il filo dei ricordi-racconti

domenica 12 maggio 2019

La moglie segreta del Re Sole

  La moglie segreta del Re Sole

Anche questa volta, una mostra ci permette di conoscere una donna che ha fatto parte della storia di Francia, ci racconta di una delle relazioni più intime e segrete del Re Sole.
Sono passati 300 anni dalla morte della Marchesa di Maintenon, la moglie segreta  del re Luigi XIV, il Re Sole.
Il suo nome per intero era  Françoise d'Aubigné, nata da Constant d'Aubigné, figlio del poeta Théodore Agrippa d'Aubigné e Jeanne de Cardilhac.
Nata nella prigione di Niort il 27 novembre 1635, dove era rinchiusa tutta la sua famiglia a causa dei debiti e delle accuse di spionaggio di cui era accusato il padre.
Viene affidata ad una zia, Madame de Villette, sua zia paterna, al castello di Mursay, a nord di Niort, dove passò i primi anni della sua vita. La famiglia uscì di prigione nel 1642,  tentò di rifarsi una vita e una nuova reputazione all’estero. Salparono quindi per la Martinica, nelle Antille, il padre avrebbe dovuto essere il governatore dell’isola di Marie Galante. La piccola Françoise,  era affascinata da quelle isole, rivestite di fiori e foreste e popolate da indiani e bucanieri, la bambina era  felice, ma ancora una volta durò poco. Il titolo di governatore non fu ufficializzato e la famiglia si trovò in gravi ristrettezze economiche; così, nel 1645, il padre ritornò in Francia, cercando di farsi riconoscere il titolo di governatore dell'isola di Marie-Galante, titolo che non gli fu mai riconosciuto.
Questo soggiorno  le darà il soprannome di « bella indiana ».
Nel 1647, Françoise, ritornò in Francia con la madre e i fratelli,  appresero  la notizia della morte del  padre, che aveva lasciato solo debiti, la madre decise di abbandonare Françoise, e di tenere solo i figli maschi, venne così affidata di nuovo a Madame de Villette, che l'accolse amorevolmente, come una vera figlia, in seguito ci fu il problema della  religione, la zia era protestante, ma alla sua nascita Françoise, era stata battezzata nella religione cattolica. La Francia, in quel periodo, subiva ancora le conseguenze delle guerre di religione, quindi la sua madrina, Madame de Neuillant, fervente cattolica, ottenne dalla regina madre Anna d'Austria, una lettera per recuperare Françoise e permetterle di praticare il cattolicesimo.
Madame de Neuillant, che voleva salvare le apparenze davanti ai regnanti, e apparire come una  buona cattolica,  era una donna ricca ma molto  avida e poco amorevole di sentimenti, non voleva spendere nessuna cifra, per la ragazzina.
La povera Françoise doveva pulire, spazzare, lucidare ogni angolo della residenza, Françoise non si ribellava , ubbidiva ad ogni pretesa, anche alle richieste più strane, mai una lamentela o un segno di sofferenza.
Nel frattempo, la bambina cresceva e si trasformava in una graziosa adolescente. Aveva un viso dolce e regolare, animato da vivaci occhi neri, e lunghi capelli di un bel castano dorato. Stando ai suoi contemporanei, era alta e flessuosa e aveva una splendida carnagione.




Il fatto che fosse una bella ragazza, la paura che qualche pretendente la chiedesse in sposa e pretendesse una dote era diventato una fonte di preoccupazione per la zia, che non intendeva spendere denaro per l'orfanella, decise quindi di rinchiuderla in un convento delle orsoline di Parigi.
Anche nell'ambiente del convento,  Françoise dovette pagare con mortificazioni e digiuni il fatto che, per una parte della sua infanzia, fosse stata accudita da una zia protestante, e con la quale professava la stessa religione.
Un periodo veramente buio, che riuscì a superare grazie all'aiuto di suor Celeste, che la aiutò a trovare una profonda fede in Dio, cosa che l'avrebbe sostenuta nei momenti difficili, era però evidente che, malgrado fosse molto credente, non era adatta a fare la suora e venne rimandata dalla zia, la quale trovò un modo per liberarsi definitivamente e senza spese della nipote, la diede in moglie  al poeta burlesco Paul Scarron, più vecchio di 25 anni, con un aspetto orribile, grande fumatore di oppio, aveva denti color del legno, occhi grandi sporgenti, un corpo deforme e paralizzato in seguito ad un tuffo nelle acque gelide di un fiume alcuni anni prima, disposto a sposare Françoise senza alcuna dote.



