il filo dei ricordi-racconti

sabato 6 gennaio 2018

HERMANN HESSE





                                               HERMANN HESSE

Fa parte del distretto di Lugano, è il comune della Collina d'Oro, e si trova proprio sopra Lugano, formato da tre frazioni Agra, Gentilino e Montagnola, e Proprio Montagnola è la mia meta.
Raggiungere Montagnola, è semplice, e se pur sembra paradossale, ci si trova in un angolo di serenità, percorrere questi viottoli, 



dove la tradizione  convive con la modernità, e,  in una domenica qualunque da una finestra aperta,  ci raggiunge  della musica classica, un tocco di qualità in una bella domenica pomeriggio...
Ci raggiunge, perchè molto spesso, porto qualche mio amico a visitare questo piccolo, ma così grazioso luogo.
Il paesaggio della Colllina d'oro, circondato dalle alte vette, ha un tepore quasi mediterraneo, qualità che riuscirono a sedurre lo scrittore, poeta, e pittore ,anche se non tutti ne sono a conoscenza, Hermann Hesse,  che si stabilì in questo lembo  di terra, dal 1919 fino alla sua morte, avvenuta nel 1962.
Parecchi personaggi importanti, furono attratti da questa zona, VictorHugo
Peter Weiss,
 Karl Hofer, Max Frisch...





Hermann Hesse, non trascorreva, solo brevi  dei periodi di vacanza, alla Collina d'Oro,  si trasferì e visse per ben 43 anni, considerando così Montagnola e il Ticino, la propria  patria adottiva, infatti dal 1936, non ritornò mai più in Germania.
La relazione con Montagnola e il Ticino,  era talmente stretta tanto da dichiarare nel 1930:
"Infatti  amo anche i ticinesi, e non solo il loro paesaggio e il clima".
Hermann Hesse, è l'autore di lingua tedesca più letto del novecento, a livello mondiale.



Ha trasmesso dei messaggi, con convinzione e tenacia, nei suoi scritti:
Siddharta, Lupo della steppa, e in altri racconti, il messaggio principale era di non aver paura, di essere se stesso, e da uomo, ognuno deve cercare  di assumersi  le responsabilità di essere umano.








Non sono noti,  il suo impegno per la pace, e per la tolleranza  ed è stupefacente quanto siano attuali nei giorni nostri.
Ognuno di noi può leggere, anche nei suoi aforismi, quanto la vita valga la pena di essere vissuta, ...perchè il corso della vita, ha una fine,...  e tocca a chiunque di dover morire... come dire... prima o poi ce ne andiamo tutti,  rimangono però le nostre arti a dar consolazione.



Già le arti, Hermann Hesse, ne è un degno rappresentante.
Da uomo curioso, ha esplorato molto il Ticino, ammirava il paesaggio, la luce limpida, la cultura, la gente e le chiese, per 20 anni ha girato a piedi,  camminando tanto, successivamente,  si faceva accompagnare dalla moglie o da uno dei figli che guidavano l'auto.



 Intorno al 1916, in preda ad un periodo di crisi emotiva e psicologica, incoraggiato dal proprio psicologo, inizia a rappresentare in disegno i propri sogni, i primi quadri, li dipinse a Berna e poi nei pressi di Locarno, nel 1917 dipinse solo ritratti, nel 1918 ancora pittura in Ticino e dai quali nascono i primi testi e le prime illustrazioni del libro "Camminata", pubblicato nel 1920. Dal 1920 fino al giorno della sua morte, molte illustrazioni dei libri che scriveva, gli appartenevano, così come ha presentato in diverse mostre, nel corso degli anni, tanti acquerelli, ha creato un'importante opera pittorica,  che consiste in circa 3000 acquerelli,  con i colori limpidi del Ticino.







