il filo dei ricordi-racconti

sabato 2 gennaio 2016

IL BINARIO 21

Il binario 21 situato sotto la Stazione Centrale di Milano è il simbolo della vergogna della deportazione nazifascista.

In tutta Europa, tutti i luoghi che furono il palcoscenico della deportazione, sono stati distrutti, l'unico ad essere stato ritrovato ancora completamente intatto, è il binario 21.

stazione centrale di Milano 


stazione centrale  di Milano                       oggi




Nei sotterranei, ora trasformati nel Memoriale della Shoah, ci sono le rotaie da cui partivano i treni merci carichi di centinaia di ebrei destinati alle camere a gas.
Pochissimi hanno fatto ritorno, una delle supestiti, Liliana Segre, caricata nel 1944 aveva solo tredici anni, insieme al suo papà per Auschwitz, è poi tornata senza famiglia.
Proprio grazie alla tenacità di Liliana Segre, se nel 1997, si è riusciti a ritrovare il binario tra i capannoni dismessi della stazione Centrale.
Dentro ai treni trovavano spazio ebrei milanesi e italiani, oppositori politici, omosessuali, comunisti, persone di etnia rom e sinti, prigionieri di guerra.


Nel 2002 con l'aiuto della Comunità ebraica di Milano, La Fondazione Centro Documentazione Ebraica Contemporanea, delle Comunità ebraiche
Italiane riunite, della Comunità di Sant'Egidio, e dell'Associazione Figli della Shoa, nasce il progetto della realizzazione del Memoriale della Shoa. L'idea iniziale, era di farne un museo, ma il ritrovamento del binario intatto, a fatto si che diventasse il simbolo della deportazione, con l'obbiettivo per far riemergere nelle coscienze collettive sociali il ricordo di tanto dolore inutile.
Nel 2004, il primo progetto viene elaborato, viene modificato nel 2005, ma un nuovo gruppo di architetti nel 2007 lo rielabora, non poche sono state le difficoltà, tanto che nel febbraio 2008 venivano portate all'attenzione pubblica con manifesti e video queste parole


DAL WEB:

Il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano una umanità dolente, composta di cittadini italiani di religione ebraica di ogni età e condizione sociale, veniva caricata tra urla, percosse e latrati di cani su vagoni bestiame.
All'alba di una livida domenica invernale più di 600 persone avevano attraversato la città svuotata partendo dal carcere di San Vittore su camion telati e avevano raggiunto i sotterranei della Stazione Centrale con accesso da via Ferrante Aporti.
Tutti loro, braccati, incarcerati, detenuti per la sola colpa di esser nati ebrei partivano per ignota destinazione.

Tutto avveniva in segreto,  nei sotterranei una volta riempiti i vagoni,  venivano trasportati attraverso un traslatore e portati in superficie da un montacarichi,  attaccati alla locomotiva, un viaggio di sola andata per la morte.
Fu un viaggio di 7 giorni passati tra sofferenza e ansia.
I bambini da 1 a 14 anni erano più di 40, tra di loro Sissel Vogelmann di 8 anni e Liliana Segre di 13. 




La signora Esmeralda Dina di 88 anni era la più anziana.
All'arrivo ad Auschwitz la successiva domenica 6 febbraio circa 500 fra loro vennero selezionati per la morte e furono gasati e bruciati dopo poche ore dall'arrivo.

Dal binario 21 era già partito un convoglio con quasi 250 deportati il 6 dicembre del 1943, ne sarebbero partiti altri fino a maggio del 1944.

Il binario 21 è ancora lì. Oggi in disuso e forse destinato ad essere soppiantato da un centro commerciale o da una discoteca.


Per offrire a Milano e alle sue giovani generazioni un memoriale della Shoah e un centro multimediale per la prevenzione del pregiudizio, del razzismo e dell'antisemitismo è dunque nato un comitato composto da enti e professionisti che trasformeranno questo sotterraneo in un luogo di meditazione e di vita.

