il filo dei ricordi-racconti

domenica 7 aprile 2019

Giuseppe Molteni

Giuseppe Molteni

 Giuseppe Molteni è stato un pittore italiano, Nato ad Affori, in provincia di Milano nel 1800, da una famiglia di origini umili, il padre faceva l'oste, viene aiutato della famiglia Brocca e si trasferisce a Milano, si iscrive all'Accademia di Brera, frequenta le lezioni del professore di incisione Giuseppe Longhi, che  nella Milano  a quel tempo sotto il dominio di Napoleone,  era molto considerato. Giuseppe Molteni, purtroppo, per ristrettezze economiche, dovette interrompere gli studi.
Andò a bottega, inizialmente, presso un restauratore e mercante di arte,  poi si trasferì a Bologna, divenne allievo di  G. Guizzardi, che era considerato nell'ambiente artistico, per la precisione,  con cui interveniva per migliorare l'aspetto estetico di un dipinto, valorizzando le opere sotto il profilo comerciale. Giuseppe Molteni, si perfeziona  al restauro dei dipinti antichi.
 Nel 1824, tornò a Milano e aprì uno studio in contrada Tre Monasteri, che in poco tempo  diventò,  un luogo d’incontro e un punto di riferimento, per  tutti i viaggiatori, i direttori di musei,  i collezionisti, i critici e  gli artisti di tutta Europa.


ritratto di Giovanni Migliara pittore amico 


 Era una sorta di museo, molto pieno  di oggetti d’arte, armi antiche,  trofei,  era una casa d'aste dove venivano discusse e attribuite le valutazioni di molti dipinti, presenti nello studio, opere che potevano essere  in corso di restauro, perchè dovevano essere venduti o in attesa dei documenti necessari per l'esportazione. 








Giuseppe Molteni ha lasciato nella storia la sua pratica di restauratore, ma si hanno poche notizie, di come fosse riuscito, a far diventare il suo studio, in un atelier di pittura, dove venivano considerate le opere di pittura antica. 
Nel 1830 nello studio, venne ospitato come collaboratore M. D' Azeglio, con il quale nel 1835, dipinsero a quattro man il ritratto di Alessandro Manzoni che si trova ora alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.


Proprio grazie al suo atelier, fece molte conoscenze uno dei più assidui frequentatori, era Sir C. Eastlake, 

un estimatore e conservatore di opere antiche del 500, che in seguito divenne il direttore della National Gallery di Londra.
Giuseppe Molteni, e Eastlake, instaurarono un rapporto umano e professionale, Sir  Eastlake considerava  Giuseppe Molteni, per l' abilità tecnica, per la metodologia, si trattava  di riportare l'unità della forma dell'opera d'arte, senza modificare, solo qualche leggera correzione in caso di imperfezioni e difetti. 
I quadri che Giuseppe Molteni restaurò per National Gallery di Londra, furono una trentina circa.



la confessione 

Nel 1825, durante un viaggio a Reggio Emilia, conobbe  uno dei migliori incisori  e direttore della dell'Accademia di belle arti di Parma  Paolo Toschi, tra i due nacque un'intensa amicizia che durò tutta la vita, Toschi nel 1829,  lo presentò alla duchessa di Parma Maria Luigia d' Austria, 


Maria Luigia d'Austria 


la quale fin da subito ne apprezzò la pittura e lo nominò accademico d'onore, si affermò soprattutto come autore di ritratti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia lombarda,






 caratterizzati da una minuziosa resa della fisionomia e dell'ambientazione,  basta vedere il ritratto di Giuseppe Poldi Pezzoli, 1830  a  Milano,  presso il MuseoPoldi Pezzoli. 

Gian Giacomo Pezzoli



Nel 1831, la duchessa Maria Teresa d'Austria,  gli diede  il titolo di Cavalire corrispondente, e nel 1833 lo insignì del valore della croce dell'Ordine Costaniniano di Parma, le influenze della duchessa gli permisero di ottenere  l' incarico dal governo Lombardo Veneto di dipingere il ritratto di Sua Maestà l'Imperatore Ferdinando I d' Austria, si recò quindi a Vienna, nel 1836, dove  conobbe molti pittori Biedermeier, strinse amicizia con il pittore Friedrich Von Amerling,  qui lavorò per  molte committenze richieste  dai nobili aristocratici  e da  borghesi facoltosi



Fece i ritratti del cancelliere K.W.L. Metternich e del ministro degli Interni F.A. Kolowrat, un  grande collezionista di pittura italiana moderna.
L'atelier di Giuseppe Molteni era già conociuto e menzionato nelle guide dei viaggiatori, fin dal 1827, ma fu nel 1828 l'inizio della carriera come ritrattista,  per la prima volta espose ben sette ritratti all'Accademia di Belle Arti di Milano,



  fu una presenza costante e continuativa fino al 1846, espose in molti casi un numero sostenuto di dipinti nel 1819 il ritratto di Giuditta Pasta, con altri 18 dipinti, mentre l'anno successivo espose ben 21 tele.


