il filo dei ricordi-racconti

domenica 9 febbraio 2014

IL SANTUARIO DI LANCIANO




IL SANTUARIO DI LANCIANO

Qualche mia amica quando leggerà questo mio scritto, si chiederà se mi sto convertendo alla religione.
In realtà, ho solamente fatto una ricerca per un'amica, che ha poca dimestichezza con questa macchina infernale chiamata personal computer.



In Abruzzo, nella fascia collinare che dalle pendici della Majella digrada verso il mare c'è il paese di Lanciano famoso per il suo Santuario.



Nel Santuario di Lanciano è successo un fatto davvero inspiegabile, per i credenti è un miracolo per le persone come me è approfondire una conoscenza.



Con la sua facciata in stile Francescano, si denota dalla costruzione in pietra, la chiesa di S. Francesco rappresenta la culla attuale del più famoso dei miracoli, quello Eucaristico.
Da decenni visitato da migliaia di fedeli che da ogni parte del mondo, si dirigono verso Lanciano per poter onorare in prima persona l'evento mistico e affascinante del Miracolo Eucaristico.
 L' interno della chiesa ha subito dei notevoli cambiamenti proprio nel periodo in cui il "gotico" veniva considerato arte barbara.
Si nota però negli altari laterali una ricchezza di linee barocche abbastanza gradevole, nelle curve eleganti di gusto borrominiano. Con la tipica decorazione ad arcatelle, e le finestre a bifora, risplende dalla sua altezza il Campanile che, con la sua cupola su base ottagonale e le piastrelle di maiolica, si propone con i suoi tanti colori all' interesse degli sguardi dei turisti.




Molto importante è la scoperta di preziosi affreschi di S. Legonziano rinvenuti nel complesso monumentale di S. Francesco che giacevano fino a pochi anni fa in un negozio di ferramenta dapprima appartenente alla confraternita S. Maria dei Raccomandati e poi, con le riforme ottocentesche, divenuto di proprietà di privati.



Non c'è una data certa ma per diverse circostanze, il periodo in cui questo evento è avvenuto è tra il 725 e il 730, quando diversi religiosi perseguitati da un imperatore bizantino, trovarono rifugio in Italia.



Dal web:
Un giorno, mentre un monaco stava celebrando la messa nella chiesa dei santi Legonziano e Domiziano a Lanciano, venne colto dal dubbio circa la reale presenza o meno di Gesù nell'ostia e nel vino.
Le fonti dell'epoca non hanno tramandato l'identità del sacerdote, specificando solo che si trattava di un religioso di diritto bizantino appartenente all'ordine dei basiliani.


Un documento del 1631 descrive il sacerdote in questione come «non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando se nell'ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue».
Pronunciate le parole della consacrazione,
improvvisamente, sotto gli occhi dell’attonito frate e dell’intera assemblea dei fedeli, l’Ostia Magna ed il vino si mutarono, rispettivamente, in un pezzo di carne ed in sangue; quest’ultimo, in breve tempo, andò incontro ad un processo di coagulazione da cui risultarono cinque sassolini di forma e dimensioni differenti, caratterizzati da una colorazione giallo-marrone interrotta solo da qualche punteggiatura biancastra.


I monaci basiliani, che fino a quel momento avevano celebrato le funzioni religiose nella Chiesa di San Legonziano, lasciarono Lanciano e la chiesa venne affidata, prima, alla gestione dei frati benedettini e successivamente, nel 1253, a quella dei francescani conventuali, i quali, nel 1258, ricostruirono la chiesa e la dedicarono a San Francesco d’Assisi


Di questo straordinario evento venne fatto un accurato resoconto in una pergamena che, nella prima metà del XV secolo, venne sottratta ai francescani da due monaci basiliani; ai giorni nostri sono arrivati dei documenti del XVI e del XVII secolo che riportano questo accadimento miracoloso.



