il filo dei ricordi-racconti

lunedì 20 gennaio 2020

LA ROSA BIANCA
STORIA DI SOPHIE E HANS SCHOLL 
DUE FRATELLI CHE SI OPPOSERO A HITLER

La Rosa Bianca è stato un movimento di opposizione al nazismo,  fondato da dei ragazzi molto giovani.  In realtà la storia  ci viene raccontata dalla  Signora Inge  School sorella sopravvissuta alla guerra, dagli amici e testimoni che ci raccontano le loro ultime ore.
E stato scritto un libro molto bello,





pubblicato la prima volta nel 1959. e in seguito ne è stato fatto anche un film.
Molto spesso, quando si parla della seconda guerra mondiale, si dice il popolo tedesco, i tedeschi, sono stati i nostri nemici,  ma come sempre generalizzare non rende giustizia, perché contro le imposizioni del nazismo, malgrado le difficoltà, anche alcune frange della popolazione tedesca cercarono di porre fine all'invadente violenza del nazismo.
 Hans Scholl, fin da ragazzino, all'età di 15 anni, fa parte della Gioventù Hitleriana, se pur molto giovane  riteneva che le idee naziste fossero molto pericolose, decise così di uscirne e di entrare nel "Movimento Giovanile Tedesco", ritenuto illegale e ostile al regime, venne più volte arrestato.
In seguito studiò medicina  all'Università Ludwig Maximilian di Monaco. 


Nella primavera del 1941, viene arruolato nel servizio militare, impiegato come "ausiliario medico" tra le truppe della Wermacht, sul fronte russo, con lui c'è  l’amico Christoph, 


e lì, con i loro occhi, si rendono conto della ferocia usata ai danni degli ebrei e dei polacchi, che oltre alla morte, (sapevano che sarebbero stati uccisi), dovevano subire le spietate  punizioni.

Il terzo Reich seminava un futuro solo di odio e distruzione.
Rientrato in Germania, Hans continua a studiare alla facoltà di medicina, non trova  pace, il pensiero di studiare senza fare nulla, mentre il  regime nazista che sconvolge il suo paese.
Dal Web:
“Non è assurdo continuare a studiare, aspettando che un giorno la guerra finisca e che tutti i popoli ci additino dicendo che abbiamo sopportato un simile governo senza opporre resistenza?”.

Il ragazzo insieme all'amico  Christoph Probst e ad altri studenti di medicina, fonda  un movimento antinazista di ispirazione cattolica.
Anche Sophie, sua sorella, la più giovane del gruppo con i suoi appena 21 anni, vuole farne parte .


Sophie fa  la maestra, studia filosofia e medicina, ama la pittura, i libri, l’arte. Lo studio, il  confronto  con artisti e intellettuali,  i racconti del fratello e di Christoph,  la consapevolezza che è necessario provare a fermare il Reich. Ha già avuto il coraggio di scrivere “Libertà” sui cancelli dell’ateneo, ma col fratello decidono di fare di più


 


I ragazzi de " La Rosa Bianca", con una sola macchina di recupero per ciclostilare, stampano e distribuiscono volantini contro il regime,  li spediscono a intellettuali e professori, li lasciano in locali pubblici, li lanciano dai tram di notte.


“Ogni parola di Hitler è una bugia” scrivono, cercano di risvegliare gli animi, la coscienza e il rifiuto, chiedendo di fermare la macchina della guerra.





Nell' estate del 1942, Hans Scholl, sua sorella Sophie , Willi Graf , Kurt Huber , Christoph Probst e Alexander Schmorell,  insieme  scrissero , prepararono  e stamparono,  la sesta serie di volantini di resistenza politica antinazista del Terzo Reich.
I volantini venivano  distribuiti intorno all'Università Ludwig Maximilian di Monaco, dove studiavano alcuni  membri del gruppo, e all'Università di Amburgo.  
Il 18 febbraio 1943, all'Università di Monaco mentre distribuivano  opuscoli, di fronte a molti testimoni,  Sophie, salì in cima alle scale dell’atrio dell’ateneo lanciando  dall’alto sugli studenti tutti  i volantini che non era riuscita a consegnare a mano.
Sophie Scholl viene riconosciuta da un bidello nazista che fece chiudere tutte le porte, e   chiamò  la Gestapo. Sophie Scholl  venne consegnata alla polizia insieme al fratello Hans.

monumento ai volantini 

Christoph venne arrestato  pochi giorni dopo a Innsbruck, mentre cercava di andare  a salutare la moglie malata e la seconda figlia, appena nata.


