il filo dei ricordi-racconti

domenica 12 maggio 2019

La moglie segreta del Re Sole

  La moglie segreta del Re Sole

Anche questa volta, una mostra ci permette di conoscere una donna che ha fatto parte della storia di Francia, ci racconta di una delle relazioni più intime e segrete del Re Sole.
Sono passati 300 anni dalla morte della Marchesa di Maintenon, la moglie segreta  del re Luigi XIV, il Re Sole.
Il suo nome per intero era  Françoise d'Aubigné, nata da Constant d'Aubigné, figlio del poeta Théodore Agrippa d'Aubigné e Jeanne de Cardilhac.
Nata nella prigione di Niort il 27 novembre 1635, dove era rinchiusa tutta la sua famiglia a causa dei debiti e delle accuse di spionaggio di cui era accusato il padre.
Viene affidata ad una zia, Madame de Villette, sua zia paterna, al castello di Mursay, a nord di Niort, dove passò i primi anni della sua vita. La famiglia uscì di prigione nel 1642,  tentò di rifarsi una vita e una nuova reputazione all’estero. Salparono quindi per la Martinica, nelle Antille, il padre avrebbe dovuto essere il governatore dell’isola di Marie Galante. La piccola Françoise,  era affascinata da quelle isole, rivestite di fiori e foreste e popolate da indiani e bucanieri, la bambina era  felice, ma ancora una volta durò poco. Il titolo di governatore non fu ufficializzato e la famiglia si trovò in gravi ristrettezze economiche; così, nel 1645, il padre ritornò in Francia, cercando di farsi riconoscere il titolo di governatore dell'isola di Marie-Galante, titolo che non gli fu mai riconosciuto.
Questo soggiorno  le darà il soprannome di « bella indiana ».
Nel 1647, Françoise, ritornò in Francia con la madre e i fratelli,  appresero  la notizia della morte del  padre, che aveva lasciato solo debiti, la madre decise di abbandonare Françoise, e di tenere solo i figli maschi, venne così affidata di nuovo a Madame de Villette, che l'accolse amorevolmente, come una vera figlia, in seguito ci fu il problema della  religione, la zia era protestante, ma alla sua nascita Françoise, era stata battezzata nella religione cattolica. La Francia, in quel periodo, subiva ancora le conseguenze delle guerre di religione, quindi la sua madrina, Madame de Neuillant, fervente cattolica, ottenne dalla regina madre Anna d'Austria, una lettera per recuperare Françoise e permetterle di praticare il cattolicesimo.
Madame de Neuillant, che voleva salvare le apparenze davanti ai regnanti, e apparire come una  buona cattolica,  era una donna ricca ma molto  avida e poco amorevole di sentimenti, non voleva spendere nessuna cifra, per la ragazzina.
La povera Françoise doveva pulire, spazzare, lucidare ogni angolo della residenza, Françoise non si ribellava , ubbidiva ad ogni pretesa, anche alle richieste più strane, mai una lamentela o un segno di sofferenza.
Nel frattempo, la bambina cresceva e si trasformava in una graziosa adolescente. Aveva un viso dolce e regolare, animato da vivaci occhi neri, e lunghi capelli di un bel castano dorato. Stando ai suoi contemporanei, era alta e flessuosa e aveva una splendida carnagione.




Il fatto che fosse una bella ragazza, la paura che qualche pretendente la chiedesse in sposa e pretendesse una dote era diventato una fonte di preoccupazione per la zia, che non intendeva spendere denaro per l'orfanella, decise quindi di rinchiuderla in un convento delle orsoline di Parigi.
Anche nell'ambiente del convento,  Françoise dovette pagare con mortificazioni e digiuni il fatto che, per una parte della sua infanzia, fosse stata accudita da una zia protestante, e con la quale professava la stessa religione.
Un periodo veramente buio, che riuscì a superare grazie all'aiuto di suor Celeste, che la aiutò a trovare una profonda fede in Dio, cosa che l'avrebbe sostenuta nei momenti difficili, era però evidente che, malgrado fosse molto credente, non era adatta a fare la suora e venne rimandata dalla zia, la quale trovò un modo per liberarsi definitivamente e senza spese della nipote, la diede in moglie  al poeta burlesco Paul Scarron, più vecchio di 25 anni, con un aspetto orribile, grande fumatore di oppio, aveva denti color del legno, occhi grandi sporgenti, un corpo deforme e paralizzato in seguito ad un tuffo nelle acque gelide di un fiume alcuni anni prima, disposto a sposare Françoise senza alcuna dote.



La scelta era o il matrimonio o il convento, lamentarsi non sarebbe servito, accettò di sposarsi e accudì il marito, mentre lui le insegnava la poesia, l'arte della conversazione.
Nel salotto lettterario gestito dal marito giungevano nomi che godevano di una grossa fama, Françoise partecipava con entusiasmo agli incontri, sapeva intrecciare buone relazioni con tutti.
Nel 1660 il marito muore, e si ritrova ancora una volta povera ma con una acuta e brillante cultura, e molte conoscenze, queste utime le permisero di ottenere una piccola pensione per mantenersi, scongiurando ancora una volta l'entrata in convento. 
Per tre anni, ebbe una relazione con il marchese Louis di Mornay, ma essendo contro ai suoi principi religiosi lei stessa mise fine alla storia.



