il filo dei ricordi-racconti

domenica 5 maggio 2019

Il coraggio di Cristina di Belgioioso eroina dimenticata

Il coraggio di Cristina di Belgiojoso eroina dimenticata

Il 28 giugno 1808, a Milano, nacque Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio, in una delle famiglie più illustri dell' alta aristocrazia lombarda, figlia di Gerolamo Trivulzio 





e Vittoria Gherardini,





da tutti chiamata (per fortuna) solamente  Cristina. 
Rimasta orfana di padre all' età di quattro anni, sua madre sposò dopo un anno di vedovanza Alessandro Visconti D' Aragona, 





da cui ebbe un figlio e tre figlie, fratelli a cui Cristina  era molto affezionata, 


Cristina e le sorelle 

si conosce poco della sua infanzia, le uniche notizie che sono giunte fino a noi sono di  una lettera che lei stessa aveva spedito all'amica Ernesta Bisi, dove si descriveva così:
" ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare.Mi credevo decisamente brutta… Dopo la nascita di mio fratello fui data a lui: dovevo farlo giocare  e senza lamentarmi passavo le mie ore di svago a spingere la sua carrozzina… Non ho mai avuto la compagnia di altre bambine”."



Cristina da giovane 

Per volonà maschile, a quei tempi,  il ruolo femminile  veniva confinato  tra le mura delle case, allontanando le donne da ogni studio, che potesse dare autonomia e capacità nel mondo degli affari, nelle famiglie nobili di quel tempo, era normale  insegnare in forma privata canto, musica e disegno.
Ernesta Bisi, pittrice e patriota, era l'insegnante di disegno di Cristina, e nonostante la differenza di età, tra le due si instaurò un rapporto di amicizia che durò tutta la vita, Ernesta Bisi fu colei che custodì tutte le confidenze private della principessa Cristina Trivulzio.


Ernesta Bisi 

Verso la fine del 1820,  sotto la dominazione austriaca, le frequentazioni del patrigno, che venne arrestato e imprigionato nel 1821 con l'accusa di partecipare ai moti di risorgimento, facilitarono l' avvicinarsi di Cristina alle persone più coinvolte nei movimenti di liberazione, che la misero a conoscenza delle tensioni politiche.
All'età di 16 anni, Cristina rifiutò il matrimonio con un cugino, anche questa una prassi normale, sposarsi tra parenti e in giovanissima età,  scelse invece di sposare il principe Emilio di Belgiojoso, nonostante la famiglia si fosse opposta. Era un giovane molto bello, ma proprio per la  sua passione per le donne,  portò nel matrimonio solo la sifilide e un mucchio di debiti.



Il matrimonio con la giovane Cristina, fu per lui una manna dal cielo, visto la  dote cospiqua di Cristina  la somma di 400.000 lire austriache, che oggi corrisponderebbero a 4 milioni di euro.
La mattina delle nozze, il 24 settembre 1824, la giovane ricevette in dono dal conte Ferdinando Crivelli un componimento dal contenuto bizzarro, in pratica si svelava quello che sarebbe stato il futuro che avrebbe avuto con questo matrimonio:  

"Che poi che teco alquanto avrà goduto,
lussureggiando andrà con Questa e Quella,
e invano ti udirem gridare aiuto:
ma come indietro più non si ritorna,
render solo potrai corna per corna".
Dopo pochi anni il matrimonio naufragò, il marito lasciò Cristina per una contessa, e si trasferì a Villa Pliniana a Como, 



ma non divorziarono mai, e se pur con distanza rimasero amici fino alla morte. Cristina respirava aria patriottica all'interno della propria casa, l'amica fidata era una patriota, le sue frequentazioni attirarono l'attenzione della polizia milanese, che fu costretta a fuggire dapprima a Lugano,  dove inoltrò la richiesta di diventare cittadina svizzera. Il governo austriaco, non poteva accettare che un personaggio di spicco chiedesse ad un altro stato la cittadinanza,  intimò alla principessa di rientrare a Milano, rifiutando ogni intimazione del governo austriaco, vivendo all'estero senza autorizzazione, fu considerata pericolosa per l’impero, e  le vennero sequestrati tutti i  beni.


Si rifugiò a Parigi, le sue condizioni economiche erano molto ridotte tanto che inizialmente confezionò pizzi e coccarde per poter vivere,  non frequentava quasi mai i teatri, ma si recava regolarmente alle sessioni della camera e alle prediche sansimoniane.

