il filo dei ricordi-racconti

domenica 12 luglio 2020

  Raffaello e il cinquecentenario  a Roma

Sono 500 anni dalla scomparsa di Raffaello Sanzio, a Roma hanno allestito una bella mostra.
Le celebrazioni dei centenari servono a ricordare e ad approfondire, tanti aspetti, attraverso opere, a volte incomplete, carteggi, studi, e alle tante committenze.
E’ un viaggio a ritroso, nella vita di questo genio, dal giorno della sua morte fino alla sua giovinezza ad Urbino.
Il 6 aprile del 1520, venerdì Santo, alle tre di notte moriva Raffaello Sanzio, una febbre continua ed acuta, lo aveva colpito da diversi giorni, aveva solamente 37 anni.
Al suo capezzale, nel suo studio, venne posta la sua ultima opera autografa, ancora in parte da completare “La Trasfigurazione”,  


La mostra, si apre con un quadro di Pietro Vanni “Il funerale di Raffaello”.
Nel corteo funebre che accompagnava il feretro, si riescono a notare Michelangelo, il Perugino, Albrecht Durer con il quale Raffaello aveva scambiato molti carteggi.


Era uomo giovane, attivo, sul piano lavorativo aveva molte botteghe, dove, i suoi tanti allievi lavoravano per lui. Aveva amicizie, e relazioni. Si narra, che fosse molto attivo sessualmente, la cosa che lascia perplessi, è che, seppur così giovane, avesse dato disposizioni, nel caso di una sua morte prematura.
Chiese espressamente essere sepolto all’interno del Pantheon, il tempio pagano di forma circolare, che conserva ancora oggi, l’antica grandezza, che con l’avvento del cristianesimo, diventava  la chiesa di Santa Maria della Rotonda, dove Raffaello aveva già fatto restaurare un’edicola, e chiesto ad un suo collaboratore, il Lorenzetto, di creare una statua della Madonna col bambino,  prendendo come modello una statua romana di Afrodite.



Raffaello è stato un pittore, un’ architetto, un genio, è stato un precursore dei restauratori, tanto che, un anno prima della sua morte, scrisse una lettera a quattro mani con l’ amico Baldassarre Castiglione, invitando il Papa  Leone X,  Figlio di Lorenzo il Magnifico,  a censire e preservare; “le statue e gli ornamenti antichi” di Roma. Una lettera che il papa, forse non ricevette mai, rimase solamente una bozza, che ancora oggi, ai giorni nostri, contiene i concetti di tutela e salvaguardia, che fanno la storia, che raccolgono il patrimonio e la cultura di una nazione.
La sua morte viene ricordata come una tragedia senza precedenti, il fatto di essere morto il venerdì Santo, il giorno della propria nascita il 6 aprile 1483, alimenta la visione di Raffaello non solo di artista, ne accresce il mito, fino a farlo considerare una divinità, un nuovo Cristo.
Tutti ebbero parole di dolore profondo, da Marcantonio Micheli a Pico della Mirandola, tra i tanti Giorgio Vasari, che scrisse:
Dal Web:
 “...era persona molto amorosa affezionata alle donne e ai diletti carnali...Faceva una vita sessuale molto disordinata e fuori modo...dopo aver disordinato più del solito tornò a casa con la febbre...”.
Il percorso della mostra, a causa del corona virus, è obbligatoriamente, preciso, per esempio non è possibile tornare indietro di una sala.
Come artista aveva una capacità naturale, spontanea, il suo modo di fare, era innato, nasceva dentro di lui, forse per questo veniva definito divino, ma era un uomo che non si sottraeva ai piaceri della vita.
Baldassarre Castiglione, autore del Cortigiano, descrive molto bene con le parole, quello che Raffaello realizza nella composizione, ogni esecuzione è un’ideale delicata di perfezione e grazia.
Tre sono i quadri, che dovremmo avere più tempo di osservare, Il ritratto di Baldassarre Castiglione,

 il ritratto di Papa Leone X, 

e il doppio ritratto di Raffaello con un amico, gli esperti dicono che sia stato dipinto negli ultimi anni della sua vita, l’amico fa da tramite spinge il nostro sguardo verso Raffaello,  il quale vuole ricordarci che ha raggiunto la posizione sociale, lo sguardo è fermo,  ma ci trascina come se fosse magnetico.

Raffaello voleva che la sua fisionomia si avvicinasse a quella di Cristo, per rafforzare il proprio mito.

In altre sale della mostra, si trovano molti disegni e carteggi del grande artista che si confronta con l’arte antica, fin dal soggiorno a Firenze e poi a Roma. Molte le copie che faceva alle statue antiche.






 Papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, era un grandissimo sostenitore delle immagini e del genio di Raffaello, come primo incarico, gli affidò la decorazione degli appartamenti vaticani, 

stanza della segnatura 

scuola di Atene 

 stanza dell'incendio di borgo


stanza di Eliodoro

 Volta stanza di Eliodoro

Cacciata di Eliodoro dal tempio


sala di Costantino


si susseguirono in beve tempo commissioni, sia dal papa che da molti personaggi legati all’ ambiente e alla corte papale.
 Raffaello era l’architetto nel cantiere della basilica di San Pietro, era stato nominato, sempre dal papa, Prefetto delle antichità di Roma e doveva sovraintendere anche ai marmi fu il primo ad occuparsi di proteggere e conservare le opere e i monumenti antichi della città di Roma, ha creato le strutture portanti, le radici, del nostro patrimonio storico e culturale.
Le committenze aumentavano, sovraccarico di impegni, organizza quindi la sua bottega, una squadra di scultori, architetti, artigiani di ogni tipo, per poter soddisfare le richieste e per poter produrre un notevole numero di opere, era spesso in competizione con altri artisti, suscitava invidia, non solo per la sua abilità  ma anche per la sua capacità imprenditoriale, fu infatti uno dei primi imprenditori di Roma.

L’estasi di Santa Cecilia, prestata dalla pinacoteca di Bologna dopo il restauro, il colore originale, è stupendo, da ammirare i panneggi e le stoffe, mentre la santa è rapita in uno stato adorazione tra il mondo terreno e il mondo spirituale.

Sacra famiglia della Rosa (Madrid) la rosa bianca appoggiata sul ripiano, mentre Giuseppe è in penombra mentre due bambini tengono per mano un cartiglio.

 La Madonna del divino amore:
Maria, e la madre S. Anna , con i capi leggermente appoggiati osservano  il miracolo della vita, due ragazzini, Gesù e  San Giovannino che interagiscono,  davanti a loro, in queste opere,  gli sguardi, parlano,  nel silenzio, trasmettono  sentimento, amore e paura, perché il futuro non sappiamo ancora oggi sapere cosa ci riserva e dietro quasi nascosto dentro il suo mantello Giuseppe che ha già in capo l’aureola, è divenuto Santo e osserva con lo sguardo perso l ‘orizzonte.

Dagli archivi risulta che il 15 giugno del 1515, Leone X paga un anticipo a Raffaello per la realizzazione di dieci grandi disegni preparatori, con le storie della vita dei santi Pietro e Paolo.
Dai quali si realizzeranno degli arazzi di notevoli dimensioni, che verranno appesi nella Cappella Sistina sotto gli affreschi quattrocenteschi, realizzati da quattro grandi artisti, e dalle loro botteghe:
Perugino, Botticelli, Ghirlandaio, e Cosimo Rossetti.
La cappella Sistina è uno scrigno d’arte, il capolavoro assoluto di Michelangelo e del Rinascimento italiano.
Raffaello, nello stesso periodo stava affrescando le stanze vaticane, proviamo ad immaginare, la mole di lavoro, il dover organizzare una efficiente squadra di artisti validi, ma soprattutto doveva affrontare il confronto con i “Grandi” maestri della pittura. 
I due più validi collaboratori furono Giulio Romano e il Penni, in questa sala della mostra sono esposti i disegni di Raffaello e le opere portate a termine dai suoi allievi, che dopo la sua morte portarono in tutta Europa l’innovazione dell’arte di Raffaello.
Agostino Chigi, il banchiere del papa lo incarica di affrescare Villa Farnesina, per dipingere la Galatea,






 in competizione con  Sebastiano del Piombo, 



Raffaello si interroga molto sul tema della bellezza tanto da scrivere all’ amico Castiglione:
“Per dipingere una bella, mi bisognaria di veder più belle, con questa condizione che S.V. si trovasse meco di far la scelta del meglio. Ma essendo carestia et di buoni giudici et di belle donne, io mi servo di certa idea che mi viene nella mente.
Nella mente Raffaello, aveva una donna molto bella, da sempre ritenuta, la sua musa ispiratrice, Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, che amava e utilizzava come modella, pochi mesi prima della sua morte, la ritraeva nuda, con intimità, mentre cerca di coprirsi il seno con un velo trasparente, occhi neri,  lo sguardo colpisce chi la guarda, la bocca carnosa, le guance leggermente arrossate, l’incarnato del viso perfetto, i capelli neri raccolti in un drappo blu e oro, una perla sulla fronte dona grazia al capo. Sul braccio un bracciale con il nome di Raphael Urbinas.
Solo nel 1800 a quest’opera venne dato il nome de “La Fornarina”


Per questa donna, si dice, che Raffaello, rifiutò le nozze con la nipote del cardinal Bibbiena. Margherita Luti dopo la morte di Raffaello si ritirò in un convento.
Ci sono altre due  opere di Raffaello,  molto simili alla Fornarina   per alcuni aspetti,  “La Velata”,  ha il velo posato sui capelli, che ci indica è una donna sposata,  porta gioielli, ha  l’abito sontuoso,  si fanno delle supposizioni su una nobildonna, ad accomunare i due ritratti, sono  la mano destra che viene posata sul cuore, significato di  amore devozione, una perla sul capo.


