il filo dei ricordi-racconti

domenica 7 ottobre 2018

ARTE E DILETTO

                                   ARTE E DILETTO
la Pinacoteca Zust si è arricchita di un'importante collezione, 34 dipinti, anfore,album di studi, medaglie e diplomi...Grazie ad un lascito della signora Valeria Morelli Razzini, deceduta nel 2014, nipote della pittrice Valeria Pasta Morelli.
Un lascito in onore della nonna, Valeria Pasta Morelli, per onorare e far conoscere un'artista sconosciuta, volendo che i lavori della nonna rimanessero nella sua terra.

                                                       

Siamo a cavallo tra il 1850 e il 1900, in un periodo storico, non facile per le donne, molto spesso, nei ceti più bassi, non ricevevano nemmeno un'istruzione, ed avevano ruoli spesso confinati all'ambito familiare.



Valeria Pasta nata a Mendrisio nel 1858,  è stata una delle poche ragazze a frequentare l'Accademia di Brera, a Milano, dove raggiunse ottimi livelli, tanto da raccogliere premi e riconoscimenti, anche la Gazzetta Ticinese, le riconosceva il ruolo di "esimia giovane  artista", elogiando un suo dipinto realizzato per il Carnevale di Mendrisio.
Valeria Pasta, era un ragazza della borghesia ticinese, sino a ieri, sconosciuta ai più, legata proprio a Mendrisio, ai suoi monti e ai molti palazzi storici. 



 Il matrimonio di Valeria Pasta con un alto un alto funzionario dell’Esercito Italiano, Morelli appunto, metterà fine le sue ambizioni, il ruolo di una signora benestante era dentro l'ambito familiare, l’unico ritenuto adatto a una donna della sua posizione: si dedicherà così principalmente alla ritrattistica e alla pittura di vasi in ceramica.


ritratto di famiglia Valeria Pasta Morelli

In molti dei suoi quadri presenti alla mostra  viene ritratto il figlio..


Valeria Pasta il filglio Valerio

Era un mondo diverso, le signore con una posizione sociale, gestivano la casa e le pubbliche relazioni,  non importava  che avessero raggiunto un buonissimo livello, non valorizzavano i riconoscimenti, la  loro formazione accademica, non fecero mai della loro passione un'attività, una professione, una fonte di reddito, mettevano le proprie creazioni al servizio delle varie raccolte fondi.
Come Valeria Pasta Morelli, altre donne artiste, attive nel Canton Ticino negli stessi anni, come Marie-Louise Audemars Manzoni, 



 Marie Luoise  Manzoni
Giovanna Béha-Castagnola, Adele Andreazzi, 


Adele Andreazzi

Olga Clericetti, Elisa Rusca, Antonietta Solari e Regina Conti anch'esse apparteneti a famiglie della borghesia locale, che coltivavano privatamente la loro passione per l'arte, e si esercitavano per lo più negli studi di pittori affermati,  Bartolomeo Giuliano, Sebastiano De Albertis, ma sopratutto uno dei maestri più apprezzati Gioachino Galbusera, che nel suo atelier teneva molti corsi.



 Gioachino Galbusera


La mostra Arte e Diletto, ci ha regalato una serie di quadri inediti, ci ha riportato indietro nel tempo, siamo entrati nelle case di queste signore, ammirando le scene domestiche che loro stesse imprimevano nelle tele, abbiamo respirato l'aria di tempi antichi
Sono entrata  nella vita di Valeria Morelli,


Valeria Pasta la lettera

 ho scoperto delle opere di una dolcezza infinita, ma sopratutto usi e costumi di quel tempo.




Valeria Pasta 


Era la figlia del noto dottor Carlo Pasta, un medico chirurgo, le cui origini  italiane, divenne consigliere nazionale, a lui si deve la ferrovia che conduce in cima al Monte Generoso, come il primo albergo sulla stessa montagna, voluto con testarda decisione. Carlo Pasta, 
ritratto di Carlo Pasta 


divenne noto  per il suo spiccato spirito imprenditoriale. E' innegabile che su Valeria, sulla sua crescita artistica, abbia influito molto l'influenza dello zio, Bernardino Pasta, anch'esso pittore, abile ritrattista molto apprezzato tra la cerchia degli Induno. 





Grazie  a questa mostra ho potuto ammirare opere ed artiste che sarebbero rimaste dimenticate, forse non conosciute ma di ottima fattura 


domenica 9 settembre 2018

Val di Cembra e le piramidi di terra

                         Val di Cembra e le piramidi di terra 

In Val di Cembra, sulle montagne del Trentino, troviamo un gioiello della natura unico nel suo genere. 