Già centinaia di milanesi hanno firmato per la loro adesione a questa iniziativa che darà alla nostra città un luogo della Memoria alla Stazione Centrale.

Aiutiamo i nostri più giovani concittadini a crescere in un mondo più solidale e libero dal pregiudizio.

Contro gli orrori della storia recente, contro l'oblio, contro l'indifferenza, per un futuro migliore vi chiediamo di dare la vostra adesione alla raccolta di firme per il Memoriale della Shoah a Milano.

Il progetto viene presentato al pubblico nel settembre del 2008 , l'accordo viene siglato da Ferrovie dello stato e la Fondazione Memoriale dello Shoa, la cessione delle aree viene definita.
Nel gennaio del 2010 viene posata la prima pietra alla fine dello stesso anno le opere strutturali e di restauro erano terminate, ma rimaneva da completare ancora molta parte dell'opera, i lavori vennero sospesi per mancanza di fondi.

Nel gennaio 2012 viene indetta una campagna di sensibilizzazione, da giornalisti importanti, Ferruccio de Bortoli 



ed Enrico Mentana diventavano i volti e la voce del Memoriale.
Furono i cittadini di Milano che si presero a cuore il progetto, sensibilizzando l'opinione pubblica, attraverso maratone pubbliche di lettura, leggendo il dramma della discriminazione, della deportazione, e del genocidio, a queste iniziative parteciparono altri personaggi pubblici, come Gad Lerner, Flavio Oreglio, Roberto Vecchioni, ecc




Anche il Comune ha dato il suo contributo riqualificando la zona antistante il memoriale.
Il Memoriale, inaugurato nel 2013, è stato studiato per consentire   ai visitatori di entrare nella sfera emozionale di questo luogo.

Sono stati conservati un convoglio di carri originali e allestito il Muro dei Nomi, lungo 67 metri, i nomi delle persone deportate, che furono 774, non sono fermi ma si presentano a rotazione per restituire loro, la dignità rubata, con le scritte in bianco si rappresentano le vittime, i sopravvissuti furono 22, i loro nomi sono scritti in rosso.





Le porte del Memoriale si sono aperte in un primo momento per le scolaresche milanesi e di tutta Italia, perché i nostri bambini, sono il futuro, devono ricordare e non dimenticare.





La parola INDIFFERENZA, scritta in grande, è la prima cosa che si vede entrando, la rappresentazione del vuoto che hanno subito, tutti gli ebrei, tutti i deportati.
L'indifferenza della gente comune nei confronti di quello che stava accadendo.





Il percorso si snoda attraverso la Sala delle Testimonianze, le voci dei sopravvissuti, accompagnano il visitatore fino allo spazio di manovra






Tra il dicembre 1943 e il 1945, partirono circa una ventina di convogli, dove tutte queste anime venivano caricate, dalle 50 alle 80 persone stipate in vagoni senza finestre, un viaggio lungo 7 giorni, senza acqua e senza cibo, dove le funzioni corporali venivano espletate in un secchio.





Un cartello esposto nello spazio di manovra di quel binario morto indica : "VIETATO TRASPORTARE LE PERSONE".

Probabilmente nella follia di chi ha decretato questo inferno, i deportati non venivano considerati nemmeno delle persone.





Liliana Segre, ha detto di essere sempre stata una cittadina di serie B, ma non avrebbe mai pensato di subire tanta violenza, e la tanta indifferenza, che non dimenticherà mai.
 Il voltare del viso dalla parte opposta alla sua, il negare la conoscenza con lei e il suo papà, comprendere che la speranza di una bambina finiva dentro un vagone di un treno, senza sapere la destinazione ultima.






L'obbligo morale che ogni cittadino  ha, è quello di non dimenticare e di sostenere il pensiero della libertà, come bene primario per non far morire queste persone un'altra volta.
Nel memoriale c'è anche un luogo per la riflessione volutamente buio, per indurre il visitatore a prendere coscienza e al raccoglimento,






 il percorso continua accedendo alla biblioteca e poi all'Auditorium.