Per il Vasari sono la stessa donna, amata da Raffaello, la perla presente sia nella Fornarina che nella Velata, riporta al nome della donna, cioè Margherita, che in greco vuol dire perla gemma.
L’altra opera è il ritratto di giovane, conservato a Madrid, in questo lavoro, Raffaello realizza in modo simile la testa, il volto è arrotondato, senza ombre, con la leggera torsione del collo, il soggetto, con grandi occhi neri, ci coinvolge con lo sguardo…


Raffaello ha voluto mostrarci la bellezza ideale, forse voleva rappresentare la bellezza della gioventù, o i modelli di grazia ed eleganza di una donna di corte.


In tutti i disegni dei suoi progetti, in qualità di architetto, Raffaello si rifà agli studi sull’ antico, sono evidenti nella cappella Chigi in Santa Maria del popolo, ispirata al Pantheon,



 il palazzo Branconio dell’Aquila, progettato da Raffaello, probabilmente nell ’ultimo anno di vita, per l’amico Giovan Battista Dell’Aquila, facoltoso gioielliere del Papa.
Il palazzo è stato abbattuto nel 1660, grazie ai tanti disegni di Raffaello a delle stampe precedenti, si riesce a stabilire ancora oggi quanto fosse spettacolare.


Villa madama, ideata da Raffaello è oggi inaccessibile al pubblico, è destinata alle attività istituzionali del Ministero degli Affari
Esteri, dalle ricerche che ho fatto, tutti i pareri, sono concordi nell’ esprimere che risalta il fascino dell’opera incompiuta, ma più di tutto è la ricchezza delle decorazioni, che incanta chi ha avuto la possibilità di entrare nelle sale principali, dal soffitto alle pareti le decorazioni di Raffaello, o dei suoi più stretti collaboratori, tra i quali, Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e Giovanni da Udine.

Johann Wolfang Goethe nel suo libro “Ricordi di viaggio in Italia” scrisse che il tramonto del sole a Villa Madama, provocarono in lui viva e profonda impressione.





Solo Agostino Chigi, ricchissimo banchiere senese poteva competere con il papa, per le commissioni, fece decorare la sua villa sul Tevere, la Farnesina, dove Raffaello dipinse la  Galatea


 e progettò le decorazioni della Loggia di Psiche, che affidò ai suoi collaboratori.




Solitamente i papi venivano ritratti  con solennità,  che siano stati di profilo, di fronte o in ginocchio, l’immagine era sempre piuttosto rigida, Raffaello da una svolta ritraendo papa Giulio II,  seduto a mezza figura, lo spettatore lo osserva dall’ alto come se fosse in piedi leggermente spostato alla destra del papa, togliendo le distanze fisiche e psicologiche,

 tanto che si può osservare lo sguardo preoccupato per le guerre  che si avvicendavano contro i francesi, 

questo modello divenne poi molto frequente per ritrarre i papi utilizzato da molti altri pittori.
Raffaello giunge a Roma nel 1508, quando il papa di Roma era Giulio II della Rovere, fu il papa che nel 1506 diede incarico a Donato Bramante di costruire la nuova Basilica di S. Pietro, e diede la committenza a Michelangelo Buonarroti per la decorazione della volta della Cappella Sistina.
Per costruire San Pietro, Bramante demolisce una Basilica di Costantino, Raffaello fu uno dei primi a contestare che si abbattesse una basilica paleocristiana, di cui oggi, noi possiamo solo immaginare quanto potesse essere bella.
Nel 1514, dopo la morte del Bramante, Raffaello venne nominato architetto del cantiere della basilica di San Pietro, da Leone X, appena eletto papa, i lavori sono ancora in fase di demolizione, elaborò nuovi progetti tenendo conto anche delle idee del Bramante, per la nuova grandiosa costruzione a 5 navate.
 Malgrado le tante committenze per grandi opere Raffaello continuò a dipingere per committenze private, ritratti e madonne col bambino, che aveva iniziato a produrre nel periodo fiorentino.
Madonna dell’impannata, E’ il ritratto di una Santa anziana, forse S. Elisabetta, o S. Anna, dietro è rappresentata S. Caterina d’Alessandria, il nome all’ opera è una finestra impannata sullo sfondo.