La scelta era o il matrimonio o il convento, lamentarsi non sarebbe servito, accettò di sposarsi e accudì il marito, mentre lui le insegnava la poesia, l'arte della conversazione.
Nel salotto lettterario gestito dal marito giungevano nomi che godevano di una grossa fama, Françoise partecipava con entusiasmo agli incontri, sapeva intrecciare buone relazioni con tutti.
Nel 1660 il marito muore, e si ritrova ancora una volta povera ma con una acuta e brillante cultura, e molte conoscenze, queste utime le permisero di ottenere una piccola pensione per mantenersi, scongiurando ancora una volta l'entrata in convento. 
Per tre anni, ebbe una relazione con il marchese Louis di Mornay, ma essendo contro ai suoi principi religiosi lei stessa mise fine alla storia.



 Consapevole di essere povera, capì che nella corrotta Versailles c’era una sola merce rara: la virtù. Non avendo altro divenne una donna pia e devota, la fama di donna seria e religiosa la precedeva nei salotti mondani di Parigi dove conobbe la favorita del re Luigi XIV,  la marchesa di Montespan, era  la donna più bella del tempo, bionda alta con due grandi occhi azzurri, che  avevano  ammaliato il re Luigi XIV, tanto da offrirle poteri al pari di quelli della regina.


marchesa di Montespan

La  marchesa di Montespan, cercava una bambinaia per i figli che aveva avuto con il re, era più interessata a se stessa, che ai suoi figli.

Quando conobbe Françoise, ne  apprezzò le doti : modesta, discreta, perennemente vestita di nero, priva di gioielli e molto religiosa, sarebbe stata la bambinaia perfetta per i figli del re, e sopratutto non avrebbe attirato l' attenzione del re.


Françoise 

Era il 1669, Françoise, adorava i bambini, voleva migliorare il suo stato sociale, accettò il lavoro, si installò in un grande alloggio nelle vicinanze della capitale, mantenendo il riserbo, vedendo  il re in occasione delle visite in incognito ai propri figli. IL lavoro con la marchesa di Montespan, si rivelò difficile,  le rinfacciava spesso di essere di umilissime origini, di aver sposato un invalido, e la considerava una bigotta perchè era molto religiosa, ma era abituata alle cattiverie della zia, sopportò anche le umiliazioni della nuova padrona.
Malgrado fosse sposata, la marchesa di Montespan, nel corso della relazione con il re, che durò dieci  anni, diede otto figli al sovrano.
Françoise, si affezionò ai figli illegittimi del re, trattandoli come figli suoi,  quando morì la prima figlia, il re, si rese conto della sofferenza  della governante, che sembrava più profonda di quella della madre.  Il secondo figlio Luigi Augusto le fu affidato subito dopo la nascita, soffriva di rachitismo e tra di loro si instaurò un rapporto particolare, con cadenza annuale nasceva un nuovo figlio del re si trovò così ad allevare  anche il terzo e il quarto,  fino all'ottavo figlio.




Nel 1674 i figli del re vennero legittimati.la situazione con la sua padrona divenne sempre più complicata e chiese rinunciare all'incarico, il re per convincerla a restare,  le diede una gratifica sostanziosa.
Nel 1675, Françoise insistette col re, sfidando i capricci della marchesa de Montespan, che era assolutamente contraria,  per poter portare il suo secondogenito a fare delle cure termali a Bagéres, una località sui  Pirenei.