Il Memoriale è visitabile ogni lunedì dalle 10 alle 20 con visita guidata alle 18.30 ed ogni domenica su prenotazione (coordinamento.memoriale@memorialeshoah.it – per le scolaresche, solo su prenotazione didattica@memorialeshoah.it)

sabato 26 dicembre 2015

Santa Maria dei ghirli

SANTA MARIA DEI GHIRLI CAMPIONE D'ITALIA

Quando si parla di Campione d'Italia, molto spesso il pensiero va al Casinò,



 è infatti conosciuto per questo business, mentre invece è un ridente paesino, 





un'enclave Italiana in territorio Svizzero, che si affaccia sul lago Ceresio, comunemente detto lago di Lugano.
Proprio in questo paesino vi è un Santuario che da secoli custodisce come uno scrigno preziose opere d'arte, è 
il Santuario di Santa Maria dei Ghirli al quale  si può accedere dalla strada




 o dal lago.



Eppure è nata come una piccola cappella, nell' alto medio evo, dedicata all'Annunciazione di Maria, costruita dai maestri campionesi, scalpellini, muratori, stuccatori e decoratori che, partivano per lavoro per i cantieri di tutta Europa.
La partenza coincideva col periodo in cui arrivavano le rondini, 



per questo venne chiamata Santa Maria dei Ghirli, e il rientro nelle famiglie era verso la fine dell'autunno.
La sua costruzione è cresciuta nel tempo, passo passo con la devozione, e rappresenta un vero e proprio pezzo di storia italiana in un angolo di Ticino, dall'avvento dei Longobardi a Napoleone Bonaparte fino a giungere ai giorni nostri ma sopratutto legata nei secoli alla diocesi di Milano.

Fu un lascito fatto nel testamento da Totone, nel 777 , che legava il Santuario al Vescovo di Milano e all'abate di Sant'ambrogio.




Venne trasformata in oratorio intorno al mille trecento, seguendo lo stile romanico ad unica navata con un campanile, 
venne affrescata all'interno che all'esterno da pittori di ottima scuola,









 gli affreschi di destra datati 1360 -1370, rappresentano le storie di San Giovanni Battista,






 che vanno lette come se fossero le sequenze di un fumetto, o di un filmato sono opere di un anonimo maestro campionese, le immagini realiste e i colori vivi sono stati influenzati dalla presenza di Giotto che lavorava a Milano presso la famiglia Visconti, ma ci fu anche l'influenza di diversi maestri della fabbrica del Duomo.
Sulla parete di sinistra si trova un bellissimo affresco, rappresentante una bottega medioevale, datato intorno al 1375-1380 e realizzato anche questo da un anonimo maestro campionese.





I maestri che si sono poi succeduti nel 1400 sono i fratelli De Veris, che hanno affrescato il portico di destra con un Giudizio Universale,




e nel 1514 poco distante ci sono due affreschi della scuola di Bernardino Luini, che rappresentano la Creazione del Mondo.






L'edificio, come ci appare oggi, è però opera di Isidoro Bianchi, un artista campionese del Seicento stuccatore di ottima fama  che si era affermato a  Torino come architetto.











La facciata è imponente a tre archi rivolta verso il lago è collegata con una doppia scalinata a quattro rampe, due file di alti cipressi fanno da cornice e salendo gradino dopo gradino si gode di una scenografia bellissima d'altri tempi




Ma al santuario si può accedere anche dalla strada un bel giardino e un porticato ci portano all'entrata principale mentre sul lato opposto protetto da una vetrata si può vedere il Giudizio universale e la creazione del mondo,
proprio di fronte si trova un piccolo cimitero molto ben tenuto, come dire un angolino di pace, storia e una ricca raccolta di meraviglie. 

giovedì 24 dicembre 2015

AOSTA

Aosta , ci parla di sé attraverso la storia, visitarla e come ritornare dentro le vestigia antiche .
Dai reperti ritrovati, le importanti scoperte degli ultimi anni, con gli studi sul materiale venuto alla luce, vasi, incisioni, steli, coppelle, l'area di Aosta è considerata, uno dei luoghi preistorici più ricchi e importanti d' Europa.