 Dopo la sua morte, molte mostre sono state allestite in tutto il mondo.
Hermann Hesse, fin dalla più piccola infanzia aveva dimostrato un'intelligenza ed una caparbietà esagerata, tanto che la madre, intuendo le attitudini del figlio, invitava il marito missionario e direttore editoriale, a pregare. 
Pur riconoscendo le buone azioni, e i buoni intenti dei genitori rifiutava le imposizioni di un'educazione rigida, diventando nella crescita un ribelle di fondo, che ha dato non poco filo da torcere ad educatori ed ai genitori stessi...
Per la sua educazione culturale, fu importante la figura del nonno materno, anch'esso missionario, ma anche un uomo di cultura, e proprio tramite la biblioteca del nonno Hermann,  riuscì ad ampliare la propria cultura extrascolastica, documentando insieme ai suoi studi anche  le sue crisi in età giovanile ed adolescenziale.
Malgrado tutti gli sforzi dei genitori, nessuno riuscì a plasmare il carattere deciso e ostinato del ragazzo, 



 dovendo comunque rispettare l'autorità del padre, viene educato fuori dalla famiglia frequenta malvolentieri il ginnasio di Calw, ma ne risulta comunque uno dei primi studenti, il padre gli impartisce lezioni di greco e latino, studia privatamente il suono del violino e si prepara con il rettore Bauer, (uno dei pochi insegnanti che Hermann stimava) all'esame per poter essere ammesso al seminario...supera l'esame e viene ammesso a Maulbronn.
Il destino di Hermann, era stato tracciato ma il ragazzo, ribelle oltre a fuggire dal seminario inizia ad avere grosse crisi depressive, viene inviato  da un altro pastore, ma le crisi si aggravano, cerca il  suicidio, evitato solo perchè il revolver si è inceppato.




Viene ricoverato in una clinica, che non è altro che un manicomio.
Altre scelte fatte dalla famiglia,  influenzeranno la sua vita,  che si è poi riflessa nei suoi scritti, nonostante i ripetuti conflitti interiori e in contrasto con le decisioni familiari, le  difficoltà degli altri ad accettare la sua diversità intellettuale, le imposizioni fatte, non hanno scalfito la forte consapevolezza,  di quel che egli avrebbe voluto diventare,  grazie ad una dose elevata di testardaggine.  
Nel corso della sua intensa vita, le crisi esitenziali interiori, 




 si presenteranno sempre, e sempre saranno, forti stimoli a cercare di raggiungere un equilibrio,  pur sforzandosi di adeguarsi ad un'esistenza borghese e formale i risultati erano fallimentari.
I viaggi in India, la cultura approfondita di questi luoghi, lo rendono sempre più irrequieto solo la scrittura lo appaga.





Nel 1924 dopo il ritorno da un viaggio in India ottiene di nuovo la cittadinanza Svizzera e si trasferisce nel Ticino...
La sua vita famigliare è abbastanza travagliata, ha avuto 3 figli dalla prima moglie, poi divorzia,  si risposa ma anche il secondo matrimonio non ha fortuna, soltanto  la terza moglie, rimase vicino ad Hermann fino alla morte.



I successi letterali di Hermann Hesse,  sempre più crescenti, inizialmente nei paesi di lingua tedesca, poi prima della Grande guerra, negli altri paesi europei e in giappone.
Le sue opere sono un insieme di sensualità, spiritualità, sentimento ragione e irragionevole  irrazionalità, tanto da essere ancora attuali nelle generazioni successive fino ad oggi....



Nel 1946 gli venne assegnato il Nobel per la letteratura.
A Montagnola si trova il Museo di Hermann Hesse, una fondazione attiva, a ricordare le sue opere, è possibile anche seguire i sentieri in cui egli passava e i posti nei quali si fermava a dipingere,



 mettendo sulla tela la luce, che tanto amava e  che ha riportato sui tanti acquerelli da lui dipinti.  




Era un un uomo, un poeta, un pittore e un giardiniere, un personaggio dalle mille sfaccettature.









