il filo dei ricordi-racconti

lunedì 22 aprile 2019

Lucrezia Borgia

  LUCREZIA  BORGIA


Nel XV secolo,la chiesa di Roma non aveva  più regole,  l'immoralità sfrenata, l'accumulo delle richezze, la corruzione erano cosa normale.
Così come sembrava normale che  un cardinale della chiesa di Roma, fosse un uomo di mondo che veniva corteggiato e a sua volta corteggiava le signore. 
Il cardinale era definito" un principe della Chiesa", aveva potere e notevoli rendite economiche. Per conto dello Stato della Chiesa, doveva  mantenere  l'equilibrio tra le  famiglie nobili, baroni , marchesi, e duchi, doveva sopratutto aumentare la posizione di superiorità  della Chiesa, che non doveva essere messa in dubbio a livello religioso,  ma sopratutto a livello economico, mentre i cardinali  stessi eleggevano il Papa.
Il potere quindi, andava preservato, in un periodo in cui una classe di mercanti, ricca per  gli scambi commerciali rischiava di surclassare le classi nobiliari. Essere  cardinale non aveva nulla a che vedere con la vocazione religiosa,  
"La chiesa di Roma, era un'autorià indiscussa, che nessuno avrebbe dovuto mettere in dubbio, anche in Europa. 
Il Cardinal Rodrigo Borgia, nipote del papa Callisto III, grazie all'intercessione dello zio diventa Cardinale all'età di 25 anni, è il secondo cardinale più ricco di Roma, fin dalla giovane età conduce una vita fatta di vizi e senza rispetto dei limiti della morale, dal 1460 si concede un'amante fissa, la nobildonna romana Giovanna Cattanei detta Vannozza, dalla quale avrà addirittura quattro figli, naturalmente illegittimi, Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo.


famiglia Borgia

Quindi Lucrezia Borgia, che nasce a Subiaco nel 1490 è la terzogenita illegittima del Cardinale Rodrigo Borgia, che, grazie alla corruzione di un numero imprecisato di cardinali e promettendo promozioni e favori, diventerà Papa Alessandro VI, promesse  che onorerà velocemente una volta raggiunta la nomina papale.


papa alessandroVI

Lucrezia, viene educata nel convento di San Sisto e successivamente allevata da una cugina del Papa, era l'unica femmina tra i quattro fratelli, sembra c avesse goduto di una sorta di preferenza del padre, ma era anche una bambina sottomessa, che già dalla giovane età veniva data in sposa a seconda degli interessi politici....prima ancora di arrivare al papato, Rodrigo  aveva dato la figlia in sposa a diversi esponenti.


Lucrezia 

La famiglia Borgia, era considerata impulsiva e spietata, da tutte le più alte personalità italiane e straniere, furono  molte le vicende poco chiare che accompagnarono la loro ascesa al potere, tanto che non erano visti positivamente.
L'Italia in quel periodo era un bocconcino che faceva gola a molti, i più interessati erano la Francia e la Spagna.
Gli spagnoli, cioè gli aragonesi erano i signori del Regno di Napoli, i francesi ambivano al ducato di Milano essendo imparentati attraverso matrimoni politici con gli Sforza.
Gian Galeazzo Sforza e il re di Francia Carlo VIII erano primi cugini.
Cresciuta ed educata  con un'educazione principesca, le lingue, il ballo, la musica l’amore per le cose del mondo, e dall'altro lato  una spiritualità religiosa profonda, vivace,  con periodi di intenso tormento,particolarmente gli anni della maturità.