Bagéres

Il piccolo Duca del Maine, che soffriva di rachitismo, era impossibilitato a stare in piedi, dopo diversi mesi di cure rientrarono a corte, si presentarono al re,  tenendo per mano il piccolo, che era in grado di camminare. 
Il re rimase molto colpito dall'interesse che  aveva verso i bambini e le fu molto grato per i progressi del figlio.
Da quel momento divenne  per Luigi XIV la donna con cui allevare i suoi bastardi. 
Luigi XIV era sposato con Maria Teresa D'Asburgo  da quel matrimonio erano nati 6 figli, ma nessun sentimento d'amore, pare che la regina mangiasse aglio proprio per non essere avvicinata dal re che non sopportava il suo odore.


Maria Teresa D'Asburgo

Fin dai primi anni, il re aveva cercato compagnia di altre donne,  passando da un'amante all'altra, che lo seguivano anche nelle campagne militari, la marchesa di Montespan era riuscita ad avere un posto privilegiato nel cuore del re, ma i suoi continui capricci lo stavano stancando, ingelosita rese ancor più pesante  il suo atteggiamento verso Françoise,  minacciò di licenziarla, non ebbe il tempo di allontanarla dalla corte perchè  nel 1680,  si scoprì che la Montespan,  si era rivolta a streghe e fattucchiere, che somministrava al re filtri d'amore a base di urina e escrementi di capra per tenerlo legato a se, celebrando regolarmente anche messe nere, subì  una serie di processi che le rovinò la reputazione e destò scandalo in tutta la Francia.
La favorita del re cadde in disgrazia e il re la abbandonò.




Françoise, nel corso degli anni, migliorò la sua condizione sociale, si interessò al commercio di tabacco, acquistò una compagnia mercantile, una sorta di riscatto dalla povertà che fin dalla nascita era stata una compagnia sgradevole, con i guadagni ottenuti comprò un delizioso castello nella tenuta di Maintenon  e il titolo di Marchesa, divenne così Madame de Maintenon, nel castello si trasferirono anche i figli del re.
Il re cominciava a gradire la compagnia di Françoise, sebbene modesta era ancora attraente curava molto il suo aspetto, si massaggiava le mani con creme alle mandorle e usava impacchi per rendere morbidi i capelli  e si lavava il viso con acqua di rose, 
Si racconta, inoltre, che cucisse sacchetti di lavanda all’ interno delle sue gonne, camminando  lasciava una scia profumata che incantava il re, molto diversa dall’aroma di aglio della regina.
Pur gradendo le attenzioni di Luigi, Françoise voleva restare una donna rispettabile.
 Dopo la morte della regina Maria Teresa nel 1683 il re decise  di unirsi in matrimonio e la notte fra il 9 e il 10 ottobre, con una cerimonia segreta Françoise divenne  la  moglie morganatica del re, che vuol solamente dire  che non avrebbe avuto diritto a nulla, a nessun diritto di successione, alla morte del re.
IL matrimonio rimase segreto, non era ne sposa ne amante dichiarata, era trattata da regina nel privato,  ma esclusa nella vita pubblica, aveva la stima del re e la confidenza,  ma non poteva avere un influenza incondizionata sulle decisioni politiche.
E' stata accusata di essere stata la causa di ogni male.
 Gli storici oggi, non sono certi che il suo ruolo sia stato la causa del declino della Francia che in quel periodo era in guerra con quasi tutta l'Europa.
Nel 1686 fonda il collegio di Sain-Cyr, e la Maison Royale de Saint-Louis, dove verrà sepolta,  riesce a realizzare  le opere  in tempi rapidissimi e con un ampie possibilità economiche, sembra sia   l' unico omaggio ufficiale avuto da  Luigi XIV,
  "il solo segno visibile di quel reciproco impegno contratto nel segreto".
 L' idea di provvedere all' educazione e alla dote di 250 fanciulle provenienti da famiglie della nobiltà povera , era dovuto proprio  alla sua stessa esperienza.  
Tre giorni prima della morte del re,  avvenuta nel 1715 si ritirò a Saint-Cyr dove morì nel 1719.
 Lei stessa dettò un epitaffio della propria vita:

