il filo dei ricordi-racconti

domenica 26 aprile 2015

La Reggia di Venaria reale


La storia del Piemonte è legata alla storia dei Savoia, che dopo aver trasferito la capitale da Chambéry a Torino, oltre a dare un'impronta barocca, regale, culturale alla città, nei secoli spostano i i loro interessi su un territorio più vasto.
Costruendo un insieme di Residenze Sabaude, una ricchezza architettonica e monumentale che ci illustra in modo eccezionale e tangibile il potere dominante della monarchia, un patrimonio che un dinastia durata 1000 anni, ci ha lasciato, pianificando lo spazio urbano, mantenendo la cultura e il rispetto per la natura.
La Corona di Delizie, definisce le residenze esterne alla città, 


disposte a raggiera, che cingono la città da tutti i lati, ogni residenza si collegava alla capitale, tramite un complesso sistema viario, per mantenere un sistema organizzativo, urbanistico, ed economico del territorio.
A formare la corona sono:
Il Castello del Valentino, è una villa sul fiume Po,
Villa alla Regina
Castello di Moncalieri
Castello di Rivoli,
La Reggia di Venaria,
Nel 1700 con la costruzione della palazzina di Stupinigi si chiude la Corona delle Delizie .
La Reggia di Venaria è la più grandiosa delle residenze,


 Carlo Emanuele II, voleva donare alla moglie, una residenza dedicata al tempo libero, dove svolgere attività di piacere, la scelta cadde su due borghi che acquistò dalla famiglia Birago, Altessano Superiore e inferiore, la zona circostante ricca di acque, di boschi, e di selvaggina era il luogo adatto per edificare una residenza adibita a svago e sopratutto alla caccia, ecco perché venne chiamata Venaria Reale, e se gli impegni di corte avessero preteso un rientro al centro del potere ,la distanza da Torino era relativamente breve.
Ispirandosi al castello di Mirafiori, incaricò della realizzazione dei lavori, Amedeo di Castellamonte, il progetto rappresentava il Collare dell'Annunziata, la massima onoreficenza di casa Savoia, venne realizzato quasi completamente tra il 1658 e il 1680, Carlo Emanuele II, non fece erigere solo la Reggia, e i giardini, riprogettò anche il borgo, un insieme di edifici che si sviluppava su un asse lungo due km.


Era il progetto di una residenza che potesse ospitare la corte, durante le battute reali di caccia, ma che doveva essere grandiosa, doveva avere un primato in ampiezza e stile che conferisse prestigio politico a se e alla propria consorte.


Apportò cambiamenti anche nell'aspetto sociale e lavorativo, dando avvio alla lavorazione della seta, e sviluppando diverse fabbriche adibite a tale lavorazione.
Nel cuore di Venaria si trova piazza dell'Annunziata una piazza creata apposta per consentire alla popolazione di interagire consentendo l'apertura di parecchie botteghe artigiane sotto i portici.

Gli abitanti del borgo erano sudditi del re, dovevano supportare le battute di caccia Reali o gli svaghi che si svolgevano nei giardini Reali. Mentre le giornate venivano allietate da spettacoli teatrali, banchetti sontuosi che concludevano le attività, tutta la popolazione del borgo doveva attivarsi per rendere la vita a Venaria un continuo e costante piacere.



Il progetto di Castellamonte comprendeva due corti e aveva nel nucleo centrale la sala di Diana,





a sud c'erano le scuderie e i canili,
ad ovest il parco alto dei cervi, 
di fronte al borgo la cappella di San Rocco.
In seguito alla distruzione di alcune parti dell'edificio, operata dalle truppe francesi, intervenne Michelangelo Garove che apportò altre modifiche.
Nel 1716 i lavori vennero affidati a Filippo Juvarra, che fece diventare Venaria una vera e propria Reggia,





 con la Galleria Grande,la Cappella di Sant'Uberto, la Citroneria,


e la Scuderia. Alla Morte di Juvarra, subentrò Bendetto Alfieri che prosegui e continuò con nuovi ampliamenti.
L'avvento napoleonico, non fu certamente tenero la Reggia di Venaria, distruggendo gli splendidi giardini, per farne una piazza d'armi, il declino ebbe inizio, divenne poi la sede della Cavalleria Sabauda, dove si distinse una scuola di equitazione militare di prestigio europeo, che non riuscì a fermare il degrado.