Le reliquie vennero chiuse in una teca di argento e avorio posta in un tabernacolo alla destra dell'altar maggiore.
Il 1 Agosto 1566 un frate minore, di nome Giovanni Antonio di Mastro Renzo, temendo che i turchi potessero rubare o peggio ancora, distruggere, durante una delle loro incursioni in Abruzzo, le preziose reliquie, decise di trasferirle in un luogo più sicuro, tuttavia, dopo aver camminato tutta la notte, si ritrovò, la mattina dopo, ancora di fronte alle porte di Lanciano, quasi come se una potente forza invisibile avesse voluto impedire al frate di portare via le reliquie dalla cittadina.
Dal 1636, poi, le reliquie furono custodite all'interno di una grata in ferro battuto chiusa a chiave.
Nel 1713 vennero realizzati l'ostensorio e il calice in cristallo, all'interno dei quali l'ostia e il sangue sono tuttora conservati..
Domenico Coli da Norcia, volendo fare esporre le sante reliquie per la venerazione del popolo, sovvenzionò alcuni orafi napoletani per far cesellare un artistico ostensorio in argento con due angeli in ginocchio sul basamento dell'ostensorio rivolti verso il visitatore ma con gli occhi in alto, sostengono con le braccia alzate la raggera e tutta la persona sta con l'atteggiamento devoto di chi invita a venerare le reliquie. 


Nel 1809, quando l’imperatore Napoleone Bonaparte (Aiaccio 1769 - Sant’Elena 1821) soppresse tutti gli ordini religiosi.
L'ostensorio venne posto, nel 1902, all'interno di una struttura in marmo costruita sopra l'altar maggiore.




Solo nel 1953 i Frati Francescani Convettuali ritornarono a Lanciano.
Nel novembre del 1970, dietro richiesta dell'arcivescovo di Lanciano Pacifico Maria Luigi Perantoni e del
superiore provinciale dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali della regione Abruzzo, padre Bruno Luciani, i frati francescani di Lanciano, possessori delle reliquie, decisero, con l'autorizzazione del Vaticano, di farle sottoporre ad analisi medico-scientifiche. Il compito venne affidato al dottor Odoardo Linoli, primario del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell'ospedale di Arezzo,  e al dottor Ruggero Bertelli, ordinario di anatomia all'Università degli Studi di Siena.




Al termine delle analisi di laboratorio, il Prof. Linoli escluse la possibilità che le reliquie di Lanciano fossero un falso medievale in quanto ciò avrebbe presupposto che qualcuno fosse in possesso di nozioni di anatomia umana molto più avanzate di quelle diffuse tra i medici del tempo.
Nel 1981 i francescani di Lanciano fecero eseguire una nuova analisi sulla carne



 La relazione stilata al termine degli esami, pubblicata nel 1982 con il titolo Studio anatomo-istologico sul "cuore" del Miracolo Eucaristico di Lanciano (VIII sec.), ribadì i risultati del 1971
In nessuna sede sono state ritrovate tracce di sostanze conservanti.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità istituì una commissione scientifica con il compito di convalidare i risultati delle analisi eseguite dai ricercatori italiani e di confermare
Dopo 15 mesi e qualcosa come 500 esami, tra cui gli stessi eseguiti dai ricercatori italiani, la commissione dell’O.M.S. confermò, senza riserve, quanto era stato dichiarato e pubblicato.



I membri della commissione scientifica istituita dall’O.M.S. esclusero con fermezza la possibilità che il tessuto miocardico fosse mummificato e fecero presente che la perfetta conservazione di reperti organici, conservati per dodici secoli all’interno di reliquiari di vetro, in totale assenza di sostanze conservanti, antisettiche, antifermentative e mummificanti, contravviene a tutte le leggi conosciute della biologia. La commissione, inoltre, pose l’accento sul fatto che gli elementi cellulari costituenti il frammento di tessuto miocardico avevano mantenuto inalterata la propria integrità strutturale e funzionale.



Questi sono i dati degli studiosi, ci sono fatti inspiegabili, nemmeno la scienza li sa spiegare, può solo dimostrare che non c'è stato imbroglio, e in questo caso sembra ampiamente comprovato. 
Credere ai miracoli, alle apparizioni o ricorrere alle devozioni dei santi, non è assolutamente indispensabile. 
C'è qualcosa  che resiste a tutte le prove: quelle scientifiche e quelle della ragione, se pur inspiegabile. 
Per molti di noi, si chiama Credo, religione e fede, per altri non può essere altro che un dato di fatto, inspiegabile, ma accaduto e come tale deve essere accettato. 
Le informazioni, sono tutte prese dal web, non sapevo dell'esistenza di questo Santuario, della sua storia e del suo miracolo grazie a chi mi ha chiesto di informarmi, spero di aver assolto il mio compito




   

sabato 8 febbraio 2014

il carnevale di Venezia

IL CARNEVALE
E' già passato un anno, sembra ieri, eppure io l'anno scorso il mese di febbraio ho assisitito al carnevale di Venezia.





