il filo dei ricordi-racconti

domenica 16 gennaio 2022

Per non dimenticare

 

Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920.
Subito dopo la prima guerra mondiale il Friuli Venezia Giulia risultava una regione colpita duramente.



 Le difficoltà economiche e sociali e il vuoto politico, e la non sentita appartenenza al territorio italiano, hanno disorientato le forze politiche presenti sul territorio.

La mancanza di dialogo tra cattolici e repubblicani e movimenti operai più vicini al partito socialista, hanno creato un vuoto che è stato subito riempito dall’ideologia estremista del nazional socialismo.

L’illusione che questi ideali davano, la sensazione di poter risolvere tutto attraverso la potenza nazionale, risultava affascinante in quella parte della piccola borghesia, che era molto frustrata e arrabbiata con tutti e contro tutti, contro il governo italiano che mancava nell’organizzazione e nella precisione, rispetto al governo austro-ungarico che di Trieste e del Friuli aveva fatto la fortuna, arrabbiata contro i nuovi ricchi, contro i proletari, la piccola borghesia era pronta a difendere uno stato di cose che non esistevano più nella realtà non avevano più nulla da conservare…..

Il programma di uno stato forte e potente, l’espansione economica, la voglia di reprimere le lotte sociali e proletarie, ma soprattutto impedire che la Jugoslavia disponesse di città portuali per evitare qualunque concorrenza economica, furono i temi che convinsero molti cittadini triestini ad aderire al fascio triestino di combattimento, guidati e organizzati da uno dei più esperti e disonesti uomini senza remore morali, chiamato Francesco Giunta. Sotto la guida di questo personaggio iniziano nel 1920 le “nobili azioni risolutive” che divennero il modello per tutto lo squadrismo italiano.

Incendiarono l’albergo Balcan, era la sede della Casa del popolo, spacciando quest’azione come un sacra santa vendetta nazionale, non bastava bruciare, il Balkan venne anche mitragliato, anche altri importanti edifici come quello di Pola vengono danneggiati,



succede così che i fasci di combattimento in Trieste e in Friuli Venezia Giulia danno l’avvio ad un movimento che a parole era di rinnovamento nazionale, ma in realtà lo steso Giunta definiva :

“ Lasciando molti morti sulle strade il fascismo giuliano marcia ognor più speditamente verso la meta”.

Il 20 settembre 1920 Mussolini visita Trieste e ne rimane favorevolmente colpito.





In tutta la regione , tutte le sedi culturali socialiste e slave vennero distrutte 134 edifici tra cui 100 circoli di cultura, 2 case del popolo, 21 camere del lavoro, tre cooperative senza tener conto degli studi privati di professionisti e abitazioni di sloveni. Le violenze quotidiane erano svariate dalle umiliazione alle beffe, le botte fino a giungere agli assassini a sangue freddo.

I fascisti ricevevano molti aiuti dalle banche, le compagnie di assicurazioni, gli industriali, gli spedizionieri, le grandi case commerciali mettevano a loro disposizione automezzi, autisti, benzina. I locali del fascio triestino vengono forniti da Assicurazioni Generali. ma l’elenco dei finanziatori è molto lungo, la stampa locale è a loro favore e scrive elogi al fascismo.

Dal 1922 al 1924, il fascismo prevale ottiene la maggioranza in parlamento dopo l’omicidio Matteotti il governo elimina L’OPPOSIZIONE PARLAMENTARE e instaura la DITTATURA. Sopprime la libertà di stampa, scioglie i partiti e le organizzazioni politiche e i diritti delle minoranze.

L’opposizione politica è costretta all’azione clandestina e in quegli anni il tribunale speciale fascista condanna un innumerevole numero di persone al carcere, e promuove le condanne a morte per gli antifascisti.

Dittatura vuol dire impoverire le menti, i valori intellettuali e civili, vuol dire scavare dentro ogni essere umano tutte le brutture possibili, affinché si possa sopravvivere, soffocare ogni residuo di sentimento civile e umano che alberga in ognuno di noi…

Nel 1938 Mussolini accoglie la politica razziale tedesca, l’idea che poi porterà milioni di persone ai campi di concentramento viene accettata dal governo.

Nel 1939 si allea con la Germania e avviene l’occupazione dell’Albania

Nel 1940 l’Italia entra in guerra a fianco del regime nazista.




Che la politica fascista, e le violenze che i fascisti perpetravano in Friuli Venezia Giulia, fossero state accettate e sviluppate prima che in altre zone d’Italia sia un dato di fatto, è altrettanto vero però
che la  RESISTENZA  è STATA SEMPRE MOLTO ATTIVA
 ma povera di mezzi e di sostentamento, gli antifascisti hanno dato sempre un segnale di VOGLIA DI LIBERTA'
tanto che nel 1941 il tribunale speciale per la difesa dello Stato si deve trasferire a Trieste, molti antifascisti sono stati condannati al carcere duro, alcune sentenze di morte sono state attuate tramite fucilazione alla schiena.
La situazione però nel 1942 precipita, la violenza fascista che tanto aveva motivato i borghesi giuliani, ora spaventa gli stessi che l’avevano sostenuta. È una violenza esagerata nella repressione sui civili, sia per mezzo di operazioni di polizia che per operazioni militari.
In seguito alla morte di 4 soldati come atto di rappresaglia
 
via Ghega n°12 Targa 



 i nazisti prelevarono dalle carceri della città 51 prigionieri (tra cui sei donne e diversi ragazzi di 16-17 anni) e, dopo averli portati sul luogo dell'attentato, li impiccarono in ogni angolo e finestra del palazzo Rittmeyer, in via Ghega N° 12, lasciando poi i cadaveri esposti alla pubblica vista.