" Nella lunga esperienza che ho accumulato - giacché ho superato le 80 primavere - 
ho potuto constatare che la Verità esiste solo in Dio, e il resto non è che questione di punti di vista."

domenica 5 maggio 2019

Il coraggio di Cristina di Belgioioso eroina dimenticata

Il coraggio di Cristina di Belgiojoso eroina dimenticata

Il 28 giugno 1808, a Milano, nacque Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio, in una delle famiglie più illustri dell' alta aristocrazia lombarda, figlia di Gerolamo Trivulzio 





e Vittoria Gherardini,





da tutti chiamata (per fortuna) solamente  Cristina. 
Rimasta orfana di padre all' età di quattro anni, sua madre sposò dopo un anno di vedovanza Alessandro Visconti D' Aragona, 





da cui ebbe un figlio e tre figlie, fratelli a cui Cristina  era molto affezionata, 


Cristina e le sorelle 

si conosce poco della sua infanzia, le uniche notizie che sono giunte fino a noi sono di  una lettera che lei stessa aveva spedito all'amica Ernesta Bisi, dove si descriveva così:
" ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare.Mi credevo decisamente brutta… Dopo la nascita di mio fratello fui data a lui: dovevo farlo giocare  e senza lamentarmi passavo le mie ore di svago a spingere la sua carrozzina… Non ho mai avuto la compagnia di altre bambine”."



Cristina da giovane 

Per volonà maschile, a quei tempi,  il ruolo femminile  veniva confinato  tra le mura delle case, allontanando le donne da ogni studio, che potesse dare autonomia e capacità nel mondo degli affari, nelle famiglie nobili di quel tempo, era normale  insegnare in forma privata canto, musica e disegno.
Ernesta Bisi, pittrice e patriota, era l'insegnante di disegno di Cristina, e nonostante la differenza di età, tra le due si instaurò un rapporto di amicizia che durò tutta la vita, Ernesta Bisi fu colei che custodì tutte le confidenze private della principessa Cristina Trivulzio.


Ernesta Bisi 

Verso la fine del 1820,  sotto la dominazione austriaca, le frequentazioni del patrigno, che venne arrestato e imprigionato nel 1821 con l'accusa di partecipare ai moti di risorgimento, facilitarono l' avvicinarsi di Cristina alle persone più coinvolte nei movimenti di liberazione, che la misero a conoscenza delle tensioni politiche.
All'età di 16 anni, Cristina rifiutò il matrimonio con un cugino, anche questa una prassi normale, sposarsi tra parenti e in giovanissima età,  scelse invece di sposare il principe Emilio di Belgiojoso, nonostante la famiglia si fosse opposta. Era un giovane molto bello, ma proprio per la  sua passione per le donne,  portò nel matrimonio solo la sifilide e un mucchio di debiti.



Il matrimonio con la giovane Cristina, fu per lui una manna dal cielo, visto la  dote cospiqua di Cristina  la somma di 400.000 lire austriache, che oggi corrisponderebbero a 4 milioni di euro.
La mattina delle nozze, il 24 settembre 1824, la giovane ricevette in dono dal conte Ferdinando Crivelli un componimento dal contenuto bizzarro, in pratica si svelava quello che sarebbe stato il futuro che avrebbe avuto con questo matrimonio:  

"Che poi che teco alquanto avrà goduto,
lussureggiando andrà con Questa e Quella,
e invano ti udirem gridare aiuto:
ma come indietro più non si ritorna,
render solo potrai corna per corna".
Dopo pochi anni il matrimonio naufragò, il marito lasciò Cristina per una contessa, e si trasferì a Villa Pliniana a Como, 



ma non divorziarono mai, e se pur con distanza rimasero amici fino alla morte. Cristina respirava aria patriottica all'interno della propria casa, l'amica fidata era una patriota, le sue frequentazioni attirarono l'attenzione della polizia milanese, che fu costretta a fuggire dapprima a Lugano,  dove inoltrò la richiesta di diventare cittadina svizzera. Il governo austriaco, non poteva accettare che un personaggio di spicco chiedesse ad un altro stato la cittadinanza,  intimò alla principessa di rientrare a Milano, rifiutando ogni intimazione del governo austriaco, vivendo all'estero senza autorizzazione, fu considerata pericolosa per l’impero, e  le vennero sequestrati tutti i  beni.


