il filo dei ricordi-racconti

domenica 24 marzo 2019

Giuseppe Canella

 GIUSEPPE CANELLA 




Giuseppe Canella nasce Verona 1788, è  il rappresentante della pittura di paesaggio nella prima metà dell’Ottocento, nella sua città Natale. 
E considerato un pitttore autodidatta, i primi passi nell'arte li ha fatti seguendo le orme del padre Giovanni, architetto, scenografo, e  decoratori di interni... 
La formazione di Giuseppe Canella, non ha seguito studi regolari, non si hanno notizie  della frequentazione  di scuole o di accademie di belle arti, l'unica fonte  sulla sua vita, è un'autobiografia che oggi è conservata al Castello Sforzesco di Milano. 



Quello che sappiamo è che, proprio seguendo le orme del padre, Giuseppe Canella in giovane età decora diversi palazzi della nobiltà Veronese, Veneziana, e Mantovana. Soggiorna  a Mantova per un lungo periodo, svolgendo anche il mestiere di scenografo e ottenendo importanti commissioni, come la decorazione di Palazzo Zanardi Massarani.


scalinata palazzo Zanardi Massarani 

Giuseppe Canella intervalla la sua carriera in Italia con numerosi viaggi a Venezia,


Venezia barconi a  Rialto

veduta di Venezia presa dai giardini


in Spagna, a Parigi, in Olanda, a Vienna e a Berlino.
Compie anche viaggi nei Paesi Bassi, alla scoperta dei pittori di paesaggio olandesi del Seicento.
I dipinti di Giuseppe Canella, sono il frutto di diverse influenze, in un primo momento dipinge paesaggi  neoclassici,



 prende spunti dalla pittura di Claude Lorraine per catturare la luce, ma trasmette sulla tela anche il fascino delle vedutisme nordiche.
Subisce l'influenza  del pittore  Pietro Ronzoni, che dipingeva paesaggi ed era conosciuto in tutta Europa, e  che  intorno al 1815 soggiornò per un breve periodo a Verona. 




Fece sua l' ispirazione per una pittura dal vero, discostandosi un po' dalla pittura del Ronzoni,creando  uno stile  moderno, una visione in senso romantico, la  pittura  un po' ferma e forse troppo minuziosa nelle riproduzione delle  scene, ma  con una buonissima  luminosità e  una dolce  gradazione di colore. 
Partecipa alle esposizioni dell’Accademia di Brera del 1818-19, presentando tele con vedute, si allontana però da Milano essendo in competizione con Giovanni Migliara  che improntava le sue opere sull'uso della camera oscura.


Milano veduta del canale Naviglio dal ponte di                              San Marco

Intraprende un lungo viaggio di studio che lo porta in Spagna e in Francia, e si ferma a Parigi per dieci lunghi anni, si reca anche in Olanda, all'Aja  dove riprende lo studio delle pitture olandesi del 600, le opere che realizza sono vedute dal vero fornendo un libertà espressiva e una maestria ad trasmettere la luce sulla tela. 


Parigi
boulevar Mont Martre

A Parigi, Canella riempie i suoi taccuini di studi campestri, urbani dal vero, proprio grazie alla fa ma raggiunta  in Francia, avendo esposto molte volte  ai Salons di Parigi. Luigi Filippo d’Orleans gli conferisce una medaglia d'oro nel 1830 grazie ad una veduta audace di una zona di Parigi. 
Un successo  di mercato che anticiperà il suo rientro a Milano, Nel 1831 invia all'Accademia di Brera 13 tele che riscuotono nella popolazione milanese un grande favore . 
Nel 1832 Canella rientra a Milano, dove Ferdinando I d'Austria lo ha scelto come accademico di Brera. 
Si dedica alla realizzazione di vedute cittadine, caratterizzate da un interesse per la vita contemporanea e da una resa atmosferica larga e ariosa, con piccole figure fatte con pochi tratti, le vedute sentimentali della Cattedrale di Milano, Veduta di un villaggio al chiaro di luna, Piazza della Vetra a Milano, La corsia dei Servi,


corsia dei servi Milano

Dal 1835 torna in prevalenza al paesaggio, scegliendo scorci di campagna lombarda e ambienti lacustri. 


veduta presa sullago di como


S'interessa di ambienti  più poveri e umili, in base alle  regole di moralità che derivavano dagli scritti del Manzoni 


meridiana sul lago di Como




porta torre a Como

Compie un viaggio di studio a Roma e a Napoli, nel biennio 1838-1839
 Muore a Firenze nel 1847.