Il 6 marzo 1942 vennero istituiti campi di concentramento per civili sloveni, in attesa di giudizio da parte dei tribunali militari.

Nel mese di giugno l’esercito passa in rappresaglia verso la popolazione, molti furono i morti in diverse zone del Friuli Venezia Giulia, Fiume, Merecce, Postecce, Postegnera, Bitigne di sotto, Bitigne di sopra, Monte Chivoli,  nei rastrellamenti veniva fatta ostaggio tutta la popolazione e anche il bestiame.

I prigionieri venivano prelevati dal carcere e uccisi a colpi di baionetta e di pugnale e poi appesi ad un albero affinché fossero di monito ai rivoltosi contro il regime.

Il 29 giugno il prefetto di Trieste porse formalmente al questore la richiesta di impiegare i gas.

Il 10 luglio viene ordinato di passare alle armi, che tutti i ribelli venissero fatti i prigionieri, prelevati gli ostaggi e bruciati i villaggi nelle zone dove avveniva la resistenza.

Venne sostituito anche il segretario del fascio di Trieste considerato troppo debole.

Sotto la direzione del nuovo segretario, Spangaro, vennero uccise molte persone in città e in provincia. Siccome la resistenza, malgrado i delitti e le violenze non veniva fermata, vennero applicate le misure di territorio invaso, istituito un Ispettorato speciale di pubblica sicurezza per il Venezia Giulia, questa pratica speciale era stata applicata anche in Sicilia per combattere il banditismo.

L’Ispettorato si insedia in un villa in via Bellosguardo 81 a Trieste che molti triestini conosceranno come Villa Trieste.

Oggi la villa non esiste più, ma è stata posta una lapide commemorativa.



Buona parte dell’attività è di polizia repressiva, composta da nuclei addestrati alla lotta anti partigiana. Questi poliziotti agivano perlopiù di sorpresa sulla base di informazioni ricevute precise, indagini politiche con l’impiego di informatori segreti. Nei primi mesi del 1943 vennero effettuati parecchi arresti uomini ma soprattutto donne accusati di essere fiancheggiatori dei partigiani, molte sono le testimonianze nei processi celebrati a Trieste nel dopoguerra.

Lo stesso vescovo di Trieste Santin il 12 marzo 1943 scrive al sottosegretario agli interni: “

Vi posso assicurare che v’è nella popolazione una viva indignazione per questo trattamento, uomini e donne vengono seviziati nel modo più bestiale, vi sono particolari che fanno "inorridire”, a seguito dell’intervento del vescovo venne aperta un’inchiesta che si concluse con “nulla di grave è avvenuto”.

Nel luglio del 1943 venne votata dal Gran Consiglio la mozioni di sfiducia contro Mussolini che venne arrestato per ordine del re, il regime e il partito fascista si sciolgono e si dissolvono come la neve al sole.

Il re si dissocia dalla Germania e proclama l’armistizio, l’esercito è senza direttive, i tedeschi occupano il territorio, e gli squadristi fascisti diventano nazisti, è ricordata ancora oggi la loro ferocia nei confronti degli antifascisti a prescindere dalla nazionalità o dalla fede…

Il movimento antifascista si raccoglie nel comitato di liberazione nazionale e dalla Carnia a Fiume in tutto il territorio regionale contrastano i fascisti con la lotta armata.

Si unirono i comunisti i democratici cristiani, i socialisti, i repubblicani, i liberali, e gli azionisti, molti esponenti di questi partiti antifascisti triestini, Reti, Felluga, Frausim, Pisono Foschiatti moriranno nei campi di sterminio nazisti…..

Dopo la guerra a Trieste verrà concessa la medaglia d’oro della Resistenza.

L’8 settembre 1943 la Venezia Giulia diventa protettorato del Reich e di conseguenza smette di far parte dell’Italia. Complici di questa operazione i fascisti vecchi e nuovi, che consegnano così Trieste e l’Istria alla Germania di Hitler.

I nazisti a Trieste come monumento funebre a se stessi, allestiscono un campo di concentramento, l’unico campo di sterminio in territorio italiano:

La risiera di San Sabba…




8 commenti:

  1. Molto bello Enrica,bravissima...Anna B.

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  2. Enrica sempre brava nei tuoi racconti....hai descritto dei particolari che io pur essendo di Trieste non sapevo.... Racconto molto interessante ancora complimenti ciao Maurizio G.

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  3. Molto interessante, una storia complicata e genti che hanno subito molte crudeltà, ma nel nostro piccolo anche noi non scherziamo.Brava Enrica, buona serata ��

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  4. Mai dimenticare.. Grazie Enrica Patrizia Vitalucci

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  5. Brava Enrica, esposizione ben documentata di quel tragico periodo.

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  6. Con questo scritto Enrica ha dimostrato la sua bravura anche in una difficile ricostruzione storica. I fatti che ha raccontato sono importanti x la nostra storia recente, e sono di ausilio per ricordare i giorni della momoroa nel migliore dei modi. G. S.

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  7. Rendere possibile l’impossibile è nel tuo stile, ami affrontare le sfide e ti meriti questo risultato. Mi congratulo con te. Ti auguro con sincero affetto tantissime soddisfazioni. Felice giornata. Giovanni D'Avanzo

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