il filo dei ricordi-racconti

martedì 12 maggio 2020

Le Mani nell'Arte


                             Le Mani nell’ Arte

Quest’idea sulle mani, mi è venuta pensando alla mia mamma, alle sue mani sempre laboriose, mani di una persona che ha sempre molto lavorato, mani che per l’artrite si erano deformate, ma che lavoravano ancora …così ho pensato alle mani rappresentate nell’arte, fin dai tempi più antichi le mani sono state il soggetto di molti studi ma non solo ….
La lista sarebbe lunghissima così comincio il mio percorso dal medioevo, un periodo piuttosto lungo, che gli storici hanno collocato dal 476 d.C.al 1453.

L’arte non è solo pittura, ma anche scultura anche decorazioni , come  I Mosaici, un esempio è la Basilica di San Vitale di Ravenna, che ha pannelli raffiguranti Giustiano e la sua corte e la moglie Teodora con il suo corteo (VI secolo).le mani dell’imperatrice e delle donne del suo corteo hanno dita lunghe adornate di anelli…


Il percorso è lungo,  quindi citerò alcuni artisti.
Inizio con  Giotto, le fonti dicono sia nato nel 1267, proprio grazie a lui, nel 1300 inizia un nuovo periodo, Giotto era l’unico artista medioevale tenuto in considerazione, la pittura statica bizantina si trasforma in movimento , l’arte rappresenta, se pur in modo raffinato e con dovizia di particolari, i sentimenti, un linguaggio nuovo che mostrava sensibilità verso i problemi di vario genere: religiosi, politici, sociali,  le immagini astratte usate precedentemente vengono abbandonate. Ne è uno straordinario esempio la Cappella degli Scrovegni a Padova.



Il Beato Angelico, Guido di Pietro, nato nel 1395, rappresenta  i suoi personaggi con corpi solidi ma, nello stesso tempo, risultano sempre sospesi in un’atmosfera di solenne spiritualità,



Il Masaccio, nato nel 1401, un giovane artista , ritenuto l’autentico inventore della pittura rinascimentale.


 

Filippino Lippi, nato nel 1406, il “frate pittore” nella sua città natale di Firenze nel periodo storico ricco di cambiamenti , che verrà poi riconosciuto come il Rinascimento fiorentino.


Antonello da Messina, nato nel 1430, I suoi ritratti sono celebri per vitalità e profondità psicologica.





Anche Carlo Crivelli,  nato forse nel 1430,
aveva uno stile originale, dove la staticità rigida della pittura gotica incontrava la dolcezza del gusto rinascimentale.




Giovanni Bellini, nato nel 1433, pittore  della Repubblica Veneziana riuscì ad elaborare gli insegnamenti dei più grandi esponenti del Rinascimento rinnovandosi continuamente 



Francesco del Cossa, nato nel 1436, esponente importante della scuola ferrarese del XV secolo.





Sandro Botticelli, nato nel 1445 è il pittore della “primavera”.



Leonardo da Vinci nato 1452, Pittore, architetto scienziato che molto ha dedicato allo studio delle mani.





Albrect Durer, nato nel 1471, germanico,  deliziato e ammirato dagli studi di Leonardo, sulle mani.




Michelangelo, nato nel 1475,  le mani dipinte da questo artista  sono forse le mani più conosciute al mondo.



Raffaello Sanzio, colui che ha assimilato le capacità di Leonardo, la sensibilità del Botticelli, e l’abilità di Michelangelo.



Il Mantegna , nasce nel 1510, esponente del Rinascimento pittore importante definito il pittore della famiglia Gonzaga.





Un’altro esponente che ha fatto un elaborato importante sulle mani, ma più vicino ai giorni nostri è Escher,





Poi abbiamo la scultura: alcuni nomi si ripetono: Michelangelo, Bernini, Canova,   Rodin, perchè l’arte continua.......



Donatello,



Thorwaldsen 



Canova 
                                              





























domenica 10 maggio 2020

Mercadante Biagio




Mercadante Biagio, un pittore che non conoscevo, m un suo quadro mi ha incuriosito ed ho iniziato a fare delle ricerche 



Nato a Torracca in provincia di Salerno il 12 maggio 1892 cresce con l’amore della terra che vede coltivare dai suoi paesani, dai pescatori che dall’ alto vedeva uscire per mare 



e tornare la mattina dopo, infatti per raggiungere il mare,si devono percorrere circa 10 km da Torracca a Sapri, nella stupenda fascia del Golfo di Policastro.



Biagio Mercadante, questo è il suo nome, fin da ragazzo aveva la dote di disegnare benissimo tanto che anche il maestro della scuola elementare prevedeva per il bambino un futuro da pittore. Sono poche le notizie che ci parlano della vita di Biagio, ma all’età di 10 anni, fece una tela che rappresentava il Re d’Italia.
In seguito venne prelevato dalle forze dell’ordine, portato a Palazzo Reale di Napoli, e sapete perché?
A Palazzo Reale ricevette i complimenti ed un premio, proprio dalle mani del Re Vittorio Emanuele III
In seguito frequenterà le scuole Tecnico Statali, l’impegno era però scarso, molto spesso marinava la scuola per recarsi a visitare musei e mostre, in seguito fu iscritto all’ Istituto di Belle Arti, dove vinse varie borse di studio, ha avuto maestri illustri della scuola dell’ottocento, ma nei primi anni del 900 subentrarono nuovi insegnanti, Biagio Mercadante e altri giovani artisti impararono dal maestro Michele Cammarano, a costruire la figura umana, e sopratutto acquisirono la pratica della modellazione, e della anatomia della natura in genere..

