in America.



Le informazioni che ho acquisito mi hanno piacevolmente stupito tanto che ai giorni nostri la dinastia dei pittori Pajetta si distingue, ed  è continuata fino ai giorni nostri, in un intervista Giorgio  Pajetta descrive così:
"«Questa famiglia - spiega Giorgio Pajetta, figlio di Guido - è un'eccezione. Tutto è iniziato con il mio bisnonno Paolo, per proseguire con i figli Pietro e Mariano, e continuare con Mario Paolo e mio padre, arrivando quasi alla fine del Novecento, mentre le altre dinastie di pittori, si pensi ai Tiepolo, ai Ciardi, ai Carracci, si sono fermate tutte molto prima, e comunque non hanno superato l' Ottocento».
Quasi centottanta anni di mestiere tramandato e interpretato, vissuto da «una famiglia che - aggiunge Giorgio - spesso ha fuso arte, politica, impegno sociale sentendo tutta l'inquietudine della modernità. La loro forza e il loro limite è nella modestia, nell'incapacità di vendersi, caratteristica comune a tutti i membri della famiglia."







domenica 14 gennaio 2018

Tiziano a Milano e la Sacra Conversazione


                  TIZIANO E LA SACRA CONVERSAZIONE 

Sin dai tempi più antichi,  il miglior ambasciatore al mondo, è l'arte.....
Rappresentava il ministro degli esteri, di ogni stato, il ministro della  cultura, perchè attraverso l'arte, le potenze economiche commissionavano le opere, per manifestare agli amici e ai nemici, la loro capacità imprenditoriale, economica e strategica, e la loro forza.
Ai nostri giorni, grazie a degli scambi culturali, anche noi possiamo ammirare, senza girare tutti i musei del mondo,  delle bellissime opere.
Ci sono anche dei comuni importanti, in regioni diverse della nostra lunga, bella, ma anche dilaniata Italia, che collaborando e sostenendosi,  ci consentono di poter ammirare delle opere particolari. 
Il comune di Milano,  per il decimo anno, ci regala  sotto le feste natalizie la possibilità di ammirare gratuitamente delle opere importanti. Quest'anno, testimonia la propria vicinanza, alla regione Marche, che è stata  dilaniata, e sta subendo ancora, gli effetti del terremoto, svolgendo un ruolo importante, sia  come centro di raccolta, ma anche  di riparo per moltissimi capolavori. 
Grazie al  comune di Milano, Intesa San Paolo, la Rinascente, e la coordinazione di Palazzo Reale, con  alla collaborazione, della città di Ancona, e  precisamente con la "Pinacoteca Civica Francesco Podesti", noi, cittadini lombardi, e non solo,  abbiamo potuto ammirare, presso la sala Alessi di Palazzo Marino, un 'opera di importanza storico-artistica, culturale. 



 La " Sacra Conversazione" del 1520, detta anche (Pala Gozzi)...
Luigi Gozzi, di Ragusa in Croazia (ora Dubrovnik), un influente mercante, che aveva scambi commerciali in tutto l'Adriatico, ebbe modo di incaricare al  giovane Tiziano, una pala, destinata all'altare della famiglia,  precisamente nella chiesa di San Francesco ad Alto...... La  maestosa opera, che  è stata prodotta su  delle alte  tavole di legno, 


 grazie ad un allestimento particolare,  si può ammirare sia sul lato dipinto che sul  retro, dove sono presenti schizzi a matita, fatti probabilmente da Tiziano o dai suoi allievi... 




Sono  raffigurate  diverse teste,  una delle quali potrebbe essere il bozzetto per il viso del bambino ..


La tavola è una  rivoluzione pittorica, una nuova forma di pala d’altare, che si allontana dagli stili della prospettiva usata nel 1400.
Tiziano continua,  l'intuizione avuta da Leonardo con la Vergine delle Rocce, e con un tocco  personale  amplia l'opera dando un'apertura verso la natura.
La parte alta del dipinto, dedicata all’apparizione della Vergine con il Bambino, con angeli e putti e corone di fiori,  ha il cielo con nuvole in movimento, che  appare infuocato dalla luce del tramonto.

 Assiste alla visione  San Francesco, isolato sul lato sinistro dell'opera, vestito del tradizionale saio con il cordone a tre nodi, simbolo dei voti di povertà, castità e obbedienza, con lo sguardo rivolto al cielo, è  immerso in una luce calda,  come se fosse estasiato, mentre San Biagio, protettore della città, indica al committente inginocchiato, sulla destra dell'opera, l’apparizione celeste. 