 Nelle calli strette e piene di turisti, passavano queste dame e gentiluomini vestiti con abiti bellissimi.
Alcune dame addirittura, camminavano lateralmente perchè la circonferenza dell'abito, era talmente ampia che avrebbe fatto strisciare pizzi e merletti contro i muri.


Ero già stata in questa città, sono tornata a casa con un velo di malinconia, mi aveva intristito. Vedere Venezia, oggi, piena di colori, ricca di abiti meravigliosi, maschere di ogni tipo, da alla città una carica di vitalità che non avevo notato nelle mie altre visite. 



Tantissimi i turisti, piazza San Marco era super affollata, anche le calle intorno al centro, ma appena un poco fuori si sentiva la musica suonata nelle piccole piazze tra un ponticello e l'altro suonatori in abiti d'epoca, che suonavano viole, violoncelli e violini, ed era meraviglioso passeggiare tra le calli. Il carnevale ha origini antiche, concedeva la possibilità alla popolazione, sopratutto ai ceti più poveri, un periodo dedicato ai divertimenti, i festeggiamenti comprendevano musiche e balli sfrenati.



 Le maschere, e gli abiti, consentivano di non essere riconosciuti, ognuno poteva comportarsi spensieratamente, liberandosi dal ceto di appartenenza, uno stato di libertà da tutti i pregiudizi che il ceto sociale e la religione imponevano 
Tutti facevano parte del palcoscenico mascherato, in cui attori e spettatori si confondevano. Diventò nel tempo anche un commercio, sviluppando la produzioni di maschere, di argilla, cartapesta, gesso e carta. Nacquero scuole tecniche, per la realizzazione di modelli per i costumi, che si arricchivano sempre più di perline, piumaggi, disegni, ricami, tanto da essere riconosciuti come mestieri con uno statuto conservato nell'archivio di Stato di venezia.



C'erano travestimenti che venivano usati sia dal popolo femminile che maschile: (DAL WEB) “Uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, soprattutto a partire dal XVIII secolo, rimasto in voga ed indossato anche nel Carnevale moderno, è sicuramente la Bauta (da pronunciarsi con l'accento sulla u). Questa figura, prettamente veneziana ed indossata sia dagli uomini che dalle donne, è costituita da una particolare maschera bianca denominata larva sotto un tricorno nero e completata da un avvolgente mantello scuro chiamato tabarro.


 La bauta era utilizzata diffusamente durante il periodo del Carnevale, ma anche a teatro, in altre feste, negli incontri galanti ed ogni qualvolta si desiderasse la libertà di corteggiare od essere corteggiati, garantendosi reciprocamente il totale anonimato. A questo scopo la particolare forma della maschera sul volto assicurava la possibilità di bere e mangiare senza doverla togliere.



Un altro costume tipico di quei tempi era la Gnaga, semplice travestimento da donna per gli uomini, facile da realizzare e d'uso piuttosto comune. Era costituito da indumenti femminili di uso comune e da una maschera con le sembianze da gatta, accompagnati da una cesta al braccio che solitamente conteneva un gattino. Il personaggio si atteggiava da donnina popolana, emettendo suoni striduli e miagolii beffardi. Interpretava talvolta le vesti di balia, accompagnata da altri uomini a loro volta vestiti da bambini.



Molte donne invece, indossavano un travestimento chiamato Moretta, costituito da una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un delicato cappellino e con degli indumenti e delle velature raffinate. La Moretta era un travestimento muto, poiché la maschera doveva reggersi sul volto tenendo in bocca un bottone interno (e per questo motivo chiamata anche servetta muta).