Fin da giovanissima, dovette sperimentare i meccanismi della ragion di stato, era solamente il più  prezioso strumento, in mano alla diplomazia della famiglia Borgia. Tra il 1491 e il 1492, la giovane venne promessa in sposa prima a Cherubino Juan de Centelles, signore di Val d’Ayora, del regno di Valencia dove i Borgia avevano origine, e successivamente, senza nemmeno disdire il primo contratto, all’ancora adolescente Gaspare d’Aversa, conte di Procida, anch’esso di origine valenzana.
 All'età di 13 anni, Lucrezia  fu promessa in sposa ad Giovanni Sforza, signore di Pesaro,  i precedenti impegni matrimoniali vennero elusi, il matrimonio  fu celebrato il 12 giugno 1493,  e per rispettare la giovane età della ragazza,  fu stipulata una clausola,  il matrimonio non poteva  essere consumato che un anno dopo.
Il matrimonio non convinceva il re di Napoli Alfonso,  il quale  offrirà al papa Alessandro VI,  due delle sue figlie, Sancia d'Aragona  che sposerà nel 14949 Jofrè , mentre Carlotta  avrebbe dovuto sposare Cesare, ma la principessa non acconsentì al volere del padre.
Il matrimonio tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza, fu un mezzo fallimento, Lucrezia gestiva il ducato di Pesaro mentre il marito era assente, il papa reclamava la presenza della figlia a Roma 
Lucrezia si trova a dover scegliere tra il marito, e il padre, decide così di tornare  a  Roma  a S.Maria in portico.
Le nozze con gli Sforza ad Alessandro VI, non servivano più, Giovanni Sforza torna a Roma per reclamare la moglie, non riuscendoci, chiede aiuto allo zio Ludovico il Moro, ma ogni tentativo è vano, gli insulti fra i due casati si sprecano... Giovanni viene accusato dai Borgia di non aver consumato il matrimonio, gli Sforza accusano Lucrezia di essere l'amante del padre e del  suo fratello Cesare.
Giovanni doveva dimostrare la propria virilità, ma non cede, la sua prima moglie  era morta di parto, Lucrezia viene sottoposta ed esaminata e dichiarata virgo intacta, il matrimoni viene dichiarato nullo il 18 novembre del 1497, i giochi di potere hanno esposto questa giovane ragazzina allo scandalo pubblico.
Lucrezia si rifugia in convento, le chiacchiere  la vogliono incinta, del padre, o del fratello Cesare, o forse del cubiculario Pedro Calderon, detto Perotto.
Un dispaccio datato il 18 marzo 1498 affermava: “Da Roma accertasi che la figliola del papa ha partorito”.

Parlando di quel periodo Voltaire scrisse:

Lucrezia figlia del Santo Padre, stava per partorire, e a Roma non si sapeva se il bambino fosse del papa, o di suo figlio, Cesare, il duca di Valentinois, o del marito di Lucrezia, Alfonso d'Aragona che passava per impotente

In  tutta Italia si muovevano nuovi pretendenti alla mano di Lucrezia, il matrimonio  era un  affare tanto importante da toccare non solo il privato,  ma anche tutte le popolazioni italiane.

Erano contratti di potere, ma l’opinione pubblica considerava  Lucrezia una  cortigiana libertina, capace di compiere  sordidi imbrogli, per raggiungere il potere , considerata dai più la  ‘più gran puttana di Roma’ e d'Italia.

Lucrezia viene data in moglie per la seconda volta ad Alfonzo d'Aragona, anche lui figlio illegittimo di Alfonso di Napoli, ma anche queste nozze finiscono in modo tragico. 
Cesare Borgia era stato nominato cardinale dal padre,  annoiato dalla vita religiosa, passa allo stato laico, 


Cesare Borgia

sposa  Carlotta d'Albret di Navarra  e diventa cugino del re di Francia, si impegnano a riconquistare il regno di Napoli, Alfonso d'Aragona  ritorna dai suo parenti e abbandona Lucrezia incinta.
Il papa affida a Lucrezia un grosso incarico, la nomina governatrice di Spoleto, ruolo che svolgerà in modo diligente e preciso, Lucrezia e il marito in seguito alle pressioni dei genitori tornano insieme,  nel novembre del 1499, nasce  un maschietto chiamato Rodrigo tutto sembra tornare normale, ma in seguito  ad un agguato Alfonso d' Aragona venne gravemente ferito, viene curato ma il 18 agosto 1500 viene ucciso, altri   intrighi di palazzo, gelosie,  che hanno dato adito a nuove leggende. Sembra che per alleviare le pene di Lucrezia, ci sia un solo modo, nominarla governatrice di Nepi, e proprio qui il fratello Cesare la raggiunge e le comunica un nuovo matrimonio, la nuova alleanza consentirà ai Borgia, la conquista della romagna, il candidato al suo terzo matrimonio è Alfonso d'Este. 