martedì 26 dicembre 2017

Ravenna e i suoi mosaici


                                                                           Ravenna e i suoi mosaici


"E siamo ancora qui, un universo che respira".......
Questo ritornello  di una canzone di Fiorella Mannoia mi torna alla mente,
è la sensazione che ho avuto, quando ho visto i mosaici di Ravenna...
Sono ancora qui,  e sono davvero un universo che respira, che  ci trasmette l'eredità della gloria e della devozione religiosa  paleocristiana prima, e bizantina successivamente.
Dal 1996,  Ravenna fa parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco,  per i suoi monumenti paleocristiani e bizantini, databili tra IV e VI sec. d.C., testimonianze uniche e preziose, spesso a mosaico, dell’età d’oro della città, come il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero Neoniano, la Cappella di Sant’Andrea o Cappella Arcivescovile (all’interno del Museo Arcivescovile), il Battistero degli Ariani, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Mausoleo di Teoderico, la Basilica di San Vitale, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe.
In questa città, si conserva il più ricco patrimonio mondiale di mosaici, superiore, per qualità artistica ed importanza iconologica, a quello di tutte le città del mondo antico e classico, sia in oriente (Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme, Alessandria), sia in occidente (Roma, Milano, Aquileia, Treviri, Colonia).
Sono piccole tessere di polvere di vetro, o di polvere di marmo, che impreziosiscono i monumenti più importanti della città.
L’arte del mosaico ravennate, è ancora vivo, attraverso la  presenza di numerose botteghe artigianali, di cui il centro cittadino è pieno, promuovendo l'interesse, la cura, lo studio e la voglia di  mantenere vivo il nostro passato, non escludendo di insegnare  e promuovere  attività artistiche che vanno dall’architettura all’arte moderna, sulla base di una lunga esperienza, maturata, in fatto di restauro e conservazione dei  mosaici antichi.


Sono scesa dal treno, ho chiesto un'informazione ad un passante, che si è dimostrato gentile e cortese, ho portato il mio poco bagaglio in albergo e  senza  indugiare sono andata a vedere la città, mi sono recata al punto di informazione turistica, IAT,  avevo già contattato il personale telefonicamente, e quindi tutto è stato molto semplice.
Ho prenotato per una visita guidata, per il giorno successivo,  che comprendeva una buona parte dei  monumenti della diocesi di Ravenna, mentre  sulla piantina della città, gentilmente,  mi sono stati indicati i luoghi,   che erano compresi nel biglietto cumulativo come ingressi indipendenti,  ma che non venivano contemplati dalla visita guidata.
La città di Ravenna ha una storia antica e prestigiosa,  ogni civiltà che si è susseguita ha lasciato impronte importanti, ma è la supremazia romana che arricchisce la città di  mura di protezione edifici pubblici e privati. E proprio tra queste antiche mura che  si trovano gli otto edifici considerati Patrimonio dell' Umanità da parte dell'Unesco.


