Monza, marzo 2018, nella cappella della Reggia, vi è esposta la crocefissione di Van Dick, un bellissimo quadro....
Mi spinge a pensare al credo religioso e a qualche leggenda degli uomini....
C'è un simbolo che ha origini antichissime, riconosciuto in tutto il mondo....LA CROCE....
Inizialmente non veniva rappresentata la croce, ma il segno della croce...
Con il dito pollice , o l'indice della mano destra, vi era l'uso di tracciare un piccolo segno di croce, il profeta Ezechiele ne parla in un passo del suo libro, venne successivamente collegato alla croce di Cristo.
Secondo Ezechiele : Il signore gli disse
"Passa in mezzo alla città,in mezzo a Gerusalemme, e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono"..
Il "Tau" è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, corrisponde alla nostra T, e rappresenta Dio nella sua perfezione, questa lettera era tracciata proprio come una croce fino a all'epoca di Cristo, coloro che non si arrendevano al peccato venivano segnati con questo segno per renderli riconoscibili a Dio.
Per i cristiani, fare il segno della croce sulla fronte, era un deterrente contro le tentazioni del demonio, ma anche al di fuori della vita liturgica, segnarsi la croce sulla fronte ,era un gesto molto utilizzato, nelle normali azioni quotidiane.
l'uso del segno della croce è documentato anche da San Giovanni, San Tommaso, e San Pietro.
Col passare del tempo, nel IV-V secolo divenne anche il simbolo della benedizione, venivano segnate le parti dolenti o gli oggetti distanti dalla persona, ai giorni nostri, nel rito romano e ambrosiano, viene utilizzato il segno delle tre croci, sul cuore, sulla fronte e sulle labbra, prima della lettura del Vangelo...
Dal X secolo, fu introdotto e vale ancora oggi il segno di croce grande, fatto da due movimenti
uno verticale dalla fronte allo stomaco, e uno orizzontale, per i cattolici la mano destra tocca la spalla sinistra e va alla spalla destra
Il segno della croce, non è solo il nostro modo di rivolgerci a Dio, ma è anche la forma con cui venivano costruite le case del Padre....
Le basiliche romaniche avevano pianta a croce latina.
La croce era dunque alla base dell’architettura:
è possibile ritrovare la forma di un uomo con le braccia aperte, la cui forma più si avvicina a quella del Cristo crocifisso.
Fu Sant’Ambrogio, l'ideatore di tale progetto, realizzò San Nazario, un edificio dedicato in origine agli Apostoli, a Milano, nella seconda metà del IV° secolo, che fu probabilmente la prima chiesa a croce latina della Cristianità.
Il tempio ha la forma della croce, il tempio rappresenta la vittoria di Cristo
queste basiliche nel corso dei secoli vennero decorate, la gente comune non sapeva leggere ma attraverso le opere decorative acquisiva la storia della vita di Cristo...
la Passione di Cristo, il momento che precede la Crocefissione, la Crocefissione, sono dei temi molto importanti nella storia dell'arte, le motivazioni che hanno spinto diversi artisti, pittori, scultori, musicisti, furono molto spesse dovute ai condizionamenti di natura politico-diplomatica.
Per mantenere buoni rapporti e validi scambi economici, con gli stati della chiesa, moltissimi signori, la cui ricchezza permetteva loro, di diventare raffinati committenti di moltissimi soggetti religiosi, che oggi ci rimangono come capolavori di bellezza e capacità inimmaginabili e irrepetibili....
Oltre al valore artistico, queste opere oggi, consentono agli studiosi di poter analizzare, studiare, tra le varie epoche le differenze e le concezioni culturali e sociali.
La croce, e le crocefissioni dal 1200, fino ai giorni nostri, ci raccontano le molteplici sfaccettature, le più svaiate interpretazioni religiose e non solo attraverso attraverso i secoli..