Oggi la Reggia di Venaria fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell' 'Unesco, spoglia di arredi, che furono in parte trafugati da Napoleone,in parte abbandonati all'incuria, e al degrado.
Dopo uno dei restauri più grandi d'Europa possiamo ammirare la Sala di Diana , che si affaccia sulla Corte d'onore, 


 i giardini e verso gli appartamenti Reali, Le Sala di Parata del Palazzo del Re, dove i giochi di prospettiva mi fanno rimanere a bocca aperta,
 non avrei mai voluto uscire dalla Galleria Grande, non ho visto Versailles ma dicono che la ricordi molto, vorrei fotografare con gli occhi, per non perdere la luce che gioca sugli  stucchi e gli affreschi.




La Cappella di Sant' Uberto, è il capolavoro di Juvarra, il pavimento della cappella è spettacolare mentre anche in questo caso la luce gioca su pitture e sculture, un gioco voluto da chi l'ha progettata. 


I giardini sono stati restaurati, ma un po deludenti le aiuole  non avevano  fiori, dando un senso di tristezza, il roseto non è ancora fiorito. 





sabato 25 aprile 2015

IL XXV APRILE

IL 25 APRILE






Domani è il 25 aprile, in Italia è la Festa della liberazione. Compie settanta anni la festa Nazionale, che rappresenta la fine di momenti  di durezza e violenza, fisica e mentale, dalla privazione della libertà, dall'umiliazione di esser considerati numeri e non esseri umani, fino a togliere il nutrimento, le forze fisiche, l'ultimo momento di dignità, una condizione che era la distruzione di tutto, di vite,  speranze, sogni e ricordi.
Eppure per chi ha vissuto, ed è sopravvissuto, a questo brutto periodo, il XXV Aprile rappresentava l'inizio di un nuovo tutto....
Da questa giornata sono ripartite le speranze, e con la speranza le idee, i sogni e i progetti, senza mai dimenticare quel che si era subito.


Sono nata nel 1961 , qualche anno dopo il 25 aprile 1945, per mia fortuna, non ho mai provato queste privazioni, ma nella casa dove sono cresciuta, il XXV aprile era una festa sacra.


Il mio papà lavorava nella vicina Svizzera, dove questo giorno non veniva e non viene riconosciuto come una festa, chiedeva un giorno di ferie, se la giornata cadeva durante un giorno lavorativo.  Non è mai andato al mare, ne in montagna, non poteva permetterselo, ma questa giornata... era sacra..
Per lui, che era stato rinchiuso in un campo di concentramento, che   grazie ad una buona costituzione fisica, è riuscito a sopravvivere, quando è tornato a casa, ha trovato il vuoto lasciato da molti dei suoi amici, che da partigiani, hanno perso la vita, ognuno di loro,  ha subito e combattuto una lotta diversa nelle azioni, ma per un unico risultato ... la libertà..
IL giorno della commemorazione, si preparava alla sfilata.
Sbarbato e in ordine, con l'abito della festa e le scarpe lucidissime, usciva di casa, al collo aveva il simbolo più importante ....il fazzoletto tricolore 




Sfilavano distinti, e fieri, tutti uniti per un fine comune, che tanto è costato in termini di vite e distruzione,
Vedo col pensiero il mio papà sfilare, credeva fermamente, alla libertà e alla uguaglianza nell'istruzione, nelle cure, e al miglioramento costruttivo verso una vita dignitosa, attraverso il dovere, l'onestà, per un il diritto alla dignità.




