STORIA DI SOPHIE E HANS SCHOLL
DUE FRATELLI CHE SI OPPOSERO A HITLER
La Rosa Bianca è stato un movimento di opposizione al nazismo, fondato da dei ragazzi molto giovani. In realtà la storia ci viene raccontata dalla Signora Inge School sorella sopravvissuta alla guerra, dagli amici e testimoni che ci raccontano le loro ultime ore.
E stato scritto un libro molto bello,
Molto spesso, quando si parla della seconda guerra mondiale, si dice il popolo tedesco, i tedeschi, sono stati i nostri nemici, ma come sempre generalizzare non rende giustizia, perché contro le imposizioni del nazismo, malgrado le difficoltà, anche alcune frange della popolazione tedesca cercarono di porre fine all'invadente violenza del nazismo.
Hans Scholl, fin da ragazzino, all'età di 15 anni, fa parte della Gioventù Hitleriana, se pur molto giovane riteneva che le idee naziste fossero molto pericolose, decise così di uscirne e di entrare nel "Movimento Giovanile Tedesco", ritenuto illegale e ostile al regime, venne più volte arrestato.
In seguito studiò medicina all'Università Ludwig Maximilian di Monaco.
Nella primavera del 1941, viene arruolato nel servizio militare, impiegato come "ausiliario medico" tra le truppe della Wermacht, sul fronte russo, con lui c'è l’amico Christoph,
e lì, con i loro occhi, si rendono conto della ferocia usata ai danni degli ebrei e dei polacchi, che oltre alla morte, (sapevano che sarebbero stati uccisi), dovevano subire le spietate punizioni.
Il terzo Reich seminava un futuro solo di odio e distruzione.
Rientrato in Germania, Hans continua a studiare alla facoltà di medicina, non trova pace, il pensiero di studiare senza fare nulla, mentre il regime nazista che sconvolge il suo paese.
Dal Web:
“Non è assurdo continuare a studiare, aspettando che un giorno la guerra finisca e che tutti i popoli ci additino dicendo che abbiamo sopportato un simile governo senza opporre resistenza?”.
Il ragazzo insieme all'amico Christoph Probst e ad altri studenti di medicina, fonda un movimento antinazista di ispirazione cattolica.
Anche Sophie, sua sorella, la più giovane del gruppo con i suoi appena 21 anni, vuole farne parte .
Sophie fa la maestra, studia filosofia e medicina, ama la pittura, i libri, l’arte. Lo studio, il confronto con artisti e intellettuali, i racconti del fratello e di Christoph, la consapevolezza che è necessario provare a fermare il Reich. Ha già avuto il coraggio di scrivere “Libertà” sui cancelli dell’ateneo, ma col fratello decidono di fare di più
I ragazzi de " La Rosa Bianca", con una sola macchina di recupero per ciclostilare, stampano e distribuiscono volantini contro il regime, li spediscono a intellettuali e professori, li lasciano in locali pubblici, li lanciano dai tram di notte.
“Ogni parola di Hitler è una bugia” scrivono, cercano di risvegliare gli animi, la coscienza e il rifiuto, chiedendo di fermare la macchina della guerra.
Nell' estate del 1942, Hans Scholl, sua sorella Sophie , Willi Graf , Kurt Huber , Christoph Probst e Alexander Schmorell, insieme scrissero , prepararono e stamparono, la sesta serie di volantini di resistenza politica antinazista del Terzo Reich.
I volantini venivano distribuiti intorno all'Università Ludwig Maximilian di Monaco, dove studiavano alcuni membri del gruppo, e all'Università di Amburgo. Il 18 febbraio 1943, all'Università di Monaco mentre distribuivano opuscoli, di fronte a molti testimoni, Sophie, salì in cima alle scale dell’atrio dell’ateneo lanciando dall’alto sugli studenti tutti i volantini che non era riuscita a consegnare a mano.
Sophie Scholl viene riconosciuta da un bidello nazista che fece chiudere tutte le porte, e chiamò la Gestapo. Sophie Scholl venne consegnata alla polizia insieme al fratello Hans.
Christoph venne arrestato pochi giorni dopo a Innsbruck, mentre cercava di andare a salutare la moglie malata e la seconda figlia, appena nata.
Per Hans e Sophie iniziarono 4 giorni di interrogatori e torture, in particolare sulla ragazza, ma nessuno dei due ebbe un cedimento.Vennero consegnati al Tribunale del Popolo per un brevissimo processo che, si chiuse in sole cinque ore, con questa sentenza:
“Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte”.
Solo 80 anni fa nel cuore dell’Europa, dei ragazzi vennero decapitati per aver distribuito dei volantini.
Poche ore dopo la sentenza, Hans e Sophie Scholl e Christopher Probst furono decapitati da Johann Reichhart nella prigione di Stadelheim a Monaco . L'esecuzione è stata supervisionata dal Dr. Walter Roemer, il capo dell'esecuzione del tribunale distrettuale di Monaco.
Furono proprio gli assassini a raccontare, di non aver mai visto tanto coraggio in persone mandate alla morte
Proprio Sophie considerata a torto la più debole, salì sul patibolo senza battere ciglio o spargere una lacrima, con compostezza, turbando persino il boia.
Christoph Probst, dopo aver scritto una lettera di saluto, un addio ai suoi cari, amaramente, disse: “Non immaginavo fosse così facile, morire”.
Hans venne ucciso per ultimo, il suo ultimo urlo rieccheggiò per il palazzo
"Es lebe die Freiheit!"
"Lunga vita alla libertà!"
I fratelli Scholl e Christoph Probst sono ancora gli uni accanto all’altro, nel cimitero di Monaco.
Attraverso i racconti di amici, testimoni e sopratutto dei loro cari, veniamo a conoscenza che non si consideravano assolutamente degli eroi, non proponevano e non avevano grandi scopi: volevano difendere i diritti e la libertà di ognuno, ognuno di noi ha diritto ad una vita libera, hanno difeso con costanza la vita di tutti i giorni per ognuno di noi....anche oggi