Raffaello e il cinquecentenario a Roma
Sono 500 anni dalla scomparsa
di Raffaello Sanzio, a Roma hanno allestito una bella mostra.
Le celebrazioni dei centenari
servono a ricordare e ad approfondire, tanti aspetti, attraverso opere, a volte
incomplete, carteggi, studi, e alle tante committenze.
E’ un viaggio a ritroso, nella
vita di questo genio, dal giorno della sua morte fino alla sua giovinezza ad
Urbino.
Il 6 aprile del 1520, venerdì
Santo, alle tre di notte moriva Raffaello Sanzio, una febbre continua ed acuta,
lo aveva colpito da diversi giorni, aveva solamente 37 anni.
Al suo capezzale, nel suo
studio, venne posta la sua ultima opera autografa, ancora in parte da
completare “La Trasfigurazione”,
La mostra, si apre con un
quadro di Pietro Vanni “Il funerale di Raffaello”.
Nel corteo funebre che
accompagnava il feretro, si riescono a notare Michelangelo, il Perugino,
Albrecht Durer con il quale Raffaello aveva scambiato molti carteggi.
Era uomo giovane, attivo, sul piano lavorativo aveva molte
botteghe, dove, i suoi tanti allievi lavoravano per lui. Aveva amicizie, e
relazioni. Si narra, che fosse molto attivo sessualmente, la cosa che lascia
perplessi, è che, seppur così giovane, avesse dato disposizioni, nel caso di
una sua morte prematura.
Chiese espressamente essere
sepolto all’interno del Pantheon, il tempio pagano di forma circolare, che
conserva ancora oggi, l’antica grandezza, che con l’avvento del cristianesimo,
diventava la chiesa di Santa Maria della
Rotonda, dove Raffaello aveva già fatto restaurare un’edicola, e chiesto ad un
suo collaboratore, il Lorenzetto, di creare una statua della Madonna col
bambino, prendendo come modello una
statua romana di Afrodite.
Raffaello è stato un pittore,
un’ architetto, un genio, è stato un precursore dei restauratori, tanto che, un
anno prima della sua morte, scrisse una lettera a quattro mani con l’ amico
Baldassarre Castiglione, invitando il Papa
Leone X, Figlio di Lorenzo il
Magnifico, a censire e preservare; “le
statue e gli ornamenti antichi” di Roma. Una lettera che il papa, forse non
ricevette mai, rimase solamente una bozza, che ancora oggi, ai giorni nostri,
contiene i concetti di tutela e salvaguardia, che fanno la storia, che
raccolgono il patrimonio e la cultura di una nazione.
La sua morte viene ricordata
come una tragedia senza precedenti, il fatto di essere morto il venerdì Santo,
il giorno della propria nascita il 6 aprile 1483, alimenta la visione di
Raffaello non solo di artista, ne accresce il mito, fino a farlo considerare
una divinità, un nuovo Cristo.
Tutti ebbero parole di dolore
profondo, da Marcantonio Micheli a Pico della Mirandola, tra i tanti Giorgio
Vasari, che scrisse:
Dal Web:
“...era persona molto
amorosa affezionata alle donne e ai diletti carnali...Faceva una vita sessuale
molto disordinata e fuori modo...dopo aver disordinato più del solito tornò a
casa con la febbre...”.
Il percorso della mostra, a causa del corona virus, è
obbligatoriamente, preciso, per esempio non è possibile tornare indietro di una
sala.
Come artista aveva una capacità naturale, spontanea, il suo modo
di fare, era innato, nasceva dentro di lui, forse per questo veniva definito
divino, ma era un uomo che non si sottraeva ai piaceri della vita.
Baldassarre Castiglione, autore del Cortigiano, descrive molto
bene con le parole, quello che Raffaello realizza nella composizione, ogni
esecuzione è un’ideale delicata di perfezione e grazia.
Tre sono i quadri, che dovremmo avere più tempo di osservare, Il
ritratto di Baldassarre Castiglione,
il ritratto di Papa Leone X,
e il doppio
ritratto di Raffaello con un amico, gli esperti dicono che sia stato dipinto
negli ultimi anni della sua vita, l’amico fa da tramite spinge il nostro
sguardo verso Raffaello, il quale vuole
ricordarci che ha raggiunto la posizione sociale, lo sguardo è fermo, ma ci trascina come se fosse magnetico.
Raffaello voleva che la sua fisionomia si avvicinasse a quella di
Cristo, per rafforzare il proprio mito.