La musica straniera che mio fratello ascoltava, era anch'essa un frutto della liberazione, c'era un mondo da scoprire.
Oggi il detto "Povero ma onesto" non rappresenta il costume nazionale..
Per la libertà hanno combattuto, tante persone, anche di credo politico diverso, ma uniti per un ideale comune ...la libertà e l'uguaglianza. 




La bandiera tricolore aveva un significato ricco di impegno e di propositi, condito da tanti sacrifici, rappresentava la nostra nuova nazione, oggi è una bandiera divenuta sbiadita che non sventola più con l'orgoglio di un tempo.Per molti di noi il 25 aprile è solo, un giorno non lavorativo, mentre per chi tanto ha dato, in termini personali, era un simbolo, oggi è forse sfuocato, e deriso nei modi, da quelle istituzioni che in realtà devono tutto o quasi alla giornata della liberazione, il XXV aprile.










lunedì 20 aprile 2015

LA SACRA SINDONE

Il termine credente, suscita molto spesso parecchie domande, non solo di tipo religioso, ma anche di tipo etico, di comportamento.
Chi dichiara di esser credente, deve credere, in una fede che è insegnamento al perdono, adottando un modo di vivere amorevole e caritatevole, le azioni devono avere ed essere compiute con amore, amore per il prossimo, credendo nel perdono e confidando in Dio..., senza amore qualunque azione non ha senso religioso, ma è studiata per un fine apparente.
Questo è quel che credo di aver capito in linea di massima.


A Torino, in questi giorni viene presentata l'Ostensione della Sacra Sindone, per i credenti è il telo lungo 442 cm e largo 113 che ha avvolto il corpo di Cristo, deposto dalla croce, per le persone, curiose, ma un tantino diffidenti, è il telo di Torino.
Le ostensioni vengono proposte, insieme ad un grande evento ecclesiale, un anniversario, una ricorrenza, ed è il vescovo di Torino, il custode della Sindone che propone l'Ostensione al Santo Padre che deciderà se dare l'approvazione.


Dal 19 aprile al 24 giugno, verrà mostrata al pubblico, ed è l'estensione più lunga della storia, ben 67 giorni, in abbinamento con il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, il patrono di Torino, il santo sociale per antonomasia, l'ideale accompagnatore del credente, che vuole riscoprire un percorso di fede.


Gli eventi associati consentono, a chi si avvicina alla fede e a chi pratica la fede, un momento di profonda riflessione e penitenza, i sacerdoti avranno possibilità di assolvere peccati molto gravi come l'aborto, secondo le disposizioni avute dall'arcivescovo di Torino
Il 21 giugno Papa Francesco, sarà a Torino, per una intensa visita, dove incontrerà tutte le categorie a cui questa sindone è dedicata, in quest'occasione incontrerà diverse comunità,tra cui alcuni dei suoi famigliari.


I milioni di pellegrini e visitatori che giungeranno a Torino, gestiti da una rete di volontari che lavorano già da parecchi mesi occupandosi dei pellegrini, anche quelli, con esigenze speciali, occupandosi di tutto dalla logistica alle infrastrutture, sono circa 4.500, alcuni sono veterani che operano come volontari dal 1978, altri giovani che hanno seguito una formazione che riguarda il motore organizzativo ma anche la storia e il significato della Sindone. Diverse forze dell'ordine vengono impiegate per tutelare la Sindone, in un periodo difficile come questo.


Le prime notizie sulla Sindone, risalgono al 1353, il cavalier Goffredo fece costruire una chiesa nel paese di Lirey dove risiedeva e alla sua collegiata donò il lenzuolo che aveva avvolto il corpo di Cristo.


