il filo dei ricordi-racconti

lunedì 10 dicembre 2018

jeames Tissot




                               JEAMES   TISSOT



Un pittore poco conosciuto in Italia, Jacques-Joseph Tissot, detto James, nato a Nantes, nel 1836, da un mercante di tessuti ed una disegnatrice di cappelli,  molto devoti alla religione, una fede che trasmettono anche al figlio 
Nel 1855 Jacques-Joseph cambia il suo nome francese, in quello più mondano di James, a 21 anni, si trasferisce a Parigi,  si iscrive alla Scuola delle Belle Arti dove, fra gli altri, avrà per maestro Ingres, e stringe amicizia con Degas.
Da subito viene riconosciuto  il suo talento, e dal 1859 circa inizia ad esporre al “Salon”, con opere di carattere storico e religioso ispirate all’arte fiamminga medievale e al Rinascimento italiano.
Nel primo periodo, le sue opere  rappresentano i temi della religione, sono  infatti scene della Bibbia e dei Vangeli,  si possono notare  nell'opera " L’incontro tra Faust e Margherita", 



aveva comunque  una  particolare cura per gli abiti e l'attenzione sui personaggi.






James Tissot,  è considerato uno straordinario pittore viaggiatore, in contraddizione con l'educazione religiosa, ha una passione verso la modernità, la moda, si rende conto che il mondo si evolve e diviene  un tipico gentiluomo dell’alta borghesia.





In una Parigi,che era la capitale dell'arte, molti movimenti stavano prendendo piede, Tissot ha viaggiato a cavallo del realismo e dell 'impressionismo, pur essendo amico degli impressionisti, non diverrà mai un impressionista, la mano del pittore e lo spirito curioso ed esploratore lo portano a compiere viaggi nel mondo, nella società e nel proprio animo.








Diviene così il pittore della modernità, della mondanità, non dimentichiamo  che si parla di anni che stanno volgendo verso un nuovo secolo, i cambiamenti sono vicini, la gente cerca di comunicare, condividere nuove esperienze. 






Nella Parigi dell'epoca, Tissot  raggiunge una notevole fama, vive una vita elegante da damerino, inizia a ritrarre i personaggi e gli eventi della Belle Époque parigina, rappresenta  mondo dorato del quale fa parte, apporta tecniche diverse, utilizza i colori vivaci dell'impressionismo nelle tinte, mentre per la cura dei volti,



 i dettagli dei  tessuti, dei gioielli, riprende gli insegnamenti di Ingres, esprime un nuovo modo di dipingere, una  sorta di psicologia reale, rappresenta attimi di leggerezza e diletto quotidiano, frequenta club d'elité e ambienti lussuosi,




 in netta contraddizione con gli insegnamenti religiosi ricevuti.




L’arte giapponese, lo affascina molto: tanto da diventare un collezionista di vari cimeli, riesce a trasportare sulle tele la passione per il Paese del Sol Levante.
“La giapponese al bagno” è l' unico nudo, parziale, senza alcuna volgarità, eseguito da Tissot.



Quello che colpisce l'osservatore, è che il viso non appartiene ad una donna orientale,  ma ad una donna europea, la cura dei particolari del  kimono slacciato, che la modella  indossa,  osservando il quadro sembra  di poter avvertire la morbidezza del tessuto,  i ricami seguono perfettamente le pieghe derivanti dalla posizione della  modella,  la quale non appartiene all'ambiente, ma 
non per questo disturba l'insieme armonioso



       al circo



Tissot era un uomo intelligente,  se da un lato viveva di feste, cappellini, vestiti e crinoline,  nascondeva anche  un profondo interesse per l’indagine sociale; molto spesso attraverso le sue tele Tissot descrive  la preoccupazione per la condizione femminile, i problemi politici e sociali dell’epoca, i rapporti interpersonali.