Per Hans e Sophie iniziarono 4 giorni di interrogatori e torture, in particolare sulla ragazza, ma   nessuno dei due ebbe  un cedimento.Vennero consegnati al Tribunale del Popolo per un brevissimo processo che, si chiuse  in sole cinque ore,  con questa sentenza:
“Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte”.
Solo 80 anni fa nel cuore dell’Europa, dei ragazzi  vennero  decapitati per aver distribuito dei volantini.
Poche ore dopo la sentenza, Hans e Sophie Scholl e Christopher Probst furono decapitati da Johann Reichhart nella prigione di Stadelheim a Monaco . L'esecuzione è stata supervisionata dal Dr. Walter Roemer, il capo dell'esecuzione del tribunale distrettuale di Monaco.
Furono proprio gli assassini a raccontare, di non aver mai visto tanto coraggio in persone mandate alla morte
 Proprio Sophie considerata a torto la più debole, salì  sul patibolo senza battere ciglio o spargere una lacrima, con compostezza, turbando persino il boia.
Christoph Probst, dopo aver scritto una lettera di saluto, un addio  ai suoi cari, amaramente, disse: “Non immaginavo fosse così facile, morire”.
 Hans  venne ucciso per ultimo, il suo ultimo urlo rieccheggiò per il palazzo 
 "Es lebe die Freiheit!" 
"Lunga vita alla libertà!"
I fratelli Scholl e Christoph Probst sono ancora  gli uni accanto all’altro, nel cimitero di Monaco.





Attraverso i racconti di amici, testimoni e sopratutto dei loro cari, veniamo a conoscenza  che non si consideravano assolutamente degli eroi, non proponevano e non avevano grandi scopi: volevano difendere i diritti e la libertà di ognuno, ognuno di noi ha diritto ad una vita libera, hanno difeso  con costanza la vita di tutti i giorni per ognuno di noi....anche oggi




lunedì 6 gennaio 2020

Il Ritratto di Lady Nanne Schrader

                                     Il ritratto di Lady Nanne Schrader


 Luino, in provincia di Varese, una città che si affaccia sul lago di Maggiore che confina ad est con la Svizzera, ha in passato goduto di grande importanza,  in questa città vi erano tre ferrovie.



 Dal 1881, la più importante  stazione ferroviaria internazionale con la linea che conduceva al Gottardo, da Luino transitavano i convogli ferroviari che collegavano Berlino a Genova,  la ferrovia di Luino rappresentò, sino all’inaugurazione della ferrovia del Sempione, la ‘porta di accesso’ al lago Maggiore,  che oramai era una meta stabile  del turismo internazionale.



  Soggiornarono a Luino, in transito per le Isole Borromee e Lugano, William Wordsworth, tra i principali esponenti del romanticismo inglese, e William Turner, il vedutista raffigurò in un disegno proprio il borgo di Luino  con al centro l'oratorio di San Giuseppe ora conservato alla Tate Gallery di Londra.



 Per far fronte ai transiti di stranieri furono creati i primi alberghi,  diretti a visitare col battello a vapore anche  le Isole Borromee.
 Dal 1885,   una ferrovia a scartamento ridotto, una delle prime in Europa, collegava Luino verso il lago di Lugano, un percorso che permetteva di poter ammirare tre bacini,  Lago Maggiore,  Lago di Lugano e lago di Como, tutti luoghi di attrazione per i  turisti. Ma  c'era una terza  ferrovia,  una tranvia elettrica, oggi si direbbe ecologica, che metteva in contatto Luino e Varese.
 Luino a quei tempi raccoglie con  entusiasmo la modernità, anticipa addirittura la città di Varese.  Allo scoccare del 1900 , lo  stile Liberty rappresentava il progresso, l' Art Nouveau,  il progresso era il futuro  si aprirono delle nuove vie  che collegavano l’abitato antico alle nuove vie, sorgevano grandi alberghi: una belle époque locale, si  decise di dotare il borgo di un Kursaal , un luogo per  concerti, feste da ballo, riunioni, conferenze, caffè, ristorante», nel baricentro del lungolago, da poco rinnovato.
Venne costruito su disegno dell'architetto luinese Giuseppe Petrolo, uno tra i primi edifici liberty del lago, inserendolo con grazia nel panorama, creando un gioiello architettonico,  sfruttando al meglio le vedute sull'acqua e l'illuminazione.
Divenne il centro della mondanità e della cultura,  ma dieci anni dopo  diventò un albergo, Albergo Verbania,   lo stesso architetto dovette ampliarlo lasciando però i dettagli del liberty, continuò ad essere l luogo di incontro di personaggi famosi, ne troviamo moltissimi riferimenti  negli scritti di Piero Chiara  Nel 1971 l'albergo chiude i battenti. Nel 1975, fu allestita una mostra dedicata a Bernardino Luini,



 nato in una valle sopra Luino, ora è il centro civico di Luino dove si svolgono mostre, incontri, ma è anche biblioteca e raccoglie  l'archivio letterario di Vittorio Sereni e Pietro Chiara.
E proprio in questo tempio del liberty, in questo periodo  natalizio,che Luino mette in mostra  un solo quadro, il ritratto di Nanne Schrader di Giovanni Boldini.