Mentre a Washinton, si trova la Madonna dell’Alba: Maria siede per terra appoggiata ad un tronco, tutto sembra molto semplice, naturale, in realtà c’è molta sapienza, nella progettazione, la grandezza, il segreto, di Raffaello è quello di far apparire ai nostri occhi, tutto molto naturale e semplice.

Raffaello giunge a Firenze, nel 1504, ha sicuramente avuto la fortuna di poter incontrare, osservare sia Leonardo che Michelangelo, grazie a loro si discosta dal Perugino, suo grande maestro, sa apprendere un po’ da tutti, esercitandosi continuamente confrontandosi, e superandosi.
Ne è la prova la Madonna Tempi oggi a Monaco, Raffaello è molto giovane ma sulla tela trasmette l’amore di una mamma per il proprio figlio, frutto dell’insegnamento di Leonardo sugli studi dei movimenti  fisici e psicologici.

La Dama col liocorno:,  eseguita sicuramente dopo aver visto la Gioconda nello studio di Leonardo, questa dama come la Monnalisa  è seduta davanti ad una terrazza con delle colonne, sullo sfondo un lago,  le pietre  del pendente che ha al collo,  rubino e zaffiro, alludono alla purezza della sposa e alle sue  capacità nel matrimonio, probabilmente era un dono di nozze.

L’autoritratto di Raffaello giovanissimo, si trova a Firenze, il volto che rimarrà per sempre a rappresentarlo, con grazia di un uomo che ama e si lasciava amare….



A soli 17 anni era già maestro d’arte e realizza lo Sposalizio della Vergine ora alla Pinacoteca di  Brera,

a vent’anni per la vedova Baglioni dipinge La Deposizione, oggi a Galleria Borghese.

L'intrigo sulla morte di Raffaello
Roma era in fermento, tra gli artisti c’era molta competizione e spesso per raggiungere i propri obbiettivi non esistevano mezze misure per esempio l'architetto Balsassarre Peruzzi , venne avvelenato. 
Nel 1516 il cardinale Giulio de Medici, commissionò due pale per la cattedrale di Narbonne in Francia, mettendo in competizioneancora i due artisti a Raffaello commissionò “La Trasfigurazione”, oggi ai musei Vaticani, e a Sebastiano del Piombo “La Resurrezione di Lazzaro” oggi,  alla National Gallery di Londra. Una fitta corrispondenza tra Raffaello e l’amico Leonardo Sellaio,  fa supporre che fosse una rivalità accesa, e  nonostante fosse molto impegnato, da altri impegni già assunti,  Raffaello si applicò alla realizzazione  del dipinto completamente, senza l'aiuto dei suoi allievi, purtroppo non riuscì a completarlo  a causa della sua morte improvvisa, anche se era quasi del tutto completato 
Il Vasari racconta, dal web: 
“gli misero alla morte, nella sala ove lavorava, la tavola della Trasfigurazione che aveva finita per il cardinal de medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
 Il corpo di Raffaello venne sepolto nel 1722 nel pantheon, venne riesumato e trovato quasi intatto, le supposizioni sono che se fosse stato avvelenato con l’arsenico il corpo  sarebbe stato preservato dal decadimento....... Ma sono solo supposizioni

sabato 27 giugno 2020

La val di Masino


LA VALLE DI MASINO


Il look down è finto, possiamo di nuovo vedere gli amici e i famigliari, manteniamo le distanze di sicurezza, niente abbracci, ma possiamo trovarci, e questo vuol dire molto….

Dopo tanto tempo, decidiamo di passare una giornata in un luogo che sembra essere scampato alla Pandemia, quindi di buon ora si parte, borsa frigo, cibo al sacco e si va…. Pronti Partenza…. Via …

Preferisco fare la strada del lago, che, se per certi aspetti, non è scorrevole, ci offre però un panorama bellissimo, chi mi accompagna in questo giro, non conosce le mie zone.

Mentre percorriamo il nostro tragitto, e mi sembra surreale, sentir dire quanto sia bello il lago di Como, mi viene detto che vivo in un posto molto bello,….Molto spesso ci si abitua e si da per scontato quel che ci circonda... è vero vivo in un bellissimo posto….

Saliamo verso l’alto lago, dobbiamo raggiungere la bassa Valtellina.



Morbegno, è il paese che congiunge Como alla Valtellina, fino a questo punto il panorama si può definire collinare a volte pianeggiante, e poi su fino alla Val di Masino. Siamo proprio in mezzo alla zona montuosa della Lombardia, in provincia di Sondrio, l’unica provincia alpina.



