il filo dei ricordi-racconti

domenica 20 settembre 2015

il museo Egizio di Torino

Sorge spontanea la domanda... Come mai Torino è la sede del secondo Museo Egizio al mondo?
In che modo abbiamo raggiunto questa eccellenza?
Mi correggo, non è il secondo Museo egizio al mondo, è la seconda collezione più importante del mondo dopo quella del Cairo.


Tutto è cominciato con una tavola d'altare di bronzo in stile egittizzante acquistata da Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630.
La tavola venne poi chiamata Mensa Isiaca, ma non si conosceva il significato dei suoi geroglifici. 


Il filo conduttore che dall'Egitto giunge fino ai nostri giorni si è dipanato nel corso dei secoli.

Vittorio Amedeo II di Savoia, nel 1712 ordinò la costruzione della nuova sede del palazzo della Regia università, in contrada di via Po, rinnovò l'ordinamento universitario, avendo come obbiettivo primario, la preparazione ad alto livello, di un futuro corpo di diplomatici, che rappresentassero e consolidassero il potere dello stato e della famiglia Savoia, e sempre per dare lustro allo Stato e alla famiglia venne altresì fondato nel 1724, all'interno dello stesso palazzo, il Museo della Regia Università, Vittorio Amedeo donò una prima collezione di antichità provenienti da tutto il Piemonte.
Un'altro discendente della famiglia Savoia, Carlo Emanuele III, nel 1757, per arricchire il museo, incarica il professore di botanica, Vitaliano Donati, di acquistare in Egitto oggetti antichi, mummie e manoscritti che potessero aiutare a decifrare il significato della Mensa Isiaca che dal 1755 si trovava già al museo.


Nel 1759 giungono a Torino e vengono esposti i tanti oggetti raccolti tra cui tre grandi statue.


Ma fu Carlo Felice di Savoia che fondò il museo delle antichità
egizie....acquistando una notevole collezione da Bernardino Drovetti.
Bernardino Drovetti piemontese di origine, subì il fascino della politica di Napoleone e ne divenne un uomo di fiducia, tanto che nel 1803 venne mandato ad Alessandria d'Egitto come diplomatico per lo stato francese.
Riuscì a tessere rapporti, politici, diplomatici e personali di vera amicizia con il Vicerè d'Egitto.
La sua posizione privilegiata è anche un punto di riferimento per i viaggiatori che dall'Europa vogliono visitare l'Egitto e l'Oriente.
Esonerato dai suoi impegni diplomatici con la caduta di Napoleone, dedica più di 10 anni alla ricerca e alla raccolta di reperti.
La sua fama lo ha preceduto alla corte dei Savoia, essendo piemontese di origine, al proprio Re non poteva dire di no. Dopo lunghe trattative viene raggiunto un accordo il 23 gennaio 1824, dove Re Carlo Felice firma un contratto e paga la collezione ben 400.000 lire.
La Collezione conteneva 5268 oggetti, statue, papiri, mummie bronzi amuleti, vari capolavori dell'età imperiale statue di RamesseII, ma anche statue reali della XIII dinastia.


Nello stesso periodo, arriva a Torino Jean Francois Champollion, che ha scoperto studiando la Pietra di Rosetta la chiave di lettura dei geroglifici.
Con l'aiuto dell'Accademia di scienze di Torino e la grande collezione di reperti, si iniziò a catalogare, gli oggetti e a decifrarne il significato...
La prima tavoletta, la famosa Mensa Isiaca che ha dato le basi al museo, si era rivelata un falso, Champollion disse che i geroglifici non avevano alcun significato, era probabilmente stata realizzata da artigiani che sapevano utilizzare più metalli, oro,argento, rame,testimoniando un livello alto di preparazione metallurgica, era stata concepita e dedicata al culto di Iside, probabilmente nei dintorni di Roma.
Con la collezione Drovetti, il Museo delle antichità Egizie di Torino  inizialmente comprendeva tre settori: statuari, papiri e oggetti di uso quotidiano.
Ora dopo il recente restauro ci sono cinque piani da visitare. Ho fatto una visita guidata, con me avevo il mio nipotino ed un'altro suo coetaneo, era uno spettacolo vedere l'interesse di questi ragazzini per le mummie, 




 per i sarcofagi.