Sto parlando delle piramidi di terra di Segonzano, formazioni che arrivano ad un'altezza di venti metri,  e che spesso presentano una pietra che funge da cappello, generalmente , raggruppate a “canne d'organo”.
Sono i cosiddetti "omeni di Segonzano", piramidi e colonne di terra formate dall'erosione delle acque.
Troviamo il parcheggio e il centro visitatori, con la biglietteria. 
Da qui parte il sentiero segnalato che permette di visitare i vari gruppi delle piramidi di terra situati sul versante della montagna. 




Il primo gruppo è abbastanza vicino, circa 20 minuti, poi ci si immerge nel bosco,  bisogna armarsi di pazienza  ci aspetta una scarpinata  in salita.

Numerosi sono i cartelli descrittivi lungo il sentiero.  



Nel corso dei millenni, i movimenti del ghiaccio, hanno causato il decadimento delle creste e la decadenza sui fianchi della montagna, mentre a valle  l’azione erosiva dell’acqua ha poi dato origine alla formazione di incisioni profonde e vallette parallele.
Le gocce di pioggia, cadendo sul terreno,  smuovono le diverse  particelle, che esercitano l'erosione  che aumenta con la pendenza.
Ma la natura, ha mille risorse, e grazie alla copertura vegetale, il terreno non viene asportato, modera l'erosione dell'acqua, con  le radici, il muschio, le foglie, che riescono a trattenere la terra in modo efficace.
La forma classica è quella di un tronco a cono sormontato da un masso, definito Cappello..



Ha una grande importanza sulle piramidi, la presenza del "Cappello", perchè protegge la  piramide, la  forma più adeguata del "Cappello" è quella di un lastrone squadrato inclinato verso la valle, come un tetto che le preserva.
La perdita del masso, lascia la piramide con una forma appuntita, queste, sono in genere, di minore altezza,  senza alcuna protezione dagli agenti atmosferici, che nel corso del tempo ne determinano, il disfacimento.
Nel 1976 con il violento terremoto del Friuli,  che è stato avvertito anche a Segonzano, molte piramidi persero il loro cappello, mentre altre, più alte e più snelle resistettero, vacillando, ma non accusarono danni...
Anche l'uomo ha contribuito a danneggiare, quello che la natura ha creato,  si narra che durante la Grande Guerra, una batteria di cannoni si esercitasse ai tiri, sparando a molti blocchi di copertura,  causandone così nel tempo l'estinzione.



Una piramide, situata nel II gruppo ha un cappello veramente notevole del peso valutato in circa 100 quintali.
E' possibile fermarsi per un po' e godere del paesaggio, sulle panchine che si trovano durante il percorso.
Nel 1959  si fotografò la zona,  che vennero confrontti con documenti  fotografici risalenti probabilmente alla fin del 1900, in poco più di 60 anni molte piramidi sono scomparse  la più  antica documentazione è quella del pittore  Albrecht Durer.
Il pittore, forse a causa di una piena del fiume Adige, dovette deviare il suo percorso per raggiungere Venezia,  e raggiunse così Faver, il Castello di Segonzano e le piramidi. 
Dedica così alla Valle di Cembra tre opere:



Paesaggio alpino con al centro il Dosso di Segonzano: in alto a destra le  piramidi, a sinistra le pendici dei Monti  di Sover,e sullo sfondo le montagne di Fiemme 
"Castello alpino " ...un'immagine del Castello di Segonzano a fine 400



ma paradossalmete il più conosciuto acquarello rimane :
 " Castello in rovina sulla rupe"




Non si conosce  un' altro luogo in Europa,  che possa vantare ben sette acquerelli così antichi e sicuramente ambientati sul posto come quelli dipinti da Dürer in Trentino, e tre di questi sono dedicati alla valle di Cembra. 




 


domenica 3 giugno 2018

Segantini Giovanni


                                                     Segantini Giovanni

Il pittore Giovanni Segantini, nasce ad Arco, non molto lontano da Trento, il 15 gennaio 1858, nato in una famiglia povera, la sua infanzia fu molto triste, in seguito alla morte della madre, episodio che lo ha segnato profondamente, viene spedito dal padre a Milano, presso la sorellastra... Cresce in una Milano,  malevole e sporca, città difficile oggi, come allora in alcuni quartieri. A causa della mancanza di un vero e proprio contesto familiare, la sua crescita  è contrassegnata da momenti di svogliatezza, alla più totale mancanza di impegno, tanto  che viene  arrestato per ozio e vagabondaggio. 
Così, a dodici anni, viene rinchiuso nel riformatorio Marchiondi, vi rimane fino al 1873 per un anno si trasferisce da un fratellastro in Valsugana. 



