il filo dei ricordi-racconti

venerdì 14 giugno 2019

Giulia Beccaria

       GIULIA BECCARIA

Ho letto più di un libro che parla di Giulia Beccaria, ricordata solamente perché era la figlia di Cesare Beccaria e la madre di Alessandro Manzoni.
Nelle biografie di qualche tempo fa, veniva descritta come una donna arida e avida di potere, le nuove ricerche da parte degli storici ci raccontano invece un'altra storia, di un'altra donna, di un'altra umanità, di un'altro modo per raccontare la vita di una persona.
Il padre Cesare Beccaria, di anni 22, aveva sposato contro la volontà dei suoi famigliari, sfidando le regole, e l'autorità del padre, Teresa de Blasco,una  nobildonna di origini siciliane e spagnole, di 17 anni la cui dote e  condizione sociale era per la famiglia  Beccaria inadeguata. 
Dopo diversi periodi, di difficoltà economiche, Cesare viene riaccolto e perdonato dal  padre, il marchese Giovanni Saverio, Giulia viene alla luce a Milano, il 21 luglio 1762, nella casa del nonno.
La bambina viene chiamata Giulia, in onore dell’eroina di Rousseau di cui il padre e  l'amico Pietro Verri,  sono entusiasti lettori. 
Cesare Beccaria di idee liberali, condivideva passioni e ideali con l'amico Pietro Verri  fondatori insieme ad altri esponenti dell'"Accademia dei pugni". 
Due anni dopo la nascita di Giulia, Cesare Beccaria, raggiunge il successo pubblicando il saggio "Dei delitti e delle pene" , che tradotto in francese lo renderà  tra gli illuministi  più famosi d'Europa. 



La madre di Giulia, giovane, bella e frivola, si occupava  pochissimo delle figlie,  preferiva la vita mondana e aveva, come era d'uso in quei tempi, un amante con il consenso del marito, aveva avuto molti corteggiatori, che aveva ricambiato, ma il vero amante era il marchese Bartolomeo Calderara. 
I Beccaria e il Calderara avevano instaurato una specie di ménage à trois.  La madre, giovanissima, morì di sifilide il 14 marzo 1774.
Cesare Beccaria,  nel  suo saggio esprimeva  idee liberali,  ma nei comportamenti  personali non era così illuminato, dopo la morte della moglie, rinchiuse Giulia nel collegio annesso al Convento di S. Paolo, pur conoscendo  la sofferenza della ragazza, che aveva un carattere impetuoso, sensibile, e amava la vita. Da quella prigione,  Giulia ne uscirà solo a diciotto anni,  bella, capelli rossi, occhi verdi, intelligente, appassionata,




 ma per il padre, che nel frattempo si era  risposato e aveva avuto un figlio maschio, era solo un problema, nel  caso in cui  un pretendente avesse voluto sposarla, avrebbe dovuto spendere del denaro per darle una dote...
Quando non si voleva sborsare denaro, per la dote di una ragazza, si cercava di farle prendere i voti, ma Giulia   non era proprio adatta, attraverso le amicizie del padre, iniziò a frequentare i fratelli Verri, in particolare il fratello minore di Pietro, Giovanni Verri aveva  un suo salotto, dove vi erano frequentatori, di varia estrazione, dagli aristocratici, ai poeti, i  politici e  ballerine che suonavano e ballavano, allietando gli avventori,  mentre si discuteva di filosofia e di politica. 

Giovanni Verri aveva 36 anni, era stato un Cavaliere di Malta, nel Mediterraneo combatteva  i pirati, solo la mancanza di denaro e l'avarizia della sua famiglia, gli aveva impedito di avere una propria nave e di dedicarsi alla navigazione.



Era anche un gran donnaiolo, ma di Giulia si innamora, viene ricambiato, nasce una vera relazione, ancora una volta le regole famigliari non si possono infrangere, ed essendo l'ultimogenito della famiglia non si può sposare.
In quegli anni, le donne sposate avevano molta libertà sessuali, ma alle ragazze nubili, non  ve ne era concessa alcuna. 
Il padre per mettere fine alla relazione, e le combina un matrimonio con il conte Pietro Manzoni, mercanteggiando per ridurre al minimo la dote, il 20 ottobre 1782, vengono uniti in matrimonio religioso, Pietro Manzoni  di  46 anni, mentre Giulia che  ne ha solamente 20,  si dice che l'uomo fosse impotente. Nessun familiare partecipa al matrimonio.