Alfonso d'Este

Anche questo matrimonio, seppur non gradito dalla famiglia  Este, risulta molto vantaggioso per la dote molto ricca che Lucrezia porterà a Ferrara, il 30 dicembre 1501 vengono celebrate  in Vaticano  le nozze per procura.
Nel febbraio del 1502, scortata dai fratelli delle sposo, Sigismondo, Ferrante, e il cardinale Ippolito entra in Ferrara, l'accoglienza è fastosa, accompagnata da una folta comitiva nuziale composta di dame, damigelle, cavalieri, famigliari degli Este e dei Borgia, più 72 muli che trasportavano il corredo.
Nel 1503 morì il padre, papa Alessandro, liberando la figlia dalla propria figura ingombrante.
A Ferrara, Lucrezia Borgia trova la serenità,  la nuova duchessa è  stata riconosciuta  successivamente dai poeti che frequentavano la corte, niente meno che  Ludovico Ariosto la celebrò con i suoi versi,  come "dama onesta". I rapporti tra suocero e nuora furono improntati da un reciproco affettuoso rispetto testimoniato dalle lettere.
I rapporti tra gli spagnoli, i romani e i ferraresi non furono sempre cordiali. Moltissime volte  fu costretta ad intervenire con il suo garbo per sedare liti e ricomporre la sua corte. 
I primi anni a Ferrara trascorsero spensierati ma anche segnati da gravidanze tristemente concluse con degli  aborti e dalla tristezza per la lontananza del ‘duchino’, il figlio rimasto a Roma. 
Nel 1506, alla morte del suocero, con il quale aveva instaurato un profondo rispetto reciproco, il marito le affida la reggenza della città, viste le sue frequenti assenze.
Sin dal suo arrivo a Ferrara si era impegnata, ad  avere  una corte indipendente,  riprendendo gli studi, ampliando i suoi interessi, era molto colta, parlava più lingue tra le quali il greco, il latino il francese, lo spagnolo e l'italiano.
 Ferrara, divenne il centro di rinnovamento culturale della corte estense che aveva sempre avuto un ruolo importante nella diffusione della cultura rinascimentale.
Nel 1507 il fratello Cesare fatto prigioniero in Spagna, morì perdendo tutti i territori che aveva conquistato.
Nel 1508, Lucrezia diede alla luce l'erede al ducato degli Este, ma seguirono altri figli e aborti, le sofferenze spinsero Beatrice ad una ricerca spirituale personale, si ritirava sempre più nel convento, delle clarisse Osservanti del Corpus Domini, anche grazie all'amicizia instaurata  con la  badessa del convento, tanto che  Vi indirizzò la figlia Eleonora quando prese i voti, destinò molto denaro ai monasteri femminili , e fondò il monastero di San Bernardino che non vide ultimato, portò la formazione spirituale anche tra le dame di corte.
I rapporti di Alfonso d'Este e papa Giulio II, non erano dei migliori, anche perchè Alfonso si era schierato favorevolmente con il re di Francia, questo fu uno dei periodi in cui Lucrezia aveva governato il ducato di Ferrara,  con saggezza mantenendo la pace, facendosi molto amare dai ferraresi. 
La morte del figlio Rodrigo, rimasto a Roma,  al quale la madre aveva sempre provveduto, tanti sono i  messaggi scritti  ricchi di sentimento di una  madre verso il figlio, la mandano in un vero stato di sconforto.
 Le sono state attribuite altre relazioni, il poeta Pietro Bembo, nutriva una vera passione platonica per lei, e tra le sue carte fu trovata una ciocca di capelli biondi di Lucrezia,  ora conservata alla pinacoteca ambrosiana di  Milano, sono state trovate lettere tra Lucrezia e il cognato Francesco Gonzaga, duca di Mantova, carteggio che aveva come complice e che faceva da tramite tra i due ....l'amico Pietro Bembo.
All'età di 39 anni  muore di setticemia, in seguito all'ultimo parto....
Tanto è stato scritto su questa donna...era una spietata orditrice dell' imbroglio?
O una vittima della potente famiglia.....
Recenti studi hanno dato l'immagine di una donna diversa.