il Mausoleo di Galla Placidia, edificato nel V secolo d.C. per ospitare la sorella dell'imperatore Onorio dopo la sua morte, conserva al suo interno il più antico ciclo musivo della città, celebre soprattutto per lo splendente cielo stellato; il Battistero Neoniano, annoverato tra i monumenti più antichi della città, è conosciuto soprattutto per il meraviglioso mosaico della cupola, realizzato per volere del Vescovo Neone (da cui il battistero prende il nome); la Basilica di sant'Apollinare Nuovo, edificata nel VI secolo d.C. per volere dell'imperatore Teodorico, è caratterizzata dal tipico campanile cilindrico e dalla ricca decorazione musiva, la quale si dipana per tutta la lunghezza della navata centrale e del catino absidale (sono il più grande ciclo musivo finora conosciuto), che vengono così inondati di luce e di colore; la Cappella di Sant’Andrea, costruita come oratorio privato durante il regno di Teodorico, celebra il Cristo trionfante;
Il Mausoleo di Teodorico, caratterizzato dalla particolare forma della cupola, che, come confermato da attenti studi, è realizzata con un unico, pesantissimo blocco di pietra istriana;
 la Basilica di San Vitale, un bell'edificio a pianta ottagonale realizzato nel VI secolo d.C., in cui possiamo ammirare i famosi pannelli musivi con l'imperatore Giustiniano e l'imperatrice Teodora, che qui sono raffigurati riccamente abbigliati di abiti e gioielli lussuosissimi;  la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, esalta nell’abside Cristo e Sant’Apollinare, primo vescovo e patrono. Nella basilica di San Francesco, ricostruita nel X-XI secolo sopra un precedente edificio dedicato agli Apostoli e poi a San Pietro fu svolta la cerimonia funebre di Dante Alighieri nel 1321. La Tomba di Dante, attigua al convento di San Francesco, ospita le spoglie del Poeta in un sarcofago di epoca romana, arricchito dal 1483 da un bel bassorilievo di Tullio Lombardo con la figura del poeta visto di profilo. Meritano attenzione anche il Palazzo dei Rasponi del Sale, attuale sede della Banca Unicredit e  il Palazzo Merlato, residenza del Comune di Ravenna.
Un po di storia:
Nel 402, Onorio trasferisce la capitale dell’Impero Romano d’Occidente a Ravenna.
 È Galla Placidia, sorella di Onorio, a comandare in una città che s’illumina della personalità religiosa e culturale del vescovo di Ravenna, San Pier Crisologo.
Lo splendore edilizio continua: sorgono San Giovanni Evangelista, la chiesa di Santa Croce e il Mausoleo di Galla Placidia.  Ma la storia di Ravenna ci racconta anche che l'impero romano cede sotto le invasioni barbariche. Si sono susseguite le dominazioni dei barbari fino a Giustiniano nel 476 d.C.
L'ultimo imperatore dell'impero romano d'Occidente, è Romolo Augusto, che cede il trono ad Odoacre, pochi anni dopo il re goto Teodorico sconfigge Odoacre e diventa il signore di Ravenna, sotto il suo dominio si è  diffuso il culto religioso ariano.
Il dominio goto continua fino al 540, quando viene sconfitto dalle truppe dell'esercito romano-bizantino.
Giustiniano entra a Ravenna.
 Con Giustiniano, che sognava l’unione di Occidente latino e Oriente greco in un sistema politico e religioso di pace, Ravenna vive un’epoca di massimo splendore. E il fascino di questo periodo storico e religioso che hanno fatto di Ravenna la città dei mosaici.
Il Vescovo di Ravenna che nel 547 consacra San Vitale e nel 549 S.Apollinare in Classe.
E così inizio il mio giro,  partendo dal  Museo Arcivescovile, fondato nel 1734,  il primo museo diocesano sorto in Italia,  proprio nella stanza  che faceva da atrio alla cappella di sant' Andrea, inizia la raccolta di tante opere,  nacque infatti come lapidario,contiene molte  lastre di marmo, e sarcofagi, provenienti dalla  Basilica Ursiana, che venne demolita.
La Cappella Arcivescovile o di Sant'Andrea:
costituisce l'unico esempio di cappella arcivescovile paleocristiana, giunta integra sino a noi, la volta a botte èinteramente rivestita in marmo nella parte inferiore e a mosaico in quella superiore.
Fu costruita da Pietro II (494-519), come oratorio privato dei vescovi cattolici, durante il regno di Teoderico, le decorazioni sono di grande interesse, ci raccontano come venisse glorificata la figura  del Cristo, quando il culto dominante era quello ariano.
 La presenza del Salvatore in veste di guerriero, il suo monogramma e il suo volto dominano infatti in vari punti della cappella e le immagini dei Martiri, degli Apostoli e degli Evangelisti concorrono anch'essi a sottolineare questo concetto di glorificazione,  è così che diventa chiara l' affermazione dell'ortodossia cattolica.
La Galla Placidia:
ll mausoleo di Galla Placidia risalente alla prima metà del V secolo,  è veramente eccezionale. Secondo la tradizione, Galla Placidia, figlia di Teodosio, reggente dell'Impero romano d'Occidente,  avrebbe fatto costruire questo mausoleo per sé, il marito Costanzo III e il fratello Onorio.
 La cupola è dominata dalla Croce in una volta di stelle di grandezza decrescente, che dipingono un cielo blu notte dove brillano 900 stelle dorate, di incredibile fascino ed intensità, secondo un modello che durerà per tutto il Medioevo. Le lunette della cupola presentano coppie di Apostoli, con le braccia alzate in adorazione verso il centro ideale dell'edificio, la Croce.
Tra gli Apostoli si distinguono san Pietro con la chiave sulla sinistra e, di fronte a lui, san Paolo. Le colombe, sul prato tra gli Apostoli, simboleggiano le anime di fronte alla fonte della grazia divina.
 Al centro si aprono le finestre, coperte con lastre translucide di alabastro; anche la luce, come in tutta l'arte ravennate, rivestiva qui un ruolo simbolico di rappresentazione di Dio.
Le volte a botte e gli archi dei bracci sono riccamente decorati con festoni di fiori e frutta e intrecci geometrici.
Nella lunetta sopra l'ingresso si trova una raffigurazione del Buon Pastore (simbolo del Cristo),  seduto su una roccia e circondato da pecore che si rivolgono tutte verso di lui in un prato idilliaco squillante di tessere verdi,ai lati del Buon Pastore i due gruppi di pecorelle .