Sono altresì convinta che, per approfondire al meglio, meriterebbe una visita guidata solamente la sala dei sarcofagi, e dei loro contenuti come corredo funerario....
Sono esposti circa 3300 oggetti ma tanti altri sono nei magazzini sottoposti a restauro o a studi approfonditi,
Molto belli sono gli affreschi della tomba della famiglia Iti e Nefereu, che vollero dipinte nella loro cappella funeraria tutto il bello che i loro occhi avevano visto nella vita quotidiana terrena,


La tomba di Kha , come la tomba di Iti, rinvenuta da Schiapparelli, nel 1917, è stata trovata perfettamente integra, e conteneva 3 sarcofagi, Kha era uno stimato professionista, un architetto, ma non viveva alla corte del faraone, gli abiti di kha, tuniche in lino, ne sono esposte due una pesante per l'inverno e una leggera per l'estate la tomba conteneva una quantità incredibile di oggetti, pettini, rasoi, gli attrezzi da lavoro...


 kha aveva una moglie bellissima, Merit, il beautycase di Merit che conteneva ,oli, e unguenti trucco e profumi, una parrucca di capelli veri, perfettamente conservata che usava nelle occasioni importanti.





La Papiroteca, in questa sede sono esposti i papiri, sembrano talmente fragili, poi i reperti della cappella di Maya, la ballerina dipinta sul coccio "Ostracon della danzatrice"
 sono capolavori che ci raccontano secoli di vita passata.




Il tempio di Ellesjia, per salvare il tempio che minacciava di essere sommerso dalla diga di Assuan il governo italiano e alcuni privati investirono e finanziarono una costosa opera di salvataggio, nel 1970 in grave stato di deterioramento venne donato dalla Repubblica Araba d'Egitto al museo di Torino, che negli anni 90 inizio il restauro, la galleria dei Re ci invita all'uscita, dopo aver ammirato l'imponenza di queste statue. 


Stanchi ma felici usciamo da questo nuovo gioiello che merita di essere visitato

domenica 30 agosto 2015

Il Parco botanico litorale del Veneto

IL PARCO BOTANICO LITORALE DEL VENETO


E' situato a porto Caleri,  il Giardino botanico, si snoda per circa due ore di cammino,
dalla terra ferma, si passa in mezzo alla vegetazione, attraverso camminamenti e ponti rialzati in una delle zone umide di acqua dolce e salmastra uniche in Europa.
Si possono seguire tre percorsi, il più breve interessa la pineta, la flora e la fauna, il secondo intermedio che porta a visitare quasi tutte le zone tranne quella umida salmastra e il terzo percorso che include tutto il giro....



 Naturalmente abbiamo fatto tutto il percorso, interessanti sono le indicazioni tramite cartelloni, che ci raccontano la flora e la fauna anche in Braille. L'attenzione rivolta ai diversamente abili, ci fa capire l'impegno, nel voler rendere partecipe, chiunque riesca a raggiungere questo luogo, per certi versi selvaggio, ma reso accessibile a chiunque voglia provare l'emozione e la sensazione di naturalità.




Ci informano, che nel giardino, non sono stati effettuati interventi di modifica strutturale dell'habitat presente, ma si è cercato di valorizzare e tutelare le specie presenti e spontanee, considerando la   notevole estensione...
Nella pineta, tante piante di pino marittimo e di pino domestico, che tra gli anni 40 e 50 sono stati piantati dall'uomo, per difendere dalla salsedine le colture interne, molti alberi, sono storti perchè sono stati piantati troppi vicini e non hanno avuto modo di espandere i loro rami, altri sono caduti perchè il vento in questa zona soffia molto forte. 


Nel sottobosco stanno però crescendo piante di Leccio spontanee, destinate a sostituire i pini piantati dall'uomo. In un fascia ad ovest si trovano piante di Olmo tanto da definire questa zona "bosco mediterraneo". E ancora nel sottobosco, sono cresciute spontaneamente rare orchidee del genere: Orchis Cephalantera, e Ophris.