chiesa delle Clarisse del Corpus Domini Ferrara dove riposa Lucrezia  Borgia il marito Alfonso d'Este e i figli









domenica 7 aprile 2019

Giuseppe Molteni

Giuseppe Molteni

 Giuseppe Molteni è stato un pittore italiano, Nato ad Affori, in provincia di Milano nel 1800, da una famiglia di origini umili, il padre faceva l'oste, viene aiutato della famiglia Brocca e si trasferisce a Milano, si iscrive all'Accademia di Brera, frequenta le lezioni del professore di incisione Giuseppe Longhi, che  nella Milano  a quel tempo sotto il dominio di Napoleone,  era molto considerato. Giuseppe Molteni, purtroppo, per ristrettezze economiche, dovette interrompere gli studi.
Andò a bottega, inizialmente, presso un restauratore e mercante di arte,  poi si trasferì a Bologna, divenne allievo di  G. Guizzardi, che era considerato nell'ambiente artistico, per la precisione,  con cui interveniva per migliorare l'aspetto estetico di un dipinto, valorizzando le opere sotto il profilo comerciale. Giuseppe Molteni, si perfeziona  al restauro dei dipinti antichi.
 Nel 1824, tornò a Milano e aprì uno studio in contrada Tre Monasteri, che in poco tempo  diventò,  un luogo d’incontro e un punto di riferimento, per  tutti i viaggiatori, i direttori di musei,  i collezionisti, i critici e  gli artisti di tutta Europa.


ritratto di Giovanni Migliara pittore amico 


 Era una sorta di museo, molto pieno  di oggetti d’arte, armi antiche,  trofei,  era una casa d'aste dove venivano discusse e attribuite le valutazioni di molti dipinti, presenti nello studio, opere che potevano essere  in corso di restauro, perchè dovevano essere venduti o in attesa dei documenti necessari per l'esportazione. 








Giuseppe Molteni ha lasciato nella storia la sua pratica di restauratore, ma si hanno poche notizie, di come fosse riuscito, a far diventare il suo studio, in un atelier di pittura, dove venivano considerate le opere di pittura antica. 
Nel 1830 nello studio, venne ospitato come collaboratore M. D' Azeglio, con il quale nel 1835, dipinsero a quattro man il ritratto di Alessandro Manzoni che si trova ora alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.


Proprio grazie al suo atelier, fece molte conoscenze uno dei più assidui frequentatori, era Sir C. Eastlake, 

un estimatore e conservatore di opere antiche del 500, che in seguito divenne il direttore della National Gallery di Londra.
Giuseppe Molteni, e Eastlake, instaurarono un rapporto umano e professionale, Sir  Eastlake considerava  Giuseppe Molteni, per l' abilità tecnica, per la metodologia, si trattava  di riportare l'unità della forma dell'opera d'arte, senza modificare, solo qualche leggera correzione in caso di imperfezioni e difetti. 
I quadri che Giuseppe Molteni restaurò per National Gallery di Londra, furono una trentina circa.



la confessione 

Nel 1825, durante un viaggio a Reggio Emilia, conobbe  uno dei migliori incisori  e direttore della dell'Accademia di belle arti di Parma  Paolo Toschi, tra i due nacque un'intensa amicizia che durò tutta la vita, Toschi nel 1829,  lo presentò alla duchessa di Parma Maria Luigia d' Austria, 


Maria Luigia d'Austria 


la quale fin da subito ne apprezzò la pittura e lo nominò accademico d'onore, si affermò soprattutto come autore di ritratti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia lombarda,






 caratterizzati da una minuziosa resa della fisionomia e dell'ambientazione,  basta vedere il ritratto di Giuseppe Poldi Pezzoli, 1830  a  Milano,  presso il MuseoPoldi Pezzoli. 