Si rifugiò a Parigi, le sue condizioni economiche erano molto ridotte tanto che inizialmente confezionò pizzi e coccarde per poter vivere,  non frequentava quasi mai i teatri, ma si recava regolarmente alle sessioni della camera e alle prediche sansimoniane.

IL movimento sansimoniano, invitava  a credere  nel progresso, nella scienza e in una visione moderna dei popoli verso l'unità  cosmopolita, l'emancipazione femminile uno degli obiettivi più importanti.
Grazie alla  sua cultura riuscì ad ottenere un lavoro presso un giornale parigino, il “Constitutionel”, risolse i suoi problemi economici e le permise di trovare le sue vocazioni: il giornalismo e in particolare le attività poliche.
L' intervento della madre, gli permise di  tornare in possesso dei suoi beni, acquistò un appartamento nel centro della Ville Lumiére, riacquistò il ruolo che spettava, divenne una donna della scena mondana e intellettuale parigina, 



la sua casa fu il luogo in cui gli immigrati italiani, che combattevano il dominio austriaco, come Vincenzo Gioberti, Filippo buonarroti, incontravano gli intellettuali francesi,  Geroge Sand,  sua carissima amica, Thierry,





 amico per tutta la vita, Alfred de Musset che le fu innanorato e che Cristina ha sempre respinto,



 ospitò anche  Liszt,




 Chopin,



 Heine.



Non abbandnò mai la causa italiana, scrivendo articoli e aiutando i giornali patriottici, e anche molti esponenti.
Cristina Belgiojoso a causa della sua condizione di donna sola,  e del suo comportamento anticonformista, di donna che si dava arie di superiorità e non sottostava alle regole convenzionali. ricette tante accuse, e molte furono le  insinuazioni sul suo modo di essere.
 Persino Balzac, che pure l’ammirava, avendo notato che Liszt si tratteneva in casa sua sino alle undici e mezza di sera, concluse sdegnato: “Cristina non merita più riguardi: è una cortigiana”.

Le  testimonianze della sua bellezza inquietante, superano i documenti del suo percorso intellettuale, che pure era molto 
De Musset esalta l’ enigmatica bellezza della Belgioioso con queste parole: “Aveva gli occhi terrificanti di una sfinge, così grandi, così grandi che dentro di essi mi sono perso e non riesco a trovare la via d’uscita.”
Il poeta “Henry” invece, annota: “Quel volto mi ossessiona giorno e notte, come un enigma, che mi piacerebbe risolvere.”


francesco Hayez ritratto di Critina Belgioioso


La maternità, i mutamenti di scelte interiori, spinsero la principessa a chiudere il suo salotto di Parigi, mantendo  vivi i contatti solo con gli amici più stretti.
Andò  in Inghilterra per parecchi anni  e poi tornò nel suo paese natale, Locate,  dopo un periodo iniziale di sconforto, inizia  a ricevere  nella propria casa persone umili, così come riceveva uomini politici e letterati, ben presto esce dal suo torpore,  il 14 dicembre 1840  Cristina Trivulzio inizia la sua opera di riforma senza farsi intimorire dalle critiche fondate sul pregiudizio. Grazie a Cristina, e ai suoi interventi  dal 1840 al 1847, trasformeranno  il paese  di Locate Trivulzio, nel comune più progredito d’Italia. 