Durante il Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano, ed essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in Piazza San Marco, lungo laRiva degli Schiavoni e in tutti i maggiori campi di Venezia.



Vi erano attrazioni di ogni genere: giocolieri, acrobati, musicisti, danzatori, spettacoli con animali e varie altre esibizioni, che intrattenevano un variopinto pubblico di ogni età e classe sociale, con i costumi più fantasiosi e disparati. I venditori ambulanti vendevano ogni genere di mercanzia, dalla frutta di stagione ai ricchi tessuti, dalle spezie ai cibi provenienti da paesi lontani, specialmente dall'oriente, con il quale Venezia aveva già intessuto stretti e preziosi legami commerciali sin dai tempi del famoso viaggio di Marco Polo lungo la via della seta.


Oltre alle grandi manifestazioni nei luoghi aperti, si diffusero ben presto piccole rappresentazioni e spettacoli di ogni genere (anche molto trasgressivi) presso le case private, nei teatri e nei caffè della città. Nelle dimore dei sontuosi palazzi veneziani si iniziarono ad ospitare grandiose e lunghissime feste con sfarzosi balli in maschera.
È comunque nel XVIII secolo che il Carnevale di Venezia raggiunge il suo massimo splendore e riconoscimento internazionale, diventando celeberrimo e prestigioso in tutta l'Europa del tempo, costituendo un'attrazione turistica ed una mèta ambita da migliaia di visitatori festanti.



Il Carnevale diede la possibilità, a tutti, di celare completamente la propria identità sotto un costume e ciò portò inevitabilmente a qualche eccesso. Sfruttando i travestimenti, qualche malintenzionato ne approfittò per escogitare e compiere una serie di malefatte, più o meno gravi.


Alcune maschere venivano usate anche da medici che entravano nei lebbrosari per curare anche questi malati, per non perdere la clientela facoltosa si coprivano il viso, con maschere che avevano un grandissimo naso aquilino, nella cavità del naso venivano inseriti odori, erbe officinali aromatiche, affinchè non giungesse al medico l'odore di putrefazione della cancrena.



Per questo motivo le autorità dovettero introdurre a più riprese e per decreto delle limitazioni, dei divieti e delle pesantissime sanzioni contro l'abuso e l'utilizzo fraudolento o non ortodosso dei travestimenti.
Con il Carnevale , le famiglie facoltose, diedero inizio a delle vere e proprie rappresentazioni, inizialmente private , ma che nel tempo diventarono sempre più elaborate tanto che nella città si insediarono tantissimi teatri e iniziarono a formarsi compagnie teatrali. 




Con la caduta della Serenissima, l'avvento di Bonaparte e del dominio austriaco poi, il carnevale uscì di scena, solo nel 1979 in seguito anche ad una pubblicità studiata attraverso i media, è diventato un vero e proprio evento turistico. La piazza San Marco era gremita per poter vedere la manifestazione sono salita sul loggiato della basilica, dalla loggia dei cavalli ho visto la manifestazione dall'alto, sembravano tutte formichine, le tantissime persone presenti. Ho acquistato anche io una maschera, malgrado fosse particolarmente freddo la giornata era limpida. Stanca della confusione, sono uscita da PIAZZA San Marco, la Riva degli schiavoni è super gremita. Il ponte dei Sospiri, il ponte di Rialto, tutti i monumenti sono stati presi d'assalto le file sono lunghissime. Troviamo il teatro “la Fenice” completamente ristrutturato dopo un incendio, e camminando camminando, ci troviamo in una piazzetta, la chiesa di San Maurizio, ora è museo della musica, dedicato ad Antonio Vivaldi, e ai tanti gli strumenti a corda, qui dopo tanta confusione, si sente il silenzio, la tranquillità.



 E' arrivata l'ora di avviarci all'autobus che mi riporterà a Como,oggi Venezia mi è molto piaciuta, oltre ad essere molto bella è anche alquanto scomoda, su è giù per ponti e ponticelli,senza rendermene conto oggi ho fatto tantissima strada, ora sono  veramente stanca




giovedì 6 febbraio 2014

L'INFIBULAZIONE

Oggi, 6 febbraio,
ricorre la giornata contro le mutilazioni genitali femminili,istituita nel 2003 dall’ONU, per contrastare un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso in Africa e in diversi paesi europei.
Molte di noi, donne cresciute in una dimensione ed educazione europea, non erano informate di tale pratica, tanto assurda da sembrare, quasi impossibile.
Le mutilazioni genitali femminili (Mgf) costituiscono una grave violazione del diritto fondamentale alla salute e all’integrità fisica delle donne, e delle bambine.