Dopo varie vicissitudini venne venduta ai duchi di Savoia.
Viene custodita a Chambery in una cappella costruita per l'occorrenza e ottengono dal papa Giulio II l'autorizzazione al culto pubblico della Sindone, con la Santa Messa.
Un incendio scoppiato nella cappella nel 1532, ha messo a rischio il lenzuolo che se pur danneggiato in parecchi punti venne poi riparato dalle suore di Chambery che rammendarono le bruciature più grandi e la cucirono su una tela di rinforzo, viene di nuovo esposta nel 1534.


Le guerre, che hanno costellato la storia dei Savoia, ha fatto si che la Sindone abbia subito parecchi spostamenti, per tornare poi a Chambery. Per favorire lo spostamento di San Carlo Borromeo, che giungeva a piedi da Milano, la Sindone venne portata a Torino.
Una moltitudine di donne e uomini venerarono pubblicamente la Sindone, venne poi trasferita nella cattedrale dove si tenne la cerimonia delle quarant'ore. Non venne più spostata se non per brevi trasferimenti, nel 1694 venne collocata nella cappella costruita appositamente per lei, tra il Duomo e il Palazzo Reale dall'architetto Guarino Guarini. Venne spostata solo per un breve periodo a Genova nel 1706, poi ritornò a Torino, persino durante il periodo Napoleonico, la Sacra Sindone rimase in città.


Nel 1898 in seguito ad alcune fotografie effettuate, inizia l'interesse degli scienziati sulla Sindone, ma l'imminente arrivo della seconda guerra mondiale spinge ad un nuovo trasferimento, nel 1939 la sindone viene nascosta nell'abbazia di Montevergine dove rimane fino al 1946.


Nel 1973 inizia un primo esame di studi sulla Sindone.
Nel 1983 muore  il Re Umberto II di Savoia, che nel suo testamento lascia al Papa la Sindone che era conservata nella cappella vicino al Duomo di Torino a titolo di Deposito.
Nel 1988 nuovi studi.
Nel 2002 venne fatto un intervento di restauro conservativo.



Per chi non è credente la Sindone rimarrà sempre un oggetto costruito.
Poi c'è la scienza, che studia e mette in dubbio, gli studiosi continueranno a considerarla un oggetto di studi, anche se finora nessuno è stato in grado di riprodurla, la Sindone è ancora un enigma per l'intelligenza umana.


Per il credente che continua a venerarla, è come esser davanti ad un segno, forse unico,che rimanda a chi crede, il messaggio di Cristo.
In fondo in ogni uomo, c'è la coscienza e c'è bontà, con l'Ostensione, la chiesa cerca di portare la bontà in alto, alla luce, la Sindone rappresenta la passione di Cristo, la sofferenza dell'uomo, di ogni uomo... e come se ognuno contemplando la Sindone leggesse il Vangelo. L'ostensione rappresenta la lotta contro ogni sofferenza, con dignità e fiducia.











domenica 19 aprile 2015

TORINO

La storia ci racconta che:
la dinastia dei Savoia ha origine antiche, si hanno notizie, già dal X secolo, dove aveva già prestigio nel Regno di Borgogna, che poi divenne Contea di Savoia, e, nel XV secolo divenne Ducato.
Nel XVI secolo, spostò i propri interessi, dalla Francia verso la penisola italiana, da questo periodo storico, inizia la storia dei Savoia in Italia.

La famiglia Savoia, nei secoli, ha sempre lottato per avere prestigio, ha sempre ambito alla corona reale,
Attraverso matrimoni combinati, e di potere, la famiglia Savoia ereditò il titolo reale dalla potente famiglia Lusignano. L'ultima erede legittima, Carlotta Lusignano, non avendo avuto figli dal marito Luigi I di Savoia, lasciò in eredità i suoi domini, in favore di Carlo I di Savoia, nipote del marito, che divenne Re di Cipro, Armenia e Gerusalemme.