Mentre saliamo il panorama cambia, è diverso.

La Val Masino, è circondata da alte montagne e, cosa che io davvero non sapevo, è famosa per le sue pareti rocciose da scalare, per gli itinerari turistici, per i vari percorsi da trekking di varia difficoltà, è stata per me, devo proprio ammetterlo, una piacevole scoperta.


Mentre continuiamo il nostro percorso, vere e proprie lastre di pietra di notevoli dimensioni, determinano il percorso stradale, la strada ci passa proprio in mezzo.



 Passiamo davanti al Sasso di Remenno, è il sasso più grande, alto 50 metri, le sue quattro pareti vengono percorse da diverse vie di arrampicata, è il più grande monolito roccioso d’Europa, con un volume di oltre mezzo milione di metri cubo, sceso a valle a causa di una grossa frana, sul lato ovest alcuni pastori, scolpirono una scalinata di pietra, che è ancora la via più semplice da percorrere per raggiungere la parte più alta.



 E’ circondato da diversi altri grandi massi, come un anello, tutti attrezzati per le arrampicate sportive, mentre per chi non vuole azzardare tanto, vi fanno addirittura delle escursioni, di diverso grado e pericolosità, per passare in mezzo questo percorso definito il “labirinto dei Ciclopi” di granito.




 Non ho certo il fisico e la resistenza per fare arrampicate, ne percorsi di varia difficoltà. Voglio solo fare una gita in compagnia, quindi raggiungiamo il paese di San Martino, ci informiamo, e raggiungiamo le terme di Masino.

Qui, incastonate tra le montagne si trovano le terme, la struttura è ferma e si iniziano a vedere i primi danni delle intemperie e dell’abbandono, c’ era un albergo che si collegava alle terme grazie ad un ponte di legno coperto,




sono convinta ci fosse anche qualche colonia estiva, tutto questo è abbandonato dal 2015. E’ possibile, attraverso una scalinata, salire fino alla fonte dove l’acqua sgorga a 38°.




Le proprietà curative di quest’acqua, sono riconosciute fin dal 1400, tutta la nobiltà italiana e svizzera, si affidava a queste acque miracolose. E’ un luogo da favola, il tutto circondato da una foresta di abeti e faggi, fa parte dei 23.000 ettari di foreste e verde della Lombardia.






E’ un luogo incantato dove tanti, ma davvero tanti escursionisti seguono percorsi stabiliti, sentieri attrezzati, le risorse naturali offerte dal bosco, la cascata, l’essere avvolti dalla suggestione delle “termopili”, ossia delle numerose sorgenti naturali di acqua calda. I sentieri sono percorribili facilmente, senza grosse difficoltà, consentono di esser frequentati da diverse famiglie, anche con bambini in tenera età.


Mentre noi, curiosavamo e passeggiavamo per questi sentieri, tanti ragazzi, prendevano il sole sopra grandi sassi all’intero del fiume, con i piedi e le gambe nell’acqua fredda, altre persone, con scarponi ai piedi si accingevano a salire fino a raggiungere le vette o i rifugi.






 I boschi variano la loro composizione in base ai cambiamenti della quota, ci sono pascoli incastrati fra le tante rocce o le altissime pareti di roccia che incombono, il fiume che scorre, ovunque lo sguardo si appoggi si trova la meraviglia, e non si può far altro che ammirare il panorama.



 Scendendo verso il paese ci sono le indicazioni del punto di partenza del “sentiero sensoriale dei bagni di Masino”, è un sentiero di circa un chilometro, progettato per consentire a persone ipovedenti e non vedenti, di poter beneficiare di una passeggiata semplicissima nel bosco.
Le cime più alte, che raggiungono circa i 3000 metri di altezza formano una corona, quasi volessero proteggere le case addossate l’una contro le altre,



 le rocce di granito sono come giganti verticali, sparsi ovunque in mezzo ai prati, o sovrapposti quasi a diventare esagerati muraglioni, pronti a proteggere il paesaggio,



 dall’avvento della modernità , quasi a ricordare, a noi che le visitiamo che loro ci sono da sempre.
Ci sarebbe la possibilità di raggiungere la Valle di Mello, una riserva naturale a detta di tutti splendida, negli anni scorsi c’era un servizio di navetta, ora anche questo è sospeso causa corona virus, ma potremmo acquistare un pass che ci permetta di raggiungere un punto con l’auto poi si dovrebbe proseguire a piedi per circa due ore, non eravamo preparati a tutto questo , non abbiamo le scarpe adatte , ma ci ripromettiamo  di tornarci, è proprio una promessa, e approfondire la nostra visita per assaporare di nuovo il piacere che abbiamo provato oggi.
E' proprio un bel posto, e non c’è nulla che appartenga all’uomo , tante pietre, tanto verde dell’erba, degli alberi, è una bellissima giornata, il cielo azzurro bellissimo e il fiume che sembra ci racconti il suo passaggio millenario, si sentono gli uccelli che emettono ognuno il proprio trillo.