 Consapevole di essere povera, capì che nella corrotta Versailles c’era una sola merce rara: la virtù. Non avendo altro divenne una donna pia e devota, la fama di donna seria e religiosa la precedeva nei salotti mondani di Parigi dove conobbe la favorita del re Luigi XIV,  la marchesa di Montespan, era  la donna più bella del tempo, bionda alta con due grandi occhi azzurri, che  avevano  ammaliato il re Luigi XIV, tanto da offrirle poteri al pari di quelli della regina.


marchesa di Montespan

La  marchesa di Montespan, cercava una bambinaia per i figli che aveva avuto con il re, era più interessata a se stessa, che ai suoi figli.

Quando conobbe Françoise, ne  apprezzò le doti : modesta, discreta, perennemente vestita di nero, priva di gioielli e molto religiosa, sarebbe stata la bambinaia perfetta per i figli del re, e sopratutto non avrebbe attirato l' attenzione del re.


Françoise 

Era il 1669, Françoise, adorava i bambini, voleva migliorare il suo stato sociale, accettò il lavoro, si installò in un grande alloggio nelle vicinanze della capitale, mantenendo il riserbo, vedendo  il re in occasione delle visite in incognito ai propri figli. IL lavoro con la marchesa di Montespan, si rivelò difficile,  le rinfacciava spesso di essere di umilissime origini, di aver sposato un invalido, e la considerava una bigotta perchè era molto religiosa, ma era abituata alle cattiverie della zia, sopportò anche le umiliazioni della nuova padrona.
Malgrado fosse sposata, la marchesa di Montespan, nel corso della relazione con il re, che durò dieci  anni, diede otto figli al sovrano.
Françoise, si affezionò ai figli illegittimi del re, trattandoli come figli suoi,  quando morì la prima figlia, il re, si rese conto della sofferenza  della governante, che sembrava più profonda di quella della madre.  Il secondo figlio Luigi Augusto le fu affidato subito dopo la nascita, soffriva di rachitismo e tra di loro si instaurò un rapporto particolare, con cadenza annuale nasceva un nuovo figlio del re si trovò così ad allevare  anche il terzo e il quarto,  fino all'ottavo figlio.




Nel 1674 i figli del re vennero legittimati.la situazione con la sua padrona divenne sempre più complicata e chiese rinunciare all'incarico, il re per convincerla a restare,  le diede una gratifica sostanziosa.
Nel 1675, Françoise insistette col re, sfidando i capricci della marchesa de Montespan, che era assolutamente contraria,  per poter portare il suo secondogenito a fare delle cure termali a Bagéres, una località sui  Pirenei.

Bagéres

Il piccolo Duca del Maine, che soffriva di rachitismo, era impossibilitato a stare in piedi, dopo diversi mesi di cure rientrarono a corte, si presentarono al re,  tenendo per mano il piccolo, che era in grado di camminare. 
Il re rimase molto colpito dall'interesse che  aveva verso i bambini e le fu molto grato per i progressi del figlio.
Da quel momento divenne  per Luigi XIV la donna con cui allevare i suoi bastardi. 
Luigi XIV era sposato con Maria Teresa D'Asburgo  da quel matrimonio erano nati 6 figli, ma nessun sentimento d'amore, pare che la regina mangiasse aglio proprio per non essere avvicinata dal re che non sopportava il suo odore.


Maria Teresa D'Asburgo

Fin dai primi anni, il re aveva cercato compagnia di altre donne,  passando da un'amante all'altra, che lo seguivano anche nelle campagne militari, la marchesa di Montespan era riuscita ad avere un posto privilegiato nel cuore del re, ma i suoi continui capricci lo stavano stancando, ingelosita rese ancor più pesante  il suo atteggiamento verso Françoise,  minacciò di licenziarla, non ebbe il tempo di allontanarla dalla corte perchè  nel 1680,  si scoprì che la Montespan,  si era rivolta a streghe e fattucchiere, che somministrava al re filtri d'amore a base di urina e escrementi di capra per tenerlo legato a se, celebrando regolarmente anche messe nere, subì  una serie di processi che le rovinò la reputazione e destò scandalo in tutta la Francia.
La favorita del re cadde in disgrazia e il re la abbandonò.




Françoise, nel corso degli anni, migliorò la sua condizione sociale, si interessò al commercio di tabacco, acquistò una compagnia mercantile, una sorta di riscatto dalla povertà che fin dalla nascita era stata una compagnia sgradevole, con i guadagni ottenuti comprò un delizioso castello nella tenuta di Maintenon  e il titolo di Marchesa, divenne così Madame de Maintenon, nel castello si trasferirono anche i figli del re.
Il re cominciava a gradire la compagnia di Françoise, sebbene modesta era ancora attraente curava molto il suo aspetto, si massaggiava le mani con creme alle mandorle e usava impacchi per rendere morbidi i capelli  e si lavava il viso con acqua di rose, 
Si racconta, inoltre, che cucisse sacchetti di lavanda all’ interno delle sue gonne, camminando  lasciava una scia profumata che incantava il re, molto diversa dall’aroma di aglio della regina.
Pur gradendo le attenzioni di Luigi, Françoise voleva restare una donna rispettabile.
 Dopo la morte della regina Maria Teresa nel 1683 il re decise  di unirsi in matrimonio e la notte fra il 9 e il 10 ottobre, con una cerimonia segreta Françoise divenne  la  moglie morganatica del re, che vuol solamente dire  che non avrebbe avuto diritto a nulla, a nessun diritto di successione, alla morte del re.
IL matrimonio rimase segreto, non era ne sposa ne amante dichiarata, era trattata da regina nel privato,  ma esclusa nella vita pubblica, aveva la stima del re e la confidenza,  ma non poteva avere un influenza incondizionata sulle decisioni politiche.
E' stata accusata di essere stata la causa di ogni male.
 Gli storici oggi, non sono certi che il suo ruolo sia stato la causa del declino della Francia che in quel periodo era in guerra con quasi tutta l'Europa.
Nel 1686 fonda il collegio di Sain-Cyr, e la Maison Royale de Saint-Louis, dove verrà sepolta,  riesce a realizzare  le opere  in tempi rapidissimi e con un ampie possibilità economiche, sembra sia   l' unico omaggio ufficiale avuto da  Luigi XIV,
  "il solo segno visibile di quel reciproco impegno contratto nel segreto".
 L' idea di provvedere all' educazione e alla dote di 250 fanciulle provenienti da famiglie della nobiltà povera , era dovuto proprio  alla sua stessa esperienza.  
Tre giorni prima della morte del re,  avvenuta nel 1715 si ritirò a Saint-Cyr dove morì nel 1719.
 Lei stessa dettò un epitaffio della propria vita:

" Nella lunga esperienza che ho accumulato - giacché ho superato le 80 primavere - 
ho potuto constatare che la Verità esiste solo in Dio, e il resto non è che questione di punti di vista."

domenica 5 maggio 2019

Il coraggio di Cristina di Belgioioso eroina dimenticata

Il coraggio di Cristina di Belgiojoso eroina dimenticata

Il 28 giugno 1808, a Milano, nacque Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio, in una delle famiglie più illustri dell' alta aristocrazia lombarda, figlia di Gerolamo Trivulzio 





e Vittoria Gherardini,





da tutti chiamata (per fortuna) solamente  Cristina. 
Rimasta orfana di padre all' età di quattro anni, sua madre sposò dopo un anno di vedovanza Alessandro Visconti D' Aragona, 





da cui ebbe un figlio e tre figlie, fratelli a cui Cristina  era molto affezionata, 


Cristina e le sorelle 

si conosce poco della sua infanzia, le uniche notizie che sono giunte fino a noi sono di  una lettera che lei stessa aveva spedito all'amica Ernesta Bisi, dove si descriveva così:
" ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare.Mi credevo decisamente brutta… Dopo la nascita di mio fratello fui data a lui: dovevo farlo giocare  e senza lamentarmi passavo le mie ore di svago a spingere la sua carrozzina… Non ho mai avuto la compagnia di altre bambine”."



Cristina da giovane 

Per volonà maschile, a quei tempi,  il ruolo femminile  veniva confinato  tra le mura delle case, allontanando le donne da ogni studio, che potesse dare autonomia e capacità nel mondo degli affari, nelle famiglie nobili di quel tempo, era normale  insegnare in forma privata canto, musica e disegno.
Ernesta Bisi, pittrice e patriota, era l'insegnante di disegno di Cristina, e nonostante la differenza di età, tra le due si instaurò un rapporto di amicizia che durò tutta la vita, Ernesta Bisi fu colei che custodì tutte le confidenze private della principessa Cristina Trivulzio.


Ernesta Bisi 

Verso la fine del 1820,  sotto la dominazione austriaca, le frequentazioni del patrigno, che venne arrestato e imprigionato nel 1821 con l'accusa di partecipare ai moti di risorgimento, facilitarono l' avvicinarsi di Cristina alle persone più coinvolte nei movimenti di liberazione, che la misero a conoscenza delle tensioni politiche.
All'età di 16 anni, Cristina rifiutò il matrimonio con un cugino, anche questa una prassi normale, sposarsi tra parenti e in giovanissima età,  scelse invece di sposare il principe Emilio di Belgiojoso, nonostante la famiglia si fosse opposta. Era un giovane molto bello, ma proprio per la  sua passione per le donne,  portò nel matrimonio solo la sifilide e un mucchio di debiti.



Il matrimonio con la giovane Cristina, fu per lui una manna dal cielo, visto la  dote cospiqua di Cristina  la somma di 400.000 lire austriache, che oggi corrisponderebbero a 4 milioni di euro.
La mattina delle nozze, il 24 settembre 1824, la giovane ricevette in dono dal conte Ferdinando Crivelli un componimento dal contenuto bizzarro, in pratica si svelava quello che sarebbe stato il futuro che avrebbe avuto con questo matrimonio:  

"Che poi che teco alquanto avrà goduto,
lussureggiando andrà con Questa e Quella,
e invano ti udirem gridare aiuto:
ma come indietro più non si ritorna,
render solo potrai corna per corna".
Dopo pochi anni il matrimonio naufragò, il marito lasciò Cristina per una contessa, e si trasferì a Villa Pliniana a Como, 



ma non divorziarono mai, e se pur con distanza rimasero amici fino alla morte. Cristina respirava aria patriottica all'interno della propria casa, l'amica fidata era una patriota, le sue frequentazioni attirarono l'attenzione della polizia milanese, che fu costretta a fuggire dapprima a Lugano,  dove inoltrò la richiesta di diventare cittadina svizzera. Il governo austriaco, non poteva accettare che un personaggio di spicco chiedesse ad un altro stato la cittadinanza,  intimò alla principessa di rientrare a Milano, rifiutando ogni intimazione del governo austriaco, vivendo all'estero senza autorizzazione, fu considerata pericolosa per l’impero, e  le vennero sequestrati tutti i  beni.


Si rifugiò a Parigi, le sue condizioni economiche erano molto ridotte tanto che inizialmente confezionò pizzi e coccarde per poter vivere,  non frequentava quasi mai i teatri, ma si recava regolarmente alle sessioni della camera e alle prediche sansimoniane.