 

Ci sono alcune teorie, alcuni ritengono che fosse un sostenitore della Comune, il breve governo rivoluzionario di Parigi, in seguito alla sua brutale soppressione nel 1871, per sottrarsi a ripercussioni politiche, decise di trasferisi a Londra, dove visse dal 1871 al 1882. 

alla stazione di londra 


Accetta committenze offerte da amici in Inghilterra, produce opere pensate appositamente per il mercato inglese, da vendere ed esporre. In questo periodo  si avvicina alla tecnica dell’acquaforte: disegna caricature, dipinge ritratti e soggetti caratterizzati dalla fedeltà realistica e dalla morbida resa cromatica. 
Come a Parigi ottiene un buon successo e riesce ad avere un tenore di vita piuttosto alto...


navigando sul Times

Tissot studia i costumi della società vittoriana e soprattutto del ruolo ricoperto dalle donne: è incuriosito dai rigidi codici della società inglese e dalle ipocrisie adottate. 
In alcuni quadri, 

Portsmouth Dockyard,





 Il Ponte dell’HMS Calcutta 




e La figlia del capitano, rappresenta le donne come oggetti di desiderio degli uomini, vittime silenziose, distaccate, che isolano il loro pensiero per proteggersi dai meschini comportamenti maschili.
Nel 1876, conosce la giovane Kathleen Newton, 





cattolica irlandese divorziata con due figli, si innamora di lei piano piano, da modella, divenne colei che ispirava le sue opere, e che lo allontanò dai salotti mondani.




Un'altra delle contraddizioni di Tissot, quasi uno scandalo per l'inghilterra moralista di quel tempo. Con Kathleen e i due figli di lei , visse momenti felici, tanto che anche le sue opere cambiano soggetto, ora rappresentano  la vita privata e familiare.  Dama con ombrello del 1878, di stampo giapponese, con la tela in verticale. 




ottobre 

La lettura nel parco del 1881,



 un quadro intimo, ma anche sofferto.  Kathleen, malata di tubercolosi, morirà un anno dopo, suicida, all'età di 28 anni,  non volendo accettare  l’aggravarsi della sua malattia.


La malattia dell’amata forse contribuì a portare l’artista verso una maggiore analisi personale e religiosa  
Le navi in partenza per lui rappresentano un nuovo inizio, 





le sue tele ci raccontano l'attesa prima della partenza. 
Era solito dire che si tornava da un viaggio, diversi da come si era partiti,



 dopo la morte di Kathleen, ritorna in Francia, il suo mutamento interiore, il risveglio della fede, lo spingono a rappresentare se stesso come il figliol prodigo.  



James Tissot, l'uomo che sembrava amare la superficialità, ci racconta quindi un'altra sfaccettatura dell'uomo che era, si rappresenta con umiltà e ci fa conoscere un'umanità che sembrava non appartenergli.




Dal  1885 iniziò a compiere numerosi viaggi in Terrasanta: che lo portarono a lavorare su  circa 350 acquerelli,  conosciuti come Bibbia di Tissot, sulla vita di Gesù, pubblicati in due volumi a Parigi e a Londra nel 1896-97,  e sul Nuovo Testamento pubblicati nel 1904. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nell’abbazia di Bouillon, sui Pirenei, lavorando a una serie di disegni sull'Antico Testamento che venne interrotta dalla morte.

sabato 8 dicembre 2018

Italico Brass

                                           Italico Brass




Quante cose non si conoscono, e quanto  ancora di bello c'è da scoprire, da  vedere....
 A Milano, in una piccola galleria d'arte  vengono messe in mostra opere di pittori , molto spesso, quasi dimenticati, eppure questi artisti erano conosciuti e pluripremiati.





 In queste opere colpisce la luce, sembra di poter sentire l'aria, il colore si è fuso e diffuso sula tela con efficacia eppure ci raccontano episodi di guerra. Non è una guerra cruda , o tragica, in queste opere c'è ben visibile il sole , l'aurora, coi suoi colori, il vento che sventola la bandiera, come segno di speranza, perchè domani, malgrado la distruzione della guerra, il sole sorge ancora.
Sono le opere di Italico Brass, il suo è un linguaggio artistico in cui prevale  la dolcezza, la grazia e l'armonia.




dal web:
"Le trincee di Brass sono tranquille, non si sente l’odore della morte", ebbe modo di ricordare Mario Rigoni Stern commentando le immagini, le scene e i soggetti dei "racconti pittorici" di Brass.