Nella Milano romantica, Giuseppe Molteni si trovò in competizione con Francesco Hayez, le opere del Molteni venivano lodate per la bravura, mentre quelle di Hayez venivano ammirate, la differenza stava proprio nella pittura del Molteni che da buon inciore si soffermava sui particolari dando quasi vita, mentre i ritratti di Hayez erano intimi, da osservare lo studio dei minimi particolari.



Nel 1837, il ministro degli Interni F.A. Kolowrat, gli commissionò un’opera destinata a segnare una vera svolta nella sua produzione pittorica. Abbandonò la pittura del ritratto ambientato e si dedicò alla pittura di genere, facendo la scelta di dare voce alla digintà umana, rappresentando la vita quotidiana del mondo dei diseredati, dipingendo  lo Spazzacamino assiderato dal freddo, che ora si trova a Milano, all'Accademia di belle arti, e di cui esistono numerose varianti.




 Questa tela, fu un successo di critica e di pubblico che,  seguiva con grande passione le esposizioni e le rassegne annuali a Brera,







divenne un vero e proprio fenomeno culturale, diventava anche una pittura di denuncia che subiva l'influenza delle idee del Manzoni, a cui seguirono diversi dibattiti sulla cultura, la pittura, e sulla vita quotidiana.




Si dedicò anche alle scene di genere , e a temi più realistici  come la tela "Un soccorso ad un rovescio di fortuna, del 1844,  che si trova ora a Brescia, al Museo. Civico d'Arte e Storia.





Nel 1850 espose  all'Accademia di belle Arti di Venezia e alla Società promotrice di Torino. Ritornò ad esporrea Brera nel 1850, e nel 1852 espose il dipinto la Zingara, considerato dalla critica il suo capolavoro, e il suo testamento artistico.
Con la sua molteplice attività di restauratore,mestiere intrapreso da giovanissimo e portato avanti fino all’anno della morte, con incarichi prestigiosi, a pittore, richiesto amato e corteggiato da una clientela vasta e internazionale 



I suoi ritratti erano richiesti da regnanti, Maria Luigia di Parma, Carlo III di Borbone, Ferdinando I d'Asburgo, aristocratici Belgioso, Archinto,Pallavicino, artisti e intelettuali  come Giuditta Pasta,


Alessandro Manzoni,



 Gioacchino Rossini.

Nel 1855  divenne divenne uomo di museo nominato conservatore della Pinacoteca di Brera , nel 1861 divenne direttore, quindi Giuseppe Molteni, fu consigliere di collezionisti, direttore di musei, mercante d'arte, e collezionista , e oggi come allora non si può che rimanere a bocca aperta, con gli occhi pieni di bello, in cui come me non può che rimanerne affascinata.



Giuseppe Molteni, muore a Milano nel 1867...








domenica 24 marzo 2019

Giuseppe Canella

 GIUSEPPE CANELLA 




Giuseppe Canella nasce Verona 1788, è  il rappresentante della pittura di paesaggio nella prima metà dell’Ottocento, nella sua città Natale. 
E considerato un pitttore autodidatta, i primi passi nell'arte li ha fatti seguendo le orme del padre Giovanni, architetto, scenografo, e  decoratori di interni... 
La formazione di Giuseppe Canella, non ha seguito studi regolari, non si hanno notizie  della frequentazione  di scuole o di accademie di belle arti, l'unica fonte  sulla sua vita, è un'autobiografia che oggi è conservata al Castello Sforzesco di Milano. 



Quello che sappiamo è che, proprio seguendo le orme del padre, Giuseppe Canella in giovane età decora diversi palazzi della nobiltà Veronese, Veneziana, e Mantovana. Soggiorna  a Mantova per un lungo periodo, svolgendo anche il mestiere di scenografo e ottenendo importanti commissioni, come la decorazione di Palazzo Zanardi Massarani.


scalinata palazzo Zanardi Massarani 

Giuseppe Canella intervalla la sua carriera in Italia con numerosi viaggi a Venezia,


Venezia barconi a  Rialto

veduta di Venezia presa dai giardini


in Spagna, a Parigi, in Olanda, a Vienna e a Berlino.
Compie anche viaggi nei Paesi Bassi, alla scoperta dei pittori di paesaggio olandesi del Seicento.
I dipinti di Giuseppe Canella, sono il frutto di diverse influenze, in un primo momento dipinge paesaggi  neoclassici,



 prende spunti dalla pittura di Claude Lorraine per catturare la luce, ma trasmette sulla tela anche il fascino delle vedutisme nordiche.
Subisce l'influenza  del pittore  Pietro Ronzoni, che dipingeva paesaggi ed era conosciuto in tutta Europa, e  che  intorno al 1815 soggiornò per un breve periodo a Verona. 