Il paesaggio è immerso in una luce calda,  gli sguardi tra i personaggi, dove  ognuno guarda qualcuno, rendono possibile una reazione visiva,  tanto che il Bambino Gesù, rivolge il suo sguardo verso lo spettatore, che senza rendersene conto diventa parte dell'opera, mentre in lontananza è  ben visibile, il bacino di San Marco con il Palazzo Ducale e il suo campanile.


Un dipinto che unisce Venezia, Ancona e Dubrovnik, un invito  a raggiungere  un’alleanza tra i tre più importanti porti dell’Adriatico, che invece di scatenare lotte interne,  avrebbero dovuto  contrastare l'invasione e l'espansione dell'impero ottomano .




Quando l'arte non è solo tecnica,  passione, intuito e bravura pittorica,  ma anche un invito ad una politica responsabile, fin dai tempi più antichi.

sabato 6 gennaio 2018

HERMANN HESSE





                                               HERMANN HESSE

Fa parte del distretto di Lugano, è il comune della Collina d'Oro, e si trova proprio sopra Lugano, formato da tre frazioni Agra, Gentilino e Montagnola, e Proprio Montagnola è la mia meta.
Raggiungere Montagnola, è semplice, e se pur sembra paradossale, ci si trova in un angolo di serenità, percorrere questi viottoli, 



dove la tradizione  convive con la modernità, e,  in una domenica qualunque da una finestra aperta,  ci raggiunge  della musica classica, un tocco di qualità in una bella domenica pomeriggio...
Ci raggiunge, perchè molto spesso, porto qualche mio amico a visitare questo piccolo, ma così grazioso luogo.
Il paesaggio della Colllina d'oro, circondato dalle alte vette, ha un tepore quasi mediterraneo, qualità che riuscirono a sedurre lo scrittore, poeta, e pittore ,anche se non tutti ne sono a conoscenza, Hermann Hesse,  che si stabilì in questo lembo  di terra, dal 1919 fino alla sua morte, avvenuta nel 1962.
Parecchi personaggi importanti, furono attratti da questa zona, VictorHugo
Peter Weiss,
 Karl Hofer, Max Frisch...





Hermann Hesse, non trascorreva, solo brevi  dei periodi di vacanza, alla Collina d'Oro,  si trasferì e visse per ben 43 anni, considerando così Montagnola e il Ticino, la propria  patria adottiva, infatti dal 1936, non ritornò mai più in Germania.
La relazione con Montagnola e il Ticino,  era talmente stretta tanto da dichiarare nel 1930:
"Infatti  amo anche i ticinesi, e non solo il loro paesaggio e il clima".
Hermann Hesse, è l'autore di lingua tedesca più letto del novecento, a livello mondiale.



Ha trasmesso dei messaggi, con convinzione e tenacia, nei suoi scritti:
Siddharta, Lupo della steppa, e in altri racconti, il messaggio principale era di non aver paura, di essere se stesso, e da uomo, ognuno deve cercare  di assumersi  le responsabilità di essere umano.








Non sono noti,  il suo impegno per la pace, e per la tolleranza  ed è stupefacente quanto siano attuali nei giorni nostri.
Ognuno di noi può leggere, anche nei suoi aforismi, quanto la vita valga la pena di essere vissuta, ...perchè il corso della vita, ha una fine,...  e tocca a chiunque di dover morire... come dire... prima o poi ce ne andiamo tutti,  rimangono però le nostre arti a dar consolazione.



Già le arti, Hermann Hesse, ne è un degno rappresentante.
Da uomo curioso, ha esplorato molto il Ticino, ammirava il paesaggio, la luce limpida, la cultura, la gente e le chiese, per 20 anni ha girato a piedi,  camminando tanto, successivamente,  si faceva accompagnare dalla moglie o da uno dei figli che guidavano l'auto.



 Intorno al 1916, in preda ad un periodo di crisi emotiva e psicologica, incoraggiato dal proprio psicologo, inizia a rappresentare in disegno i propri sogni, i primi quadri, li dipinse a Berna e poi nei pressi di Locarno, nel 1917 dipinse solo ritratti, nel 1918 ancora pittura in Ticino e dai quali nascono i primi testi e le prime illustrazioni del libro "Camminata", pubblicato nel 1920. Dal 1920 fino al giorno della sua morte, molte illustrazioni dei libri che scriveva, gli appartenevano, così come ha presentato in diverse mostre, nel corso degli anni, tanti acquerelli, ha creato un'importante opera pittorica,  che consiste in circa 3000 acquerelli,  con i colori limpidi del Ticino.