 Arrivato a Parigi, nel  novembre del 1871, che lo sedusse , la città internazionale, il laboratorio delle idee, città dove la vitalità è viva,  piena, con una ricca borghesia disposta a farsi immortalare dai pittori più bravi.
L' ansia di rivendicare la propria arte, la smania di successo,il desiderio di liberarsi dai limiti personali, ma sopratutto vuole liberarsi delle sue origini. Giovanni Boldini di origini umili,  piccolo, brutto, verrebbe ignorato in questa realtà sociale.



 Nel  suo  debutto parigino,  si sottomise  alle richieste del mercato gestito dalla casa d'arte Goupil, seguendo la scuola di Ernest Meissonier, e dello spagnolo Mariano Fortuny ritraeva scenette in costume settecentesco, soggetti di genere che si susseguirono con tantissime varianti. In questa fase,  in cui Boldini, grazie alla tecnica minuta della sua pittura, dai colori brillanti, tutta fascino e sensualità, ma anche  di semplicità quotidiana, sulla tela riproduceva con delicatezza,e abbondanza di particolare spaccati di vita  contemporanea. Sono rappresentate l'elegante borghesia parigina che passeggia accanto al bottegaio, all'ambulante o al "Giornalaio",  ecco la vita di Parigi in "Place de Clichy",




 oppure l'omnibus in place Pigalle,



oppure scene di boulevard, 



di caffè, di piazze affollate come facevano gli impressionisti, senza però diventare mai uno di loro. 
 Dal 1878, i soggetti alla moda  tendono a scomparire dal suo repertorio, per lasciare spazio alle figure femminili, e inizia la stagione dei  ritratti , i primi dedicati alla sua nuova amante, la 
Contessa Gabrielle De Rasty






 che faranno di Boldini il pittore mondano in assoluto.
  In quegli anni, il suo atelier divenne il tempio,  lo studio-abitazione in Boulevard Berthier dove,  uomini illustri e belle donne, desideravano  essere ritratti dal piccolo genio italiano. Un raro dipinto su ceramica di Boldini, datato 1884, ritrae l'amico "Helleu mentre sta tratteggiando il profilo di Madame Gautreau", la modella prediletta dall'americano John Singer Sargent, amico di Boldini, nonché protagonista del chiacchierato "Ritratto di Madame X" con cui Sargent scandalizza Parigi per l'abito da sera della modella dalla scollatura vertiginosa e l'espediente della spallina calata.  Boldini fu il pittore della sua epoca, richiesto e ben pagato. Coglieva la complessità delle donne. Sono opere di straordinaria eleganza, la bellezza si lega con la raffinatezza . Sono personaggi femminili che vivono a pieno titolo la mondanità del tempo: "donne coi nervi a pezzi affaticate da questo secolo tormentato”…
rappresentando sulla tela  ”questi tremori queste contrazioni  in sintonia con quest’epoca di nevrosi”. 
Tanto erano belle e seducenti le donne che dipingeva, quanto era brutto lui con un corpo da gnomo. Era il pittore della  bellezza, del fascino e dello  stile, lo possiamo ammirare sulla tela di
 Ladi Nanne Scrader in visione, a Palazzo Verbania a Luino








Arsene Alexandre, recensore per «Le Figaro» di Parigi, scrisse con arguzia e sottile malizia :
«Boldini possiede come nessun altro l’arte di spogliare i propri contemporanei ritraendoli vestiti». 
Così il maestro ferrarese, uno dei più grandi ritrattisti della Belle Époque, acuto interprete di un mondo splendido ma alquanto volubile.
 Guardando le sue opere è come far scorrere un catalogo quotidiano di abiti, dipingendo alimentava  la sua passione esagerata, totale,  per l'eleganza delle donne, trasferendo con la pittura,l'incanto ,  esattamente come fece nella posa spontanea e  di Lady Nanne. 
Giovanni Boldini, l'artista delle contraddizioni quando  era contatto con l'alta società, era ottimista, vitale, affascinante, ma nella vita privata  era cattivo,  indiscreto, villano,  sarcastico, aveva  conquistato  con l'arte la società francese, inseguiva il bel  sesso, come una sorta di rivincita sul destino, in realtà non era mai soddisfatto.  Divenne il più parisien fra gli italiani che sbarcarono a Parigi  