Dal Web :
La Croce di Mastro Guglielmo o Croce di Sarzana – È una croce dipinta, datata epigraficamente al 1138 e conservato nella concattedrale di Santa Maria Assunta di Sarzana in provincia della Spezia. Si tratta del più antico esempio di croce dipinta su tavola.
Crocifissione di Cimabue, Assisi – La Crocifissione del transetto sinistro è un affresco realizzato da Cimabue e aiuti, databile attorno al 1277-1283 circa e conservato nella basilica superiore di San Francesco di Assisi..
Crocifissione di Giotto, Santa Maria Novella – Il “Crocifisso di Santa Maria Novella” è una delle croci sagomate di grandi dimensioni (578×406 cm) di Giotto, databile al 1290-1295 circa e conservato nella navata centrale della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di una delle prime opere note nel catalogo dell’artista, allora circa ventenne. Questa splendida opera è considerata fondamentale per la storia dell’arte italiana, in quanto l’artista approfondisce e rinnova l’iconografia del “Christus patiens” (già introdotta nell’arte italiana nella seconda metà del Duecento da Giunta Pisano e da Cimabue). Giotto infatti abbandonò l’iconografia del Cristo inarcato, per dipingerlo in una posa più naturalistica, un doloroso abbandono con le gambe
Crocifissione di Vincenzo Foppa – Datata 1456 e conservata all’Accademia Carrara di Bergamo, questa Crocifissione è considerata la più antica manifestazione di un gusto di tipo rinascimentale in un autore lombardo. La scena sacra della Crocifissione, ambientata in un cupo paesaggio, è incorniciata da un arco classicheggiante con colonne, capitelli e medaglioni ‘all’antica’, che rimandano a un gusto di tipo padovano e mantegnesco. Lo sfondo, con il sentiero serpeggiante, la città e il castello, rimandano invece a un gusto di matrice tardogotica: ciò è evidente, ad esempio, nel fiabesco disporsi degli alberelli sul sentiero di campagna o nel capriccioso assemblaggio delle torri.
Crocifissione di Andrea Mantegna – Questa splendida tavola è stata realizzata da Andrea Mantegna tra 1457-1459, conservato oggi nel Musée du Louvre di Parigi. Il pannello faceva originariamente parte della predella della Pala di San Zeno, con la Resurrezione e l’Orazione nell’orto nel Musée des Beaux-Arts di Tours. Numerosi sono i dettagli di grande valore, dalla città sullo sfondo, rappresentazione ideale di Gerusalemme, alle guardie che si giocano a dadi la veste di Cristo, su un tabellone colorato di forma circolare. I teschi, che si vedono di lato e sotto la croce di Cristo, ricordano l’inevitabilità della morte.
Crocifissione di Antonello da Messina – L’opera, firmata e datata 1475 sul cartiglio, è un capolavoro di Antonello da Messina. La pacata composizione è costruita in sezione aurea e mostra la croce di Cristo sullo sfondo di un lontano paesaggio costruito con punto di fuga ribassato, mentre in basso si trovano i due dolenti, Maria e Giovanni, che contemplano la scena silenziosamente. Più lontano si vedono le tre Marie. La tipologia iconografica rimanda a esempi fiamminghi, anche nel trattamento del paesaggio, che sfuma dolcemente in lontananza nei colori azzurrini delle colline avvolte dalla foschia. La linea marcatrice delle acque del lago isola maggiormente la figura del Cristo, con un cerchio formato dalla Vergine e da san Giovanni.
Crocifissione Mond o Gavari di Raffaello – Capolavoro del Sanzio, quest’opera fu realizzata tra il 1502 e il 1502, per la chiesa di San Domenico a Città di Castello. Cristo è sulla croce, tra le rappresentazioni del sole e della luna, tra due angeli in volo che, con vasi, ne raccolgono il sangue che cola dalle ferite nelle mani e nel costato. Ai piedi della scena si vedono quattro santi, da sinistra Maria, san Girolamo, la Maddalena e Giovanni apostolo. Particolare rilievo ha Girolamo, a cui sono anche dedicate le storie della predella, poiché era il santo a cui era dedicato l’altare di destinazione dell’opera. Sullo sfondo si intravede una città, forse Firenze.
