il filo dei ricordi-racconti

venerdì 21 febbraio 2020

LA PITTURA iTALIANA SPESSO DIMENTICATA opere di Luigi Amato

La Pittura spesso dimenticata opere di Luigi Amato 

Vado girando da museo a museo, ma non ricordo di aver mai sentito o di aver mai visto una mostra a lui dedicata, poi un commento fatto all'interno di un gruppo che parla di arte mi ha spinto a fare una ricerca, i quadri che ho visto dallo schermo di un computer sono molto molto belli, dal vivo devono essere uno spettacolo.

IL suo nome è Luigi Amato, nato nel gennaio 1898, a Spezzano Albanese in provincia di Cosenza, figlio di Francesco e Sofia Arabia.

La vita non è generosa con lui, fin dalla prima infanzia subisce la perdita della mamma, cresce col padre, un costruttore, che lo porta sempre con se, nei vari cantieri dove svolgeva il proprio lavoro.
Il padre Francesco,



 si rende conto delle potenzialità del figlio, osservandolo disegnare con con mano fluida i volti dei muratori e delle cose che lo circondano, un bambino che nel disegno esprimeva tutte le sue emozioni.
Anche il padre è un buon disegnatore, sarà proprio lui  che insegnerà al figlio i primi elementi di disegno e di geometria.
Nei suoi carboncini, Luigi Amato fissa la quotidianità, a volte tragica, del mondo contadino, 


cena di un contadino

in una terra malinconica come la Calabria, ma nelle espressioni dei volti, segnati dal tempo e dalla fatica, traspare l'orgoglio rigoroso e quasi  ruvido della sua gente.


viso di un Pastore 
C'è anche un filo sottile una tenerezza una dolcezza serena mentre ritrae una mamma che stanca abbraccia il figlio più grande, mentre l'ultimo nato, riposa 

Sono gli sguardi, le espressioni dei volti che colpiscono l'attenzione di chi osserva queste opere.  




  
Anche coloro i quali, venivano ritratti, rimanevano stupiti alla vista delle sue opere, spingendolo a continuare, apprezzandone le doti e la serietà del giovane pittore.
Vinse una borsa di studio della Regione Calabria, a soli 14 anni,  grazie alla quale  va a studiare a Roma, presso il Regio Istituto di Belle Arti,
Umberto Coronaldi e Duilio Cambellotti furono dei  maestri importanti, e sotto la loro guida iniziò lo studio della figura, ma dovette  interrompere gli studi, perché nel 1916, venne  chiamato alle armi nella prima guerra mondiale.
Nel 1918 rientra a Roma, continua i propri studi e inizia la propria carriera d'artista. 






Con l'aiuto dell'avvocato Ferdinando Cassiani e del figlio Gennaro Cassiani, (che fu  antifascista prima, poi  un grande politico per il mezzogiorno d'Italia nel dopo guerra) nel 1920, allestisce una prima mostra al Circolo di Formazione e Cultura del loro paese natale, Spezzano Albanese, dove ottenne un riconoscimento concorde da tutti, per la precisione e gli effetti di luci ed ombre, non che, per il gusto raffinato, Anche a Roma, negli ambienti borghesi inizia a farsi notare e apprezzare  come ritrattista








Nel 1925, organizza una personale nelle sale dell'Associazone Italo-Americana, a palazzo Salviati, tutta la critica più severa, la stampa dei quotidiani, si interessa di lui, il pubblico determina il successo del giovane artista, che poco tempo dopo viene premiato ed elogiato dalla critica per un suo pastello esposto alla biennale. 
Ottiene un grande successo, nel 1938, quando, si reca in Inghilterra ad eseguire  dei ritratti per società inglese e scozzese, prolunga così il suo soggiornno a Londra dove organizza una mostra personale alla " Arlington " il successo è superiore alle aspettative, tanto che gli inglesi lo nominano all'unanimità menbro del "Pastel Society" 







giovane donna 


Nello stesso periodo, si potrebbe dire quasi in contemporanea, viene esposto al Salon des Artistes Francais, il suo pastello"Piccola Calabrese",  qui viene segnalato dal  critico d'arte Henry Maistre, e anche in quest'occasione ottiene  una "Mention Honorable" per le alte capacità nella tecnica molto difficile del pastello

 

qui viene segnalato dal  critico d'arte Henry Maistre, e anche in quest'occasione ottiene  una "Mention Honorable" per le alte capacità nella tecnica molto difficile del pastello.




