il filo dei ricordi-racconti

domenica 16 febbraio 2020

I mendicanti nell'arte

   I Mendicanti nell'arte

Oggi nel 2020, in un clima di incertezze future, di ogni tipo, lavorativo, economico, di buona salute, di civiltà,  anche se sembra impossibile,  che mentre si  gira per le strade delle nostre città,  si possano vedere persone, essere umani come noi,  seduti agli angoli delle vie, che chiedono la carità....
Sotto i porticati,  si vedono  coperte sporche e cartoni che fungono da materassi, per persone che  dormono all'addiaccio, si stima che in Italia ci siano 5 milioni di persone che vivono in condizione di povertà assoluta, mentre i poveri aumentano, i miliardari sono sempre più ricchi, e da indagini sulla rete in Italia sono 342.....
La giustizia sociale, il tema di cui i nostri rappresentanti si riempiono la bocca è sempre attuale, oggi come  nel corso dei secoli,  la povertà è  sempre  stata una costante, oggi  con internet, attraverso gli  smartphone, i giornali, viene quotidianamente presentata, mentre nei secoli scorsi attraverso la pittura è stata rappresentata da diversi artisti.
La storia ci racconta di pellegrini, e vagabondi, di zingari, di prostitute, o cortigiane, e poi di banditi.
E' nel 1600, che  i poveri vengono più rappresentati nella pittura, la pittura di genere, quotidiana, quella che ci racconta il modo di vivere di quei tempi.

Si deve però fare una distinzione tra poveri e miserabili, tra i poveri di città e i poveri delle aree rurali.
Il povero in condizioni normali, era una persona che lavorava viveva grazie al frutto del proprio lavoro, aveva una casa dove tornare, ma non aveva scorte, bastava una  disgrazia, una calamità esterna, per cadere al di sotto del livello minimo e in un attimo  si ritrovava ad essere  un  miserabile, senza casa, senza lavoro, costretti a vivere di espedienti.
Gli uomini rubavano, le donne si prostituivano, vendevano se stesse, le tariffe erano chiamate lumi, perché secondo la prestazioni utilizzavano delle candele che  misuravano il  tempo,  vendevano i capelli,  i denti, mentre le più furbe o fortunate diventavano cortigiane.
Murillo Esteban Bartolomé

La povertà veniva così rappresentata: 
Bartolomé Esteban Murillo, nato a Siviglia, 1º gennaio 1618  morì a Cadice, 3 aprile 1682), un esponente importante  del barocco spagnolo famoso per la realizzazione di soggetti religiosi ma conosciuto anche per i suoi dipinti riguardanti fanciulle e ragazzi: dal candore delle Ragazze con i fiori 



al realismo vivo dei suoi bambini della strada, zingarelli



 

ragazzo col cane 



 o mendicanti, 


il piccolo mendicante 

Giacomo Ceruti detto il pitocchetto, Milano, 13 ottobre 1698 – Milano, 28 agosto 1767 un pittore in controtendenza, molti artisti di quel tempo  preferivano le committenze aristocratiche,  le  cui opere erano proprio la narrazione dei riti e dei preziosi orpelli del mondo aristocratico.
Il  Ceruti s’interessa invece al mondo degli umili,




 dei contadini,








 dei ragazzi di strada,


 alle lavandaie,



 dai mendicanti agli straccioni, 





ai  mestieri per lo più umili




 ecco perchè il soprannome di Pitocchetto,  in dialetto lombardo, gli umili venivano definiti   i “pitocchi”, li rappresentava a grandezza reale in tele di grande formato, cogliendo in  ogni personaggio l' individualità,  una verità umana, una storia personale non svuotata ma ricca di dignità . 
Jacques Callot:
nato a Nancy nel 1592 e morto nello stesso luogo nel 1635, è un disegnatore e scrittore francese,  conosciuto per una serie di diciotto incisioni intitolata “Le grandi miserie della guerra”,




 è considerato un maestro della incisione.
Disegnò e incise vagabondi laceri e figure di  nani,



 
 gobbi, 


 e mendicanti 



 tra Seicento e Settecento, utilizzava come modelli le opere dipinte del pitocchetto mentre  il Caravaggio rappresentava  la diversità dei benestanti 