IL movimento sansimoniano, invitava  a credere  nel progresso, nella scienza e in una visione moderna dei popoli verso l'unità  cosmopolita, l'emancipazione femminile uno degli obiettivi più importanti.
Grazie alla  sua cultura riuscì ad ottenere un lavoro presso un giornale parigino, il “Constitutionel”, risolse i suoi problemi economici e le permise di trovare le sue vocazioni: il giornalismo e in particolare le attività poliche.
L' intervento della madre, gli permise di  tornare in possesso dei suoi beni, acquistò un appartamento nel centro della Ville Lumiére, riacquistò il ruolo che spettava, divenne una donna della scena mondana e intellettuale parigina, 



la sua casa fu il luogo in cui gli immigrati italiani, che combattevano il dominio austriaco, come Vincenzo Gioberti, Filippo buonarroti, incontravano gli intellettuali francesi,  Geroge Sand,  sua carissima amica, Thierry,





 amico per tutta la vita, Alfred de Musset che le fu innanorato e che Cristina ha sempre respinto,



 ospitò anche  Liszt,




 Chopin,



 Heine.



Non abbandnò mai la causa italiana, scrivendo articoli e aiutando i giornali patriottici, e anche molti esponenti.
Cristina Belgiojoso a causa della sua condizione di donna sola,  e del suo comportamento anticonformista, di donna che si dava arie di superiorità e non sottostava alle regole convenzionali. ricette tante accuse, e molte furono le  insinuazioni sul suo modo di essere.
 Persino Balzac, che pure l’ammirava, avendo notato che Liszt si tratteneva in casa sua sino alle undici e mezza di sera, concluse sdegnato: “Cristina non merita più riguardi: è una cortigiana”.

Le  testimonianze della sua bellezza inquietante, superano i documenti del suo percorso intellettuale, che pure era molto 
De Musset esalta l’ enigmatica bellezza della Belgioioso con queste parole: “Aveva gli occhi terrificanti di una sfinge, così grandi, così grandi che dentro di essi mi sono perso e non riesco a trovare la via d’uscita.”
Il poeta “Henry” invece, annota: “Quel volto mi ossessiona giorno e notte, come un enigma, che mi piacerebbe risolvere.”


francesco Hayez ritratto di Critina Belgioioso


La maternità, i mutamenti di scelte interiori, spinsero la principessa a chiudere il suo salotto di Parigi, mantendo  vivi i contatti solo con gli amici più stretti.
Andò  in Inghilterra per parecchi anni  e poi tornò nel suo paese natale, Locate,  dopo un periodo iniziale di sconforto, inizia  a ricevere  nella propria casa persone umili, così come riceveva uomini politici e letterati, ben presto esce dal suo torpore,  il 14 dicembre 1840  Cristina Trivulzio inizia la sua opera di riforma senza farsi intimorire dalle critiche fondate sul pregiudizio. Grazie a Cristina, e ai suoi interventi  dal 1840 al 1847, trasformeranno  il paese  di Locate Trivulzio, nel comune più progredito d’Italia. 

Quando scoppiarono le Cinque Giornate di Milano, nel 1848, Cristina da Roma, riuscì comunque a organizzare un piccolo esercito di 200 volontari da inviare nel capoluogo milanese, si unì ai patrioti della Repubblica Romana, con cui trascorreva ogni sua giornata.
Per incarico di Mazzini dirige e organizza, il servizio delle ambulanze e degli ospedali, diede vita al primo corpo di infermiere laiche, lei si distingue, ancora prima della famosa Florence Nightingale, se pur in sordina. Purtroppo, anche a Roma la rivolta viene  sedata con  l’aiuto dei francesi tanto amati da Cristina.  Anche questa speranza di libertà è tradita dal suo stesso amico Napoleone III,  i contrasti con Papa  IX che l'aveva accusata di principi irreligiosi, in quanto aveva accettato, l'aiuto di alcune donne romane dai costumi facili ma molto molto  utili,  per le cure dei soldati feriti  che giungevano agli ospedali.
Molto delusa salpa su una nave diretta a Malta ed inizia un viaggio che la porterà in Grecia per finire in Asia Minore, giunta nella valle di Ciaq Maq Oglù, oggi si direbbe Ankara in Turchia . Sola  con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi, facendosi fare credito  riesce ad impiantare una azienda agricola. 
Da questo luogo partono lettere all’amica Caroline Jaubert, che diventano articoli e racconti delle sue vicissitudini.  Subi anche un' attentato che ridusse in fin di vita. Riesce così a tirar su un po’ di soldi e continuare a vivere per quasi cinque anni.
Porta la figlia Maria


 Maria Barbiano di Belgioioso


 a Gerusalemme, dove prenderà  la prima comunione. Siamo ormai nel 1855, con l'aiuto  della sorella Teresa,  ritorna a  Parigi.  Ritrova gli amici francesi, che  dopo il tradimento di Napoleone III e di  Roma  aveva perso. Stanca, grazie ad una amnistia, ottiene  i permessi dalla burocrazia austriaca, torna finalmente a Locate.
Nel  suo viaggio in Oriente, venne contattata per dare pareri di carattere medico, all'interno dell'harem, riuscì ad avere un contatto diretto, e degli scambi con queste donne,  scoprì le regole e i meccanismi  che vi vigevano, definendo  la condizione femminile, le donne dell’harem erano  vittime sia delle leggi della società, sia delle leggi  dettate all’interno dello stesso harem.
 Attraverso  tre racconti contenuti in “Scènes de la vie turque”,



