il filo dei ricordi-racconti

domenica 9 febbraio 2020

Antonio Canova  e  Bertel Thorvaldsen



Milano dicembre 2019, Gallerie d'Italia,  sono qui emozionata davanti a delle opere meravigliose....



 La mostra Canova e Thorvaldsen, è stata allestita e realizzata grazie alla collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, con il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo, grazie ai prestiti concessi dai tanti musei del mondo e dalle concessioni di collezionisti privati, italiani e stranieri per consentire alle Gallerie d'Italia di Piazza della scala a Milano di organizzare una mostra molto molto bella, ben fatta, dove non c'è altro che bellezza.



Dal mondo sono giunte a Milano 160 opere che ci hanno  permesso di  confrontare, i due artisti, seguendoli nel loro percorso di vita sia personale ed artistica. 
Canova giungeva a Roma da Venezia, viveva da 18 anni nella capitale, quando vi giunse  il  giovane Thorvaldsen, nel 1797, da Copenhagen. 



  Canova  
                                                                   
Bertel Thorvaldsen

La città che ospita i due protagonisti, è Roma, ricca e grande, la città del mondo, dove molti artisti hanno avuto la possibilità di esprimersi, e in questo specifico caso, hanno avuto modo di confrontarsi.
A Roma in quel periodo si incontravano i maggiori protagonisti dell’arte neoclassica. 
E proprio a Roma, che i due maestri aprirono le loro  botteghe, veri e propri ateliers con molti collaboratori e allievi; fu proprio lì che Canova sviluppò  le innovazioni tecniche che vennero poi utilizzate anche dal rivale; era una vera e propria gara fra loro, volevano arrivare alla perfezione ideale del mondo classico  volevano superare gli antichi.


studio Canova 

studio thorvaldsen 
Scolpirono opere immortali, ammirate e desiderate, marmi, bozzetti, disegni, opere famosissime.

Per oltre 20 anni, si sfidarono sugli stessi temi, sugli stessi soggetti, sempre in competizione, tanto che la loro presenza ha fatto di Roma la capitale della scultura moderna.
Ognuno di loro, dava la propria interpretazione su  figure dell’antica mitologia, come le Grazie, 


Canova  particolare

le tre grazie Canova 


Thorvaldsen le tre grazie particolare

Le tre grazie Thorvaldsen







Amore e Psiche, 


Thorvaldsen



                             Canova 


Venere,
Canova 

Thorvaldsen



 Ebe. 
Canova 

Thorvaldsen


Rappresentavano nell'immaginazione pubblica  il ritorno dei grandi temi della vita e della morte, il percorso troppo breve della giovinezza, l’incanto della bellezza, le seduzioni  e le delusioni dell’amore,  rappresentazioni più  gentili e sensuali quella del Canova,  molto più caste  e austere quelle di Thorvaldsen.
In questa mostra sono state radunate, le statue più belle dei due artisti, il marmo a confronto   ci racconta la storia e l'evoluzione dei due artisti.
I due maestri, a quei tempi erano considerati, delle vere star  internazionali,  si fecero molti autoritratti,  ma vennero ritratti da molti altri artisti del tempo, anche le loro botteghe divennero il soggetto di quadri, così come le loro sculture,  che oggi sono le  testimoni  della loro fama; 
Dai ritratti che loro eseguirono a sovrani, artisti, letterati,  l’immagine di Napoleone I
 Canova 

Canova 

apoteosi di Napoleone Thorvaldsen

 e del lombardo G.B. Sommariva, 




che erano i più grandi collezionisti, delle loro opere,  quindi  prediletti da entrambi, le  fortunatissime, statue  di Venere, Cupido, Amore e Psiche, Ebe, Ganimede e il «pastore errante», 


Canova 




 in questa mostra  a chiudere il percorso espositivo sono i bellissimi  gessi, tutti di Fondazione Cariplo, 




oltre  bassorilievi Rezzonico, dominati dalle figure di Omero e Socrate.




Antonio Canova,  nasce l'1 novembre 1757 a Possagno, vicino Treviso, rimane orfano a soli quattro anni e verrà cresciuto dal nonno paterno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale di discreta fama.


Adone 


A Venezia, da apprendista  scolpisce le sue prime opere classiche, rappresententando le figure mitologiche di Orfeo e Euridice, Dedalo e Icaro e Apollo.