IL movimento sansimoniano, invitava  a credere  nel progresso, nella scienza e in una visione moderna dei popoli verso l'unità  cosmopolita, l'emancipazione femminile uno degli obiettivi più importanti.
Grazie alla  sua cultura riuscì ad ottenere un lavoro presso un giornale parigino, il “Constitutionel”, risolse i suoi problemi economici e le permise di trovare le sue vocazioni: il giornalismo e in particolare le attività poliche.
L' intervento della madre, gli permise di  tornare in possesso dei suoi beni, acquistò un appartamento nel centro della Ville Lumiére, riacquistò il ruolo che spettava, divenne una donna della scena mondana e intellettuale parigina, 



la sua casa fu il luogo in cui gli immigrati italiani, che combattevano il dominio austriaco, come Vincenzo Gioberti, Filippo buonarroti, incontravano gli intellettuali francesi,  Geroge Sand,  sua carissima amica, Thierry,





 amico per tutta la vita, Alfred de Musset che le fu innanorato e che Cristina ha sempre respinto,



 ospitò anche  Liszt,




 Chopin,



 Heine.



Non abbandnò mai la causa italiana, scrivendo articoli e aiutando i giornali patriottici, e anche molti esponenti.
Cristina Belgiojoso a causa della sua condizione di donna sola,  e del suo comportamento anticonformista, di donna che si dava arie di superiorità e non sottostava alle regole convenzionali. ricette tante accuse, e molte furono le  insinuazioni sul suo modo di essere.
 Persino Balzac, che pure l’ammirava, avendo notato che Liszt si tratteneva in casa sua sino alle undici e mezza di sera, concluse sdegnato: “Cristina non merita più riguardi: è una cortigiana”.

Le  testimonianze della sua bellezza inquietante, superano i documenti del suo percorso intellettuale, che pure era molto 
De Musset esalta l’ enigmatica bellezza della Belgioioso con queste parole: “Aveva gli occhi terrificanti di una sfinge, così grandi, così grandi che dentro di essi mi sono perso e non riesco a trovare la via d’uscita.”
Il poeta “Henry” invece, annota: “Quel volto mi ossessiona giorno e notte, come un enigma, che mi piacerebbe risolvere.”


francesco Hayez ritratto di Critina Belgioioso


La maternità, i mutamenti di scelte interiori, spinsero la principessa a chiudere il suo salotto di Parigi, mantendo  vivi i contatti solo con gli amici più stretti.
Andò  in Inghilterra per parecchi anni  e poi tornò nel suo paese natale, Locate,  dopo un periodo iniziale di sconforto, inizia  a ricevere  nella propria casa persone umili, così come riceveva uomini politici e letterati, ben presto esce dal suo torpore,  il 14 dicembre 1840  Cristina Trivulzio inizia la sua opera di riforma senza farsi intimorire dalle critiche fondate sul pregiudizio. Grazie a Cristina, e ai suoi interventi  dal 1840 al 1847, trasformeranno  il paese  di Locate Trivulzio, nel comune più progredito d’Italia. 

Quando scoppiarono le Cinque Giornate di Milano, nel 1848, Cristina da Roma, riuscì comunque a organizzare un piccolo esercito di 200 volontari da inviare nel capoluogo milanese, si unì ai patrioti della Repubblica Romana, con cui trascorreva ogni sua giornata.
Per incarico di Mazzini dirige e organizza, il servizio delle ambulanze e degli ospedali, diede vita al primo corpo di infermiere laiche, lei si distingue, ancora prima della famosa Florence Nightingale, se pur in sordina. Purtroppo, anche a Roma la rivolta viene  sedata con  l’aiuto dei francesi tanto amati da Cristina.  Anche questa speranza di libertà è tradita dal suo stesso amico Napoleone III,  i contrasti con Papa  IX che l'aveva accusata di principi irreligiosi, in quanto aveva accettato, l'aiuto di alcune donne romane dai costumi facili ma molto molto  utili,  per le cure dei soldati feriti  che giungevano agli ospedali.
Molto delusa salpa su una nave diretta a Malta ed inizia un viaggio che la porterà in Grecia per finire in Asia Minore, giunta nella valle di Ciaq Maq Oglù, oggi si direbbe Ankara in Turchia . Sola  con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi, facendosi fare credito  riesce ad impiantare una azienda agricola. 
Da questo luogo partono lettere all’amica Caroline Jaubert, che diventano articoli e racconti delle sue vicissitudini.  Subi anche un' attentato che ridusse in fin di vita. Riesce così a tirar su un po’ di soldi e continuare a vivere per quasi cinque anni.
Porta la figlia Maria


