il filo dei ricordi-racconti

giovedì 6 febbraio 2014

L'INFIBULAZIONE

Oggi, 6 febbraio,
ricorre la giornata contro le mutilazioni genitali femminili,istituita nel 2003 dall’ONU, per contrastare un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso in Africa e in diversi paesi europei.
Molte di noi, donne cresciute in una dimensione ed educazione europea, non erano informate di tale pratica, tanto assurda da sembrare, quasi impossibile.
Le mutilazioni genitali femminili (Mgf) costituiscono una grave violazione del diritto fondamentale alla salute e all’integrità fisica delle donne, e delle bambine.



Per questo motivo dobbiamo mantenere viva l’attenzione nei confronti di questa usanza, di cui si parla poco, che viene troppo spesso considerata geograficamente lontana dalle nostre tradizioni occidentali.
Le Mgf sono pratiche culturali tradizionali dette “escissorie”, che consistono cioè nell’asportazione o nell’alterazione di una parte dell’apparato genitale esterno delle donne. Vengono di solito eseguite sulle bambine o ragazze al di sotto dei 15 anni. Solitamente, il padre decide, quando la bambina deve subire quest'infamità e la madre delle stesse ragazze, organizza, consentendo ad una "mammana" di effettuare la pratica, comportando gravi conseguenze per la salute fisica e psichica di chi le subisce.


Sono rituali diffusi presso numerosi gruppi ed etnie dei paesi dell’Africa Subsahariana e in alcuni Paesi arabi, ma sono presenti anche in Italia per effetto dell’immigrazione.
Il primo libro che ho letto che parlava di questa pratica si intitolava " Fiore del deserto ".


Waris Dirie , questo è il nome della ragazza, poi diventata una famosa fotomodella, racconta la sua storia di dolore e di riscatto,
aveva cinque anni quando il padre decise che era ora di infibularla, prima di lei, le sue sorelle.
Le motivazioni della pratica mutilatoria, non hanno un fondamento religioso, ma ha origini che si perdono nei secoli.
Per esempio in Somalia la tradizione dice che tra le gambe delle donne, si annida uno spirito, anche se è naturale,e fa parte del corpo, e considerato maligno, e come tale, va asportato, per cui vengono rimossi : Clitoride, Piccole Labbra e Grandi Labbra, la ferita viene rozzolanamente ricucita lasciando una cicatrice, praticata con attrezzi non sterilizzati e in luoghi a caso, un prato in un bosco o addirittura in mezzo al, deserto, spesso, molto spesso oltre alla mutilazione, al dolore, la ferita si infetta.


Viene lasciata una minuscola apertura, per la fuoriuscita di un sottilissimo flusso di orina, si capisce quando una donna ha subito l'infibulazione, sentendola orinare, la non infibulata orina con getto forte, come un uomo. Solo attraverso interventi chirurgici e sofferenze si potrà allaragare in seguito l'apertura lacerando il tessuto della cicatrice permettendo alla donna di avere rapporti sessuali, senza però alcun appagamento fisico.
Un'altro libro che parla dell'argomento si intitola "I'infedele".
Malgrado l'Islam pubblicamente si professi contro,e, condanni l'infibulazione, alcuni Imam ne consigliano la pratica.
Gli uomini dell’Assalaam Foundation Organis, sauditi e ricchissimi, stanno finanziando la campagna di capillare diffusione della circoncisione shariatica, cioè islamica. Con queste parole: …"questa pratica fa delle donne delle migliori musulmane, le rende più belle agli occhi dei loro mariti, le rende più equilibrate psicologicamente e soprattutto al riparo della libido…”
. Una donna infibulata è marchiata per sempre: per tutta la vita non saprà mai cos’è un orgasmo. Non proverà eccitazione e nemmeno piacere. È il dogma senza tempo dei codici patriarcali: reprimere la sessualità femminile e la forza che essa può dare alle donne.
La tradizione culturale porta le donne stesse a non considerare questa pratica un’orrenda mutilazione, ma un rito di iniziazione, il passaggio che le fa diventare donne.


 Le donne che appartengono a queste culture di solito non rifiutano l’infibulazione: anzi, sono complici nel trasmetterla alle figlie. La mutilazione genitale non viene infatti praticata dagli uomini alle donne. Sono le donne stesse a praticarla ad altre donne. Madri che sacrificano ad una tradizione imposta dai padri la salute, il benessere e la serenità delle loro bambine.




2 commenti:

  1. Ero a conoscenza, di questa pratica, ma non sapevo che fosse così radicata, in un mondo dove l'integrazione deve diventare il livello che fa la differenza, questi riti non hanno ragione di esistere, sono le donne che devono fare la differenza, noi non possiamo inculcare la civiltà. La civiltà è un dovere prima di essere un diritto, e come tale ci deve chiamare tutti a fare la nostra parte, non c'è nessun Dio di qualunque religione che vuole la sofferenza stabilendo che nel nostro corpo ci sia qualcosa di impuro. . Elisabetta

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