In altre sale della mostra, si trovano molti disegni e carteggi
del grande artista che si confronta con l’arte antica, fin dal soggiorno a
Firenze e poi a Roma. Molte le copie che faceva alle statue antiche.
Papa Leone X, figlio di
Lorenzo il Magnifico, era un grandissimo sostenitore delle immagini e del genio
di Raffaello, come primo incarico, gli affidò la decorazione degli appartamenti
vaticani,
stanza della segnatura
scuola di Atene
stanza dell'incendio di borgo
stanza di Eliodoro
Volta stanza di Eliodoro
Cacciata di Eliodoro dal tempio
sala di Costantino
si susseguirono in beve tempo commissioni, sia dal papa che da molti
personaggi legati all’ ambiente e alla corte papale.
Raffaello era l’architetto
nel cantiere della basilica di San Pietro, era stato nominato, sempre dal papa,
Prefetto delle antichità di Roma e doveva sovraintendere anche ai marmi fu il primo ad
occuparsi di proteggere e conservare le opere e i monumenti antichi della città
di Roma, ha creato le strutture portanti, le radici, del nostro patrimonio
storico e culturale.
Le committenze aumentavano,
sovraccarico di impegni, organizza quindi la sua bottega, una squadra di scultori,
architetti, artigiani di ogni tipo, per
poter soddisfare le richieste e per poter produrre un notevole numero di opere,
era spesso in competizione con altri artisti, suscitava invidia, non solo per
la sua abilità ma anche per la sua
capacità imprenditoriale, fu infatti uno dei primi imprenditori di Roma.
L’estasi di Santa Cecilia, prestata dalla pinacoteca di Bologna
dopo il restauro, il colore originale, è stupendo, da ammirare i panneggi e le
stoffe, mentre la santa è rapita in uno stato adorazione tra il mondo terreno e
il mondo spirituale.
Sacra famiglia della Rosa (Madrid) la rosa bianca appoggiata sul
ripiano, mentre Giuseppe è in penombra mentre due bambini tengono per mano un
cartiglio.
La Madonna del divino
amore:
Maria, e la madre S. Anna ,
con i capi leggermente appoggiati osservano
il miracolo della vita, due ragazzini, Gesù e San Giovannino che interagiscono, davanti a loro, in queste opere, gli sguardi, parlano, nel silenzio, trasmettono sentimento, amore e paura, perché il futuro
non sappiamo ancora oggi sapere cosa ci riserva e dietro quasi nascosto dentro
il suo mantello Giuseppe che ha già in capo l’aureola, è divenuto Santo e
osserva con lo sguardo perso l ‘orizzonte.
Dagli archivi risulta che il
15 giugno del 1515, Leone X paga un anticipo a Raffaello per la realizzazione
di dieci grandi disegni preparatori, con le storie della vita dei santi Pietro
e Paolo.
Dai quali si realizzeranno
degli arazzi di notevoli dimensioni, che verranno appesi nella Cappella Sistina
sotto gli affreschi quattrocenteschi, realizzati da quattro grandi artisti, e
dalle loro botteghe:
Perugino, Botticelli,
Ghirlandaio, e Cosimo Rossetti.
La cappella Sistina è uno
scrigno d’arte, il capolavoro assoluto di Michelangelo e del Rinascimento
italiano.
Raffaello, nello stesso
periodo stava affrescando le stanze vaticane, proviamo ad immaginare, la mole
di lavoro, il dover organizzare una efficiente squadra di artisti validi, ma soprattutto
doveva affrontare il confronto con i “Grandi” maestri della pittura.
I due più validi collaboratori furono Giulio
Romano e il Penni, in questa sala della mostra sono esposti i disegni di
Raffaello e le opere portate a termine dai suoi allievi, che dopo la sua morte
portarono in tutta Europa l’innovazione dell’arte di Raffaello.
Agostino Chigi, il banchiere
del papa lo incarica di affrescare Villa Farnesina, per dipingere la Galatea,
in competizione con Sebastiano del Piombo,
Raffaello si interroga molto sul tema della bellezza tanto da scrivere all’ amico
Castiglione:
“Per dipingere una bella, mi
bisognaria di veder più belle, con questa condizione che S.V. si trovasse meco
di far la scelta del meglio. Ma essendo carestia et di buoni giudici et di
belle donne, io mi servo di certa idea che mi viene nella mente.