Gian Giacomo Pezzoli



Nel 1831, la duchessa Maria Teresa d'Austria,  gli diede  il titolo di Cavalire corrispondente, e nel 1833 lo insignì del valore della croce dell'Ordine Costaniniano di Parma, le influenze della duchessa gli permisero di ottenere  l' incarico dal governo Lombardo Veneto di dipingere il ritratto di Sua Maestà l'Imperatore Ferdinando I d' Austria, si recò quindi a Vienna, nel 1836, dove  conobbe molti pittori Biedermeier, strinse amicizia con il pittore Friedrich Von Amerling,  qui lavorò per  molte committenze richieste  dai nobili aristocratici  e da  borghesi facoltosi



Fece i ritratti del cancelliere K.W.L. Metternich e del ministro degli Interni F.A. Kolowrat, un  grande collezionista di pittura italiana moderna.
L'atelier di Giuseppe Molteni era già conociuto e menzionato nelle guide dei viaggiatori, fin dal 1827, ma fu nel 1828 l'inizio della carriera come ritrattista,  per la prima volta espose ben sette ritratti all'Accademia di Belle Arti di Milano,



  fu una presenza costante e continuativa fino al 1846, espose in molti casi un numero sostenuto di dipinti nel 1819 il ritratto di Giuditta Pasta, con altri 18 dipinti, mentre l'anno successivo espose ben 21 tele.


Nella Milano romantica, Giuseppe Molteni si trovò in competizione con Francesco Hayez, le opere del Molteni venivano lodate per la bravura, mentre quelle di Hayez venivano ammirate, la differenza stava proprio nella pittura del Molteni che da buon inciore si soffermava sui particolari dando quasi vita, mentre i ritratti di Hayez erano intimi, da osservare lo studio dei minimi particolari.



Nel 1837, il ministro degli Interni F.A. Kolowrat, gli commissionò un’opera destinata a segnare una vera svolta nella sua produzione pittorica. Abbandonò la pittura del ritratto ambientato e si dedicò alla pittura di genere, facendo la scelta di dare voce alla digintà umana, rappresentando la vita quotidiana del mondo dei diseredati, dipingendo  lo Spazzacamino assiderato dal freddo, che ora si trova a Milano, all'Accademia di belle arti, e di cui esistono numerose varianti.




 Questa tela, fu un successo di critica e di pubblico che,  seguiva con grande passione le esposizioni e le rassegne annuali a Brera,







divenne un vero e proprio fenomeno culturale, diventava anche una pittura di denuncia che subiva l'influenza delle idee del Manzoni, a cui seguirono diversi dibattiti sulla cultura, la pittura, e sulla vita quotidiana.




Si dedicò anche alle scene di genere , e a temi più realistici  come la tela "Un soccorso ad un rovescio di fortuna, del 1844,  che si trova ora a Brescia, al Museo. Civico d'Arte e Storia.





Nel 1850 espose  all'Accademia di belle Arti di Venezia e alla Società promotrice di Torino. Ritornò ad esporrea Brera nel 1850, e nel 1852 espose il dipinto la Zingara, considerato dalla critica il suo capolavoro, e il suo testamento artistico.
Con la sua molteplice attività di restauratore,mestiere intrapreso da giovanissimo e portato avanti fino all’anno della morte, con incarichi prestigiosi, a pittore, richiesto amato e corteggiato da una clientela vasta e internazionale 



I suoi ritratti erano richiesti da regnanti, Maria Luigia di Parma, Carlo III di Borbone, Ferdinando I d'Asburgo, aristocratici Belgioso, Archinto,Pallavicino, artisti e intelettuali  come Giuditta Pasta,


Alessandro Manzoni,



 Gioacchino Rossini.

Nel 1855  divenne divenne uomo di museo nominato conservatore della Pinacoteca di Brera , nel 1861 divenne direttore, quindi Giuseppe Molteni, fu consigliere di collezionisti, direttore di musei, mercante d'arte, e collezionista , e oggi come allora non si può che rimanere a bocca aperta, con gli occhi pieni di bello, in cui come me non può che rimanerne affascinata.



Giuseppe Molteni, muore a Milano nel 1867...