Nel 1874 è di nuovo a Milano, si iscrive all'accademia di Brera,  per tre anni segue i corsi serali, per mantenersi lavora presso una bottega di un artigiano decoratore, Luigi Tettamanzi, poi insegna disegno gratis,  presso il riformatorio in cui aveva vissuto, durante i corsi a Brera incontra Emilio Longoni.



Realizza vedute milanesi di piccolo formato tra cui "il coro della chiesa di sant' Antonio".





Con la Brianza, instaura un rapporto personale, nel 1878 , vi giunse e ne rimase affascinato, incontra l'amata moglie Bice Bugatti, 
sorella dell'ebanista Carlo Bugatti.

petalo di rosa moglie di Segantini ammalata di tubercolosi 

Soggiornò a Pusiano, Carella e Corneno, frazioni dell'attuale Eupilio, la nascita dei primi figli, l'ispirazione a raggiungere alti livelli, ma anche la malinconia.
Pusiano, Caglio, le frazioni di Mariaga o dell’Alpe Carella, sono i luoghi in cui l’artista ha vissuto e ha tratto l'ispirazione per tanti bozzetti delle sue opere, ha raccontato l’umile realtà contadina, da lui sempre apprezzata, senza far trasparire la fatica, la stanchezza o il malcontento.
raccolta dei bozzoli


Ogni giorno, infatti, Segantini cercava soggetti da rappresentare, 





vagando per corti e villaggi, prima di rientrare nella sua casa contadina, dove dipingeva soprattutto sul far della sera, quando i raggi del sole si spegnevano sul Lago di Pusiano, creando un’atmosfera suggestiva. 
Le emozioni intense, provate in quella fase del giorno, sono visibili  ad esempio, nell’Ave Maria a Trasbordo, dipinto che segna una svolta pittorica nella  sua carriera
E' la prima opera divisionista in italia.. 
Il trasbordo è quello di una  famiglia di pastori, padre, madre e figliolo, che con una  piccola imbarcazione trasportano un gregge di pecore da una riva all'altra del lago. Si  riferisce al momento della giornata, quando  alle sei del pomeriggio, risuona l' Ave Maria, dal campanile del paese  che si vede in lontananza.
Come se fosse sospesa tra cielo, e  lago, questa opera  ispira al visitatore,  una pace interiore.



 La  sua vita d’artista proseguiva, con la famiglia in aumento, sempre alle prese con le difficoltà economiche in cui versava,   e che lo costringevano a pagare l’oste della locanda, dove  spesso si fermava, con disegni, raffiguranti le sue modelle. 
 E' documentato che il pittore visse in Brianza tra l'autunno del 1881 e l'estate del 1886, tra i racconti attendibili, documentati, e ascoltando le testimonianze tramandate dai figli ai  nipoti,  si è sempre saputo che la modella del pittore  cittadino..Segantini, era Catterina Frigerio (con due t).
 Nel  quadro le due madri, iniziato nel 1882 e terminato solo nel 18889  dopo che aveva già lasciato la Brianza, la modella è Catterina Frigerio...


le due madri 


Nei suoi quadri noi vediamo un  realismo  sublimato, il sogno,  non la dura realtà, non c'erano ne vittime,  ne eroi,  ma personaggi che erano tutt'uno con l'ambiente che voleva rappresentare.





benedizione delle pecore 

vacca bagnata 

rientro dopo il temporale 


Il pittore, deciderà di salire fino in Vallassina, a Caglio, dove realizzerà il dipinto Alla stanga, che  racconta la pacifica  vita di montagna, acquistato dallo Stato italiano nel 1888. 


Alla Stanga 

Con quest'opera Segantini chiude il suo periodo artistico e di vita in Brianza, asserendo che:"l'aria stessa  si fece troppo opaca per me". 
Segantini si trasferisce,  prima a Milano,


Carlo Rota 

 poi nell’Alta Valtellina e infine in Engadina, nei Grigioni, dove inizierà il secondo periodo della sua produzione artistica, comincerà a dipingere all’aperto, immerso in nuovi colori e sfidando la luce.









Segantini, passava  le estati sul passo del Maloja e gli inverni nel paese di Soglio,   trascorreva la maggior parte delle giornate all'aperto, morì a 41 anni, chiedendo alla moglie di spostare il letto in modo da poter vedere il  Monte Schafberg, fino all'ultimo un autentico rapporto di amore con le sue montagne, la natura, che troviamo nei suoi quadri.


mercoledì 30 maggio 2018

Durer Albrecht




                                     DURER ALBRECHT
                                                                    
Ogni volta che vado a vedere una mostra, oltre al piacere degli occhi, imparo sempre qualcosa, e per me vuole dire molto, non sapevo infatti che....