La città che vediamo oggi, è il frutto dell'attenzione romana sulla Valle d'Aosta, la posizione strategica di questa regione alpina che rappresentava il nodo delle più importanti vie di comunicazione tra il Mar Mediterraneo e il Nord e il centro Europa.
Intorno al primo impianto urbanistico si è poi sviluppata la città moderna .

Ancora oggi è definita "La Roma delle Alpi, infatti dopo Roma è la città alpina che conserva il maggior numero di vestigia imperiali.
Venne completata nel 25 a.C. prendendo il nome di Augusta Pretoria in onore di Cesare Augusto e dei pretoriani che la realizzarono, tremila dei quali divennero coloni e vi si stabilirono definitivamente.
I suoi monumenti imperiali, la Porta Pretoria, 




sul lato orientale, si collegava con l'opposto ingresso principale definito Porta Decumana sul lato occidentale, venivano attraversate dall'asse minore che che verso occidente collegava le due uscite laterali.

Ai giorni nostri, Aosta, riesce ancora a far percepire ai suoi visitatori le dimensioni reali di una città che quasi duemila anni fa, i Romani realizzarono. Era circondata da mura possenti, la tecnica di costruzione, ed il metodo di esecuzione era rapido, in pratica costruivano due agglomerati con blocchi di tufo o travertino locale tra le due muraglie,venivano gettati pietre e materiali vari mischiati a calce dopo la presa, il materiale 'interno con gli esterni, formavano un blocco unico resistentissimo.


I romani vollero costruire una città così imponente, per dare un'immagine di efficienza e civiltà a tutte quelle genti che passavano per Augusta Pretoria, che divenne sede Consolare permanente, e uno dei più grandi centri di commercio e di transito dell'impero Augusteo, dove la città raggiunse il massimo splendore, oggi si possono ammirare i resti di antiche strutture architettoniche: il teatro,



 la Porta Pretoria,



 l'Arco di Augusto,



 il foro,


 l''anfiteatro,



 e la cinta muraria.




Dopo la caduta dei romani Aosta passo sotto il dominio dei Goti, dei Longobardi, e dei Borgognoni, poi subì le incursioni saracene e ritrovò il nuovo splendore con l'avvento dei ducato dei Savoia, la città si sviluppò oltre le mura ed i feudatari spogliarono le mura di cinta dei blocchi di pietra, o di marmo che utilizzarono per costruire le proprie dimore, i castelli,le torri e importanti edifici religiosi, come il complesso monumentale di Sant'Orso 








o la stessa Cattedrale dove sono stati scoperti recentemente, numerosi affreschi.





Il susseguirsi di diversi periodi storici hanno lasciato numerosi segni nell'architettura che si sono aggiunti a quelli di epoca Romana.
Oggi Aosta, capoluogo di Regione, gode di uno Statuto Autonomo Speciale, è il centro della vita politica, amministrativa, e sede del Parlamento al quale sono affidate molte funzioni di Governo.
E' il centro più importante della valle, per i suoi monumenti, tesori medioevali e romani, ai quali si aggiungono le attrattive paesaggistiche, la catena alpina fa da cornice, ad una città viva e ricca di tradizioni, e testimonianze raccolte nei vari musei.



Dopo una scorpacciata di monumenti, si passa al buongusto a tavola, formaggio fontina, che la cucina valdostana ha valorizzato, la polenta, che pasticciata o amalgamata ad altri ingredienti è diventata la signora del gusto.
Antipasti con salsicce stagionate, budini di patate e sangue , motzetta di camoscio o vitello, per primi zuppe a base di brodo, pane nero e fontina, per i secondi un piatto di carbonnade 



o di fricandeau, oppure una buona trota di torrente vallivo.

E' una città che mi è piaciuta, un piccolo tesoro incastonato tra le Alpi.