L'INFIBULAZIONE
Oggi,
6 febbraio,
ricorre
la giornata contro le mutilazioni genitali femminili,istituita
nel 2003 dall’ONU, per contrastare un fenomeno purtroppo ancora
molto diffuso in Africa e in diversi paesi europei.
Molte
di noi, donne cresciute in una dimensione ed educazione europea, non
erano informate di tale pratica, tanto assurda da sembrare, quasi
impossibile.
Le
mutilazioni genitali femminili (Mgf) costituiscono una grave
violazione del diritto fondamentale alla salute e all’integrità
fisica delle donne, e delle bambine.
Per
questo motivo dobbiamo mantenere viva l’attenzione nei confronti di
questa usanza, di cui si parla poco, che viene troppo spesso
considerata geograficamente lontana dalle nostre tradizioni
occidentali.
Le
Mgf sono pratiche culturali tradizionali dette “escissorie”, che
consistono cioè nell’asportazione o nell’alterazione di una
parte dell’apparato genitale esterno delle donne. Vengono di solito
eseguite sulle bambine o ragazze al di sotto dei 15 anni.
Solitamente, il padre decide, quando la bambina deve subire
quest'infamità e la madre delle stesse ragazze, organizza,
consentendo ad una "mammana" di effettuare la pratica,
comportando gravi conseguenze per la salute fisica e psichica di chi
le subisce.
Sono
rituali diffusi presso numerosi gruppi ed etnie dei paesi dell’Africa
Subsahariana e in alcuni Paesi arabi, ma sono presenti anche in
Italia per effetto dell’immigrazione.
Il
primo libro che ho letto che parlava di questa pratica si intitolava
" Fiore del deserto ".
Waris
Dirie , questo è il nome della ragazza, poi diventata una famosa
fotomodella, racconta la sua storia di dolore e di riscatto,
aveva
cinque anni quando il padre decise che era ora di infibularla, prima
di lei, le sue sorelle.
Le
motivazioni della pratica mutilatoria, non hanno un fondamento
religioso, ma ha origini che si perdono nei secoli.
Per
esempio in Somalia la tradizione dice che tra le gambe delle donne,
si annida uno spirito, anche se è naturale,e fa parte del corpo, e
considerato maligno, e come tale, va asportato, per cui vengono
rimossi : Clitoride, Piccole Labbra e Grandi Labbra, la ferita viene
rozzolanamente ricucita lasciando una cicatrice, praticata con
attrezzi non sterilizzati e in luoghi a caso, un prato in un bosco o
addirittura in mezzo al, deserto, spesso, molto spesso oltre alla
mutilazione, al dolore, la ferita si infetta.
Viene
lasciata una minuscola apertura, per la fuoriuscita di un
sottilissimo flusso di orina, si capisce quando una donna ha subito
l'infibulazione, sentendola orinare, la non infibulata orina con
getto forte, come un uomo. Solo attraverso interventi chirurgici e
sofferenze si potrà allaragare in seguito l'apertura lacerando il
tessuto della cicatrice permettendo alla donna di avere rapporti
sessuali, senza però alcun appagamento fisico.
Un'altro
libro che parla dell'argomento si intitola "I'infedele".
Malgrado
l'Islam pubblicamente si professi contro,e, condanni
l'infibulazione, alcuni Imam ne consigliano la pratica.
Gli
uomini dell’Assalaam Foundation Organis, sauditi e ricchissimi,
stanno finanziando la campagna di capillare diffusione della
circoncisione shariatica, cioè islamica. Con queste parole:
…"questa pratica fa delle donne delle migliori musulmane, le
rende più belle agli occhi dei loro mariti, le rende più
equilibrate psicologicamente e soprattutto al riparo della libido…”
.
Una
donna infibulata è marchiata per sempre: per tutta la vita non saprà
mai cos’è un orgasmo. Non proverà eccitazione e nemmeno piacere.
È il dogma senza tempo dei codici patriarcali: reprimere la
sessualità femminile e la forza che essa può dare alle donne.
La
tradizione culturale porta le donne stesse a non considerare questa
pratica un’orrenda mutilazione, ma un rito
di iniziazione,
il passaggio che le fa diventare donne.
Le donne che appartengono a
queste culture di solito non rifiutano l’infibulazione: anzi, sono
complici nel trasmetterla alle figlie. La mutilazione genitale non
viene infatti praticata dagli uomini alle donne. Sono le donne stesse
a praticarla ad altre donne. Madri che sacrificano ad una tradizione
imposta dai padri la salute, il benessere e la serenità delle loro
bambine.
Ero a conoscenza, di questa pratica, ma non sapevo che fosse così radicata, in un mondo dove l'integrazione deve diventare il livello che fa la differenza, questi riti non hanno ragione di esistere, sono le donne che devono fare la differenza, noi non possiamo inculcare la civiltà. La civiltà è un dovere prima di essere un diritto, e come tale ci deve chiamare tutti a fare la nostra parte, non c'è nessun Dio di qualunque religione che vuole la sofferenza stabilendo che nel nostro corpo ci sia qualcosa di impuro. . Elisabetta
RispondiEliminamolto esauriente Lucia ♥
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