 la principessa  fece conoscere  le grandi disuguaglianze tra uomo e donna,  la differenza anche in un legame affettivo,  il destino che veniva comunque determinato dalla condizione sociale. 
In uno dei suoi ultimi saggi, Cristina scrisse,  le sofferenze e le umiliazioni subite dalle donne nel corso della storia, le limitazioni che hanno dovuto superare poter contribuire anche con tante  difficoltà, per raggiungere la via della felicità. In seguito all'Unità d' Italia del 1861  lasciò l'attività politica. 
Garibaldi e Cattaneo l'avevano definita la "prima donna d'Italia" era bella colta intelligente, che lottava per affermare i sui ideali, rischiando personalmente la sua posizione, il suo patrimonio, la sua stessa libertà per paradosso voler liberare i dirittti di tutte le donne 
Da questo momento viene dimenticata da tutti, quasi non servisse più. e si ritirò sul Lago di Como  a Blevio 



dove passò gran parte dei suoi ultimi anni; non aveva più legami  a Parigi e la sua vita era dedicata alla figlia e alle nipotine. 
Scriveva di se: “Vedo le rughe solcarsi a forza sulle mie guance ed imprimere al mio volto un’espressione di severità, o di noia, o di indifferenza, che non ebbero mai il loro corrispettivo né nel mio cuore, né nella mia testa”.
Continuò a studiare, a interessarsi di cose politiche e a scrivere.


nel 1870

Nel 1871. muore di pomonite ancora giovane,  a soli 63 anni. Aveva avuto una vita con molte peripezie e aveva sempre sofferto di varie malattie. Venne seppellita a Locate, dove si trova ancora oggi. 






lunedì 22 aprile 2019

Lucrezia Borgia

  LUCREZIA  BORGIA


Nel XV secolo,la chiesa di Roma non aveva  più regole,  l'immoralità sfrenata, l'accumulo delle richezze, la corruzione erano cosa normale.
Così come sembrava normale che  un cardinale della chiesa di Roma, fosse un uomo di mondo che veniva corteggiato e a sua volta corteggiava le signore. 
Il cardinale era definito" un principe della Chiesa", aveva potere e notevoli rendite economiche. Per conto dello Stato della Chiesa, doveva  mantenere  l'equilibrio tra le  famiglie nobili, baroni , marchesi, e duchi, doveva sopratutto aumentare la posizione di superiorità  della Chiesa, che non doveva essere messa in dubbio a livello religioso,  ma sopratutto a livello economico, mentre i cardinali  stessi eleggevano il Papa.
Il potere quindi, andava preservato, in un periodo in cui una classe di mercanti, ricca per  gli scambi commerciali rischiava di surclassare le classi nobiliari. Essere  cardinale non aveva nulla a che vedere con la vocazione religiosa,  
"La chiesa di Roma, era un'autorià indiscussa, che nessuno avrebbe dovuto mettere in dubbio, anche in Europa. 
Il Cardinal Rodrigo Borgia, nipote del papa Callisto III, grazie all'intercessione dello zio diventa Cardinale all'età di 25 anni, è il secondo cardinale più ricco di Roma, fin dalla giovane età conduce una vita fatta di vizi e senza rispetto dei limiti della morale, dal 1460 si concede un'amante fissa, la nobildonna romana Giovanna Cattanei detta Vannozza, dalla quale avrà addirittura quattro figli, naturalmente illegittimi, Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo.


famiglia Borgia

Quindi Lucrezia Borgia, che nasce a Subiaco nel 1490 è la terzogenita illegittima del Cardinale Rodrigo Borgia, che, grazie alla corruzione di un numero imprecisato di cardinali e promettendo promozioni e favori, diventerà Papa Alessandro VI, promesse  che onorerà velocemente una volta raggiunta la nomina papale.


papa alessandroVI

Lucrezia, viene educata nel convento di San Sisto e successivamente allevata da una cugina del Papa, era l'unica femmina tra i quattro fratelli, sembra c avesse goduto di una sorta di preferenza del padre, ma era anche una bambina sottomessa, che già dalla giovane età veniva data in sposa a seconda degli interessi politici....prima ancora di arrivare al papato, Rodrigo  aveva dato la figlia in sposa a diversi esponenti.


Lucrezia 

La famiglia Borgia, era considerata impulsiva e spietata, da tutte le più alte personalità italiane e straniere, furono  molte le vicende poco chiare che accompagnarono la loro ascesa al potere, tanto che non erano visti positivamente.
L'Italia in quel periodo era un bocconcino che faceva gola a molti, i più interessati erano la Francia e la Spagna.
Gli spagnoli, cioè gli aragonesi erano i signori del Regno di Napoli, i francesi ambivano al ducato di Milano essendo imparentati attraverso matrimoni politici con gli Sforza.
Gian Galeazzo Sforza e il re di Francia Carlo VIII erano primi cugini.
Cresciuta ed educata  con un'educazione principesca, le lingue, il ballo, la musica l’amore per le cose del mondo, e dall'altro lato  una spiritualità religiosa profonda, vivace,  con periodi di intenso tormento,particolarmente gli anni della maturità.