Per questo motivo dobbiamo mantenere viva l’attenzione nei confronti di questa usanza, di cui si parla poco, che viene troppo spesso considerata geograficamente lontana dalle nostre tradizioni occidentali.
Le Mgf sono pratiche culturali tradizionali dette “escissorie”, che consistono cioè nell’asportazione o nell’alterazione di una parte dell’apparato genitale esterno delle donne. Vengono di solito eseguite sulle bambine o ragazze al di sotto dei 15 anni. Solitamente, il padre decide, quando la bambina deve subire quest'infamità e la madre delle stesse ragazze, organizza, consentendo ad una "mammana" di effettuare la pratica, comportando gravi conseguenze per la salute fisica e psichica di chi le subisce.


Sono rituali diffusi presso numerosi gruppi ed etnie dei paesi dell’Africa Subsahariana e in alcuni Paesi arabi, ma sono presenti anche in Italia per effetto dell’immigrazione.
Il primo libro che ho letto che parlava di questa pratica si intitolava " Fiore del deserto ".


Waris Dirie , questo è il nome della ragazza, poi diventata una famosa fotomodella, racconta la sua storia di dolore e di riscatto,
aveva cinque anni quando il padre decise che era ora di infibularla, prima di lei, le sue sorelle.
Le motivazioni della pratica mutilatoria, non hanno un fondamento religioso, ma ha origini che si perdono nei secoli.
Per esempio in Somalia la tradizione dice che tra le gambe delle donne, si annida uno spirito, anche se è naturale,e fa parte del corpo, e considerato maligno, e come tale, va asportato, per cui vengono rimossi : Clitoride, Piccole Labbra e Grandi Labbra, la ferita viene rozzolanamente ricucita lasciando una cicatrice, praticata con attrezzi non sterilizzati e in luoghi a caso, un prato in un bosco o addirittura in mezzo al, deserto, spesso, molto spesso oltre alla mutilazione, al dolore, la ferita si infetta.


Viene lasciata una minuscola apertura, per la fuoriuscita di un sottilissimo flusso di orina, si capisce quando una donna ha subito l'infibulazione, sentendola orinare, la non infibulata orina con getto forte, come un uomo. Solo attraverso interventi chirurgici e sofferenze si potrà allaragare in seguito l'apertura lacerando il tessuto della cicatrice permettendo alla donna di avere rapporti sessuali, senza però alcun appagamento fisico.
Un'altro libro che parla dell'argomento si intitola "I'infedele".
Malgrado l'Islam pubblicamente si professi contro,e, condanni l'infibulazione, alcuni Imam ne consigliano la pratica.
Gli uomini dell’Assalaam Foundation Organis, sauditi e ricchissimi, stanno finanziando la campagna di capillare diffusione della circoncisione shariatica, cioè islamica. Con queste parole: …"questa pratica fa delle donne delle migliori musulmane, le rende più belle agli occhi dei loro mariti, le rende più equilibrate psicologicamente e soprattutto al riparo della libido…”
. Una donna infibulata è marchiata per sempre: per tutta la vita non saprà mai cos’è un orgasmo. Non proverà eccitazione e nemmeno piacere. È il dogma senza tempo dei codici patriarcali: reprimere la sessualità femminile e la forza che essa può dare alle donne.
La tradizione culturale porta le donne stesse a non considerare questa pratica un’orrenda mutilazione, ma un rito di iniziazione, il passaggio che le fa diventare donne.


 Le donne che appartengono a queste culture di solito non rifiutano l’infibulazione: anzi, sono complici nel trasmetterla alle figlie. La mutilazione genitale non viene infatti praticata dagli uomini alle donne. Sono le donne stesse a praticarla ad altre donne. Madri che sacrificano ad una tradizione imposta dai padri la salute, il benessere e la serenità delle loro bambine.