IL tema della mostra è  LA GRANDE GUERRA  una trentina di dipinti di ITALICO BRASS che, allo scoppio della Grande Guerra ottenne dal Comando Supremo e dalla Regia Marina il permesso di seguire i soldati lungo la linea del fronte, per eseguire schizzi e studi, soprattutto nella zona compresa tra Sdraussina, il monte San Michele e San Martino del Carso, negli anni 1915-1916.
Le opere provengono dalla collezione degli eredi Brass, che insieme ad una serie di fotografie ci raccontano episodi del nostro passato.



Italico  Brass nacque a Gorizia, nacque il 14 dicembre 1870 da Michele Brass e Maria Happacher, secondo di sei figli. 
In quel periodo la cittadina era sotto il dominio austriaco, una terra non ancora liberata, le aspirazioni della famiglia erano di poter far parte dell'Unità Territoriale  italiana, per completare  l' identità politica e storica e culturale, questo spiega il suo nome.." Italico".
Il Padre commerciava in vini, e avrebbe voluto che Italico continuasse le sorti dell'azienda famigliare, ma si arrese davanti alla passione per la pittura che il figlio aveva.



Gli permise quindi, di studiare  a Monaco per tre anni, sotto la guida del pittore paesista Karl Raupp.  successivamente grazie agli aiuti economici di suo fratello Riccardo si trasferì a Parigi, studiò alla scuola di A. W. Bouguerau e J. P. Laurens per quattro anni, accanto agli Impressionisti, e in quel periodo conobbe la propria moglie, Lina Rebecca, che sposò nel 1895.
Nel 1893 debuttava al Salon di Parigi con l'opera Chioggiotti alla briscola, partecipò anche alle mostre della Societè des artistes français nel 1894, guadagnando una medaglia di bronzo, nel 1895 e 1896.



La stessa opera, esposta nel 1895 alla prima Mostra internazionale di Venezia, fu acquistata dal Museo di Udine. 
Di ritorno dalla Francia, si trasferì a Venezia, nel 1985,  si dedicò allo studio del paesaggio, lo perfezionò, sviluppò a Venezia la propria attività, si spostava spesso, a volte con  lunghe permanenze, nel Bellunese e nel Friuli Venezia Giulia.



Nel corso di questi anni, a Venezia, all'interno della  Scuola vecchia di Santa Maria della Misericordia, allestì una delle più importanti collezioni d'arte del tempo, tra i quadri più illustri figuravano opere del Tintoretto, di Tiziano e Veronese, ma la seconda guerra mondiale era  in corso,  per evitare che  le opere cadessero in mano ai tedeschi,  le aveva  portate da persone fidatissime al fine di salvarle. Le sue migliori opere,  riconosciute dai critici  sono il Ritratto della moglie,



Sulle orme di S. Marco, Il racconto del missionario, Il ponte del Redentor, 




Il ponte sulla laguna, Vele e numerosi paesaggi di Venezia dal vero. 


Ogni aspetto di Venezia è stato catturato e impresso nelle tele, dove si ravvede ancor oggi il grande amore per questa città...






Nel 1942 collabora alla realizzazione delle scene per il film Canal Grande.


Partecipò a quasi tutte le Biennali, dove allestì anche due personali una 1910 l'altra nel  1935. Fu presente  a mostre in Italia Torino, Milano, Roma, Trieste… e all’estero Parigi, Vienna, Budapest, Varsavia, Hensilki, Riga…, in cui fu ripetutamente premiato. 
Inoltre per  la sua buona conoscenza di arte antica,venne selezionato a partecipare alle commissioni tecniche per le grandi mostre di Tiziano nel 1935, Tintoretto nel 1937 e del  Veronese 1939.
Morì improvvisamente a Venezia nel 1943.
Nel 1948 venne allestita una sua personale postuma 
Il regista Tinto Brass è suo nipote