Fin da giovanissima, dovette sperimentare i meccanismi della ragion di stato, era solamente il più  prezioso strumento, in mano alla diplomazia della famiglia Borgia. Tra il 1491 e il 1492, la giovane venne promessa in sposa prima a Cherubino Juan de Centelles, signore di Val d’Ayora, del regno di Valencia dove i Borgia avevano origine, e successivamente, senza nemmeno disdire il primo contratto, all’ancora adolescente Gaspare d’Aversa, conte di Procida, anch’esso di origine valenzana.
 All'età di 13 anni, Lucrezia  fu promessa in sposa ad Giovanni Sforza, signore di Pesaro,  i precedenti impegni matrimoniali vennero elusi, il matrimonio  fu celebrato il 12 giugno 1493,  e per rispettare la giovane età della ragazza,  fu stipulata una clausola,  il matrimonio non poteva  essere consumato che un anno dopo.
Il matrimonio non convinceva il re di Napoli Alfonso,  il quale  offrirà al papa Alessandro VI,  due delle sue figlie, Sancia d'Aragona  che sposerà nel 14949 Jofrè , mentre Carlotta  avrebbe dovuto sposare Cesare, ma la principessa non acconsentì al volere del padre.
Il matrimonio tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza, fu un mezzo fallimento, Lucrezia gestiva il ducato di Pesaro mentre il marito era assente, il papa reclamava la presenza della figlia a Roma 
Lucrezia si trova a dover scegliere tra il marito, e il padre, decide così di tornare  a  Roma  a S.Maria in portico.
Le nozze con gli Sforza ad Alessandro VI, non servivano più, Giovanni Sforza torna a Roma per reclamare la moglie, non riuscendoci, chiede aiuto allo zio Ludovico il Moro, ma ogni tentativo è vano, gli insulti fra i due casati si sprecano... Giovanni viene accusato dai Borgia di non aver consumato il matrimonio, gli Sforza accusano Lucrezia di essere l'amante del padre e del  suo fratello Cesare.
Giovanni doveva dimostrare la propria virilità, ma non cede, la sua prima moglie  era morta di parto, Lucrezia viene sottoposta ed esaminata e dichiarata virgo intacta, il matrimoni viene dichiarato nullo il 18 novembre del 1497, i giochi di potere hanno esposto questa giovane ragazzina allo scandalo pubblico.
Lucrezia si rifugia in convento, le chiacchiere  la vogliono incinta, del padre, o del fratello Cesare, o forse del cubiculario Pedro Calderon, detto Perotto.
Un dispaccio datato il 18 marzo 1498 affermava: “Da Roma accertasi che la figliola del papa ha partorito”.

Parlando di quel periodo Voltaire scrisse:

Lucrezia figlia del Santo Padre, stava per partorire, e a Roma non si sapeva se il bambino fosse del papa, o di suo figlio, Cesare, il duca di Valentinois, o del marito di Lucrezia, Alfonso d'Aragona che passava per impotente

In  tutta Italia si muovevano nuovi pretendenti alla mano di Lucrezia, il matrimonio  era un  affare tanto importante da toccare non solo il privato,  ma anche tutte le popolazioni italiane.

Erano contratti di potere, ma l’opinione pubblica considerava  Lucrezia una  cortigiana libertina, capace di compiere  sordidi imbrogli, per raggiungere il potere , considerata dai più la  ‘più gran puttana di Roma’ e d'Italia.

Lucrezia viene data in moglie per la seconda volta ad Alfonzo d'Aragona, anche lui figlio illegittimo di Alfonso di Napoli, ma anche queste nozze finiscono in modo tragico. 
Cesare Borgia era stato nominato cardinale dal padre,  annoiato dalla vita religiosa, passa allo stato laico, 


Cesare Borgia

sposa  Carlotta d'Albret di Navarra  e diventa cugino del re di Francia, si impegnano a riconquistare il regno di Napoli, Alfonso d'Aragona  ritorna dai suo parenti e abbandona Lucrezia incinta.
Il papa affida a Lucrezia un grosso incarico, la nomina governatrice di Spoleto, ruolo che svolgerà in modo diligente e preciso, Lucrezia e il marito in seguito alle pressioni dei genitori tornano insieme,  nel novembre del 1499, nasce  un maschietto chiamato Rodrigo tutto sembra tornare normale, ma in seguito  ad un agguato Alfonso d' Aragona venne gravemente ferito, viene curato ma il 18 agosto 1500 viene ucciso, altri   intrighi di palazzo, gelosie,  che hanno dato adito a nuove leggende. Sembra che per alleviare le pene di Lucrezia, ci sia un solo modo, nominarla governatrice di Nepi, e proprio qui il fratello Cesare la raggiunge e le comunica un nuovo matrimonio, la nuova alleanza consentirà ai Borgia, la conquista della romagna, il candidato al suo terzo matrimonio è Alfonso d'Este. 