Nella pittura medievale, i pittori erano considerati solamente gli esecutori, gli artigiani  che dovevano  servire Dio come tutti gli altri.
  L'opera d'arte, non era il risultato del genio, della bravura del pittore, era vista solo un mezzo per aumentare la devozione  a Dio.
Non essendo considerato come creatore dell'opera non la firmava, ecco perchè oggi abbiamo tante opere in cui l'artista è anonimo.
La parola artista, nel Medioevo non comprendeva i pittori, gli scultori o gli architetti, ma i dotti e gli intellettuali. 
I pittori sono "artifices",  coloro che producono oggetti concreti, Degli artigiani.
Nelle raffigurazioni astrologiche dei pianeti, essi compaiono tra i figli di Mercurio, divinità preposta alle persone industriose, al fianco di mercanti, orologiai, fabbricanti di strumenti musicali, osti, i sarti, i falegnami, i maniscalchi. gente che attraverso alla propria abilità produceva. 

       In questa mostra  ho appreso che Durer, era un artista moderno, uno dei promotori della svolta  della pittura Rinascimentale, e mette in evidenza i rapporti dell'artista tedesco con l'arte italiana, con le incisioni rinascimentali di Mantegna, che permisero a Durer di avvicinarsi al gusto dell’antico.
Nel  percorso della mostra alle opere di Durer, vengono accostate le opere dei connazionali Cranach, Altdorfer, Baldung Grien, Burgkmair e Schongauer, testimoniando quanto il tardo Quattrocento fosse per gli artisti tedeschi un periodo di grande mobilità e confronto con i colleghi italiani come Bellini, Giorgione, Tiziano, da Vinci e Solario, presenti in mostra con opere importanti.
Con l'avvento del rinascimento, gli artisti incominciano a riconoscersi come  creatori di opere uniche, irripetibili, ed ambiscono ad un ruolo nella società, dimostrando con orgoglio le proprie opere, che non rappresentano solo Dio, i santi,  e le tele bibliche, ma anche se stessi, e gli oggetti che lo circondano, diventando soggetto e riflessione personale.

                    

Nasce a Norimberga il 21 maggio 1471, da giovanissimo si rende conto di avere talento artistico, al termine degli studi scolastici,  entra in bottega col  padre, che era un orafo conosciuto e stimato, per continuare la tradizione artigianale della famiglia, ma è la pittura che lo coinvolge,  decide di entrare a far parte, come tirocinante, dell’atelier di Michel Wolgemut, pittore ed illustratore di libri, a poca distanza da casa.
Attraverso l'insegnamento del padre,  apprende, le tecniche di incisione sui metalli, che poi metterà a frutto negli anni, nei suoi lavori a bulino, e acquaforte, ma anche  l'amore per le opere di artisti fiamminghi..
Durer, all'età di 13 anni esegue il suo primo autoritratto, usando la tecnica in punta d'argento, che non ammetteva correzioni, dimostra pertanto di avere una sicurezza notevole....


ritratto a 13 anni

Eseguirà poi altri autoritratti, nel corso degli anni,  rappresentava  la sua evoluzione fisica,  personale ed il ruolo che egli aveva nella società.


ritratto a 28 anni



Albrecht Dürer, nelle sue opere viene influenzato dalla pittura fiamminga e da quella italiana, che subirono anch'esse il fascino della sua enorme e particolare  produzione.


autoritratto con la pelliccia 


Riesce a superare la staticità della pittura gotica che in Germania predominava fino alla fine del '400. Inizialmente  raggiunse la fama  come incisore,  




 con Durer  l'arte dell'incisione, si eleva a livelli mai raggiunti  prima e lasciò circa 350 incisioni e xilografie, che furono molto diffuse, scrisse anche dei libri sulla teoria dell'arte e sulle proporzioni del corpo umano.