Caravaggio Madonna dei pellegrini


Gian Battista Carlone: nacque a Genova nel 1603,  dipinse la compagnia dei mendicanti, o dei baroni oltre ad altri temi religiosi,


compagnia dei mendicanti

Harmensz van Rijn Rembrandt:
considerato uno dei più grandi pittori della storia dell'arte europea e il più importante di quella olandese. Il suo periodo di attività coincide con quello che gli storici definiscono l'età dell'oro olandese, anche lui dipinse i mendicanti





domenica 9 febbraio 2020

Antonio Canova  e  Bertel Thorvaldsen



Milano dicembre 2019, Gallerie d'Italia,  sono qui emozionata davanti a delle opere meravigliose....



 La mostra Canova e Thorvaldsen, è stata allestita e realizzata grazie alla collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, con il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo, grazie ai prestiti concessi dai tanti musei del mondo e dalle concessioni di collezionisti privati, italiani e stranieri per consentire alle Gallerie d'Italia di Piazza della scala a Milano di organizzare una mostra molto molto bella, ben fatta, dove non c'è altro che bellezza.



Dal mondo sono giunte a Milano 160 opere che ci hanno  permesso di  confrontare, i due artisti, seguendoli nel loro percorso di vita sia personale ed artistica. 
Canova giungeva a Roma da Venezia, viveva da 18 anni nella capitale, quando vi giunse  il  giovane Thorvaldsen, nel 1797, da Copenhagen. 



  Canova  
                                                                   
Bertel Thorvaldsen

La città che ospita i due protagonisti, è Roma, ricca e grande, la città del mondo, dove molti artisti hanno avuto la possibilità di esprimersi, e in questo specifico caso, hanno avuto modo di confrontarsi.
A Roma in quel periodo si incontravano i maggiori protagonisti dell’arte neoclassica. 
E proprio a Roma, che i due maestri aprirono le loro  botteghe, veri e propri ateliers con molti collaboratori e allievi; fu proprio lì che Canova sviluppò  le innovazioni tecniche che vennero poi utilizzate anche dal rivale; era una vera e propria gara fra loro, volevano arrivare alla perfezione ideale del mondo classico  volevano superare gli antichi.


studio Canova 

studio thorvaldsen 
Scolpirono opere immortali, ammirate e desiderate, marmi, bozzetti, disegni, opere famosissime.

Per oltre 20 anni, si sfidarono sugli stessi temi, sugli stessi soggetti, sempre in competizione, tanto che la loro presenza ha fatto di Roma la capitale della scultura moderna.
Ognuno di loro, dava la propria interpretazione su  figure dell’antica mitologia, come le Grazie, 


Canova  particolare

le tre grazie Canova 


Thorvaldsen le tre grazie particolare

Le tre grazie Thorvaldsen







Amore e Psiche, 


Thorvaldsen



                             Canova 


Venere,
Canova 

Thorvaldsen



 Ebe. 
Canova 

Thorvaldsen


Rappresentavano nell'immaginazione pubblica  il ritorno dei grandi temi della vita e della morte, il percorso troppo breve della giovinezza, l’incanto della bellezza, le seduzioni  e le delusioni dell’amore,  rappresentazioni più  gentili e sensuali quella del Canova,  molto più caste  e austere quelle di Thorvaldsen.
In questa mostra sono state radunate, le statue più belle dei due artisti, il marmo a confronto   ci racconta la storia e l'evoluzione dei due artisti.
I due maestri, a quei tempi erano considerati, delle vere star  internazionali,  si fecero molti autoritratti,  ma vennero ritratti da molti altri artisti del tempo, anche le loro botteghe divennero il soggetto di quadri, così come le loro sculture,  che oggi sono le  testimoni  della loro fama; 
Dai ritratti che loro eseguirono a sovrani, artisti, letterati,  l’immagine di Napoleone I
 Canova 

Canova 

apoteosi di Napoleone Thorvaldsen

 e del lombardo G.B. Sommariva, 




che erano i più grandi collezionisti, delle loro opere,  quindi  prediletti da entrambi, le  fortunatissime, statue  di Venere, Cupido, Amore e Psiche, Ebe, Ganimede e il «pastore errante», 


Canova 




 in questa mostra  a chiudere il percorso espositivo sono i bellissimi  gessi, tutti di Fondazione Cariplo, 




oltre  bassorilievi Rezzonico, dominati dalle figure di Omero e Socrate.