mercoledì 17 ottobre 2018

Carlo Pasta e la ferrovia del Generoso


                        Carlo Pasta e la Ferrovia del Generoso


Carlo Pasta, era un medico chirurgo nato a Mendrisio, 5 novembre 1822, è stato un medico e politico svizzero-italiano.
È stato deputato per due legislature, per il partito conservatore, al Consiglio nazionale dal 1875 al 1878.
Fu l' artefice del turismo sul monte Generoso, colui che ha voluto la costruzione del primo albergo montano (Bellavista), e successivamente della ferrovia a scartamento ridotto che collega la vetta  con Capolago, inaugurata nel 1890. Il 5 novembre 1893, dopo aver riscattato la ferrovia, mentre stava recandosi in treno dal Bellavista alla vetta, fu colpito da un improvviso e fatale attacco cardiaco. Nel 1895 in sua memoria venne collocato nel cimitero comunale il monumento che lo ritrae con lo sguardo rivolto al Generoso.



Il Generoso è montagna che può essere gustata in diversi modi.
 La si apprezza per il suo paesaggio variato; dolce verso la valle di Muggio, aspro dove strapiomba sul Ceresio, stupendo il panorama .



 C'è chi lo frequenta per la ricchezza della sua flora e della sua fauna, per le curiosità della sua geologia.
 Sulle vie che hanno fatto la storia della montagna, seguendo gli itinerari e possibile immergersi in due epoche 
diverse .




Il Generoso si raggiunge  prendendo il trenino a cremagliera alla stazione di Capolago, si percorono 9 km,  e si raggiunge  un'altezza di 1704 metri, la velocità consente di poter ammirare il panorama.
In alcuni punti guardar fuori dal finestrino, nel vuoto, fa girare la testa.






Sono solo due  le stazioni intermedie, una per dare il cambio al trenino che scende, e una in un punto panoramico: Il Bellavista, le carrozze sono semplici, con sedili di legno.




  
Lunga è la storia di questo trenino, e curiosa.
Realizzata nel 1890, voluta dal dott. Pasta, la ferrovia serviva gli alberghi Vetta e Kulm  in posizione panoramica, sotto la vetta del Generoso. Il biglietto costava 14.- fr (enorme per l'epoca), ma già nel primo anno furono trasportate 20.000 persone. Comunque nella sua centenaria esistenza, la ferrovia è quasi sempre stata in passivo e la proprietà passò più volte di mano.
Sotto la copertura di un consorzio di banche e per fini strategici, dal 1914 fu tenuta artificialmente in vita dall'esercito italiano.
Poi, nel 1940, Mussolini disse "non ci interessa più" e fu ceduta a nuovi proprietari che si accinsero a smantellarla, furono fermati da un indignato Gottlieb Duttweiler, che nel 1941, compra la ferrovia, il 27 marzo1947, il trenino riprese a salire verso il Generoso, dove vent'anni fa la Migros ha costruito il nuovo albergo. 




La tratta arrivava  fino alla vetta già da 125 anni, mentre la nuova costruzione di Mario Botta, Il fiore di pietra è stato costruito da poco. Ai tempi l’Hotel Kulm e la chiesetta 



 a fianco troneggiavano dalla vetta, ora l’hotel è sparito ed è stato costruito il Fiore.




 Il Fiore è una costruzione molto bella, dall’altra dispiace che la vecchia sia stata demolita. 
Ancora oggi la Migros, contribuisce a sostenere la ferrovia, in cima alla vetta, il panorama che si offre è grandioso, nelle giornate limpide si ammira la Regione dei Laghi, di fronte la Pianura lombarda sino agli Appennini e sulla catena alpina dal Gran Paradiso al Cervino, dal Monviso al Monte Rosa.
Ad ammirare, questo bellissimo panorama, si sono susseguiti illustri personaggi, dalla regina Margherita di Savoia, il principe di Napoli futuro re d'ltalia, Enrichetta di Sassonia, re Boris di Bulgaria con la regina Giovanna di Savoia, il romanziere Hector Malot, la poetessa Ada Negri e tanti altri richiamati dal fascino di questa montagna.

domenica 7 ottobre 2018

ARTE E DILETTO

                                   ARTE E DILETTO
la Pinacoteca Zust si è arricchita di un'importante collezione, 34 dipinti, anfore,album di studi, medaglie e diplomi...Grazie ad un lascito della signora Valeria Morelli Razzini, deceduta nel 2014, nipote della pittrice Valeria Pasta Morelli.
Un lascito in onore della nonna, Valeria Pasta Morelli, per onorare e far conoscere un'artista sconosciuta, volendo che i lavori della nonna rimanessero nella sua terra.