sabato 4 gennaio 2020

 Matilde di Canossa 


Matilde di Canossa è stata una delle figure femminile di grande importanza nella storia del Medioevo europeo.
La Grancontessa Matilde di Canossa,
 o Mathilde, o  Matilde di Toscana (in latino: Mathildis, in tedesco: Mathilde von Tuszien; dalla testimonianza di Dinizone, un frate benedettino che scrisse la sua biografia, sembra sia nata a Mantova, nel 1046. Un altro scrittore, il colto Francesco Maria Fiorentini, asseriva che fosse nata a Lucca, solo  una data  è certa  quella della sua morte il 24 luglio 1115 a Bondeno di Roncore. 
Era figlia del conte Bonifacio degli Attoni, principe di Toscana e conte di Canossa, detto il "tiranno", unico erede della  potentissima famiglia feudale  italiana dei Canossa, mentre la mamma di Matilde, Beatrice di Lotaringia, duchessa delle Ardenne.
I matrimoni a quel tempo, sopratutto nelle famiglie nobili erano stipulati dai genitori, motivati da interessi, di potere dominio e religione. 
Figlia di un uomo rude,


battagliero, dominatore e proprio per questo le città che amministrava Mantova, Lucca, Pisa, Modena e Firenze volevano liberarsi del proprio feudatario. 
Per capire meglio la società medioevale,si deve tornare indietro nella storia  la miseria e l’ignoranza prosperavano,  le rivolte dei  sudditi  venivano tenute  a bada  con la violenza.
 A capo di questa società  vi erano due  figure, il papa e l'imperatore,  che erano sempre in concorrenza, molto spesso in disaccordo tra loro, aspiravano a poter possedere tutti e due i poteri, dominavano il popolo. L’imperatore avendo già ottenuto dai Carolingi,  la consacrazione di "Imperatori del Sacro Romano Impero, aveva il potere di  nominare le massime cariche ecclesiastiche, vescovi  anche  la nomina del Sommo pontefice  della Chiesa.Le nomine degli imperatori  tenevano conto degli  interessi della corona, per questo motivo venivano  scelti  i propri parenti diretti , non importava  se fossero  sposati e avessero  amanti,  oppure sceglievano  molti nobili che comperavano il titolo, a prescindere dalla  vocazione religiosa.
Oltre alle rivolte del popolo, prende piede anche  la  propaganda di protesta  dei monaci benedettini,  e che si battono per la riforma del clero. Cercando di  risvegliare le coscienze religiose, asserendo   che l’imperatore non aveva  il diritto di eleggere i vescovi e il papa,  mal sopportando l'arrogante  intromissione  negli affari della chiesa. Veniva condannata  l'eccessiva indulgenza, la corruzione e la condotta  dei preti e dei vescovi i quali, per far soldi erano capaci di vendersi perfino le chiese.  
Nel  1052,  Bonifacio di Canossa viene ucciso, gli succedono come eredi la moglie  Beatrice  e l'unica figlia rimasta Matilde, visto che il fratello e la sorellina sono morti prematuramente, si trovano quindi a dover gestire una situazione politica molto  difficile.
La religione, con i suoi riti, i santi, gli esorcismi, la sua paura del diavolo, dettava le regole  della vita comune, chiunque, dal popolo,  ai nobili credenti o non credenti,  subivano le superstizioni che la religione professava. Moltissime le reliquie, spesso false,  che venivano collocate in luoghi  appositi affinché i fedeli, potessero recarvisi a pregare, luoghi  importanti per le Varie Signorie che così si affermavano ... 
Beatrice di Lorena, e madre di Matilde, profondamente credenti,  mettono  al servizio della Chiesa una parte consistente del proprio patrimonio, per fondare conventi, costruire chiese, abbazie  o  per acquistare reliquie, come i sacri vasi contenenti il Santissimo Sangue di Nostro Signore,  o le zolle di terra del Golgota, solo così pensava di salvarsi l'anima. 