Nel 1779 Antonio Canova si sposta a Roma per frequentare le lezioni di nudo dell'Accademia di Francia e del Museo Capitolino; qui studia la scultura antica ed entra in contatto con artisti ed intellettuali che credevano in un nuovo ritorno al classico.
La prima opera scultorea realizzata a Roma è il Teseo sul Minotauro, dove Teseo è raffigurato seduto sul Minotauro dopo la lotta, per rappresentare vittoria della ragione sull'irrazionale.
Tra il 1783 ed il 1810 Antonio Canova realizza molte sculture in marmo, sempre eleganti e classiche nelle forme, levigate al punto di avere un aspetto liscio e traslucido; da ricordare la Venere Italica, dalla bellezza perfetta idealizzata dell'artista, Amore e Psiche che oggi si trova a Parigi al Museo del Louvre, Ebe, Venere e Adone, le eleganti e sensuali Tre Grazie.
Quando i Francesi occuparono Roma, nel 1798, ritornò a Possagno dove si dedicò alla pittura: in due anni, dipinse molte delle tele e quasi tutte le tempere che oggi sono custodite nella sua Casa natale di Possagno.
Gipsoteca 

Casa di Canova e Gipsoteca 


A Roma  realizza diversi  monumenti funebri, quelli  dei Papi Clemente XIII e Clemente XIV e la stele funebre del Volpedo, nel 1798 riceve la commissione per il Monumento funebre di Maria Cristina d'Austria a Vienna, mentre a Firenze realizza il Monumento funebre di Vittorio Alfieri.
Antonio Canova è tanto conosciuto, che viene incaricato da Napoleone Bonaparte di scolpirlo nella eroica nudità di Marte Pacificatore, che non venne però apprezzato,  mentre Paolina Borghese venne raffigurata come Venere Vincitrice   le parti scoperte  vennero rivestite di cera rosata per dare  un aspetto umano, anche se la composizione precisa, emana una freddezza tipicamente neoclassica.



Antonio Canova trascorre gli ultimi anni della sua vita nel  suo paese natale lavorando al disegno di un cattedrale che in seguito diventerà la chiesa parrocchiale,  

le spese del materiale per la costruzione furono messe a disposizione dallo stesso Canova, mentre la manovalanza era tutta di cittadini che volontariamente lavoravano alla costruzione,  la chiesa  verrà finita dieci anni dopo la sua morte avvenuta a Venezia, in casa di un amico, il 13 ottobre 1822.



Bertel Thorvaldsen nacque nel 1770 a Copenaghen da una famiglia di poveri artigiani. Abile nel disegno, a 11 anni entrò all'Accademia di Belle Arti per diventare scultore. Lasciata la Danimarca, si stabilì a Roma, dove divenne famoso e ci rimase per circa 40 anni.




 Conosciuto in tutto il mondo  ritornò  in Danimarca,  per assumere un ruolo importante, nella vita culturale dell'epoca, realizzò lavori su commissione per il Papa,



papa Clemente




 per Napoleone e per numerose famiglie reali europee. 


          apoteosi di Napoleone 

 e per numerose famiglie reali europee. 
Thorvaldsen morì nel 1844; la sua tomba




 si trova nel cortile centrale del museo a lui dedicato nella sua città: Copenaghen.





lunedì 20 gennaio 2020

LA ROSA BIANCA
STORIA DI SOPHIE E HANS SCHOLL 
DUE FRATELLI CHE SI OPPOSERO A HITLER

La Rosa Bianca è stato un movimento di opposizione al nazismo,  fondato da dei ragazzi molto giovani.  In realtà la storia  ci viene raccontata dalla  Signora Inge  School sorella sopravvissuta alla guerra, dagli amici e testimoni che ci raccontano le loro ultime ore.
E stato scritto un libro molto bello,





pubblicato la prima volta nel 1959. e in seguito ne è stato fatto anche un film.
Molto spesso, quando si parla della seconda guerra mondiale, si dice il popolo tedesco, i tedeschi, sono stati i nostri nemici,  ma come sempre generalizzare non rende giustizia, perché contro le imposizioni del nazismo, malgrado le difficoltà, anche alcune frange della popolazione tedesca cercarono di porre fine all'invadente violenza del nazismo.
 Hans Scholl, fin da ragazzino, all'età di 15 anni, fa parte della Gioventù Hitleriana, se pur molto giovane  riteneva che le idee naziste fossero molto pericolose, decise così di uscirne e di entrare nel "Movimento Giovanile Tedesco", ritenuto illegale e ostile al regime, venne più volte arrestato.
In seguito studiò medicina  all'Università Ludwig Maximilian di Monaco. 


Nella primavera del 1941, viene arruolato nel servizio militare, impiegato come "ausiliario medico" tra le truppe della Wermacht, sul fronte russo, con lui c'è  l’amico Christoph, 


e lì, con i loro occhi, si rendono conto della ferocia usata ai danni degli ebrei e dei polacchi, che oltre alla morte, (sapevano che sarebbero stati uccisi), dovevano subire le spietate  punizioni.