I nostri passi vengono scanditi da cartelli che ci indicano con nomi latini, ma anche in Italiano, la diversa vegetazione che incontriamo....o i diversi rettili, uccelli e anfibi che stazionano in questa zona.


I ponti o le passatoie che noi calpestiamo, sono abbastanza ampi, tanto da permettere percorsi di visita guidati, prenotati naturalmente con un certo anticipo, qui arrivano gruppi di bambini, chissà se rimarranno stupiti come lo siamo noi.



In alcune zone si è formata una macchia di tipo mediterraneo con piante di ginepro




 e ilatro e asparago selvatico.



Passiamo poi, per le zone umide di acqua dolce, intanto fa capolino il sole, dopo le piogge dei giorni scorsi, un velo di umidità sale verso l'alto e sembra svegliare, 

il falasco




 che con le lische e la cannuccia,



 si muovono leggeri alla brezza, immagino che salutino il nostro passaggio.
Giungiamo così ad un grande spiazzo, dove la piena fioritura del
Limonium sertinum, sembra un grandissimo cuscino colorato di lilla,




 siamo  nella zona umida salmastra, qui le piante resistono alla salinità dell'acqua del mare, e si sviluppano su degli isolotti,
 che sono appena emergenti dall'acqua, intorno a questi isolotti si aprono degli specchi d'acqua,




 abbiamo visto piccoli pesci, e diversi uccelli che si mimetizzavano nella vegetazione, il percorso su delle palafitte ci porta fino alla laguna. Dall'alto vediamo il mare con tanti tantissimi pali, dove vengono allevate cozze e vongole.





 Seguendo il percorso siamo arriviamo sulle dune,



 così vicini al mare, una spiaggia libera dagli ombrelloni e dalla massa dei turisti,



 solo qualche persona passeggiava nel bagnasciuga, la spiaggia, lasciata alla natura che la custodisce, è davvero bella nella sua selvaticità,


continuiamo il viaggio sulle dune dove lo sparto pungente, sfida la bora quando soffia dal mare 


e tornando troviamo ancora una zona umida di acqua dolce. Qui gli studiosi, in uno stagno, tengono sotto controllo la riproduzione di una specie di rospi in via di estinzione, il pelobate fosco.



La zona di Porto Caleri è un habitat quasi perfetto per la riproduzione di tale specie, qui non si trovano elementi di inquinamento chimico o meccanico, che possa modificare e danneggiare lo stato riproduttivo, l'unica minaccia possibile, può essere causata dall'acqua salata del mare, si deve evitare che riesca ad entrare all'interno delle pozze di acqua dolce, dove la specie si riproduce, per questo motivo le guardie forestali, tutelano controllano e monitorizzano tutte le attività di manutenzione   considerando l'ecosistema.


Abbiamo visitato un ambiente naturale, unico, costa davvero poco ammettere la bellezza del paesaggio, della spiaggia libera, dove i tronchi portati dal mare sono l'unico elemento, tutto il percorso è davvero uno spettacolo notevole e interessante 







domenica 23 agosto 2015

IL DELTA DEL PO' AGRICOLO

In un'estate dove il caldo soffocante l'ha fatta da padrone, non vedevamo l'ora di andare pochi giorni al mare, per staccare un po' la spina, convinti che ci saremmo crogiolati al sole e rinfrescati con delle belle nuotate, per chi sa nuotare, per me passeggiate in acqua che fanno tanto bene.....
Ho la netta sensazione di essere un po' come il mitico Fantozzi che viene raffigurato con una nuvola sopra la testa.



Il primo giorno poco sole e poco mare, decidiamo di recarci a Chioggia, prendiamo accordi telefonici con una amica che ci fa da guida in questa splendida cittadina, rientriamo in serata. Il giorno successivo lo passiamo in spiaggia, sole e mare, ma come sempre accade la sera stessa riprendono le perturbazioni, un temporale abbastanza sostenuto, il mare in burrasca.
Non possiamo davvero recarci al mare in questa giornata, così ci facciamo un giro, dovevamo andare al parco botanico di Porto Caleri, ma abbiamo sbagliato strada ci siamo trovati nel delta del Po, in mezzo a tanti campi coltivati, i miei ricordi scolastici affiorano, mi torna alla mente che questa zona, fino alla Romagna era definita uno dei granai di Italia.