                                                       

Siamo a cavallo tra il 1850 e il 1900, in un periodo storico, non facile per le donne, molto spesso, nei ceti più bassi, non ricevevano nemmeno un'istruzione, ed avevano ruoli spesso confinati all'ambito familiare.



Valeria Pasta nata a Mendrisio nel 1858,  è stata una delle poche ragazze a frequentare l'Accademia di Brera, a Milano, dove raggiunse ottimi livelli, tanto da raccogliere premi e riconoscimenti, anche la Gazzetta Ticinese, le riconosceva il ruolo di "esimia giovane  artista", elogiando un suo dipinto realizzato per il Carnevale di Mendrisio.
Valeria Pasta, era un ragazza della borghesia ticinese, sino a ieri, sconosciuta ai più, legata proprio a Mendrisio, ai suoi monti e ai molti palazzi storici. 



 Il matrimonio di Valeria Pasta con un alto un alto funzionario dell’Esercito Italiano, Morelli appunto, metterà fine le sue ambizioni, il ruolo di una signora benestante era dentro l'ambito familiare, l’unico ritenuto adatto a una donna della sua posizione: si dedicherà così principalmente alla ritrattistica e alla pittura di vasi in ceramica.


ritratto di famiglia Valeria Pasta Morelli

In molti dei suoi quadri presenti alla mostra  viene ritratto il figlio..


Valeria Pasta il filglio Valerio

Era un mondo diverso, le signore con una posizione sociale, gestivano la casa e le pubbliche relazioni,  non importava  che avessero raggiunto un buonissimo livello, non valorizzavano i riconoscimenti, la  loro formazione accademica, non fecero mai della loro passione un'attività, una professione, una fonte di reddito, mettevano le proprie creazioni al servizio delle varie raccolte fondi.
Come Valeria Pasta Morelli, altre donne artiste, attive nel Canton Ticino negli stessi anni, come Marie-Louise Audemars Manzoni, 



 Marie Luoise  Manzoni
Giovanna Béha-Castagnola, Adele Andreazzi, 


Adele Andreazzi

Olga Clericetti, Elisa Rusca, Antonietta Solari e Regina Conti anch'esse apparteneti a famiglie della borghesia locale, che coltivavano privatamente la loro passione per l'arte, e si esercitavano per lo più negli studi di pittori affermati,  Bartolomeo Giuliano, Sebastiano De Albertis, ma sopratutto uno dei maestri più apprezzati Gioachino Galbusera, che nel suo atelier teneva molti corsi.



 Gioachino Galbusera


La mostra Arte e Diletto, ci ha regalato una serie di quadri inediti, ci ha riportato indietro nel tempo, siamo entrati nelle case di queste signore, ammirando le scene domestiche che loro stesse imprimevano nelle tele, abbiamo respirato l'aria di tempi antichi
Sono entrata  nella vita di Valeria Morelli,


Valeria Pasta la lettera

 ho scoperto delle opere di una dolcezza infinita, ma sopratutto usi e costumi di quel tempo.




Valeria Pasta 


Era la figlia del noto dottor Carlo Pasta, un medico chirurgo, le cui origini  italiane, divenne consigliere nazionale, a lui si deve la ferrovia che conduce in cima al Monte Generoso, come il primo albergo sulla stessa montagna, voluto con testarda decisione. Carlo Pasta, 
ritratto di Carlo Pasta 


divenne noto  per il suo spiccato spirito imprenditoriale. E' innegabile che su Valeria, sulla sua crescita artistica, abbia influito molto l'influenza dello zio, Bernardino Pasta, anch'esso pittore, abile ritrattista molto apprezzato tra la cerchia degli Induno. 