Il terzo Reich seminava un futuro solo di odio e distruzione.
Rientrato in Germania, Hans continua a studiare alla facoltà di medicina, non trova  pace, il pensiero di studiare senza fare nulla, mentre il  regime nazista che sconvolge il suo paese.
Dal Web:
“Non è assurdo continuare a studiare, aspettando che un giorno la guerra finisca e che tutti i popoli ci additino dicendo che abbiamo sopportato un simile governo senza opporre resistenza?”.

Il ragazzo insieme all'amico  Christoph Probst e ad altri studenti di medicina, fonda  un movimento antinazista di ispirazione cattolica.
Anche Sophie, sua sorella, la più giovane del gruppo con i suoi appena 21 anni, vuole farne parte .


Sophie fa  la maestra, studia filosofia e medicina, ama la pittura, i libri, l’arte. Lo studio, il  confronto  con artisti e intellettuali,  i racconti del fratello e di Christoph,  la consapevolezza che è necessario provare a fermare il Reich. Ha già avuto il coraggio di scrivere “Libertà” sui cancelli dell’ateneo, ma col fratello decidono di fare di più


 


I ragazzi de " La Rosa Bianca", con una sola macchina di recupero per ciclostilare, stampano e distribuiscono volantini contro il regime,  li spediscono a intellettuali e professori, li lasciano in locali pubblici, li lanciano dai tram di notte.


“Ogni parola di Hitler è una bugia” scrivono, cercano di risvegliare gli animi, la coscienza e il rifiuto, chiedendo di fermare la macchina della guerra.





Nell' estate del 1942, Hans Scholl, sua sorella Sophie , Willi Graf , Kurt Huber , Christoph Probst e Alexander Schmorell,  insieme  scrissero , prepararono  e stamparono,  la sesta serie di volantini di resistenza politica antinazista del Terzo Reich.
I volantini venivano  distribuiti intorno all'Università Ludwig Maximilian di Monaco, dove studiavano alcuni  membri del gruppo, e all'Università di Amburgo.  
Il 18 febbraio 1943, all'Università di Monaco mentre distribuivano  opuscoli, di fronte a molti testimoni,  Sophie, salì in cima alle scale dell’atrio dell’ateneo lanciando  dall’alto sugli studenti tutti  i volantini che non era riuscita a consegnare a mano.
Sophie Scholl viene riconosciuta da un bidello nazista che fece chiudere tutte le porte, e   chiamò  la Gestapo. Sophie Scholl  venne consegnata alla polizia insieme al fratello Hans.

monumento ai volantini 

Christoph venne arrestato  pochi giorni dopo a Innsbruck, mentre cercava di andare  a salutare la moglie malata e la seconda figlia, appena nata.


Per Hans e Sophie iniziarono 4 giorni di interrogatori e torture, in particolare sulla ragazza, ma   nessuno dei due ebbe  un cedimento.Vennero consegnati al Tribunale del Popolo per un brevissimo processo che, si chiuse  in sole cinque ore,  con questa sentenza:
“Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte”.
Solo 80 anni fa nel cuore dell’Europa, dei ragazzi  vennero  decapitati per aver distribuito dei volantini.
Poche ore dopo la sentenza, Hans e Sophie Scholl e Christopher Probst furono decapitati da Johann Reichhart nella prigione di Stadelheim a Monaco . L'esecuzione è stata supervisionata dal Dr. Walter Roemer, il capo dell'esecuzione del tribunale distrettuale di Monaco.
Furono proprio gli assassini a raccontare, di non aver mai visto tanto coraggio in persone mandate alla morte
 Proprio Sophie considerata a torto la più debole, salì  sul patibolo senza battere ciglio o spargere una lacrima, con compostezza, turbando persino il boia.
Christoph Probst, dopo aver scritto una lettera di saluto, un addio  ai suoi cari, amaramente, disse: “Non immaginavo fosse così facile, morire”.
 Hans  venne ucciso per ultimo, il suo ultimo urlo rieccheggiò per il palazzo 
 "Es lebe die Freiheit!" 
"Lunga vita alla libertà!"
I fratelli Scholl e Christoph Probst sono ancora  gli uni accanto all’altro, nel cimitero di Monaco.





Attraverso i racconti di amici, testimoni e sopratutto dei loro cari, veniamo a conoscenza  che non si consideravano assolutamente degli eroi, non proponevano e non avevano grandi scopi: volevano difendere i diritti e la libertà di ognuno, ognuno di noi ha diritto ad una vita libera, hanno difeso  con costanza la vita di tutti i giorni per ognuno di noi....anche oggi