il filo dei ricordi-racconti

giovedì 9 ottobre 2014

LE CANTINE DEL MENDRISIOTTO


E' autunno iniziano a cambiare i colori, mentre mi reco al lavoro, nei paesi della zona del Mendrisiotto, stanno vendemmiando l'uva che diventerà vino, vitigno di uva Merlot.


Io, astemia per scelta e convinzione, demonizzavo il vino in quanto causa di problemi, in caso di abuso.
Una persona mi ha fatto veder l'aspetto da un'altra angolazione e, devo ammettere che saper coltivare la vite e produrre un buon vino è un arte, per cui ho cercato di documentarmi un po


Questa zona, è considerata Terra di vite, e di vignaioli, di cui Mendrisio ne è la capitale, qui la viticultura, è la civiltà dei tralci e del vino, con le antiche cantine, che sono i luoghi adatti alla conservazione.
A Mendrisio, Salorino, Capolago, ma anche ai piedi del Monte Generoso, le cantine, si raggruppano e si sostengono, formano intere vie, che ne prendono il nome.



Sono grotte temperate, in cui il vino si conserva in modo ottimale, una targa posta nelle cantine di Mendrisio è datata 1724.
Sono state definite, nel corso dei secoli, da poeti, e scrittori autorevoli, " Le celle di bacco". Costruite ai piedi di frane di grossa entità, per mantenere una temperatura costante, sfruttando le correnti d'aria che dal monte giungono da sotto le frane, dove vengono raccolte dentro tubi di argilla e incanalate dentro le cantine. Mantenendo cosi l'ambiente fresco che varia di pochissimi gradi con il cambio delle stagioni.
Sono il frutto dell'ingegno e dell'osservazione della natura, le prime a scoprire queste correnti di aria fredda, furono delle pecore, che in giorni estremamente caldi, mettevano la testa in alcuni punti del terreno, incuriosito il pastore, si accorse che l'aria fredda proveniva dall'interno della montagna.



Ogni cantina, ha nella facciata antistante la via, il suo portoncino in legno, delle finestrelle al primo piano, o una panchina addossata al muro.
Sono semplici casette rurali, di uno o due piani, al pian terreno o leggermente interrato si trova il locale della conservazione del vino, dei generi alimentari, carne o formaggio, che viene areato con le prese d'aria situate nelle pareti o nei pavimenti. In alcuni casi, " la cella" si addentra nella profondità della montagna, e in tempi antichi fungeva anche da "Nevera", o ghiacciaia, se riempita con della neve.


Sono state costruite in zone immerse nel verde, fuori dal centro abitato, alcune di esse col passar del tempo si sono convertite anche a grotto, diventando luogo di ristoro, di svago, e di leggende.
Si narra che: Napoleone, dopo aver instaurato la Repubblica cisalpina, giunse a cavallo da Milano per recarsi a Campione, fu il profumo delle robiole di un grotto, che convinsero il Generale e il suo seguito a fare una lunga sosta ristoratrice.
In tempi antichi il grotto, era luogo di aggregazione, guardando alcune cartoline d'epoca, sembra di rivedere la gente attorno ai tavoli di legno, o di sasso, poggiare i robusti avambracci mentre ha tra le mani un tazzinello di vino, il tutto all'ombra di robusti Tigli.



A quei tempi il nostranello appena stillato in tazze di terracotta, veniva accompagnato da un tagliere di salumi, o da un piatto, di trippa.
I grotti erano luoghi, dove vi era la più fervida occasione di incontri, di chiacchiere colte, di strepitose maldicenze. 


C'erano anche grotti severi, per gente di poche parole, che si recava in questi luoghi per svagarsi senza sparlare degli avversari, oppure grotti ilari e balzani, dove le robuste risate, e le canzoni in dialetto, riempivano l'atmosfera, e intanto il vino riempiva le tazze.


Sono stata a cena in compagnia in questi grotti, dove ora per chi lo gradisce portano un antipasto di affettati misti, e primi piatti della cucina tradizionale della nostra zona. 


La carne, brasato, spezzatino, stracotto, rognoni trifolati, salsicce con funghi, vengono accompagnati dalla polenta, oppure la polenta stessa, viene condita con formaggi del luogo e tanto burro di alpeggio, chiamata polenta concia, tipico formaggio è lo Zincarlin, e altri vari tipi di formaggi stagionati di capra, alcuni conservati sott' olio. Una cucina povera sicuramente, ma sostanziosa, e di buon gusto.


Su qualche facciata di queste cantina, si legge ancora, " qui vi sorride l'angolo più bello della terra" oppure, " piccola casa grande quiete " .
L'antico respiro della montagna, svolge naturalmente la propria funzione, ripetendola nel tempo, andando a nozze con la moderna Enologia, fiore all'occhiello di queste zone.


Anche per chi come me non beve vino, visitando questi luoghi, prova la sensazione che la memoria antica, sia ancora presente, immagino gaie brigate che qui dimenticavano le fatiche, sentendosi leggeri. Come dice il detto " il vino fa buon sangue, ma fa tremar le gambe ".




1 commento:

  1. Un bel servizio, Enrica. Anche chi non beve vino come te ne è attratto. Qui,poi, c'è anche un po' di storia e costume. Grazie.

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