il filo dei ricordi-racconti

lunedì 8 novembre 2021

Cristoglie e la sua chiesa

 



Cristoglie e la sua chiesa

A pochissima distanza dalla città di Trieste, allontanandosi appena appena un po’ dal mare, si va oltre il confine in terra slovena, e il territorio cambia, troviamo colline con prati ben tagliati e fertili, tantissime le vigne che come soldatini sembrano indicarci il percorso. Ci siamo informati nei giorni precedenti, abbiamo trovato un numero di telefono dove ci sono stati elencati orari di apertura, le norme imposte dal Covid 19, e il prezzo del biglietto.
E’ una bella domenica mattina, giungiamo sul posto abbastanza presto, la prima cosa che abbiamo visto è il campanile, si perché siamo venuti fin qui per visitare una piccola e bellissima chiesa fortificata.



Siamo a Cristoglie o come si scrive in sloveno Hrastovje, un piccolissimo paese di poche anime ben tenuto e curato, qui sopra una collina sorveglia le case tutt’intorno come se fosse una sentinella la chiesa della SS. Trinità.



Questa chiesa ha la caratteristica di essere è uno dei rari esempi di chiesa fortificata all’esterno, ma non solo, è un vero scrigno d’arte anche all’ interno.



Nei secoli passati aveva un doppio ruolo, era un luogo di preghiera, ma anche una fortezza dove la popolazione trovava rifugio durante le tante invasioni turche.
E’ stata costruita intorno al 1200, le mura di fortificazione risalgono al 1500, oltre al campanile che svetta verso l’alto si possono notare due torri dalle quali si avvistavano i nemici. La fortificazione ha una lunghezza particolare, 32 metri di lunghezza, 16 di larghezza e 8 di altezza.



Il numero 8 e i suoi multipli, l’8 è simbolo di giustizia, di prosperità, anche il simbolo dell’infinito, e quindi simbolo della morte.
Non ci sono testimonianze che avvalorino questa tesi una cosa certa però c’è, se all’esterno è molto bella, quando si varca la piccola porta di questa chiesetta si rimane veramente sbalorditi.
Il fatto che non sia di grandi dimensioni, è poco importante,
In seguito a dei lavori eseguiti nel 1949, sono tornati alla luce sotto una forma di intonaco moltissimi affreschi, la chiesa è tutta tappezzata di affreschi, grazie al genio e alla bravura del pittore istriano Giovanni de Castua, che ha reso queste mura un vero libro da sfogliare, la Bibbia dei poveri (biblia pauperum), con il solo ed unico scopo di spiegare alla popolazione analfabeta la visione religiosa medioevale.





E’ un eccezionale ciclo di affreschi risalenti al tardo Medioevo, e al rinascimento è uno dei più importanti cicli pittorici dell’Istria Slovena, si è potuto risalire con certezza grazie alla firma del pittore e alla data dell’anno in cui sono stati realizzati gli affreschi: il 1490. La chiesa ha tre navate, con presbiterio poligonale in facciata sull’arcata dell’abside centrale si trova il trono della Divina Misericordia, nelle arcate sottostanti sono rappresentati gli Apostoli,


nell’abside settentrionale troviamo i Santi Cosma e Damiano insieme ad una rappresentazione fuori dall’uso comune dei Re magi,





proprio sotto di loro c’è un'antica iscrizione in alfabeto slavo utilizzato dagli evangelizzatori cristiani che avevano il compito di convertire la popolazione, questa iscrizione ci permette di sapere che gli affreschi furono commissionati dal parroco di Kurbed Tomič Vrhovič ,ed eseguiti da Giovanni da Castua che ha firmato con il proprio nome Johannes de Castua e la data della realizzazione

In parte il muro della navata centrale, è decorato con l’incoronazione della vergine alla destra e alla sinistra ci sono le scene dell’annunciazione a Maria,





sulla volta centrale è raccontata la Genesi, ossia le origini del mondo,






la creazione dell’uomo, Adamo ed Eva



e la cacciata dall’Eden.
Sopra la porta si trovano i Santi protettori delle malattie infettive, come la peste, San Sebastiano, San Rocco e San Fabiano.
Oltre alla narrazione religiosa, ci sono affreschi che rappresentano la vita quotidiana, sulle volte della navata meridionale  troviamo i mesi da gennaio a luglio, mentre sulle volte della navata settentrionale i mesi da agosto a dicembre, che ci raccontano le azioni che l’uomo svolgeva nell’arco temporale di un anno, dalla semina al raccolto, dalla vendemmia alla macellazione del maiale. Viene inoltre rappresentato l’anno (annus) , del tempo (tempus) e San Geronimo.
Nella parete settentrionale sfila il corteo della visitazione e dell’adorazione dei Re Magi. Sul lato occidentale è decorato il congedo da Erode.
La passione di Gesù, si snoda lungo la parete occidentale e in parte anche sulla parete meridionale.



Proprio sotto nella parete meridionale desta particolare attenzione la danza macabra. In quel periodo la peste mieteva vittime tra giovani ed anziani, non risparmiava nessuno, ne poveri ne ricchi, ci furono tante vittime, e ieri come oggi, ci viene raccontato che la morte arriva per tutti, non guarda il ceto sociale, non guarda l’età, in poche parole questo affresco ci ricorda “che dobbiamo morire”.



Questo tipo di pittura si sviluppò per lo più in Francia, ad Avignone. In Italia, in Trentino a Pinzolo,



in Lombardia a Clusone in provincia di Bergamo,




a Santa Caterina del Sasso in provincia di Varese,



persino ad Atri in Abruzzo dove si trova la copia identica della rappresentazione di Avignone.