Beatrice di Lotaringia

Beatrice era anche convinta che nessun uomo,  nobile o bandito, avendo paura dell'inferno, avrebbe attaccato un  convento, ecco perché desiderava entrarvi.
Beatrice  era imparentata con l'imperatore,  il ruolo come moglie di un ricco feudatario e la fede,  l'avevano messa in contatto con i diversi papi che si sono susseguiti ma con  Leone IX  condivideva sia la lingua che l’origine, poiché il papa discendeva, come lei, da una nobile famiglia dell’Alta Lorena. 
 Queste caratteristiche, avvicinarono la donna agli ideali di una Chiesa riformata,  dove l’elezione del Papa doveva essere fatta solo dal clero, idee erano in netto contrasto, con le idee del suo imperatore :Enrico III
Beatrice, su consiglio del papa rientra in possesso dei  beni del marito, con l'aiuto di un monaco di fiducia del papa,  Ildebrando di Saona,  inizia  a mantenere la grande contea dei Canossa ma le difficoltà erano davvero troppe, consigliata dal papa sposa il potente e ricco vedovo Goffredo il Barbuto, duca dell’Alta Lorena, lontano parente di Beatrice e che sostiene la Chiesa riformata. promettendo che non ci sarà unione di corpi. L’unica clausola che mette lo sposo, ben contento di venire in possesso dei territori di Beatrice e per continuare in futuro questa alleanza,  è che la piccola Matilde venga promessa sposa a suo figlio. I due vedovi sanciscono la loro unione a Canossa nel 1054.
Essere dalla parte della chiesa riformata,  non è  ben accettato dall'imperatore, per Matilde e la madre iniziano così due anni come prigioniere dell'imperatore, in Germania vengono trattate bene anche perché la madre aveva un legame parentale molto forte con la famiglia dell'imperatore. Alla morte dell'imperatore,  nel 1056, succederà al trono Enrico IV di soli 6 anni, per intercessione del papa Beatrice trova un accordo con la moglie del defunto imperatore firma degli atti e dei documenti   lasciando dei proventi per poter avere un salvacondotto per tornare nei suoi feudi in Italia, spetta a Matilde che è una bambina ad inginocchiarsi davanti al piccolo imperatore, in segno di sudditanza, si potrebbe pensare ad un gioco di due bambini ed invece è storia. 
Alla corte imperiale Matilde che acquisisce un bagaglio linguistico di tutto rispetto, oltre al latino che già conosceva  imparerà anche il tedesco, il francese, e molti dialetti parlati dalla Germania all'Italia, seguirà anche lezioni dei monaci sulle Sacre Scritture e sulla vita dei Santi.
Fin da piccola era una bambina temeraria, che imparò prestissimo a cavalcare , che stupiva  tutti,il padre in modo particolare ammirava il modo in cui riusciva  a domare l’animale. La portava con se  quando cacciava  nelle vicinanze dei suoi castelli. Grazie queste cavalcate, Matilde  imparerà a conoscere i territori  che diverranno in seguito  i luoghi delle sue lunghe battaglie.
Anche Goffredo il barbuto ottiene il perdono e le sue terre, l'anno successivo  raggiunge il papa che muore il giorno dopo, lo seppellisce nel mausoleo di Teodorico a Ravenna e già che i trova da quelle parti, occupa le terre papaline di Spoleto e Camerino.
Approfittando del fatto che alla corte imperiale vi fosse una donna con poco polso ed un bambino in tenera età, il clero romano elegge il papa senza chiedere all'imperatore,  non ci furono difficoltà a trovare il successore del papa,  si trattava  di Federico  già abate di Montecassino e da pochi giorni cardinale. fratello di Goffredo il barbuto che  prenderà il nome di Stefano IX , con l’appoggio di Ildebrando di Soana e dell’eremita  Pier Damiani, che morirà solo sette mesi dopo la sua investitura nelle braccia dell’Abate Ugo di Cluny.
Qui la storia di Matilde di Canossa

Matilde di Canossa 

inizia, all'età di dodici anni viene promessa in sposa a Goffredo il gobbo,  diventa così una pedina nelle mani del patrigno che la istruisce al maneggio delle armi, e  della chiesa che la seguirà nella preparazione morale e culturale, sarà l' Abate Ildebrando di Soana, che dovrà aprirle la strada , aiutarla e consigliarla. In seguito ai tanti impegni dell'abate, viene affidata  nelle mani del vescovo di Lucca Anselmo da Biaggio, grande amico di Goffredo. L’Abate tuttavia resterà in contatto con Matilde con lettere, messaggi, benedizioni, raccomandazioni. Saranno queste due esponenti del clero  a darle una grande preparazione culturale tanto che divenne una sostenitrice dei papi  che si susseguirono  durante la sua lunga vita.
In un periodo in cui le battaglie continue,  gli intrighi, i tradimenti, le scomuniche, lo stesso imperatore Enrico IV vive una vita dissoluta, irrispettoso della parola data e interessato solo al proprio interesse.
Matilde di Canossa era alta, slanciata, desiderabile, con una folta chioma biondo-rossiccia che incorniciava un viso color di giglio ma  l’uomo che doveva sposare Goffredo il gobbo,