 Dopo la sua morte, molte mostre sono state allestite in tutto il mondo.
Hermann Hesse, fin dalla più piccola infanzia aveva dimostrato un'intelligenza ed una caparbietà esagerata, tanto che la madre, intuendo le attitudini del figlio, invitava il marito missionario e direttore editoriale, a pregare. 
Pur riconoscendo le buone azioni, e i buoni intenti dei genitori rifiutava le imposizioni di un'educazione rigida, diventando nella crescita un ribelle di fondo, che ha dato non poco filo da torcere ad educatori ed ai genitori stessi...
Per la sua educazione culturale, fu importante la figura del nonno materno, anch'esso missionario, ma anche un uomo di cultura, e proprio tramite la biblioteca del nonno Hermann,  riuscì ad ampliare la propria cultura extrascolastica, documentando insieme ai suoi studi anche  le sue crisi in età giovanile ed adolescenziale.
Malgrado tutti gli sforzi dei genitori, nessuno riuscì a plasmare il carattere deciso e ostinato del ragazzo, 



 dovendo comunque rispettare l'autorità del padre, viene educato fuori dalla famiglia frequenta malvolentieri il ginnasio di Calw, ma ne risulta comunque uno dei primi studenti, il padre gli impartisce lezioni di greco e latino, studia privatamente il suono del violino e si prepara con il rettore Bauer, (uno dei pochi insegnanti che Hermann stimava) all'esame per poter essere ammesso al seminario...supera l'esame e viene ammesso a Maulbronn.
Il destino di Hermann, era stato tracciato ma il ragazzo, ribelle oltre a fuggire dal seminario inizia ad avere grosse crisi depressive, viene inviato  da un altro pastore, ma le crisi si aggravano, cerca il  suicidio, evitato solo perchè il revolver si è inceppato.




Viene ricoverato in una clinica, che non è altro che un manicomio.
Altre scelte fatte dalla famiglia,  influenzeranno la sua vita,  che si è poi riflessa nei suoi scritti, nonostante i ripetuti conflitti interiori e in contrasto con le decisioni familiari, le  difficoltà degli altri ad accettare la sua diversità intellettuale, le imposizioni fatte, non hanno scalfito la forte consapevolezza,  di quel che egli avrebbe voluto diventare,  grazie ad una dose elevata di testardaggine.  
Nel corso della sua intensa vita, le crisi esitenziali interiori, 




 si presenteranno sempre, e sempre saranno, forti stimoli a cercare di raggiungere un equilibrio,  pur sforzandosi di adeguarsi ad un'esistenza borghese e formale i risultati erano fallimentari.
I viaggi in India, la cultura approfondita di questi luoghi, lo rendono sempre più irrequieto solo la scrittura lo appaga.





Nel 1924 dopo il ritorno da un viaggio in India ottiene di nuovo la cittadinanza Svizzera e si trasferisce nel Ticino...
La sua vita famigliare è abbastanza travagliata, ha avuto 3 figli dalla prima moglie, poi divorzia,  si risposa ma anche il secondo matrimonio non ha fortuna, soltanto  la terza moglie, rimase vicino ad Hermann fino alla morte.



I successi letterali di Hermann Hesse,  sempre più crescenti, inizialmente nei paesi di lingua tedesca, poi prima della Grande guerra, negli altri paesi europei e in giappone.
Le sue opere sono un insieme di sensualità, spiritualità, sentimento ragione e irragionevole  irrazionalità, tanto da essere ancora attuali nelle generazioni successive fino ad oggi....



Nel 1946 gli venne assegnato il Nobel per la letteratura.
A Montagnola si trova il Museo di Hermann Hesse, una fondazione attiva, a ricordare le sue opere, è possibile anche seguire i sentieri in cui egli passava e i posti nei quali si fermava a dipingere,



 mettendo sulla tela la luce, che tanto amava e  che ha riportato sui tanti acquerelli da lui dipinti.  




Era un un uomo, un poeta, un pittore e un giardiniere, un personaggio dalle mille sfaccettature.