 Scendiamo in paese, e ci informiamo sui piatti tipici, stasera è possibile scegliere tra Pizzoccheri un piatto tipico fatto con grano saraceno e formaggio della zona il famoso Bitto,


 oppure una zuppa di gnocchetti di segale che ho già provato in altre zone della valtellina, altri gnocchetti con sugo, e per secondo si possono scegliere tra polenta e selvaggina, sciatt con la verdura, 


 o un buon piatto di bresaola...

 Io sto bene e chi mi accompagna mi assicura che è una meraviglia….


Basta poco che ce vo!!!!






                     

lunedì 15 giugno 2020



 

 
                                            John Frenc Sloan
Non è semplice spiegare cosa ti colpisce di un opera, ci sono momenti che,  forse per sensibilità tua personale, o per malinconia, un quadro  ti rapisce  nei colori, nella vitalità, a volte ti trasmette il silenzio, oppure porta in te un ricordo, non so dare spiegazioni né ho la preparazione  tecnica, ma sicuramente colpisce i miei sensi, le mie emozioni.


Nato il 2 agosto 1871, Lock Haven, in Pennsylvania, negli Stati Uniti d’America, è morto il 7 settembre 1951, ad Hannover.
John Frenc Sloan, è stato un pittore, un incisore e litografo, un fumettista ed un’illustratore. Nelle sue opere, è riconosciuta dai più la vitalità, la vita quotidiana, nella città di New York.
Proveniva da una famiglia che ha sempre, ha apprezzato libri, periodici e stampe. Il padre James Dixon Sloan, avrebbe voluto essere un uomo d’affari e un artista.
La madre un insegnante che ha tramesso ai figli l’apprezzamento per i libri e le arti.
Nel 1876, la famiglia si trasferì a Filadelfia e nel 1884 iscrisse il figlio alla prestigiosa “Central High School”, dove aveva come compagni di classe William Glackens e Albert Coombs Barnes.
Era una delle migliori scuole pubbliche degli Stati Uniti, per essere ammessi alla scuola bisognava, e bisogna tutt’ora, aver conseguito un ottimo voto al diploma, voleva diventare un dentista. Aveva una predisposizione naturale al disegno, a soli 12 anni creava con inchiostro, acquerelli e matita, sul proprio libro “L’Isola del Tesoro” illustrazioni a mezza pagina, e immagini minuscole nel sommario e niente meno che nella pagina iniziale accanto al titolo aggiunse il proprio nome.
I sogni di gloria del padre naufragarono, fu vittima di un grande esaurimento nervoso, che lo rese inabile al lavoro, John, poco più di un adolescente, all’età 16 anni, divenne l’unico sostegno della famiglia, abbandonò la prestigiosa scuola, iniziò a lavorare come cassiere per Edward Newton, un libraio e un rivenditore di stampe pregiate, si fece notare per le decorazioni di biglietti da visita, di auguri, cartoline.
Nel 1880, studiò da autodidatta seguendo il Manuale di Etcher di Philip Gilbert Hamilton, imparò ad incidere, divenne quindi un illustratore, e un incisore,


 dipinse calendari, decorò case di poeti, incise opuscoli di poesie e, molti dei suoi lavori, per le decorazioni delicate e precise, erano considerate l’interpretazione di un talento.
Spesso, ricordava di essere entrato nell’arte per guadagnarsi da vivere, non solo per sé stesso, ma per tutta la sua famiglia.
 Ha cercato di frequentare la scuola d’arte, ma le esigenze non lo consentivano, nel 1890 frequentò dei corsi serali di disegno a mano libera, presso lo Spring Garden Institute, sempre in quest’anno concluse il suo primo dipinto ad olio, un autoritratto.