come dice il suo nome, era,   un essere informe e ripugnante figlio del suo patrigno, questa era la regola dinastica, il matrimonio era solo uno strumento politico,  per costituire alleanze, allargare possedimenti o tramandare poteri.  Il matrimonio fu anticipato,  le nozze furono celebrate davanti al patrigno in punto di morte, Il marito la desidera, da quella unione nascerà una bambina, il parto fu molto difficile e  la bambina chiamata Beatrice  morirà dopo qualche mese,  per due anni  Matilde vive tra Bouillon e Verdun, la sua vita dopo la morte della figlia fu difficile e pericolosa,  venne accusata di portare malocchio, perché non aveva dato un erede maschio al suo Signore e marito.
Non appena le fu possibile Matilde ritornò dalla madre a Canossa.
Matilde di Canossa divenne un   personaggio molto importante,  in un'epoca in cui le donne erano considerate di rango inferiore,  raggiunse livelli di prim'ordine dominando  tutti i territori italici a nord dello Stato Pontificio. Il Dominio dei Canossa,  raggiunse la massima estensione, sotto la sua guida.Nel 1076 governava un territorio che comprendeva l'attuale Lombardia, la Romagna, era la duchessa/ marchesa della Toscana, facendo di Canossa il suo centro, nell'Appennino reggiano, dimostra a tutti una grandissima forza, unita alla capacità di comandare, e la sua fede nella Chiesa incondizionata, sopporta grandi dolori e umiliazioni tanto che i suoi sudditi le dimostrano  ammirazione e stima profonda.


Tra il 1073 e il 1074 il marito, scese in Italia per riconquistare la moglie che rifiutò possedimenti e armate.
Intanto le divergenze tra il papa Gregorio VII ( che era il cardinale Ildebrando di Soana) e l'imperatore Enrico IV, si inasprivano, il papa voleva imporre il dominio del papato su  ogni potere terreno, mentre l'imperatore,  uomo dissoluto  intendeva far valere i suoi diritti di sovrano, ed era pronto alla guerra. 
In queste lotte non vi era nulla di spirituale, erano lotte solo per amministrare più potere,  Papa Gregorio VII però non voleva  la guerra e optava  nell'opera di convincimento, per cui mandava  varie persone come ambasciatori  per convincere l'imperatore  a non opporsi alla sua elezione. Chiede  Agnese di Poitiers,  che ormai vive a Roma, di andare da suo figlio e rassicurarlo sulle migliori intenzioni del papa nei suoi riguardi. Solo su  una cosa non cambia idea: Enrico IV deve rinunciare una volta per tutte a nominare i più alti riconoscimenti religiosi,  questo  privilegio spetta solo al papa. Anche Beatrice e Matilde,facevano spola avanti e indietro da Roma, discutendo  direttamente con il papa  gli affari della Chiesa, considerate affidabili per la loro fede,  la generosità con cui sostenevano il papa, ma sopratutto per l'influenza che esercitavano sui nobili e sui vassalli erano  riverite e ascoltate,
 Alla fine di settembre del 1073 papa Gregorio scrive a Matilde che l’imperatore gli ha inviato parole piene di dolcezza ed obbedienza, ma soprattutto manderà a Roma i cinque consiglieri scomunicati per discolparsi davanti a lui.
Nei  primi due anni di pontificato di GregorioVII,


 Enrico IV sembra sottomettersi,  riesce così a guadagnarsi la fiducia del papa. 
Nel 1075 il papa stanco del doppio gioco dell'imperatore, rivendica una volta per tutte la supremazia  del papato sull'imperatore, invia missive a tutti i regnanti d'Europa  e stati come   la Spagna, l’Inghilterra, la Croazia, l’Ungheria, il regno di Kiev e anche i Normanni si alleano alla chiesa di Roma. 
L'imperatore da parte sua non può permettere una simile situazione e il 24 gennaio 1076 convoca una “dieta”nella città di Worm , presieduta dal potente vescovo di Magonza a cui partecipano anche il duca Goffredo il Gobbo e i vescovi simoniaci. 
Il marito di Matilde, in questa assemblea, si vendica della moglie accusandola di essere l’amante del Papa. La conseguenza di tale azione  fu che sia il papa che l'imperatore  vennero sconsacrati.
Goffredo morì nel 1077, Matilde  divenne vedova, ma la cosa la lasciò indifferente, Lo odiava talmente tanto da non voler dire nemmeno una messa per lui.
Pochi mesi dopo morì anche la madre Beatrice. Così a soli 30 anni  è l'unica sovrana proprietaria di tutte le terre che dal Cometo (ora Tarquinia, in  provincia di Viterbo) arrivavano fino al lago di Garda.
Continuando a fare da ambasciatrice  del papato Matilde, si ritrova a Tribur alla seconda "dieta" dei principi tedeschi che dovevano giudicare le azioni dell'imperatore scomunicato. I principi tedeschi rimangono stupiti delle capacità di Matilde,  la quale interviene con grande capacità mediatrice sia in favore del cugino imperatore, ma anche nei riguardi del papa da fedele devota quale era.
Le critiche mosse su di lei dal marito ora deceduto, sembrano svanire davanti alle sue capacità.
Si raggiunge un compromesso,  l'incontro si terrà a Canossa, 
Enrico IV   si dovrà inginocchiare davanti al papa, saranno testimoni l'Abate di Cluny, il vescovo Anselmo di Lucca,la contessa Adelaide di Savoia, madre di Berta e suocera di Enrico IV, nonché gli abati di San Benedetto, Frassinoro e Nonantola, tra i più fedeli vassalli della contessa.  
L'imperatore dovrà recarsi a Canossa indossando solo un saio, scalzo, dovrà aspettare  in preghiera sotto le mura del castello e  per tre lunghi giorni molto freddi  in una tormenta di neve, fino a che la contessa Matilde  lo aiuta ad alzarsi e annuncia a Enrico IV che il papa lo attende.