Antonio Canova,  nasce l'1 novembre 1757 a Possagno, vicino Treviso, rimane orfano a soli quattro anni e verrà cresciuto dal nonno paterno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale di discreta fama.


Adone 


A Venezia, da apprendista  scolpisce le sue prime opere classiche, rappresententando le figure mitologiche di Orfeo e Euridice, Dedalo e Icaro e Apollo.




Nel 1779 Antonio Canova si sposta a Roma per frequentare le lezioni di nudo dell'Accademia di Francia e del Museo Capitolino; qui studia la scultura antica ed entra in contatto con artisti ed intellettuali che credevano in un nuovo ritorno al classico.
La prima opera scultorea realizzata a Roma è il Teseo sul Minotauro, dove Teseo è raffigurato seduto sul Minotauro dopo la lotta, per rappresentare vittoria della ragione sull'irrazionale.
Tra il 1783 ed il 1810 Antonio Canova realizza molte sculture in marmo, sempre eleganti e classiche nelle forme, levigate al punto di avere un aspetto liscio e traslucido; da ricordare la Venere Italica, dalla bellezza perfetta idealizzata dell'artista, Amore e Psiche che oggi si trova a Parigi al Museo del Louvre, Ebe, Venere e Adone, le eleganti e sensuali Tre Grazie.
Quando i Francesi occuparono Roma, nel 1798, ritornò a Possagno dove si dedicò alla pittura: in due anni, dipinse molte delle tele e quasi tutte le tempere che oggi sono custodite nella sua Casa natale di Possagno.
Gipsoteca 

Casa di Canova e Gipsoteca 


A Roma  realizza diversi  monumenti funebri, quelli  dei Papi Clemente XIII e Clemente XIV e la stele funebre del Volpedo, nel 1798 riceve la commissione per il Monumento funebre di Maria Cristina d'Austria a Vienna, mentre a Firenze realizza il Monumento funebre di Vittorio Alfieri.
Antonio Canova è tanto conosciuto, che viene incaricato da Napoleone Bonaparte di scolpirlo nella eroica nudità di Marte Pacificatore, che non venne però apprezzato,  mentre Paolina Borghese venne raffigurata come Venere Vincitrice   le parti scoperte  vennero rivestite di cera rosata per dare  un aspetto umano, anche se la composizione precisa, emana una freddezza tipicamente neoclassica.



Antonio Canova trascorre gli ultimi anni della sua vita nel  suo paese natale lavorando al disegno di un cattedrale che in seguito diventerà la chiesa parrocchiale,  

le spese del materiale per la costruzione furono messe a disposizione dallo stesso Canova, mentre la manovalanza era tutta di cittadini che volontariamente lavoravano alla costruzione,  la chiesa  verrà finita dieci anni dopo la sua morte avvenuta a Venezia, in casa di un amico, il 13 ottobre 1822.



Bertel Thorvaldsen nacque nel 1770 a Copenaghen da una famiglia di poveri artigiani. Abile nel disegno, a 11 anni entrò all'Accademia di Belle Arti per diventare scultore. Lasciata la Danimarca, si stabilì a Roma, dove divenne famoso e ci rimase per circa 40 anni.




 Conosciuto in tutto il mondo  ritornò  in Danimarca,  per assumere un ruolo importante, nella vita culturale dell'epoca, realizzò lavori su commissione per il Papa,



papa Clemente




 per Napoleone e per numerose famiglie reali europee. 


          apoteosi di Napoleone 

 e per numerose famiglie reali europee. 
Thorvaldsen morì nel 1844; la sua tomba




 si trova nel cortile centrale del museo a lui dedicato nella sua città: Copenaghen.