Nella lunetta opposta San Lorenzo sulla graticola, entra correndo dalla destra, recando una larga Croce sulla spalla, mentre con l'altra mano regge un libro aperto il santo è rappresentato mentre si avvicina al martirio
Nelle lunette laterali sono collocati cervi fra tralci di arbusti che si abbeverano
Sono presenti anche  colombe che bevono alla fonte, simbolo delle anime cristiane che si abbeverano alla grazia divina.
 Le dimensioni attuali, non corrispondono a quelle originali, infatti gli edifici di Ravenna sprofondano nel terreno, ancora oggi, e il mausoleo di Galla Placidia è stato inghiottito dal terreno per circa due metri. Quelle che esternamente oggi vediamo, erano le finestre del piano alto, l'entrata è limitata nel numero.....  ma, una volta entrati  si incontra la perfezione del mosaico,  dell'accostamento dei colori, armoniosi,  rendono viva l'atmosfera che si respira, ne fanno un luogo unico al mondo.



Poco distante dalla Galla Placidia c'è la basilica di San Vitale



La Basilica di San Vitale è uno dei monumenti più importanti dell'arte paleocristiana in Italia, in particolar modo per la bellezza dei suoi mosaici.



 Viene catturato lo sguardo dagli ampi spazi, dalle stupende decorazioni dell'abside,


 dagli ampi volumi e dagli affreschi barocchi della cupola.



Anche nel pavimento, c'è un un piccolo gioiello proprio di fronte all'altare,  nel presbiterio, su un lato del pavimento vi è raffigurato un labirinto,con delle frecce che partendo dal centro seguendo un percorso,si dirigono verso ilcentro della Basilica.
Nei primi anni della cristianità il labirinto, spesso era usato come simbolo del peccato, il peccatore doveva seguire il percorso per purificare la propria anima, trovando la via d'uscita,  rinasce libero dal peccato.



E' come  entrare in un viaggio nella storia dell'arte, e bisognerebbe dedicare molto tempo ad approfondire i particolari.  non rimane altro che alzare gli occhi verso l'altare e contemplare i mosaici, più belli della cristianità, la corte imperiale sembra ancora viva, forse lo è, viva e colorata.

Battistero Neoniano, o detto Battistero degli Ortodossi:
Il Battistero è piccolino, ma i mosaici sono veramente splendidi,  ci si deve sedere all'interno, e stare con il naso all'insù, l'enorme fonte battesimale occupa tutto il centro della pianta ottagonale



Il Battistero Neoniano, fu la risposta cattolica (del vescovo Neone) all’eresia Ariana, che proprio in Ravenna aveva avuto il massimo splendore sotto il regno di Teodorico.
Una contrapposizione che, si ritrova anche nel Cristo raffigurato nel mosaico sotto la cupola, che a differenza di quello nel vicino Battistero degli Ariani, viene da Oriente ed è divino anche prima del battesimo comunicatogli da Giovanni Battista e dalla colomba divina.


Battistero degli Ariani:
Piccolo e anonimo, quasi nascosto,


dall'esterno forse, non  trasmette la bellezza del suo interno, il mosaico del battesimo di Cristo,  sulla volta è veramente splendido, è un autentico gioiello.
Il soffitto mosaicato, contrasta con la povertà delle pareti,creando un effetto singolare.
Fatto costruire da Teodorico, re degli Ostrogoti e Ariano, risulta essere l'unico battistero fatto erigere appositamente per il culto Ariano.
L’arianesimo, è sempre stato considerato un’eresia dal Cristianesimo,  secondo la dottrina ariana Cristo era figlio di Dio ma conservava la sua natura umana: è solo attraverso il rito del battesimo che la natura divina fu comunicata a Cristo.
I mosaici sulla volta del battistero, celebrano proprio il battesimo di Cristo, qui il giovane Cristo non viene rappresentato come proveniente da Oriente, ma si dirige verso oriente, diventando divino solo nel momento del battesimo.


Basilica di Sant Apollinare nuovo:
E situata nel centro di Ravenna ,
Un semplice ma armonioso portico di marmo precede la facciata,  sul lato destro ha un bel campanile cilindrico.


L'interno è a tre navate, sorretto da 24 colonne con capitelli corinzi, il soffitto del 1600 è a cassettoni.
 I mosaici vicino al soffitto sono tredici pannelli rettangolari per ogni parete.


Le scene raffigurate riguardano tutte i vari episodi della vita di Cristo, dei profeti e dei Santi.
 Nella parete di sinistra sono raffigurate 22 vergini vestite con tuniche d'oro e adorne di veli bianchi,


per ultimo viene ritratto il palazzo di Teodorico.