Le lotte interne, ed esterne per proteggere e ampliare i propri possedimenti, hanno continuato a segnare la vita della famiglia Savoia, che si sono susseguite nei secoli, a volte ampliando i territori a volte perdendo, subendo il dominio di Bonaparte, lottando contro i moti rivoluzionari, mantenendo il potere attraverso i matrimoni tra le famiglie reali...
Con Vittorio Amedeo Francesco di Savoia, il destino dei Savoia e la politica ebbero una grande trasformazione. 


Definito nella storia come la "Volpe Savoiarda", riuscì a rivendicare l'indipendenza dello stato Sabaudo dall'oppressione della Spagna e della Francia divenne il primo re di Sicilia e di Sardegna.


Aveva la capacità di sapersi muovere trarre d'impaccio, nelle vicende politiche, con cambiamenti inaspettati, tanto che il re di Francia Luigi XIV disse:
" I Savoia non terminano mai una guerra, sotto la stessa bandiera con cui l'hanno cominciata".
Fu proprio grazie a questo Re, che venne riformata l'università, dando veramente lustro alla città di Torino, che in quegli anni era il maggior centro del territorio alpino, affidò agli architetti Bertola e Juvarra, la costruzione di nuove chiese e monumenti .
Sul piano politico veniva avviato il processo per l'unificazione d'Italia.
Nel 1861 si fece l'unificazione d'Italia e la monarchia regnò fino al 1946....

Quando nel 1563, il Duca Emanuele Filiberto, trasferisce la capitale da Chambéry a Torino, inizia un progetto urbanisitico che venne realizzato nei secoli successivi
Il progetto è notevole e significativo, si tratta di 23 Residenze Sabaude, di cui 12 poste nel centro di Torino.
Disposte e organizzate affinché intorno alla capitale sorgesse "la  zona di comando" , per l'esercizio del potere politico, culturale, e  amministrativo.
 Intorno alla capitale sorgevano, formando una corona delle nuove case, dette " maison de plaisance" residenze preesistenti oppure nuove costruzioni da adibire alla caccia o allo svago...
Nel complesso definito "zona di comando", il Sovrano e la corte esercitavano il potere assoluto.
Tutto ruota intorno al Palazzo Reale, 


 fino a formare un unicum con il Palazzo Chiablese a ovest,


 mentre ad est con la Biblioteca reale,


 le segreterie del Re, gli archivi di Corte




 e il Teatro regio..



Si narra che i sovrani attraverso dei corridoi interni, raggiungessero il Teatro Regio, senza esser visti da alcuno, scongiurando così qualsiasi attacco esterno, il percorso continua con l' Accademia militare, la Cavallerizza Reale, la Regia Zecca, che completano così una città dentro la città. Sempre in Piazza Castello, troviamo:
Palazzo Madama, patrimonio per l'umanità come parecchie delle Residenze Sabaude, testimonia la storia di Torino, lungo un arco di duemila anni.
Di origine romana la porta di accesso,


che venne fortificata nel medioevo, mentre nel quattrocento diventa un castello, sede di corte dei principi d'Acacia,

(ramo cadetto dei Savoia). Il periodo di maggior splendore del palazzo è durante la residenza di due madame Reali, Cristina di Francia, e ancora una volta Giovanna Battista di Savoia Nemour, al piano nobile troviamo la sala del Senato decorata nel periodo del passaggio da Ducato a Regno.



Attorno al salone ruota l'appartamento di rappresentanza, dove le volte sono riccamente decorate da diversi artisti.



La facciata ha un effetto scenografico, con lo scalone d'onore a doppia rampa simmetrica,



 sono il frutto del magnifico progetto di un palazzo barocco in pietra bianca, dell'architetto Filippo Juvarra, che non è stato completato, ne possiamo ammirare solo la splendida facciata.



Fu la sede del Senato Cisalpino, 



 dopo un recupero e restauro, 


è stata nuovamente inaugurata la "Sala del Senato Cisalpino"nel marzo del 2011.

Tante sono Palazzi, le chiese  e i musei di Torino che meritano un'adeguata visita.