Fece sua l' ispirazione per una pittura dal vero, discostandosi un po' dalla pittura del Ronzoni,creando  uno stile  moderno, una visione in senso romantico, la  pittura  un po' ferma e forse troppo minuziosa nelle riproduzione delle  scene, ma  con una buonissima  luminosità e  una dolce  gradazione di colore. 
Partecipa alle esposizioni dell’Accademia di Brera del 1818-19, presentando tele con vedute, si allontana però da Milano essendo in competizione con Giovanni Migliara  che improntava le sue opere sull'uso della camera oscura.


Milano veduta del canale Naviglio dal ponte di                              San Marco

Intraprende un lungo viaggio di studio che lo porta in Spagna e in Francia, e si ferma a Parigi per dieci lunghi anni, si reca anche in Olanda, all'Aja  dove riprende lo studio delle pitture olandesi del 600, le opere che realizza sono vedute dal vero fornendo un libertà espressiva e una maestria ad trasmettere la luce sulla tela. 


Parigi
boulevar Mont Martre

A Parigi, Canella riempie i suoi taccuini di studi campestri, urbani dal vero, proprio grazie alla fa ma raggiunta  in Francia, avendo esposto molte volte  ai Salons di Parigi. Luigi Filippo d’Orleans gli conferisce una medaglia d'oro nel 1830 grazie ad una veduta audace di una zona di Parigi. 
Un successo  di mercato che anticiperà il suo rientro a Milano, Nel 1831 invia all'Accademia di Brera 13 tele che riscuotono nella popolazione milanese un grande favore . 
Nel 1832 Canella rientra a Milano, dove Ferdinando I d'Austria lo ha scelto come accademico di Brera. 
Si dedica alla realizzazione di vedute cittadine, caratterizzate da un interesse per la vita contemporanea e da una resa atmosferica larga e ariosa, con piccole figure fatte con pochi tratti, le vedute sentimentali della Cattedrale di Milano, Veduta di un villaggio al chiaro di luna, Piazza della Vetra a Milano, La corsia dei Servi,


corsia dei servi Milano

Dal 1835 torna in prevalenza al paesaggio, scegliendo scorci di campagna lombarda e ambienti lacustri. 


veduta presa sullago di como


S'interessa di ambienti  più poveri e umili, in base alle  regole di moralità che derivavano dagli scritti del Manzoni 


meridiana sul lago di Como




porta torre a Como

Compie un viaggio di studio a Roma e a Napoli, nel biennio 1838-1839
 Muore a Firenze nel 1847.


Loggia dei Lanzi


Molto spesso, le opere di Giuseppe Canella  del suo ultimo periodo vengono confuse con quelle del fratello Carlo Canella 
Mentre viene considerato un suo erede nella pittura  Giovanni Carnovali detto " Il Piccio".
Molti quadri di Giuseppe Canella sono esposti presso le Gallerie d'Italia a Milano, in Piazza della Scala  uno polo espositivo molto molto bello














lunedì 4 febbraio 2019

il falsario dei nazisti



  
                                               IL FALSARIO DEI NAZISTI

Molto spesso sono i critici, e i maestri  che determinano il successo e  il futuro di un pittore.

In Olanda, nella città di Deventer, il 10 ottobre 1889 , nasce  Han van Meegeren, che  fin da ragazzo si appassiona all'arte. Malgrado  gli studi, la  passione,  e le sue capacità tecniche però, veniva spesso criticato e considerato come un artista fallito, tanto  da essere giudicato  poco dotato. 




I  giudizi  negativi spinsero Han a studiare sempre di più, non abbandonò l'arte,  ma  imparò da Theo Van Wijngaarden, restauratore e falsario operante ad Amestardam, l’arte e la tecnica della falsificazione,  si appassionò alla pittura olandese del Seicento, si esercitò tanto, in particolare sulle opere di Vermeer,  studiando  la tecnica del grande pittore olandese, riuscendo a raggiungere un livello molto alto, entrando letteralmente, nello spirito,che Vermeer trasferiva sulle tele.


Vermeer


Fino a metà dell'ottocento,Vermeer non era un pittore conosciuto, si conoscevano dipinti di genere e un solo dipinto religioso, molti esperti e  studiosi, erano sempre  alla ricerca di opere del maestro olandese,


arte della Pittura Vermeer


 Han van Meegren, sfruttò questa ansia di successo dei critici, a proprio favore  divenne un falsario, forse per vendetta, spinto da un desiderio di rivalsa, per non essere  stato valorizzato dalla critica, ma non copiò mai le  opere di Vermeer già esistenti, creò dipinti nuovi, creò sei  falsi dipinti  a soggetto religioso, i risultati furono sorprendenti tanto che i falsi risultavano meglio degli originali.
Riuscì  ad ingannare, critici di successo, ed esperti d'arte compreso lo stesso De Vild. Aveva studiato in modo completo il trattato che  De Vild  aveva scritto su Vermeer, dove si spiegavano  le tecniche e i materiali che aveva utilizzato.