Nella mente Raffaello, aveva
una donna molto bella, da sempre ritenuta, la sua musa ispiratrice, Margherita
Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, che amava e utilizzava come modella,
pochi mesi prima della sua morte, la ritraeva nuda, con intimità, mentre cerca
di coprirsi il seno con un velo trasparente, occhi neri, lo sguardo colpisce chi la guarda, la bocca
carnosa, le guance leggermente arrossate, l’incarnato del viso perfetto, i capelli neri raccolti in un drappo blu e
oro, una perla sulla fronte dona grazia
al capo. Sul braccio un bracciale con il nome di Raphael Urbinas.
Solo nel 1800 a quest’opera
venne dato il nome de “La Fornarina”
Per questa donna, si dice, che Raffaello,
rifiutò le nozze con la nipote del cardinal Bibbiena. Margherita Luti dopo la morte di
Raffaello si ritirò in un convento.
Ci sono altre due opere di Raffaello, molto simili alla Fornarina per alcuni aspetti, “La Velata”, ha il velo posato sui capelli, che ci indica è
una donna sposata, porta gioielli, ha l’abito sontuoso, si fanno delle supposizioni su una nobildonna,
ad accomunare i due ritratti, sono la
mano destra che viene posata sul cuore, significato di amore devozione, una perla sul capo.
Per il Vasari sono la stessa
donna, amata da Raffaello, la perla presente sia nella Fornarina che nella
Velata, riporta al nome della donna, cioè Margherita, che in greco vuol dire
perla gemma.
L’altra opera è il ritratto di giovane, conservato
a Madrid, in questo lavoro, Raffaello realizza in modo simile la testa, il
volto è arrotondato, senza ombre, con la leggera torsione del collo, il
soggetto, con grandi occhi neri, ci coinvolge con lo sguardo…
Raffaello ha voluto mostrarci
la bellezza ideale, forse voleva rappresentare la bellezza della gioventù, o i
modelli di grazia ed eleganza di una donna di corte.
In tutti i disegni dei suoi progetti,
in qualità di architetto, Raffaello si rifà agli studi sull’ antico, sono
evidenti nella cappella Chigi in Santa Maria del popolo, ispirata al Pantheon,
il palazzo Branconio dell’Aquila, progettato da Raffaello, probabilmente nell ’ultimo
anno di vita, per l’amico Giovan Battista Dell’Aquila, facoltoso gioielliere
del Papa.
Il palazzo è stato abbattuto
nel 1660, grazie ai tanti disegni di Raffaello a delle stampe precedenti, si
riesce a stabilire ancora oggi quanto fosse spettacolare.
Villa madama, ideata da
Raffaello è oggi inaccessibile al pubblico, è destinata alle attività
istituzionali del Ministero degli Affari
Esteri, dalle ricerche che ho
fatto, tutti i pareri, sono concordi nell’ esprimere che risalta il
fascino dell’opera incompiuta, ma più di tutto è la ricchezza delle decorazioni,
che incanta chi ha avuto la possibilità di entrare nelle sale principali, dal
soffitto alle pareti le decorazioni di Raffaello, o dei suoi più stretti
collaboratori, tra i quali, Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e Giovanni da
Udine.
Johann Wolfang Goethe nel suo
libro “Ricordi di viaggio in Italia” scrisse che il tramonto del sole a Villa
Madama, provocarono in lui viva e profonda impressione.
Solo Agostino Chigi, ricchissimo banchiere senese poteva competere
con il papa, per le commissioni, fece decorare la sua villa sul Tevere, la
Farnesina, dove Raffaello dipinse la Galatea
e progettò le decorazioni della Loggia
di Psiche, che affidò ai suoi collaboratori.
Solitamente i papi venivano ritratti con solennità, che siano stati di profilo, di fronte o in
ginocchio, l’immagine era sempre piuttosto rigida, Raffaello da una svolta
ritraendo papa Giulio II, seduto a mezza figura, lo spettatore lo osserva dall’ alto
come se fosse in piedi leggermente spostato alla destra del papa, togliendo le
distanze fisiche e psicologiche,
tanto che si può osservare lo sguardo
preoccupato per le guerre che si
avvicendavano contro i francesi,
questo modello divenne poi molto frequente per
ritrarre i papi utilizzato da molti altri pittori.