Da buon alunno, il Mercadante realizza opere con paesaggi luminosi e cogliendo attimi nella quotidianità che lo circondava.

Opere ben modellate con pennellate ampie e decise 

Torraca 

Il Mercadante, viene riconosciuto nel 1920 come un 
 brillante esponente  dell’arte italiana, partecipa all’esposizione d’arte giovanile napoletana nella galleria Principe di Napoli.
Espone le opere “ Angolo di Napoli, Barche, e il “Ritratto dello scultore Ferrara, un ritratto naturale, senza esagerazioni di colore, una rappresentazione del soggetto veritiera, tanto che viene riconosciuta in lui la stoffa del pittore.

Capri


Biagio Mercadante, divenne pian piano un esponente della pittura nei primi decenni del 900, ottenne riconoscimenti, la sua notorietà crebbe notevolmente, era però una persona sobria e modesta.


autoritratto

Fece mostre a Roma, Firenze, Milano, Santiago del Cile, Tokyo, Stoccolma, Hannover e arrivarono anche numerosi riconoscimenti,e tanti premi.
Durante la prima guerra mondiale la sua casa di Napoli venne distrutta dai bombardamenti, si trasferì nel Cilento abitando tra Sapri e Torracca,vritornando alle origini, ai luoghi che più amava.


Strada di Torraca 


Gli viene riconosciuta dalla critica, l’ispirazione e il riconoscimento del lavoro dei contadini, 


dei pastori, un riconoscimento alla terra



 e ai lavori più umili


 

 e alla vita domestica.






Pur essendo diventato famoso non aveva dimenticato i luoghi dove era cresciuto, non snobbava la tradizione, anzi la manteneva viva.







 Le sue opere presenti al Museo di Roma al Ministero della Pubblica Istruzione, alla Casa Reale, nel 1935 ricevette la visita del principe Umberto di Savoia ad una sua collezione tante sono le opere che oggi fanno parte di collezioni private, ma il tema è visto da più angolazioni, i tramonti sul Bulgheria, le stradine di Torraca,





la meravigliosa costa i paesi di Villammare, Capitello e Maratea,



i volti della sua gente,



 le ombre tenere dei Cordici,le vendemmiatrici del Castellaro, le reti di Scario, il lido di Sapri che si specchiava nel Tirreno.





Molto spesso nei suoi tanti lavori si ritrovano solo in parte le influenze della tradizione paesaggistica di Jean.-Baptiste Camille Corot, Francois Millet e Giovanni Fattori, ma anche delle opere di Mario Sironi, per la durezza geometrica delle figure e delle pose quasi monumentali addirittura da sembrare quasi solenni. Voleva rappresentare l’uomo onesto e soddisfatto in una terra ancora primitiva per certi aspetti,



ma in altre opere sembra prendere influenze anche dagli impressionisti come Paul Cecanne, e Claude Monet



Nel rapporto con gli amici aveva un raffinato rispetto, con i conoscenti e con tutti era cordiale. Amava le passeggiare , giocare a ramino, a scala quaranta. Frequentava il bar di Paolo Caggiano dove giocava a biliardo, gli amici che lo ricordano dicono che studiava intensamente la posizione delle biglie come se ne facesse un fermo immagine prima di decidere con esagerata calma quale colpo sferrare.

Biagio Mercadante non si è mai dedicato alla vendita delle sue opere in modo costante alla vendita delle sue tele, e non si è mai fatto pubblicità come artista. Non appartenne a nessuna avanguardia storica; Biagio Mercadante era un artista solitario e schivo, morì all’età di 78 anni.
Viene descritto da un amico lo scrittore Schettini:

L’ultimo incontro con Biagio Mercadante avvenne qualche anno fa, in occasione di una delle mostre d’arte contemporanea al Circolo Artistico Politecnico, ov’egli espose un’opera recente. La sua volontà e la sua tenacia avevano largamente agito sullo svolgimento della sua tendenza originaria e la sua pittura, di costituzione campana, rivelava come una seconda giovinezza, riflettendo quella dote rara, e al giorno d’oggi spregiata, che in etica si chiama « modestia » e in este­tica « sincerità ».Ci appartammo in una sala, comodamente seduti su un divano, a rievocare tante cose dei nostri anni passati: sembrava un secolo!Indossava, come sempre, un vestito grigio chiaro fatto su mi­sura, una cravatta intonata, i capelli ingrigiti tagliati a spazzola, e per la prima volta aveva inforcato gli occhiali sul viso segaligno sbarbato di fresco; fumava ora una sigaretta con filtro.- Vieni a trovarmi a Sapri, vedrai che incanto dal mio bal­cone che domina il golfo! ... Vieni, ti farò il ritratto che ti avevo tante volte promesso al  «Quartiere Latino». E, fissandomi, si sorprese che mancava qualcosa di integrante della mia fisionomia: - Ma come, non fumi più la pipa?... Sai, Felice D’Angelo mi ha invogliato a fare una personale delle mie opere... Ho insistito per non farla: a che serve? Mi costerebbe una fatica enorme per selezionare il meglio... E io non so giudicare me stesso...

ALFREDO SCHETTINI