Grazie  a questa mostra ho potuto ammirare opere ed artiste che sarebbero rimaste dimenticate, forse non conosciute ma di ottima fattura 


domenica 9 settembre 2018

Val di Cembra e le piramidi di terra

                         Val di Cembra e le piramidi di terra 

In Val di Cembra, sulle montagne del Trentino, troviamo un gioiello della natura unico nel suo genere. 



Sto parlando delle piramidi di terra di Segonzano, formazioni che arrivano ad un'altezza di venti metri,  e che spesso presentano una pietra che funge da cappello, generalmente , raggruppate a “canne d'organo”.
Sono i cosiddetti "omeni di Segonzano", piramidi e colonne di terra formate dall'erosione delle acque.
Troviamo il parcheggio e il centro visitatori, con la biglietteria. 
Da qui parte il sentiero segnalato che permette di visitare i vari gruppi delle piramidi di terra situati sul versante della montagna. 




Il primo gruppo è abbastanza vicino, circa 20 minuti, poi ci si immerge nel bosco,  bisogna armarsi di pazienza  ci aspetta una scarpinata  in salita.

Numerosi sono i cartelli descrittivi lungo il sentiero.  



Nel corso dei millenni, i movimenti del ghiaccio, hanno causato il decadimento delle creste e la decadenza sui fianchi della montagna, mentre a valle  l’azione erosiva dell’acqua ha poi dato origine alla formazione di incisioni profonde e vallette parallele.
Le gocce di pioggia, cadendo sul terreno,  smuovono le diverse  particelle, che esercitano l'erosione  che aumenta con la pendenza.
Ma la natura, ha mille risorse, e grazie alla copertura vegetale, il terreno non viene asportato, modera l'erosione dell'acqua, con  le radici, il muschio, le foglie, che riescono a trattenere la terra in modo efficace.
La forma classica è quella di un tronco a cono sormontato da un masso, definito Cappello..



Ha una grande importanza sulle piramidi, la presenza del "Cappello", perchè protegge la  piramide, la  forma più adeguata del "Cappello" è quella di un lastrone squadrato inclinato verso la valle, come un tetto che le preserva.
La perdita del masso, lascia la piramide con una forma appuntita, queste, sono in genere, di minore altezza,  senza alcuna protezione dagli agenti atmosferici, che nel corso del tempo ne determinano, il disfacimento.
Nel 1976 con il violento terremoto del Friuli,  che è stato avvertito anche a Segonzano, molte piramidi persero il loro cappello, mentre altre, più alte e più snelle resistettero, vacillando, ma non accusarono danni...
Anche l'uomo ha contribuito a danneggiare, quello che la natura ha creato,  si narra che durante la Grande Guerra, una batteria di cannoni si esercitasse ai tiri, sparando a molti blocchi di copertura,  causandone così nel tempo l'estinzione.



Una piramide, situata nel II gruppo ha un cappello veramente notevole del peso valutato in circa 100 quintali.
E' possibile fermarsi per un po' e godere del paesaggio, sulle panchine che si trovano durante il percorso.
Nel 1959  si fotografò la zona,  che vennero confrontti con documenti  fotografici risalenti probabilmente alla fin del 1900, in poco più di 60 anni molte piramidi sono scomparse  la più  antica documentazione è quella del pittore  Albrecht Durer.
Il pittore, forse a causa di una piena del fiume Adige, dovette deviare il suo percorso per raggiungere Venezia,  e raggiunse così Faver, il Castello di Segonzano e le piramidi. 
Dedica così alla Valle di Cembra tre opere:



Paesaggio alpino con al centro il Dosso di Segonzano: in alto a destra le  piramidi, a sinistra le pendici dei Monti  di Sover,e sullo sfondo le montagne di Fiemme 
"Castello alpino " ...un'immagine del Castello di Segonzano a fine 400



ma paradossalmete il più conosciuto acquarello rimane :
 " Castello in rovina sulla rupe"




Non si conosce  un' altro luogo in Europa,  che possa vantare ben sette acquerelli così antichi e sicuramente ambientati sul posto come quelli dipinti da Dürer in Trentino, e tre di questi sono dedicati alla valle di Cembra.