Pieter Paul Rubens, Cristo crocefisso
e Innalzamento della Croce, 1610 – 1611
Nel dipinto intitolato Innalzamento della croce sono evidenti le influenze di Michelangelo nell’opera di Rubens. I corpi sono illuminati da una luce scultorea che crea un intenso chiaroscuro sui potenti corpi in movimento.
Il Cristo in Croce di Anton Van Dyck, si staglia nel momento culminante dell’agonia, contro un cielo scuro e turbolento, acceso da riflessi dorati, dal tipico pittoricismo fiammingo ( 1621circa)
Cristo crocefisso di Diego Velázquez – Quest’opera realizzata nel 1631 e conservata al Museo del Prado di Madrid, è carica di valore emotivo, spirituale e simbolico tipico dell’epoca, e fa parte di un gruppo di opere a tema religioso che il pittore dipinse dopo essere tornato dal soggiorno romano del 1629 per il convento delle Benedettine di San Placido a Madrid (periodo madrileno ma tema sivigliano). Una diceria popolare vuole che questo quadro fosse stato commissionato da Filippo IV come ex voto di penitenza per il suo amore sacrilego verso una giovane religiosa. Nonostante il soggetto drammatico, il dipinto nella sua totalità infonde quasi un senso di serenità: a ciò contribuiscono le scarse gocce di sangue e i piedi appoggiati su una mensola; il corpo crocifisso rispetta i canoni classici. Una ciocca di capelli scende dalla corona di spine; si dice che il pittore, irritato, abbia realizzato velocemente questo ciuffo per coprire una parte del viso mal venuta. Alcuni studiosi credono che il volto sia in realtà quello dello zio di Velázquez.
Cristo Giallo di Paul Gauguin – Nell’estate del 1886, Paul Gauguin visitò il piccolo borgo di Pont-Aven, in Bretagna, dove rimase affascinato delle usanze e dai rituali locali. Dipinse numerose scene di vita contadina e della campagna, tra cui Il Cristo giallo. La figura di Cristo è posta su un crocifisso in una cappella vicino a Pont-Aven, mentre la scelta del colore giallo vuole trasmettere le emozioni dell’artista in quell’isolata comunità di contadini della Bretagna. Il giallo collega anche Cristo al paesaggio, che si riferisce alla tradizione e alla spiritualità della vita bretone attraverso i secoli. Gauguin crea un parallelismo tra il ciclo agricolo e il ciclo religioso della vita cristiana: nascita, vita, morte e rinascita in Cielo. L’artista ha rotto le tradizionali vedute storiche della crocifissione di Cristo, per creare questa simbolica opera d’arte
La Crocifissione Bianca di Marc Chagall – Nella Crocifissione Bianca, il primo e più grande lavoro di Marc Chagall sul tema, viene sottolineata l’identità ebraica di Gesù in vari modi: ha sostitu-ito il perizoma tradizionale con uno scialle da preghiera, la sua corona di spine con un fazzoletto, e gli angeli del lutto che abitualmente lo circondano con tre patriarchi biblici e una matriarca, vestita in abiti tradizionali ebraici. Chagall stesso ha sostenuto che non si tratta affatto di un quadro cristiano. Le scene che circondano la Croce, un villaggio in frantumi, una sinagoga saccheggiata che brucia, raccontano il suo vero significato. Collegando il Gesù martirizzato con eventi contemporanei, Chagall identifica i nazisti con i carnefici di Cristo e mette in guardia dalle implicazioni morali delle loro azioni. Chagall infatti dipinse la Crocifissione Bianca dopo la persecuzione degli ebrei nell’Europa centrale e orientale. Perciò l’intento dell’artista non era quello di raffigurare una scena reale, bensì un’evocazione della sofferenza attraverso l’uso di simboli ed immagini. Affascinante è la rappresentazione in alto di personaggi veterotestamentari che, vedendo cosa sta succedendo, piangono.