 Tutta l'area di Ravenna era anticamente simile ad una laguna, come quella di Venezia, a cinque chilometri da Ravenna, dove una volta si trovava Classe, un antico porto, fondato da Augusto e utilizzato come sede della flotta romana, dove  si ritiene abbia svolto un  ruolo tale da garantire la difesa dell'Adriatico e dei mari vicini, tra la fine del II secolo e l’inizio del III. Fu Augusto (I secolo a.C.) a volere il prestigioso porto che ospitava una flotta di 250 navi,  e proprio in questa zona si ritrova la basilica di Sant Apollinare in Classe, queste chiese basilicali, riprendono esattamente il concetto di basilica dei romani,


 costruita nelle prima metà del VI secolo, la costruzione originale vantavacon un quadriportico e pronao che è stato ricostruito. Sulla destra della basilica, si innalza il campanile di forma cilindrica, abbellito monofore e bifore su colonne di marmo che ne alleggeriscono la struttura massicia agli occhi degli osservatori:




 Mentre l'interno è a tre navate, divise da 24 colonne di marmo greco.
 Lungo le navate laterali sono disposti dieci sarcofagi di marmo,


 le pareti sono spoglie, mentre il catino absidale  e il presbiterio sono rivestiti da mosaici, e sono gli ultimi lavori eseguiti da artisti bizantini a Ravenna.




La Domus dei pavimenti  di Pietra:
La Domus dei Tappeti di Pietra è stata scoperta nel 1993: durante dei lavori di scavo in via D’Azeglio, a circa 3 metri sotto il livello stradale. La Domus si estendeva entro la cinta muraria tardo imperiale, all’interno di un quartiere, partendo dal livello più basso si sono individuate: una domus del 1. sec. d.C. con vestibolo e atrio; una domus, di età adrianea (II sec.) con vestibolo, grande atrio e ambienti pavimentati con mosaici bianco-neri; un impianto termale con pavimenti in sectile del III sec.; un edificio del IV sec. con pavimenti a mosaico; un palazzetto di epoca teodericiana e bizantina, con ambienti databili al VI sec., che insiste su una precedente strada pubblica, divenuta accesso monumentale all’edificio privato.
Il totale delle pavimentazioni rinvenute, in mosaico e in sectile,( il sectile si differenzia dal mosaico per l'uso di lastre di marmo , di spessore vario, di dimensioni relativamente grandi in lunghezza e larghezza, e tagliate talora in forme geometriche, triangoli, quadrati, esagoni, ecc.),  supera i 1200 metri quadri.


 Il sito, ora diventato museo,  è stato aperto al pubblico nel 2002 .
Vi si accede dall’interno della settecentesca Chiesa di Santa Eufemia: è costituita da 14 ambienti pavimentati con mosaici policromi e marmi appartenenti ad edifici privati del II-VI secolo.
Sono significativi i mosaici pavimentali rinvenuti, decorati con elementi geometrici, floreali e figurativi.

L’emblema con il Buon Pastore, risale al IV secolo e raffigura un giovane, in posizione frontale, con le gambe incrociate e appoggiato ad un bastone. Indossa una tunica azzurra con ricami rossi e un matello triangolare, rosso-bruno; ai piedi alti gambali di stringhe incrociate. Con la mano destra accarezza una pecora che protende il capo mentre a sinistra un’altra pecora bruca. La scena presenta un paesaggio stilizzato: due alberi su cui poggiano due uccelli azzurri disposti simmetricamente. Da un ramo dell’albero a destra pende una siringa.


Di particolare bellezza e rarità è il mosaico detto della Danza dei Geni delle Stagioni, del VI secolo, attribuito a Maestranze ravennati: entro una cornice a treccia a torsione, campeggia un emblema che mostra i Geni delle Stagioni che danzano in cerchio al suono di una siringa tenuta da un suonatore in secondo piano.