Quando scoppiarono le Cinque Giornate di Milano, nel 1848, Cristina da Roma, riuscì comunque a organizzare un piccolo esercito di 200 volontari da inviare nel capoluogo milanese, si unì ai patrioti della Repubblica Romana, con cui trascorreva ogni sua giornata.
Per incarico di Mazzini dirige e organizza, il servizio delle ambulanze e degli ospedali, diede vita al primo corpo di infermiere laiche, lei si distingue, ancora prima della famosa Florence Nightingale, se pur in sordina. Purtroppo, anche a Roma la rivolta viene  sedata con  l’aiuto dei francesi tanto amati da Cristina.  Anche questa speranza di libertà è tradita dal suo stesso amico Napoleone III,  i contrasti con Papa  IX che l'aveva accusata di principi irreligiosi, in quanto aveva accettato, l'aiuto di alcune donne romane dai costumi facili ma molto molto  utili,  per le cure dei soldati feriti  che giungevano agli ospedali.
Molto delusa salpa su una nave diretta a Malta ed inizia un viaggio che la porterà in Grecia per finire in Asia Minore, giunta nella valle di Ciaq Maq Oglù, oggi si direbbe Ankara in Turchia . Sola  con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi, facendosi fare credito  riesce ad impiantare una azienda agricola. 
Da questo luogo partono lettere all’amica Caroline Jaubert, che diventano articoli e racconti delle sue vicissitudini.  Subi anche un' attentato che ridusse in fin di vita. Riesce così a tirar su un po’ di soldi e continuare a vivere per quasi cinque anni.
Porta la figlia Maria


 Maria Barbiano di Belgioioso


 a Gerusalemme, dove prenderà  la prima comunione. Siamo ormai nel 1855, con l'aiuto  della sorella Teresa,  ritorna a  Parigi.  Ritrova gli amici francesi, che  dopo il tradimento di Napoleone III e di  Roma  aveva perso. Stanca, grazie ad una amnistia, ottiene  i permessi dalla burocrazia austriaca, torna finalmente a Locate.
Nel  suo viaggio in Oriente, venne contattata per dare pareri di carattere medico, all'interno dell'harem, riuscì ad avere un contatto diretto, e degli scambi con queste donne,  scoprì le regole e i meccanismi  che vi vigevano, definendo  la condizione femminile, le donne dell’harem erano  vittime sia delle leggi della società, sia delle leggi  dettate all’interno dello stesso harem.
 Attraverso  tre racconti contenuti in “Scènes de la vie turque”,



 la principessa  fece conoscere  le grandi disuguaglianze tra uomo e donna,  la differenza anche in un legame affettivo,  il destino che veniva comunque determinato dalla condizione sociale. 
In uno dei suoi ultimi saggi, Cristina scrisse,  le sofferenze e le umiliazioni subite dalle donne nel corso della storia, le limitazioni che hanno dovuto superare poter contribuire anche con tante  difficoltà, per raggiungere la via della felicità. In seguito all'Unità d' Italia del 1861  lasciò l'attività politica. 
Garibaldi e Cattaneo l'avevano definita la "prima donna d'Italia" era bella colta intelligente, che lottava per affermare i sui ideali, rischiando personalmente la sua posizione, il suo patrimonio, la sua stessa libertà per paradosso voler liberare i dirittti di tutte le donne 
Da questo momento viene dimenticata da tutti, quasi non servisse più. e si ritirò sul Lago di Como  a Blevio 



dove passò gran parte dei suoi ultimi anni; non aveva più legami  a Parigi e la sua vita era dedicata alla figlia e alle nipotine. 
Scriveva di se: “Vedo le rughe solcarsi a forza sulle mie guance ed imprimere al mio volto un’espressione di severità, o di noia, o di indifferenza, che non ebbero mai il loro corrispettivo né nel mio cuore, né nella mia testa”.
Continuò a studiare, a interessarsi di cose politiche e a scrivere.


nel 1870

Nel 1871. muore di pomonite ancora giovane,  a soli 63 anni. Aveva avuto una vita con molte peripezie e aveva sempre sofferto di varie malattie. Venne seppellita a Locate, dove si trova ancora oggi.