In seguito si propose come artista commerciale indipendente.
Nel 1892 riuscì ad entrare nello staff del Philadelfia Inquirer, aveva 21 anni.
Ottenendo l’impiego come artista di giornale, seppe sfruttare l’educazione artistica alternativa, gli mancavano i mezzi finanziari, per conseguire una formazione didattica regolare, nelle accademie americane ed Europee.
L'editore del giornale James Elverson, aveva acquistato nel 1889, il Philadelfia Inquirer, con i lavori di Sloan, lo aveva trasformato da carta stanca, ad un giornale per tutti, con illustrazioni, oltre che ai pezzi di illustri giornalisti.
 l’Inquirer, era diventato il giornale della domenica, poi il giornale che tutti leggevano tutti i giorni, attirando così un crescendo di nuovi lettori abbonati
.
Sloan all'Inquirer

 Attraverso le illustrazioni aumentavano anche le entrate per la pubblicità.
L’editore, elogiava le illustrazioni di Sloan, le riteneva eccellenti, faceva notare che, nessun altro giornale del Paese poteva eccellere in questo, forse esagerando un po’.
Per circa 12 anni, Sloan ha lavorato presso ben due giornali, l’Inquired, e la Stampa, per qualche mese anche al New York Herald.
Il lavoro di illustrazione, su libri, riviste, e manifesti pubblicitari, influenzarono la sua produzione artistica sia nei dipinti che nelle incisioni, 


tanto da modellarne la tecnica, e gli interessi principali, è stato un abile promotore di sé stesso, delle proprie abilità, nel progettare, incidere, illustrare, pubblicizzare schizzi e lettere.


Era molto bravo, anche nelle immagini di notizie sul posto, che trasmetteva ai giornali, ma non eccelleva negli schizzi rapidi, perché era un perfezionista. Per questo venne definito il pittore degli incidenti.
Ritornò all'Accademia di Belle Arti di Filadelfia dove conobbe il pittore/ avvocato Robert Henri che divenne in seguito il suo mentore e migliore amico. 
Negli anni ha preso decisioni che non sempre lo hanno aiutato professionalmente, fondò a Filadelfia il charcoal Club.
Grazie alla pubblicazione di alcuni suoi disegni nel libro Great Battless of de World (Grandi Battaglie nel mondo) di Stephen Crane; e per l’edizione speciale dei racconti di Charles Paul de Kock completò 54 disegni e 53 bozze
Le immagini presentate sono state il frutto di studi di personaggi umoristici, di gruppi che si relazionano nelle strade, nei giardini o nei salotti della Parigi di fine ottocento, ottenne la lode come illustratore.
Da autodidatta, seguendo gli illustratori francesi e inglesi, si evolveva prendeva spunto dall'ispirazione dell'art nouveau francese, ma anche a molte xilografie giapponesi, sviluppa uno stile nuovo, elegante, i modelli piatti, le linee morbide.E' stato il precursore dello stile dei poster, quelli esteticamente gradevoli, leggeri, eleganti.


Per avere più tempo da dedicare alla pittura, lasciò l’Inquirer, lavorò per il Philadelphia Press dal 1895 al 1903, nel tempo libero metteva sulla tela, le scene della citta di Filadelfia.
Henri, lo incoraggiava inviando dall’Europa, le riproduzioni che lui stesso copiava da artisti europei come Manet, Diego Velasques, Goia.
Ha cercato di promuovere delle piccole riviste, anche per dare spazio a chi ancora era sconosciuto, seguendo lo stile francese del quotidiano Gil blas, le riviste ebbero breve durata, ma le illustrazioni di Sloan cominciarono ad apparire  nei libri e nelle riviste tradizionali.


Alla “Stampa”, la sua presenza contava, propose dei puzzle, da inserire come supplemento domenicale, nel 1900 divennero a colori, e a pagina intera, tantissimi furono i lettori, che acquistavano il giornale per provare a risolvere, sperando  di poter vincere il premio di 10 dollari.
Nel 1901 si sposò con Anna Maria Wall, una prostituta con problemi di dipendenza dall’alcol, fu amore a prima vista, la donna, fu una compagna devota, che credeva in tutto quello che lui faceva, ma aveva problemi mentali, causati dall’alcol che furono la fonte di innumerevoli crisi.
La tecnologia avanzata, nei giornali era entrata la fotografia, il lavoro non era più sicuro, con la moglie nel 1904, si trasferisce a New York, la reputazione di illustratore e la padronanza dell'incisione gli furono molto utili.
New York era diventata il centro dell'editoria di tutta la nazione, per mantenersi lavorava ancora a puzzle, e a cartoni animati, ha cercato in quel
 periodo commissioni presso riviste famose, come Century o Collier, ma fu per "The Steady"
che fece delle illustrazioni riconosciute degli esperti come le più riuscite  per rappresentare la città.


La pittura americana, che fino a quel momento aveva come modello, il lavoro nei campi dei contadini,


 campagne rurali, l'oceano, Sloan, proponeva la vita quotidiana, era sempre più interessato a dipingere le persone, i quartieri di New York, raccontava la nuova America.


 New York, stava diventando una metropoli, i diversi grattacieli, i ponti, le fabbriche, il fenomeno dell’immigrazione.