Alfonso d'Este

Anche questo matrimonio, seppur non gradito dalla famiglia  Este, risulta molto vantaggioso per la dote molto ricca che Lucrezia porterà a Ferrara, il 30 dicembre 1501 vengono celebrate  in Vaticano  le nozze per procura.
Nel febbraio del 1502, scortata dai fratelli delle sposo, Sigismondo, Ferrante, e il cardinale Ippolito entra in Ferrara, l'accoglienza è fastosa, accompagnata da una folta comitiva nuziale composta di dame, damigelle, cavalieri, famigliari degli Este e dei Borgia, più 72 muli che trasportavano il corredo.
Nel 1503 morì il padre, papa Alessandro, liberando la figlia dalla propria figura ingombrante.
A Ferrara, Lucrezia Borgia trova la serenità,  la nuova duchessa è  stata riconosciuta  successivamente dai poeti che frequentavano la corte, niente meno che  Ludovico Ariosto la celebrò con i suoi versi,  come "dama onesta". I rapporti tra suocero e nuora furono improntati da un reciproco affettuoso rispetto testimoniato dalle lettere.
I rapporti tra gli spagnoli, i romani e i ferraresi non furono sempre cordiali. Moltissime volte  fu costretta ad intervenire con il suo garbo per sedare liti e ricomporre la sua corte. 
I primi anni a Ferrara trascorsero spensierati ma anche segnati da gravidanze tristemente concluse con degli  aborti e dalla tristezza per la lontananza del ‘duchino’, il figlio rimasto a Roma. 
Nel 1506, alla morte del suocero, con il quale aveva instaurato un profondo rispetto reciproco, il marito le affida la reggenza della città, viste le sue frequenti assenze.
Sin dal suo arrivo a Ferrara si era impegnata, ad  avere  una corte indipendente,  riprendendo gli studi, ampliando i suoi interessi, era molto colta, parlava più lingue tra le quali il greco, il latino il francese, lo spagnolo e l'italiano.
 Ferrara, divenne il centro di rinnovamento culturale della corte estense che aveva sempre avuto un ruolo importante nella diffusione della cultura rinascimentale.
Nel 1507 il fratello Cesare fatto prigioniero in Spagna, morì perdendo tutti i territori che aveva conquistato.
Nel 1508, Lucrezia diede alla luce l'erede al ducato degli Este, ma seguirono altri figli e aborti, le sofferenze spinsero Beatrice ad una ricerca spirituale personale, si ritirava sempre più nel convento, delle clarisse Osservanti del Corpus Domini, anche grazie all'amicizia instaurata  con la  badessa del convento, tanto che  Vi indirizzò la figlia Eleonora quando prese i voti, destinò molto denaro ai monasteri femminili , e fondò il monastero di San Bernardino che non vide ultimato, portò la formazione spirituale anche tra le dame di corte.
I rapporti di Alfonso d'Este e papa Giulio II, non erano dei migliori, anche perchè Alfonso si era schierato favorevolmente con il re di Francia, questo fu uno dei periodi in cui Lucrezia aveva governato il ducato di Ferrara,  con saggezza mantenendo la pace, facendosi molto amare dai ferraresi. 
La morte del figlio Rodrigo, rimasto a Roma,  al quale la madre aveva sempre provveduto, tanti sono i  messaggi scritti  ricchi di sentimento di una  madre verso il figlio, la mandano in un vero stato di sconforto.
 Le sono state attribuite altre relazioni, il poeta Pietro Bembo, nutriva una vera passione platonica per lei, e tra le sue carte fu trovata una ciocca di capelli biondi di Lucrezia,  ora conservata alla pinacoteca ambrosiana di  Milano, sono state trovate lettere tra Lucrezia e il cognato Francesco Gonzaga, duca di Mantova, carteggio che aveva come complice e che faceva da tramite tra i due ....l'amico Pietro Bembo.
All'età di 39 anni  muore di setticemia, in seguito all'ultimo parto....
Tanto è stato scritto su questa donna...era una spietata orditrice dell' imbroglio?
O una vittima della potente famiglia.....
Recenti studi hanno dato l'immagine di una donna diversa.



chiesa delle Clarisse del Corpus Domini Ferrara dove riposa Lucrezia  Borgia il marito Alfonso d'Este e i figli









domenica 7 aprile 2019

Giuseppe Molteni

Giuseppe Molteni

 Giuseppe Molteni è stato un pittore italiano, Nato ad Affori, in provincia di Milano nel 1800, da una famiglia di origini umili, il padre faceva l'oste, viene aiutato della famiglia Brocca e si trasferisce a Milano, si iscrive all'Accademia di Brera, frequenta le lezioni del professore di incisione Giuseppe Longhi, che  nella Milano  a quel tempo sotto il dominio di Napoleone,  era molto considerato. Giuseppe Molteni, purtroppo, per ristrettezze economiche, dovette interrompere gli studi.
Andò a bottega, inizialmente, presso un restauratore e mercante di arte,  poi si trasferì a Bologna, divenne allievo di  G. Guizzardi, che era considerato nell'ambiente artistico, per la precisione,  con cui interveniva per migliorare l'aspetto estetico di un dipinto, valorizzando le opere sotto il profilo comerciale. Giuseppe Molteni, si perfeziona  al restauro dei dipinti antichi.
 Nel 1824, tornò a Milano e aprì uno studio in contrada Tre Monasteri, che in poco tempo  diventò,  un luogo d’incontro e un punto di riferimento, per  tutti i viaggiatori, i direttori di musei,  i collezionisti, i critici e  gli artisti di tutta Europa.


ritratto di Giovanni Migliara pittore amico 


 Era una sorta di museo, molto pieno  di oggetti d’arte, armi antiche,  trofei,  era una casa d'aste dove venivano discusse e attribuite le valutazioni di molti dipinti, presenti nello studio, opere che potevano essere  in corso di restauro, perchè dovevano essere venduti o in attesa dei documenti necessari per l'esportazione. 








Giuseppe Molteni ha lasciato nella storia la sua pratica di restauratore, ma si hanno poche notizie, di come fosse riuscito, a far diventare il suo studio, in un atelier di pittura, dove venivano considerate le opere di pittura antica. 
Nel 1830 nello studio, venne ospitato come collaboratore M. D' Azeglio, con il quale nel 1835, dipinsero a quattro man il ritratto di Alessandro Manzoni che si trova ora alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.


