LE
CANTINE DEL MENDRISIOTTO
E'
autunno iniziano a cambiare i colori, mentre mi reco al lavoro, nei
paesi della zona del Mendrisiotto, stanno vendemmiando l'uva che
diventerà vino, vitigno di uva Merlot.
Io,
astemia per scelta e convinzione, demonizzavo il vino in quanto causa
di problemi, in caso di abuso.
Una
persona mi ha fatto veder l'aspetto da un'altra angolazione e, devo
ammettere che saper coltivare la vite e produrre un buon vino è un
arte, per cui ho cercato di documentarmi un po
Questa
zona, è considerata Terra di vite, e di vignaioli, di cui Mendrisio
ne è la capitale, qui la viticultura, è la civiltà dei tralci e
del vino, con le antiche cantine, che sono i luoghi adatti alla
conservazione.
A
Mendrisio, Salorino, Capolago, ma anche ai piedi del Monte Generoso,
le cantine, si raggruppano e si sostengono, formano intere vie, che
ne prendono il nome.
Sono
grotte temperate, in cui il vino si conserva in modo ottimale, una
targa posta nelle cantine di Mendrisio è datata 1724.
Sono
state definite, nel corso dei secoli, da poeti, e scrittori
autorevoli, " Le celle di bacco". Costruite ai piedi di
frane di grossa entità, per mantenere una temperatura costante,
sfruttando le correnti d'aria che dal monte giungono da sotto le
frane, dove vengono raccolte dentro tubi di argilla e incanalate
dentro le cantine. Mantenendo cosi l'ambiente fresco che varia di
pochissimi gradi con il cambio delle stagioni.
Sono
il frutto dell'ingegno e dell'osservazione della natura, le prime a
scoprire queste correnti di aria fredda, furono delle pecore, che in
giorni estremamente caldi, mettevano la testa in alcuni punti del
terreno, incuriosito il pastore, si accorse che l'aria fredda
proveniva dall'interno della montagna.
Ogni
cantina, ha nella facciata antistante la via, il suo portoncino in
legno, delle finestrelle al primo piano, o una panchina addossata al
muro.
Sono
semplici casette rurali, di uno o due piani, al pian terreno o
leggermente interrato si trova il locale della conservazione del
vino, dei generi alimentari, carne o formaggio, che viene areato con
le prese d'aria situate nelle pareti o nei pavimenti. In alcuni casi,
" la cella" si addentra nella profondità della montagna,
e in tempi antichi fungeva anche da "Nevera", o
ghiacciaia, se riempita con della neve.
Sono
state costruite in zone immerse nel verde, fuori dal centro abitato,
alcune di esse col passar del tempo si sono convertite anche a
grotto, diventando luogo di ristoro, di svago, e di leggende.
Si
narra che: Napoleone, dopo aver instaurato la Repubblica cisalpina,
giunse a cavallo da Milano per recarsi a Campione, fu il profumo
delle robiole di un grotto, che convinsero il Generale e il suo
seguito a fare una lunga sosta ristoratrice.
In
tempi antichi il grotto, era luogo di aggregazione, guardando alcune
cartoline d'epoca, sembra di rivedere la gente attorno ai tavoli di
legno, o di sasso, poggiare i robusti avambracci mentre ha tra le
mani un tazzinello di vino, il tutto all'ombra di robusti Tigli.
A
quei tempi il nostranello appena stillato in tazze di terracotta,
veniva accompagnato da un tagliere di salumi, o da un piatto, di
trippa.
I
grotti erano luoghi, dove vi era la più fervida occasione di
incontri, di chiacchiere colte, di strepitose maldicenze.
C'erano
anche grotti severi, per gente di poche parole, che si recava in
questi luoghi per svagarsi senza sparlare degli avversari, oppure
grotti ilari e balzani, dove le robuste risate, e le canzoni in
dialetto, riempivano l'atmosfera, e intanto il vino riempiva le
tazze.
Sono
stata a cena in compagnia in questi grotti, dove ora per chi lo
gradisce portano un antipasto di affettati misti, e primi piatti
della cucina tradizionale della nostra zona.
La carne, brasato,
spezzatino, stracotto, rognoni trifolati, salsicce con funghi,
vengono accompagnati dalla polenta, oppure la polenta stessa, viene
condita con formaggi del luogo e tanto burro di alpeggio, chiamata
polenta concia, tipico formaggio è lo Zincarlin, e altri vari tipi
di formaggi stagionati di capra, alcuni conservati sott' olio. Una
cucina povera sicuramente, ma sostanziosa, e di buon gusto.
Su
qualche facciata di queste cantina, si legge ancora, " qui vi
sorride l'angolo più bello della terra" oppure, " piccola
casa grande quiete " .
L'antico
respiro della montagna, svolge naturalmente la propria funzione,
ripetendola nel tempo, andando a nozze con la moderna Enologia, fiore
all'occhiello di queste zone.
Anche
per chi come me non beve vino, visitando questi luoghi, prova la
sensazione che la memoria antica, sia ancora presente, immagino
gaie brigate che qui dimenticavano le fatiche, sentendosi leggeri.
Come dice il detto " il vino fa buon sangue, ma fa tremar le
gambe ".
Un bel servizio, Enrica. Anche chi non beve vino come te ne è attratto. Qui,poi, c'è anche un po' di storia e costume. Grazie.
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