Raffaello giunge a Roma nel 1508, quando il papa di Roma era
Giulio II della Rovere, fu il papa che nel 1506 diede incarico a Donato
Bramante di costruire la nuova Basilica di S. Pietro, e diede la committenza a Michelangelo
Buonarroti per la decorazione della volta della Cappella Sistina.
Per costruire San Pietro, Bramante demolisce una Basilica di Costantino,
Raffaello fu uno dei primi a contestare che si abbattesse una basilica
paleocristiana, di cui oggi, noi possiamo solo immaginare quanto potesse essere
bella.
Nel 1514, dopo la morte del Bramante, Raffaello venne nominato
architetto del cantiere della basilica di San Pietro, da Leone X, appena eletto
papa, i lavori sono ancora in fase di demolizione, elaborò nuovi progetti
tenendo conto anche delle idee del Bramante, per la nuova grandiosa costruzione
a 5 navate.
Malgrado le tante committenze per grandi opere Raffaello continuò a dipingere per committenze private, ritratti e madonne col bambino, che aveva iniziato a produrre nel periodo fiorentino.
Madonna dell’impannata, E’ il ritratto di una Santa anziana, forse
S. Elisabetta, o S. Anna, dietro è rappresentata S. Caterina d’Alessandria, il nome
all’ opera è una finestra impannata sullo sfondo.
Mentre a Washinton, si trova la Madonna dell’Alba: Maria siede per
terra appoggiata ad un tronco, tutto sembra molto semplice, naturale, in realtà
c’è molta sapienza, nella progettazione, la grandezza, il segreto, di Raffaello
è quello di far apparire ai nostri occhi, tutto molto naturale e semplice.
Raffaello giunge a Firenze, nel 1504, ha sicuramente avuto la
fortuna di poter incontrare, osservare sia Leonardo che Michelangelo, grazie a
loro si discosta dal Perugino, suo grande maestro, sa apprendere un po’ da
tutti, esercitandosi continuamente confrontandosi, e superandosi.
Ne è la prova la Madonna Tempi oggi a Monaco, Raffaello è molto
giovane ma sulla tela trasmette l’amore di una mamma per il proprio figlio, frutto
dell’insegnamento di Leonardo sugli studi dei movimenti fisici e psicologici.
La Dama col liocorno:, eseguita sicuramente dopo aver visto la Gioconda
nello studio di Leonardo, questa dama come la Monnalisa è seduta davanti ad una terrazza con delle
colonne, sullo sfondo un lago, le pietre
del pendente che ha al collo, rubino e zaffiro, alludono alla purezza della
sposa e alle sue capacità nel
matrimonio, probabilmente era un dono di nozze.
L’autoritratto di Raffaello giovanissimo, si trova a Firenze, il
volto che rimarrà per sempre a rappresentarlo, con grazia di un uomo che ama e
si lasciava amare….
A soli 17 anni era già maestro d’arte e realizza lo Sposalizio
della Vergine ora alla Pinacoteca di Brera,
a vent’anni per la vedova Baglioni
dipinge La Deposizione, oggi a Galleria Borghese.
L'intrigo sulla morte di Raffaello
Roma era in fermento, tra gli artisti c’era molta competizione e spesso
per raggiungere i propri obbiettivi non esistevano mezze misure per esempio l'architetto Balsassarre Peruzzi , venne avvelenato.
Nel 1516 il cardinale Giulio de Medici, commissionò
due pale per la cattedrale di Narbonne in Francia, mettendo in competizioneancora i due artisti a Raffaello commissionò “La Trasfigurazione”,
oggi ai musei Vaticani, e a Sebastiano del Piombo “La Resurrezione di Lazzaro”
oggi, alla National Gallery di Londra. Una fitta
corrispondenza tra Raffaello e l’amico Leonardo Sellaio, fa supporre che fosse una rivalità accesa, e nonostante fosse molto impegnato, da altri impegni già assunti, Raffaello si applicò alla realizzazione del dipinto completamente, senza l'aiuto dei suoi allievi, purtroppo non riuscì a completarlo a causa della sua morte improvvisa, anche se era quasi del tutto completato
Il Vasari racconta, dal web:
“gli misero alla morte, nella sala ove
lavorava, la tavola della Trasfigurazione che aveva finita per il cardinal de
medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva
scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
Il
corpo di Raffaello venne sepolto nel 1722 nel pantheon, venne riesumato e
trovato quasi intatto, le supposizioni sono che se fosse stato avvelenato con l’arsenico il corpo sarebbe stato preservato dal decadimento....... Ma sono solo supposizioni