Proprio grazie al suo atelier, fece molte conoscenze uno dei più assidui frequentatori, era Sir C. Eastlake, 

un estimatore e conservatore di opere antiche del 500, che in seguito divenne il direttore della National Gallery di Londra.
Giuseppe Molteni, e Eastlake, instaurarono un rapporto umano e professionale, Sir  Eastlake considerava  Giuseppe Molteni, per l' abilità tecnica, per la metodologia, si trattava  di riportare l'unità della forma dell'opera d'arte, senza modificare, solo qualche leggera correzione in caso di imperfezioni e difetti. 
I quadri che Giuseppe Molteni restaurò per National Gallery di Londra, furono una trentina circa.



la confessione 

Nel 1825, durante un viaggio a Reggio Emilia, conobbe  uno dei migliori incisori  e direttore della dell'Accademia di belle arti di Parma  Paolo Toschi, tra i due nacque un'intensa amicizia che durò tutta la vita, Toschi nel 1829,  lo presentò alla duchessa di Parma Maria Luigia d' Austria, 


Maria Luigia d'Austria 


la quale fin da subito ne apprezzò la pittura e lo nominò accademico d'onore, si affermò soprattutto come autore di ritratti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia lombarda,






 caratterizzati da una minuziosa resa della fisionomia e dell'ambientazione,  basta vedere il ritratto di Giuseppe Poldi Pezzoli, 1830  a  Milano,  presso il MuseoPoldi Pezzoli. 

Gian Giacomo Pezzoli



Nel 1831, la duchessa Maria Teresa d'Austria,  gli diede  il titolo di Cavalire corrispondente, e nel 1833 lo insignì del valore della croce dell'Ordine Costaniniano di Parma, le influenze della duchessa gli permisero di ottenere  l' incarico dal governo Lombardo Veneto di dipingere il ritratto di Sua Maestà l'Imperatore Ferdinando I d' Austria, si recò quindi a Vienna, nel 1836, dove  conobbe molti pittori Biedermeier, strinse amicizia con il pittore Friedrich Von Amerling,  qui lavorò per  molte committenze richieste  dai nobili aristocratici  e da  borghesi facoltosi



Fece i ritratti del cancelliere K.W.L. Metternich e del ministro degli Interni F.A. Kolowrat, un  grande collezionista di pittura italiana moderna.
L'atelier di Giuseppe Molteni era già conociuto e menzionato nelle guide dei viaggiatori, fin dal 1827, ma fu nel 1828 l'inizio della carriera come ritrattista,  per la prima volta espose ben sette ritratti all'Accademia di Belle Arti di Milano,



  fu una presenza costante e continuativa fino al 1846, espose in molti casi un numero sostenuto di dipinti nel 1819 il ritratto di Giuditta Pasta, con altri 18 dipinti, mentre l'anno successivo espose ben 21 tele.


Nella Milano romantica, Giuseppe Molteni si trovò in competizione con Francesco Hayez, le opere del Molteni venivano lodate per la bravura, mentre quelle di Hayez venivano ammirate, la differenza stava proprio nella pittura del Molteni che da buon inciore si soffermava sui particolari dando quasi vita, mentre i ritratti di Hayez erano intimi, da osservare lo studio dei minimi particolari.



Nel 1837, il ministro degli Interni F.A. Kolowrat, gli commissionò un’opera destinata a segnare una vera svolta nella sua produzione pittorica. Abbandonò la pittura del ritratto ambientato e si dedicò alla pittura di genere, facendo la scelta di dare voce alla digintà umana, rappresentando la vita quotidiana del mondo dei diseredati, dipingendo  lo Spazzacamino assiderato dal freddo, che ora si trova a Milano, all'Accademia di belle arti, e di cui esistono numerose varianti.




 Questa tela, fu un successo di critica e di pubblico che,  seguiva con grande passione le esposizioni e le rassegne annuali a Brera,







divenne un vero e proprio fenomeno culturale, diventava anche una pittura di denuncia che subiva l'influenza delle idee del Manzoni, a cui seguirono diversi dibattiti sulla cultura, la pittura, e sulla vita quotidiana.




Si dedicò anche alle scene di genere , e a temi più realistici  come la tela "Un soccorso ad un rovescio di fortuna, del 1844,  che si trova ora a Brescia, al Museo. Civico d'Arte e Storia.





Nel 1850 espose  all'Accademia di belle Arti di Venezia e alla Società promotrice di Torino. Ritornò ad esporrea Brera nel 1850, e nel 1852 espose il dipinto la Zingara, considerato dalla critica il suo capolavoro, e il suo testamento artistico.
Con la sua molteplice attività di restauratore,mestiere intrapreso da giovanissimo e portato avanti fino all’anno della morte, con incarichi prestigiosi, a pittore, richiesto amato e corteggiato da una clientela vasta e internazionale 



I suoi ritratti erano richiesti da regnanti, Maria Luigia di Parma, Carlo III di Borbone, Ferdinando I d'Asburgo, aristocratici Belgioso, Archinto,Pallavicino, artisti e intelettuali  come Giuditta Pasta,


Alessandro Manzoni,



 Gioacchino Rossini.

Nel 1855  divenne divenne uomo di museo nominato conservatore della Pinacoteca di Brera , nel 1861 divenne direttore, quindi Giuseppe Molteni, fu consigliere di collezionisti, direttore di musei, mercante d'arte, e collezionista , e oggi come allora non si può che rimanere a bocca aperta, con gli occhi pieni di bello, in cui come me non può che rimanerne affascinata.



Giuseppe Molteni, muore a Milano nel 1867...