 Maria Barbiano di Belgioioso


 a Gerusalemme, dove prenderà  la prima comunione. Siamo ormai nel 1855, con l'aiuto  della sorella Teresa,  ritorna a  Parigi.  Ritrova gli amici francesi, che  dopo il tradimento di Napoleone III e di  Roma  aveva perso. Stanca, grazie ad una amnistia, ottiene  i permessi dalla burocrazia austriaca, torna finalmente a Locate.
Nel  suo viaggio in Oriente, venne contattata per dare pareri di carattere medico, all'interno dell'harem, riuscì ad avere un contatto diretto, e degli scambi con queste donne,  scoprì le regole e i meccanismi  che vi vigevano, definendo  la condizione femminile, le donne dell’harem erano  vittime sia delle leggi della società, sia delle leggi  dettate all’interno dello stesso harem.
 Attraverso  tre racconti contenuti in “Scènes de la vie turque”,



 la principessa  fece conoscere  le grandi disuguaglianze tra uomo e donna,  la differenza anche in un legame affettivo,  il destino che veniva comunque determinato dalla condizione sociale. 
In uno dei suoi ultimi saggi, Cristina scrisse,  le sofferenze e le umiliazioni subite dalle donne nel corso della storia, le limitazioni che hanno dovuto superare poter contribuire anche con tante  difficoltà, per raggiungere la via della felicità. In seguito all'Unità d' Italia del 1861  lasciò l'attività politica. 
Garibaldi e Cattaneo l'avevano definita la "prima donna d'Italia" era bella colta intelligente, che lottava per affermare i sui ideali, rischiando personalmente la sua posizione, il suo patrimonio, la sua stessa libertà per paradosso voler liberare i dirittti di tutte le donne 
Da questo momento viene dimenticata da tutti, quasi non servisse più. e si ritirò sul Lago di Como  a Blevio 



dove passò gran parte dei suoi ultimi anni; non aveva più legami  a Parigi e la sua vita era dedicata alla figlia e alle nipotine. 
Scriveva di se: “Vedo le rughe solcarsi a forza sulle mie guance ed imprimere al mio volto un’espressione di severità, o di noia, o di indifferenza, che non ebbero mai il loro corrispettivo né nel mio cuore, né nella mia testa”.
Continuò a studiare, a interessarsi di cose politiche e a scrivere.


nel 1870

Nel 1871. muore di pomonite ancora giovane,  a soli 63 anni. Aveva avuto una vita con molte peripezie e aveva sempre sofferto di varie malattie. Venne seppellita a Locate, dove si trova ancora oggi. 






10 commenti:

  1. Sempre bello leggere i tuoi racconti scritti molto bene e molto interessanti ciao Maurizio G.

    RispondiElimina
  2. Meravigliosa Sonia Guazzoni

    RispondiElimina
  3. Molto intenso ed interessante...Mi ha commossa❤ Certo che di storia abbiamo poco intendimento e non si finisce mai d'imparare.Grazie Enrica Bosello.

    RispondiElimina
  4. Bellissimo e interessante.Grazie anna b.

    RispondiElimina
  5. Splendida e avvincente, questa biografia, di Cristina di Belgioioso, personaggio che mi era del tutto sconosciuto. Sapevo che ai tempi di Maria Teresa le nobili famiglie dei Belgioioso e dei Trivulzio venivano considerate "austriacanti" Cristina scelse un 'altra strada, ma il patriottismo spesso non paga. Nemo propheta in patria. GRAZIE e, buona settimana! wolfram Aschenbach

    RispondiElimina
  6. Grazie Enrica, brava come sempre, ho letto con interesse. Vite difficili anche nei ceti sociali di un certo rango. Particolari e dettagli del Risorgimento Italiano che la storia scolastica non racconta ma che è bene sapere. Un caro saluto e alla prossima, ciao. Pino

    RispondiElimina
  7. Ormai mi sembra giusto definirti la nostra"wikipedia" . Esemplare il modo di scrivere questo racconto che ci ha fatto conoscere la vita di Cristina Belgioso eroina x le emancipazione della donna. Grazie Giuseppe.

    RispondiElimina