Uomini impegnati, che fossero ricchi borghesi, o semplici operai, volevano, dopo una faticosa giornata di lavoro, godersi il tempo libero,


 ma anche la vita notturna di New York, i locali dove si giocava d’azzardo, la folla che passeggiava sotto la luce dei lampioni, gli incontri clandestini di Boxe, i banconi dei bar,


i viaggi in tram. 

Far accettare dai Salon accademici un tema così moderno, è stata la difficoltà con cui Sloan si è scontrato, tanto che le sue opere, e quelle dei suoi amici venivano regolarmente respinte.
Il frutto degli studi fatti, l'esperienza che aveva acquisito essendo i disegni per le Bock, è evidente, sia nelle pitture, che in una serie, di incisioni,dove si manifesta l'anima reale di una grande città, furono considerate illustrazioni, olo per sminuire il lavoro di un'artista così meticoloso.




Dà vita ad un nuovo movimento artistico americano, i partecipanti hanno stili diversi, sono tutti artisti di formazione autodidatta, li accomuna solamente una grande amicizia e la voglia di rivincita, si collocano a metà tra l’impressionismo e il realismo. Vengono aspramente contrastati dai direttori delle diverse accademie, definiti i pittori dell’Ashcan school, (la scuola del cesto della spazzatura), la pittura del gruppo, affronta i temi sociali.


Sloane, vuole avvicinare l’arte al giornalismo, l’arte dovrebbe dare voce a tutti, spesso le sue opere, raccontano lo sfruttamento dei lavoratori emigrati, nelle fabbriche, nei porti, operai e operaie sempre molto affaticati, agli spettacoli delle ballerine, 

altre donne nell'intimità delle loro camere da letto.
Il lavoro domestico, donne che sui tetti che stendono il bucato,




o si asciugano i capelli al sole,


per arrivare ai bambini afroamericani che vendono giornali agli angoli di strada, che non frequentano la scuola, oppure a dei gruppi di bulli che seminano il terrore nei quartieri.
Nel 1908 partecipa alla storica mostra di The Eight alla Macbeth Gallery. Sloan divenne una figura centrale nella scuola di Ashcan ed era famoso per il suo stile pittorico e la sua tavolozza scura.


Nel 1910, aiutò a organizzare la mostra di artisti indipendenti e si unì al Partito socialista, denunciava le morti degli operai nelle fabbriche,
 le mancanze di sicurezze, e lo sfruttamento nei cantieri edili,
 oggi vengono definite le migliori illustrazioni che il partito socialista potesse avere in quel periodo.
Per aiutare la moglie ad uscire dalla dipendenza dall’alcol, su invito del medico riportò su un diario i suoi pensieri più intimi, dal 1906 al 1913, il diario venne utilizzato, e pubblicato nel 1965 permettendo ai ricercatori e agli studiosi di avere un quadro dettagliato e un’immagine di quello che era l’arte prima della guerra.
Nel 1912 divenne il direttore artistico del giornale, “The Masses” fino al 1916,

 quando si discostò dalle nuove posizioni editoriali, rimanendo sempre impegnato per le cause di sinistra per tutta la vita.
Durante lo sciopero dei lavoratori della seta fece un quadro lungo 80 metri.
Si presentò all' all'Armory Show con due oli e cinque incisioni. Subisce l’influenza dello stile postimpressionista, ritrova nello stile fauvista la tavolozza brillante di alcuni paesaggi che aveva dipinto da autodidatta nell’adolescenza. Era un uomo aperto alle innovazioni, pur cercando di non farsi coinvolgere dai movimenti europei, dichiarò esplicitamente di avere ammirazione, per Van Googh e  per Picasso.
 Dopo anni di vacanza a Santa Fè   apprezza le opere dei pittori nativi americani e messicani, non solo le tele, anche i murales di Diego Rivera (marito di Frida Kalo). Dopo la morte della moglie, nel  1944  si sposa la seconda volta con una sua studentessa, si ammala di cancro e muore nel 1951
Possiamo definirlo a pieno titolo il pittore degli operai americani, pur essendo un pittore famoso, poche erano le vendite effettive dei suoi quadri, era un professore molto bravo nell’insegnamento, esortava i propri studenti a dipingere prima per la passione per l’arte. Ripeteva ai suoi studenti: ”non ho niente da insegnarvi che vi potrà aiutare a guadagnarvi da vivere.”
 I suoi dipinti, ritratti e manifesti, sono conservati in molti musei americani, anche grazie all’opera della seconda moglie dopo la sua morte. Sloan era un osservatore della vita che lo circondava, come Hopper osservava la vita degli altri, ma lo stile rappresentativo discosta, mentre in Sloan si vede e si intuisce il movimento e la voglia di vivere, a mio parere in Hopper si sente la solitudine l’introspezione.