 L’imperatore si inginocchia ai piedi del pontefice e piange forte le sue colpe.
Ormai Matilde rimasta sola, deve gestire altre battaglie all'interno della famiglia del marito, deve combattere per ottenere l'eredità che le spetta in quanto moglie di Goffredo il gobbo, ha solamente 31 anni ma per gli eventi che si sono susseguiti  sembravano molti di più,  da quando aveva ricevuto in eredità i feudi del padre.
 il pentimento dell'imperatore è durato pochissimo ritornato in Germania riesce a riorganizzare il suo esercito e da battaglia ai principi tedeschi che lo avevano tradito, ricomincerà a conferire cariche ecclesiastiche in cambio di favori e di denaro, crea nuove alleanze,con nobili italiani e vescovi simoniaci rimasti fedeli sbaraglia i nemici e raggiunge, Roma dove depone il papa che è costretto a fuggire in esilio a Salerno, l'imperatore non prova nessun riguardo per Matilde, la bandisce dall'impero e la priva di ogni sua funzione.Le città di Pisa e Lucca le voltano le spalle mentre a Reggio e a Modena ,i vescovi sono nominati dall'imperatore . Riesce a rifugiarsi nei suoi castelli sull'appennino. Dimostrando la sua forza di carattere, con un esercito molto più piccolo riesce a tenere testa alle truppe dell'imperatore, battaglie che non vorrebbe combattere, ma che uomini che lei ritiene giusti e dotti le consigliano di fare per il bene della cristianità.


E una contessa guerriera che fin da piccola è stata addestrata all'uso delle armi, proprio dal patrigno Goffredo il barbuto di Lorena. 
La mentalità medievale dell’epoca, non accettava una donna potente senza un marito o dei figli adulti a fianco, l'unica eccezione sarebbe stata  se fosse stata monaca. 
Matilde, è talmente abile che riuscirà a rimanere a galla anche quando i seguaci dell’imperatore, insinueranno le più meschine volgarità,  insulti come quello di aver voluto la morte del marito, di essere l’amante di Papa Gregorio VII, o del  vescovo di Lucca, rifugiato presso di lei, che si sente in dovere di difendere la reputazione della donna, ma anche la sua,  nel  “Libro contro Viberto”. .
Enrico IV che ha assediato Roma per circa sette mesi, non riesce però a vincere contro l'armata di Roberto il Guiscardo, che lo caccia da Roma, Matilde di Canossa riesce a riconquistare le sue roccaforti sul Po, conquista Nonantola 
e il suo monastero. 
La vendetta della grancontessa, che sa amare appassionatamente, ma che non dimentica, e sa anche odiare..
Inizia di nuovo le sua attività diplomatiche inviando missive ai principi tedeschi per metterli in guardia sull'operato di EnricoIV.
Le bugie dette su di lei dal cugino,  l'avevano ferita aspramente e diverrà il suo peggior nemico, nei castelli di sua proprietà Matilde,  darà ospitalità a chiunque si sarebbe opposto all'imperatore.
Muore anche papa Gregorio VII per Matilde è un colpo duro era il suo confidente il suo mentore, muore anche Roberto il Guizzardo che teneva a bada le truppe dell'imperatore.
Indurita nello spirito Matilde, si lancia in battaglie per recuperare tutti i suoi beni nelle terre Padane, mentre l'imperatore è lontano,  si interessa affinché a Roma si possa eleggere un nuovo papa, il successore di Gregorio VII. A Roma ad un certo punto ci furono due papi sostenuti da due fazioni, alcuni alcuni cardinali  di Roma  presenti in città eleggeranno Vittore III, che con l'aiuto di Matilde, si instaurerà in San Pietro, mentre Clemente il papa dell'imperatore si rifugia nella chiesa di  S. Maria ad Martyres ,( Phanteon). Ma ancora una volta Vittore III abbandonerà Roma per Cassino dove  morirà poco dopo.
Venne scelto come successore il francese oddone di Ostia che prenderà il nome di Urbano II,  per undici anni sarà il papa di Roma mentre Clemente III sarà costretto a trovare riparo a Castel Sant'Angelo.
Intanto Enrico IV sta ritornando in Italia,  Matilde e il papa devono porre rimedio  hanno bisogno di alleanze per contrastare l'esercito dell'imperatore e ancora  volta per scelte politiche viene consigliato a Matilde di contrarre matrimonio.
Guelfo IV di Baviera era il più accanito nemico dell'imperatore, la scelta cadde sul figlio che si chiamava  come il padre,  Guelfo,  si sposarono per ragioni di stato Matilde aveva 43 anni,  Guelfo 16 anni.
Dopo una lunga guerra  quando tutto ormai sembrava perduto una  forte nebbia farà perdere l'orientamento alle truppe dell'imperatore che si ritirerà a Verona 
Intanto  Matilde ospitava chiunque fosse stato bandito dall'imperatore, Ermanno de Metz, Anselmo da Baggio, da ospitalità anche alla seconda moglie di Enrico IV, che viene liberata da Matilde, la quale  accusa l'imperatore   di comportamenti disgustosi. Matilde si riprende Governarolo e Rivalta mentre le  città come Milano, Lodi, Cremona o Piacenza si riavvicinano alla contessa, togliendosi dal controllo imperiale.