Si afferma sempre di più, grazie alla sensibilità, al gusto sicuro e raffinato.ed è sempre più stimato come ritrattista, gli vengono ordinati ritratti da molti Ma ancora una volta, nell'aria c'era vento di guerra che lo spinse  a fare una scelta, tornare  a Roma dalla moglie e dal figlio Francesco, malgrado tutto, lavorò molto facendo ritratti ai  personaggi più importanti  del tempo: Mussolini, Teruzzi, Federzoni, De Bono, Lessona, Igliori, Bianchi, Grazioli.....molti furono i ritratti delle signore dell'alta borghesia  romana. Uno dei riconoscimenti più importanti, gli fu riservato dal Circolo delle Forze Armate di Palazzo Barberini, quando gli commissionarono i ritratti del Re e della Regina d'Italia, fu un successo tale, tanto che la Regina Elena, chiese a Luigi Amato di eseguirne una copia da poter esporre  nelle sue camere private. Dei due ritratti, oggi non rimane  che un ricordo fotografico. 









Il 28 ottobre 1939, su proposta del Ministro per l'Africa Orientale, viene nominato Cavaliere nell'Ordine della Corona d'Italia, con decreto riportato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 febbraio 1940.

Malgrado il  conflitto mondiale, Luigi Amato continua  con la pittura, non  volendo ubbidire alle regole del regime, affronta un viaggio difficoltoso e riunisce tutta la famiglia nella casa paterna, a Spezzano Albanese,  lontano dalle brutture quotidiane della guerra nelle città, diventate luogo dove era difficilissimo vivere. Qui nascono le  sue opere più belle, quelle con più significato,  che trasmettono  la fierezza della gente di Calabria, il calore del focolare domestico,  malgrado la guerra, con la rassegnazione degli anziani,




 la speranza nei volti dei bimbi.













Qui prepara una mostra personale che viene inaugurata a Roma il 28 aprile 1943 alla Galleria San Marco in Via del Babbuino,  in sole 24 ore vengono vendute tutte le sessanta opere esposte, oli e pastelli: un record forse mai raggiunto da nessuno e di cui la stampa parlò molto.










Il Re Vittorio Emanuele, accompagnato dal Primo Aiutante di campo Generale Puntoni, visita la mostra e appone la sua firma nell'albo dei visitatori, ma sopratutto si congratula con l'Amato che  conosce molto bene .
Nel  1948 di trasferisce  nell'Isola di Capri, apre un suo studio, esegue ritratti a personalità italiane e straniere che vengono a trovarlo da ogni dove




Gli abitanti dell'isola sono la fonte  della sua ispirazione.. il risultato furono delle opere molto belle: figure di bambini,










vecchi e fanciulle che incontra per le stradine di Capri e di Anacapri






 Nei volti di vecchi, di bimbi, di donne è sempre e soprattutto l'anima che si manifesta con tanta naturalezza  da lasciare l'osservatore avvinto e turbato.



E' l'artista che ha rappresentato la bellezza delle donne, senza cadere in cose scontate, la donna è vista nei momenti della vita quotidiana, nel viso di una ragazza, negli occhi stanchi di una madre, o nella saggezza di una donna matura . 













Conquista il mercato internazionale,  i suoi quadri raggiungono paesi esteri,  riesce a fare una selezione dei galleristi che li  richiedono: New York, Chicago, Parigi, Londra, Lucerna, Vienna, Stoccolma, Johannesburg. I suoi quadri di figura,  vengono battuti dalle Case d'Asta  più note al mondo,e sono per noi oggi,  davvero un documento raro. 













A  Capri  rafforza  l'antica amicizia con Ezelino Briante, un 'altro  pittore eccentrico e ricco di talento ineguagliabile.   Divide con lui la passione per l'arte e per l'Isola stessa, instaura nuove amicizie con  i pittori "capresi" come Felice Giordano, Mario Laboccetta, Guido Odierna, Ugo e Tullia Matania, Raffaele Castello, Giancarlo Tagliaferri, sincere amicizie che  apprezzano  la sua arte. 

La sua casa caprese,  Villa Bel Sorriso, è un luogo quieto, dove dipinge nell'ordine più rigoroso, ma essendo di carattere socievole diventa anche il luogo di buona compagnia, il suo studio diventa luogo di frequentazione per scrittori e giornalisti, personaggi di cultura e di politica, E persona generosa sempre pronta ad aiutare, diventa un punto di riferimento per  chiunque abbia delle difficoltà.




Spinge ed aiuta  a dipingere il "postino pittore" Torelli; dà i primi pennelli e colori alla pittrice naif "Carmelina di Capri".

Luigi Amato ha  speso tutta la sua vita per l'Arte: le ore più felici le ha trascorse  nel suo studio tra i personaggi dalla sua fantasia. non ama la grossa pubblicità, ne si fa lusingare dai giudizi dei critici,  non crede agli elogi di chi non può nemmeno immaginare i sacrifici che comportano l'essere  nell'arte per raggiungere la dignità dell'Artista.