Albrecht Dürer è ben inserito anche nella vita di società a Norimberga, anche in livelli sociali assai elevati e culturalmente stimolanti, questo grazie al suo fascino, composto dalla bellezza arricchita, da spirito e simpatia. Si sposa  a ventitré anni, il 14 luglio 1494,  con Agnes Frey, figlia di un orafo,  in questi anni ha la protezione del  suo primo influente mecenate,  Federico di Sassonia, detto il Saggio, grande elettore di Wittenberg, che gli commissiona numerose opere e ne determina sicuramente una velocissima carriera



                                                                             
adamo ed Eva                                                                             la mamma di Durer

Nel 1495, compie il primo viaggio in Italia, per vedere le opere di Giotto, Raffaello, Leonardo. 
Durante il viaggio  soggiorna brevemente sul Garda e nel Trentino, dando vita ad una bellissima serie di acquarelli dedicati ai castelli alpini e fra questi lo splendido "Fenediger Klausen", la chiusa veneziana, cioè il castello di Arco. 

arco il castello

Nel secondo viaggio che compie nel 1505, il suo stile ha una notevole maturazione, la figura viene rappresentata ricercando una perfetta armonia tra  il ritratto e l'ambiente che lo circonda, non si sa seincontra anche Leonardo da Vinci con il quale aveva in comune la rappresentazione dell'uomo, come parte integrante della natura 






In questa mostra, vengono messe a confronto le opere di due grandi artisti, Albrecht Durer e Leonardo da Vinci, due uomini, che lasciavano alle loro spalle il medioevo per rappresentare il rinascimento, vissuti a cavallo tra il 400 e il 500,  in due zone completamente diverse, sia sotto il profilo culturale dell'Europa. 
Agli inizi del '400 a Firenze nasce l'umanesimo, che si diffonde  ovunque anche se con diverse interpretazioni. In Italia il recupero dei Classici greci,  che ricerca la perfezione culturale, rispettando precise regole matematiche;  con la ragione che  prevale sul sentimento. 
A nord delle Alpi invece il Gotico apre ai sentimenti, agli spazi non finiti, l'animo e le sue passioni dominano sulla ragione. 
Leonardo era soprattutto scienziato, che si impegnava nella ricerca della conoscenza,  il suo metodo di studio, era quello di annotare con metodicità tutte le sue osservazioni,  l'uomo e la sua anatomia, gli animali, le piante, il tessuto,  la natura in toto con i suoi fenomeni, il movimento, le macchine. 
La pittura è il mezzo per rendere più visivo e riassumere le sue ricerche, ma anche rappresentare la conoscenza, che porta alla bellezza che troviamo nei  suoi quadri.
Nella persona di Albrecht Dürer si mescolano molte sfaccettature che danno  all’artista quel fascino continuamente  in bilico tra genio e follia. 
Durante il suo soggiorno a Venezia,




 venne a contatto con gli ambienti neoplatonici,  che lo spinsero verso una nuova ricerca,  rivolta  all’esplorazione dei regni dell’occultismo e dell’ermetismo che si dividevano  tra i volti, i colori e i soggetti della sua arte. Nelle opere di Dürer sono infatti celati molti dettagli dalle forti valenze simboliche ed esoteriche.
Dürer era appassionato di matematica e, come Leonardo da Vinci, era ossessionato dallo studio della quadratura del cerchio, in stretta relazione con il noto numero dalle valenze simboliche.
Una delle opere di Dürer che più  rappresenta con i suoi studi ermetici ed occultistici è sicuramente la Melancolia.
  Trasforma in  divinità  il suo pensiero esoterico,  e dimostra quanto sia stato influenzato  dall’occultismo, rendendo questo quadro una vera  opera d’arte. 



Oltre che grande artista, Dürer fu anche  imprenditore di se stesso. Quando si rese conto che le sue stampe incontravano il gusto del pubblico e che potevano essere riprodotte, inizio a lavorare in modo autonomo, scegliendo soggetti che potessero piacere ad un pubblico selezionato, in modo da produrre in serie opere d’arte, che diventarono pregiati complenti di arredo nelle case dei ricchi borghesi. Studiava il mercato anticipandone le richieste, ma sopratutto richiedendo  all’imperatore un atto apposito che tutelasse la sua firma.
Per tutta la vita egli vivrà diviso  fra il piacere di creare opere grandi dal punto di vista artistico, e la realizzazione di lavori commercialmente validi per mantenere agiatamente la famiglia. 
Nel 1509, acquista una casa e si afferma come artista agiato e benestante, oltre che come uomo di notevole cultura.  



Il 15 luglio 1520 parte per i Paesi Bassi, con destinazione prima Anversa, visitando Olanda e Fiandre.
In questo viaggio rafforza la sua fama e acquisisce un prestigio che dalla Germania raggiunge tutta l'Europa 

Dopo il viaggio nei Paesi Bassi, Durer si ammala,  e  non riuscendo a riprendersi totalmente, muore improvvisamente il 6 aprile 1528, lasciando alcuni trattati incompiuti.