Giulia viene costretta a rinunciare all'eredità, viene quindi lasciata completamente nelle mani del marito, gli sposi, andarono ad abitare con i fratelli dello sposo, Paolo e la sorella Maria Teresa ex monaca, a Milano, in una modesta casa d'affitto nel quartiere di San Damiano, edificio tuttora esistente in via Visconti di Modrone 16, dove nascerà Alessandro Manzoni, la casa è triste, lo stesso conte è grigio spento e bigotto, senza alcuna passione per la cultura.
Seguendo l'esempio della zia paterna, che pur essendo sposata con il conte Isimbardi,  ha come cicisbeo Pietro Verri, il matrimonio  le da la possibilità di frequentare Giovanni Verri, che diverrà il suo amante. Nasce Alessandro Manzoni il 7 marzo 1785, il conte Manzoni lo riconosce, anche se tra  le amicizie più intime si sa che è il figlio di Giovanni Verri. Del resto i critici, per più di un secolo non avrebbero potuto ammettere che il più grande scrittore cattolico fosse un figlio illegittimo, mentre oggi la paternità del Verri è una certezza.
Il bambino viene  mandato da una balia in campagna.  presso la Cascina Costa di Galbiate, nei pressi di Lecco fino ai due anni, poi lo accudirà la zia  smonacata,  all'età di 6 anni il bambino verrà messo in collegio dai padri Somaschi di Merate in provincia di  Lecco, poi a  Lugano.
Prima della partenza per il collegio Giulia accompagnerà il figlio dal nonno Cesare Beccaria, l'unico incontro tra due menti, nonno e nipote  che hanno lasciato  il segno nella cultura italiana.



I rapporti tra Giulia e Giovanni Verri, col tempo si sono esauriti, lui ha un'altra donna, Giulia sola e senza denaro accusa il padre, e i rapporti tra i due sono molto tesi.
La giovane Giulia stanca della situazione famigliare, rifiutando l'abitudine  di vivere da sposata, ma di avere amanti, e relazioni varie con cavalier serventi, chiede la separazione dal Conte Manzoni.
Nella Milano di quel tempo è un grosso scandalo, non pochi furono gli ostacoli che dovette superare, sull'altro fronte combatteva per avere l'eredità che il padre, le ha sempre negato, nel 1794 il padre muore, la lotta continua col fratello fino al 1795, dove raggiungono un'accordo che le garantisce una piccola rendita. Nel frattempo aveva conosciuto un uomo di undici anni più grande, scapolo, bello, ricco e colto, ma più di tutto buono, molto buono, il suo nome è  Conte Carlo Imbonati.



Nel 1796 Giulia e Carlo partono per Parigi, trascorreranno nove anni felici, frequentando amici intellettuali, sfruttando le tante affinità che avevano in comune, ospitando amici italiani , compiendo viaggi in Svizzera e in Inghilterra. 
Alessandro Manzoni, esce dal collegio e sembra condurre una vita sregolata, preoccupato, Carlo Imbonati  lo invita a Parigi, ma il 15 marzo 1805 la morte lo colpisce, lasciando Giulia disperata, e sebbene il conte le avesse lasciato tutto il suo patrimonio, solo l'arrivo del figlio le da un po' di conforto, insieme scoprono interessi  e affetto reciproco, dedica così  tutta la sua vita e la sua ricchezza per le aspirazioni artistiche del figlio,  Alessandro diventa per lei il centro di ogni interesse. 