Ogni Genio indossa un abbigliamento diverso: l’Autunno, in primo piano di profilo, indossa una tunica bianca ornata di ricami e reca sulla testa una corona da banchetto e ai piedi un paio di sandali; la Primavera, a sinistra, indossa una semplice tunica rosata, porta una corona di foglie rosa e rosse e calza sandali; la figura dell’Estate, a destra, è mutila nella parte superiore, si intravede una tunica chiara e parte della corona di spighe in testa; l’Inverno è completamente avvolto in un mantello con cappuccio verbe-azzurro, ed è incoronato di canne, ai piedi delle babbucce. Il suonatore indossa una tunica bianca ricamata, lo strumento sembra un organo a fiato. Si tratterebbe della danza che i romani svolgevano ogni anno in primavera e che aveva lo scopo di cacciare l’inverno, simboleggiato da un vecchio vestito di pelli, per permettere la rinascita dell’anno nuovo.


I miei occhi si sono riempiti di tante bellezze,   le mie orecchie di tante informazioni,  non da meno sono state le prelibatezze che ho assaggiato, che dire tutto il bello e il buono che potevo cercare e trovare... l'ho trovato

domenica 12 febbraio 2017

Basquiat

                                                     BASQUIAT



Il Mudec di Milano ha dedicato una mostra a Jean Michel Basquiat,
 forse un genio,  o forse il rappresentante di una vita sregolata che ad un certo punto,  ha trovato il periodo fortunato.



Basquiat, era un writer e poi  un pittore statunitense,  
E’ considerato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, insieme a Keith Haring,  ha portato il movimento dei graffiti dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte.



Nato il 22 dicembre 1960,  figlio di un contabile di Haiti e da una madre statunitense di origini portoricane fin dalla più tenera età dimostra interesse per il disegno, si ispira ai cartoni animati e la madre supporta il figlio accompagnandolo a visitare diversi musei.
A otto  anni  poco prima della separazione dei genitori,  subisce un incidente,  rimane per qualche tempo tra la vita e la morte, riesce a cavarsela,  ma il suo essere interiore non fu più lo stesso.




 Il  padre un uomo severo che molto spesso cercava di imporre al figlio delle regole attraverso le botte, la madre dopo la separazione cadde in depressione impazzì e fu portata in manicomio.
 Senza la protezione della madre contro la violenza del padre, Baquiat, che all’età di otto anni parlava correttamente inglese , francese e spagnolo, fu mandato in una scuola per alunni superdotati.
Appena raggiunse un minimo di indipendenza a quattordici anni, Baquiat lasciò la casa del padre e cominciò a vivere per strada.
Venne arrestato per vagabondaggio, vendeva cartoline e per sopravvivere arrivò a prostituirsi per pochi spiccioli.



Con un compagno di scuola, Al Diaz disadattato come lui, cominciò a dipingere graffiti sui muri di New York e sui mezzi pubblici, la pittura rappresentava un esplosione di violenza nei colori, e nei soggetti, molto spesso dipingeva scheletri o particolari anatomici.
I due avevano come firma Samo che vuol dire: “la solita vecchia m….”



La mancata formazione accademica,  rendeva  ogni suo approccio alle varie forme artistiche, come  un vissuto  personale, come un’esperienza cognitiva prima, e reale poi,  utilizzando  gli elementi della vita moderna, come mezzo di diniego, più che  come fonte di ispirazione.
Basquiat fondeva nei sui dipinti,  immagini e suoni che ricordano l’universo infantile.





Iniziò da subito a drogarsi, esperienze molto forti con droga, sesso e alcol, per vivere vendeva cartoline,  magliette decorate da lui, nei locali più in vista della città.
Riuscì  a vendere una cartolina ad Andy Warhol, il re della pop Art e ne divenne il pupillo qualche anno dopo.
Questo incontro segnò la svolta nella vita di Baquiat,  una mostra dove tutti e due collaborarono,  fu voluta da  un mercante d’arte svizzero,  iniziarono a firmare opere a due mani, Warhol si lasciò idolatrare dal giovane, che vedeva in lui il padre,  che avrebbe sempre voluto.



Terminata la mostra,  si separarono Basquiat aveva tutto, successo, e soldi credendo di non avere più bisogno di nessuno. Con i soldi poteva comperare tutto quello che, fino a poco tempo prima, per lui era il simbolo della superbia del popolo bianco. Iniziò così a sperperare, acquistando abiti firmati, auto di lusso, cenando in  ristoranti da vip, tante, tante donne e tantissima droga.



La morte di Andy Warhol, le donne, gli sprechi e la vita sregolata dominata dalle fragilità, segnano il declino di  Basquiat, che  muore all’età di ventisette anni per overdose.