La sconfitta più grossa per Enrico IV, è la ribellione del figlio Corrado che i rifugia da Matilde, su consiglio del papa il giovane toglie il Regno d'Italia al padre e vi si insedia regnerà dal 1091 fino al 1101 anno in cui morirà precocemente 
Nel 1091 Guelfo di Baviera viene a conoscenza che Matilde lascerà ogni suo bene alla chiesa come eredità, quindi chiederà la separazione perché non ha più senso tenere in piedi un legame.
Con Corrado al trono di  re d'Italia, il papa non ha più bisogno di una forza armata alleata e quindi il matrimonio verrà annullato perché non era stato consumato.
Negli ultimi 10 anni la grancontessa Matilde si riavvicina alla famiglia imperiale di Franconia, riprendendo il ruolo feudale che le spettava di diritto. Negli ultimi anni la contessa, invecchiando  non riesce  più ad accorrere in Vaticano, ogni volta che ce nè bisogno,  Enrico IV muore in solitudine, e  gli succede il figlio Enrico V che continuerà la politica del padre nelle investiture papali. Matilde lo riceverà nel suo castello di Bianello ma non interverrà negli accordi tra l'imperatore e il papa. Proprio nel castello di Bianello, 


Matilde  riavrà tutti i poteri pubblici in cambio della eredità alla sua morte.
Riavuti tutti i suoi poteri pubblici,  la contessa continua la gestione dei suoi averi e riafferma il proprio potere.Tra i vari compiti svolge per i suoi vassalli, opere  assistenziali in favore delle popolazioni,  elargisce beni per le costruzioni di ospedali per la popolazione malata di peste,  e ospizi per i pellegrini e le donazioni di beni per gestire abbazie e chiese, in particolare quelle locali tra cui, in primo piano, il monastero di San Benedetto in Polirone, fondato da un suo avo e gestito poi dall’Abate di Cluny,  una figura che su di lei ha una forte influenza,  che è dunque tra i suoi preferiti. Infatti, tra i suoi ultimi atti, c'è quello di rendere indipendenti i confratelli di quell’ Abbazia, stabilendo che a eleggere l’abate siano i confratelli  e non più il feudatario. Ecco perché è qui che la donna vuole essere sepolta poiché l’abate, più di qualsiasi altro, rispecchia il pensiero di fede e di politica che  lei ha sempre portato avanti.
 Non si arresteranno mai, le battaglie battaglie che deve condurre contro le città che si ribellano fino all’ ultimo anno della sua esistenza, la città che più l’ha contrastata e che è riuscita a riconquistare dopo la partenza di Enrico V,  è Mantova la capitale del suo regno,  si era sparsa la voce che la grancontessa stesse morendo, verso la fine del 1114, i mantovani insorsero di nuovo, ma l'indistruttibile guerriera, con le ultime forze rimaste, riesce a sconfiggere di nuovo la città che giura di prestarle sottomissione.


La Contessa muore  il 24 luglio 1115 a Roncone di Bondeno, chiede di essere imbalsamata e vestita con la veste rossa le pantofole ricamate e sul capo un velo da monaca
Solo negli ultimi anni della sua esistenza Matilde potrà dedicarsi alla preghiera e alla religione tralasciata in gioventù per il suo ruolo politico.
Morirà vicino al tanto amato monastero di San Benedetto in Polirone e dal 1632 riposa a Roma nella basilica di San Pietro

monumento funebre di Matilde di Canossa


 Nel Medioevo, tra il 1046 e il 1115, la grancontessa sostenitrice del papato arrivò a possedere i territori a nord dello stato Pontificio, e fu incoronata Viceregina d’Italia.