Era una donna di intelligenza acuta, di  cultura, possedeva una  sensibilità che aveva acquisito, vivendo con un uomo di grande spessore  come Imbonati, comprende che suo figlio ha qualcosa di assai importante da dire e da dare al mondo; si adopera, allora, con tutta se stessa per creargli intorno un modo ovattato e protetto che gli consenta di dedicarsi totalmente alla sua arte; diverrà l’amministratrice e la colonna della casa del figlio.
Vive gli ultimi 36 anni della sua vita con il figlio Alessandro, la nuora Enrichetta Blondel, nuora dolce e gentile, che ama come una figlia,  e i loro otto figli,  tenuta insieme dagli affetti ma anche  dalla convenienza.. Alessandro Manzoni  non era un buon  marito, astratto, perso nella sua arte, egoista come tutti i geni, non si preoccupa delle necessità pratiche di una vita che, invece, ne aveva molte, soprattutto con una famiglia di ben otto figli, non si accorgeva  mai delle debolezze, delle fragilità, della stanchezza  anche fisica, di chi gli stava  intorno, sulle spalle della madre tutto l’andamento dei complicatissimi affari di famiglia e su quelle, debolissime, della moglie, stanca, sfinita dopo  dodici gravidanze.
Gli anni della vita di Giulia durante  matrimonio fra Enrichetta e Alessandro furono relativamente tranquilli,  alcuni  incontri  intellettuali interessanti,  spese e malanni erano completamente a carico di Giulia.
E' grazie a Giulia Beccaria se  noi possiamo leggere  "I Promessi Sposi"  .
Così facendo,  ha però impedito al figlio di imparare a crescere umanamente attraverso le difficoltà,  Manzoni rimase per tutta la vita un fanciullo nevrotico, incapace di vincere le sue paure, egoista e miope nei confronti di chi gli stava accanto. 
Il figlio Alessandro, era ipocondriaco, balbuziente, soffriva di agorafobia, la aveva paura di sentirsi male per strada senza che nessuno lo potesse soccorrere.
Alessandro che da giovane era inquieto, irrequieto e rancoroso fino almeno all’ incontro, a vent'anni, con sua madre Giulia, con il passare degli anni  manifesta  tutte le caratteristiche del nevrotico.  
Lo studioso Pietro Citati elenca in dettaglio tutte le sue fobie: a tavola viene preso dalle vertigini, a passeggio teme che le case gli crollino addosso o che una voragine lo inghiottisca. Non sopporta la folla, la terra bagnata, e il cinguettio dei passeri. Se si avvicina un temporale si sente venir meno le forze: vittima di questi traumi, trascorreva giorni e settimane senza far nulla..
Con la mente spenta  e vuota e lo sguardo perduto, la paura costante di cadere nella dissociazione nervosa, all'estraneità di ciò che gli accadeva intorno.
Pochi anni dopo la conclusione dei Promessi Sposi, la linea della sua vita cominciò a discendere: il breve fervore creativo si spense, e a meno di quarantacinque anni Manzoni diventò il puntiglioso revisore,  editore di sé stesso». 
Con il passare degli anni Alessandro Manzoni mette in atto una complicata strategia che gli consente di convivere con la sua nevrosi: conduce una vita meticolosa, cammina venticinque minuti prima del pranzo, pesa i suoi vestiti secondo la temperatura, va a letto sempre alla medesima ora e mangia sempre gli stessi cibi, prende a colazione il cioccolatte macinato in casa... Se l'angoscia lo assale, esce di casa e cammina per ore e ore lungo le strade o per la campagna: percorre anche trenta o quaranta chilometri al giorno, come se fosse inseguito, fino a tornare a casa spossato, ma calmo.
In ventidue anni di matrimonio Enrichetta, 



deve affrontare 15 gravidanze e dodici parti, con sette figli sopravvissuti  che ne minano gravemente la salute. Giulia si fa carico di tutte le spese e di tutte le incombenze materiali e organizzative della piccola tribù e fa vita ritirata, frequentando solo i pochi amici rimasti affezionati a lei e al figlio. Giulia adora i nipoti e si occupa della loro educazione con tenerezza. Quando nel 1833 Enrichetta muore, è la nonna a farsi carico di tutti quei bambini e adolescenti. 
Dopo la morte di Enrichetta vengono a mancare anche due figlie di Alessandro, Giulia e Cristina.
Dopo le perdite affettive, Giulia spinge il figlio ad un'altro matrimonio, con Teresa Borri,  ma la seconda nuora non sopporta la suocera, ne sfrutta tutti gli agi che Giulia concede,  da sempre, attraverso il suo patrimonio,  al figlio e alla sua famiglia.
Teresa Borri, era innamorata del ruolo di moglie del genio nazionale, sapeva mettere in luce il talento del marito, ma riteneva  la suocera  un intralcio.



Gli ultimi cinque  anni di Giulia, furono difficili, morì all'età di settanove anni, 8 luglio 1841, le amicizie che le rimanevano, come Cristina di Belgioioso,  da sempre amica affezionata,  avrebbero voluto starle vicino, ma il figlio Alessandro,  aveva dato istruzioni di non farla entrare in casa .
Giulia, nella vita è stata messa di fronte a scelte difficili, dapprima in anni giovanili, poi separandosi dal marito, scegliendo anni di felicità con Carlo Imbonati, la perdita dell'unico amore della sua vita  la spinse a fare la scelta più difficile, scegliere di dedicare tempo e denaro al figlio come unico e solo scopo,  nella morte  avrebbe voluto essere sepolta vicino al Conte Imbonati ma nemmeno questo fu possibile,  riposa ora nella villa di  Brusuglio accanto alla amata nuora Enrichetta Biondel.
Per almeno cent' anni dopo la sua morte gli studiosi l' hanno considerata donna "di facili costumi" e "madre snaturata". La verità è che era una donna del ' 900 nata nel ' 700