Veermer

Aveva sperimentato una tecnica, tutto ciò che utilizzava, i  pennelli, le tele, erano il frutto di una ricerca attenta, che riportava a 300 anni prima. 
Si procurava vecchie tele del seicento, di poco  valore artistico ed  economico, ne raschiava in modo attento i colori, tutto era curato nei minimi particolari, con attenzione mirata, una volta terminato il nuovo dipinto, riusciva a riprodurre sulla tela, ogni dettaglio  del tempo che passava , spesso inserendo della polvere per riprodurre le tipiche minuscole  crepe spontanee che si creano quando  il colore ad olio invecchia. Riuscì così a riprodurre in modo esatto gli stessi colori usati dal maestro olandese, anche  il rarissimo blu oltremare composto da olio di lillà e polvere dei preziosi lapislazzuli che Vermeer utilizzava anche quando era praticamente sul lastrico.

Vermeer


Con i suoi falsi si arricchì, e forse non sarebbe mai stato scoperto se, gli alleati  non avessero  scoperto nel deposito segreto di Unterstein nel Sud Tirolo,  circa 1800 opere  d’arte rapinate in giro per l’Europa dal maresciallo Hermann Göring, che  accumulava dipinti, un’avvoltoio sempre pronto ad approfittare delle disgrazie dei collezionisti ebrei e delle raccolte pubbliche dei paesi che aveva occupato con l'esercito tedesco.


Meegeren


Han van Meegeren  aveva venduto al capo delle SS, Heinrich Himmler, dipinti falsi per un valore di cinque milioni e mezzo di fiorini e un quadro raffigurante Cristo e l’adultera, al maresciallo Hermann Göring, il prezzo pagato  era di 1.650.000 fiorini, i tedeschi volevano a ogni costo acquistare quel capolavoro olandese.


Cristo e l'adultera  Meegren

La vendita assunse i toni di un affare di Stato. Il Terzo Reich pagò l’acquisto del Vermeer, restituendo all'Olanda  200 tele antiche, che erano state rubate dai nazisti,  durante le loro invasioni  il cui valore globale superava  il prezzo richiesto per il quadro di Vermeer.
Lo Stato olandese, dopo aver recuperato le duecento tele d’autore, pagò in moneta corrente, un banchiere bavarese in rapporti con Göring, e attraverso un intermediario di fiducia  venne versato a Van Meegeren più della metà del ricavato.
Dopo la guerra, alla fine del maggio del 1945, alcuni inquirenti chiesero  chiarimenti sulla vendita del “Cristo e l’adultera” ma ottennero solo il silenzio, venne arrestato  con l’accusa di spionaggio e collaborazionismo con la Germania nazista.
Meegren, era un truffatore, un alcolizzato,  dipendente dalla morfina, ma non aveva mai venduto un tesoro nazionale ai fascisti.
Per riuscire ad evitare l'ergastolo ammette  di essere un falsario. 



 A patto di poter lavorare nel suo studio, e  che la polizia gli fornisse il materiale necessario, morfina compresa, di cui era dipendente, avrebbe ricreato  un nuovo Vermeer nello stile che si era imposto.
In casa sua, sotto la sorveglianza permanente degli agenti, Van Meegeren cominciò il suo ultimo Veermer.  Un “Cristo tra i dottori”.

 Alla fine di settembre 1945 l'opera era terminata, lasciando a bocca aperta sia i giudici che gli esperti giunti per l’occasione.


donna che beve Meegren


La  condanna, fu di un  solo anno di reclusione.
Un 'altro suo falso la "Cena di Emmaus" ispirato ad un dipinto di Caravaggio,  venne acquistato per una cifra imponente dal museo Boymansdi Rotterdam


cena di emmanus Meegren

un altro critico famoso Abraham Bredius, preso letteralmente in giro da Meegren.



Questa vicenda  testimonia quanto possa essere decisivo nel futuro di un artista, il ruolo della critica nel mondo dell'arte. Spesso i critici di successo    trasformano opere belle e  riconosciutein un nulla,  come se fossero  spazzatura.
Meegren divenne  l’uomo più famoso d’Olanda, proprio  mentre la regina d'Olanda  stava preparando la grazia per lui, morì in  carcere, la sua salute  era già  stata compromessa  da un abuso di alcol e droghe. 
Il dubbio che rimane ancora oggi e che lascia i critici col fiato sospeso, è che alcuni dei dipinti attribuiti a Vermeer siano in realtà dei suoi perfetti falsi.