La pianura padano – veneta è un territorio costruito nei secoli tramite un incessante lavoro di bonifica idraulica. Lo dimostrano le testimonianze di un lavoro che nei secoli si sono tramandati i centurioni romani, i frati benedettini con le prime bonifiche, ele opere di sistemazione idraulica operate dalla Repubblica di Venezia per regolare il deflusso delle acque verso il mare
I detriti trasportati dai fiumi deviavano i corsi di acqua, ostacolavano il deflusso delle acque nel territorio causando frequentemente allagamenti e ristagni delle acque nelle campagne.


L'acqua si imputridiva arrecando gravi danni alla salute degli abitanti. Verso la metà del 1800, si iniziarono a prosciugare e bonificare ampie zone, ampliando i campi di intervento, la bonifica che vuol dire "Fare del buono" non è più una situazione straordinaria ma è ordinaria manutenzione.
I fondi agrari, che noi abbiamo visto, non sono di antica concezione, sono stati infatti concepiti tra la fine del 1800 e il 1900, utilizzando interramenti in parte naturali, creati dai detriti dei fiumi, bonificando sacche paludose innalzando poderosi argini per proteggere il territorio con opere di bonifica meccanica.




Dal Web:
Le grandi estensioni di pascoli umidi sono stati così sostituiti, negli ultimi due secoli, da aree agricole. L'agricoltura, è oggi la principale attività produttiva condotta nelle aree circostanti le zone umide.





Le coltivazioni più importanti sono grano, mais, barbabietole da zucchero, 



girasole,




 soia,


 erba medica, 


sorgo



 e riso



Nei terreni sabbiosi si ritrovano, poi, colture specializzate come pioppeti, frutteti e vigneti.











L’orticoltura è un altro settore molto attivo che si è sviluppato principalmente nella zona di Rosolina, dove circa il 75% delle aziende si dedica alla produzione di colture orticole. Queste zone risultano infatti particolarmente fertili grazie alla forte componente di sabbia dei loro terreni, dovuta ai depositi del fiume Adige, che impedisce al suolo di impregnarsi di salsedine. Non a caso proprio a Rosolina è stato creato nel 1965 il Mercato Ortofrutticolo, un importante punto di riferimento per le aziende del settore per la commercializzazione dei loro prodotti.





Una delle coltivazioni più diffuse nella zona è quella delradicchio rosso, tanto che ogni anno il primo di maggio si tiene la Fiera di San Giuseppe con una mostra-concorso per la miglior qualità di radicchio rosso. Altri prodotti di qualità sono: l’aglio bianco polesano, 



le carote, le cipolle bianche, le patate, i pomodori da conserva e i meloni
.


Il delta del Po è interessantissimo dal punto di vista naturalistico, un triangolo che comprende due Regioni d'Italia, e tre provincie. In Veneto la provincia di Rovigo, definito "delta attivo" per la maggiore portata di acqua che sfocia nel mare, mentre le provincie di Ferrara e Ravenna sono definite "delta storico", perchè prima che il fiume cambiasse il proprio corso, sorgevano su due grandi rami del Po. Sospeso tra terra, acqua, e cielo, è l'unico delta nazionale italiano, un delta enorme considerato una delle zone umide più importanti d'Europa, tanto che, i ministri dei 5 continenti, hanno firmato un trattato dovesi impegnavano a tutelare le zone, gli uccelli migratori, che sono un patrimonio sopranazionale, salvaguardando la fauna di tutti.
Qui la terra si incontra con l'acqua di fiume, di canale, di valle, di mare, acqua che rimane, e acqua che se ne va, portata via da un lavoro instancabile, di uomini e donne che con ostinazione hanno tanto lavorato per poter vivere in salute, ed avere i frutti della terra.


Con il clima estivo , la temperatura nel Delta del Po, è molto alta, sono sorti così molti centri attrezzati sulle spiagge di Rosolina mare, dove noi siamo, Boccasette e Porto barricata.