Il 2 novembre 1961, muore a Roma in una città caotica,  lui che amava  la quiete dell'isola di Capri  una brutta malattia lo colpisce proprio nel suo momento migliore come artista.





domenica 16 febbraio 2020

I mendicanti nell'arte

   I Mendicanti nell'arte

Oggi nel 2020, in un clima di incertezze future, di ogni tipo, lavorativo, economico, di buona salute, di civiltà,  anche se sembra impossibile,  che mentre si  gira per le strade delle nostre città,  si possano vedere persone, essere umani come noi,  seduti agli angoli delle vie, che chiedono la carità....
Sotto i porticati,  si vedono  coperte sporche e cartoni che fungono da materassi, per persone che  dormono all'addiaccio, si stima che in Italia ci siano 5 milioni di persone che vivono in condizione di povertà assoluta, mentre i poveri aumentano, i miliardari sono sempre più ricchi, e da indagini sulla rete in Italia sono 342.....
La giustizia sociale, il tema di cui i nostri rappresentanti si riempiono la bocca è sempre attuale, oggi come  nel corso dei secoli,  la povertà è  sempre  stata una costante, oggi  con internet, attraverso gli  smartphone, i giornali, viene quotidianamente presentata, mentre nei secoli scorsi attraverso la pittura è stata rappresentata da diversi artisti.
La storia ci racconta di pellegrini, e vagabondi, di zingari, di prostitute, o cortigiane, e poi di banditi.
E' nel 1600, che  i poveri vengono più rappresentati nella pittura, la pittura di genere, quotidiana, quella che ci racconta il modo di vivere di quei tempi.

Si deve però fare una distinzione tra poveri e miserabili, tra i poveri di città e i poveri delle aree rurali.
Il povero in condizioni normali, era una persona che lavorava viveva grazie al frutto del proprio lavoro, aveva una casa dove tornare, ma non aveva scorte, bastava una  disgrazia, una calamità esterna, per cadere al di sotto del livello minimo e in un attimo  si ritrovava ad essere  un  miserabile, senza casa, senza lavoro, costretti a vivere di espedienti.
Gli uomini rubavano, le donne si prostituivano, vendevano se stesse, le tariffe erano chiamate lumi, perché secondo la prestazioni utilizzavano delle candele che  misuravano il  tempo,  vendevano i capelli,  i denti, mentre le più furbe o fortunate diventavano cortigiane.
Murillo Esteban Bartolomé

La povertà veniva così rappresentata: 
Bartolomé Esteban Murillo, nato a Siviglia, 1º gennaio 1618  morì a Cadice, 3 aprile 1682), un esponente importante  del barocco spagnolo famoso per la realizzazione di soggetti religiosi ma conosciuto anche per i suoi dipinti riguardanti fanciulle e ragazzi: dal candore delle Ragazze con i fiori 



al realismo vivo dei suoi bambini della strada, zingarelli



 

ragazzo col cane 



 o mendicanti, 


il piccolo mendicante 

Giacomo Ceruti detto il pitocchetto, Milano, 13 ottobre 1698 – Milano, 28 agosto 1767 un pittore in controtendenza, molti artisti di quel tempo  preferivano le committenze aristocratiche,  le  cui opere erano proprio la narrazione dei riti e dei preziosi orpelli del mondo aristocratico.
Il  Ceruti s’interessa invece al mondo degli umili,




 dei contadini,








 dei ragazzi di strada,


 alle lavandaie,



 dai mendicanti agli straccioni, 





ai  mestieri per lo più umili




 ecco perchè il soprannome di Pitocchetto,  in dialetto lombardo, gli umili venivano definiti   i “pitocchi”, li rappresentava a grandezza reale in tele di grande formato, cogliendo in  ogni personaggio l' individualità,  una verità umana, una storia personale non svuotata ma ricca di dignità . 
Jacques Callot:
nato a Nancy nel 1592 e morto nello stesso luogo nel 1635, è un disegnatore e scrittore francese,  conosciuto per una serie di diciotto incisioni intitolata “Le grandi miserie della guerra”,




 è considerato un maestro della incisione.
Disegnò e incise vagabondi laceri e figure di  nani,



 
 gobbi, 


 e mendicanti 



 tra Seicento e Settecento, utilizzava come modelli le opere dipinte del pitocchetto mentre  il Caravaggio rappresentava  la diversità dei benestanti 


Caravaggio Madonna dei pellegrini


Gian Battista Carlone: nacque a Genova nel 1603,  dipinse la compagnia dei mendicanti, o dei baroni oltre ad altri temi religiosi,


compagnia dei mendicanti

Harmensz van Rijn Rembrandt:
considerato uno dei più grandi pittori della storia dell'arte europea e il più importante di quella olandese. Il suo periodo di attività coincide con quello che gli storici definiscono l'età dell'oro olandese, anche lui dipinse i mendicanti