Loggia dei Lanzi


Molto spesso, le opere di Giuseppe Canella  del suo ultimo periodo vengono confuse con quelle del fratello Carlo Canella 
Mentre viene considerato un suo erede nella pittura  Giovanni Carnovali detto " Il Piccio".
Molti quadri di Giuseppe Canella sono esposti presso le Gallerie d'Italia a Milano, in Piazza della Scala  uno polo espositivo molto molto bello














lunedì 4 febbraio 2019

il falsario dei nazisti



  
                                               IL FALSARIO DEI NAZISTI

Molto spesso sono i critici, e i maestri  che determinano il successo e  il futuro di un pittore.

In Olanda, nella città di Deventer, il 10 ottobre 1889 , nasce  Han van Meegeren, che  fin da ragazzo si appassiona all'arte. Malgrado  gli studi, la  passione,  e le sue capacità tecniche però, veniva spesso criticato e considerato come un artista fallito, tanto  da essere giudicato  poco dotato. 




I  giudizi  negativi spinsero Han a studiare sempre di più, non abbandonò l'arte,  ma  imparò da Theo Van Wijngaarden, restauratore e falsario operante ad Amestardam, l’arte e la tecnica della falsificazione,  si appassionò alla pittura olandese del Seicento, si esercitò tanto, in particolare sulle opere di Vermeer,  studiando  la tecnica del grande pittore olandese, riuscendo a raggiungere un livello molto alto, entrando letteralmente, nello spirito,che Vermeer trasferiva sulle tele.


Vermeer


Fino a metà dell'ottocento,Vermeer non era un pittore conosciuto, si conoscevano dipinti di genere e un solo dipinto religioso, molti esperti e  studiosi, erano sempre  alla ricerca di opere del maestro olandese,


arte della Pittura Vermeer


 Han van Meegren, sfruttò questa ansia di successo dei critici, a proprio favore  divenne un falsario, forse per vendetta, spinto da un desiderio di rivalsa, per non essere  stato valorizzato dalla critica, ma non copiò mai le  opere di Vermeer già esistenti, creò dipinti nuovi, creò sei  falsi dipinti  a soggetto religioso, i risultati furono sorprendenti tanto che i falsi risultavano meglio degli originali.
Riuscì  ad ingannare, critici di successo, ed esperti d'arte compreso lo stesso De Vild. Aveva studiato in modo completo il trattato che  De Vild  aveva scritto su Vermeer, dove si spiegavano  le tecniche e i materiali che aveva utilizzato.


Veermer

Aveva sperimentato una tecnica, tutto ciò che utilizzava, i  pennelli, le tele, erano il frutto di una ricerca attenta, che riportava a 300 anni prima. 
Si procurava vecchie tele del seicento, di poco  valore artistico ed  economico, ne raschiava in modo attento i colori, tutto era curato nei minimi particolari, con attenzione mirata, una volta terminato il nuovo dipinto, riusciva a riprodurre sulla tela, ogni dettaglio  del tempo che passava , spesso inserendo della polvere per riprodurre le tipiche minuscole  crepe spontanee che si creano quando  il colore ad olio invecchia. Riuscì così a riprodurre in modo esatto gli stessi colori usati dal maestro olandese, anche  il rarissimo blu oltremare composto da olio di lillà e polvere dei preziosi lapislazzuli che Vermeer utilizzava anche quando era praticamente sul lastrico.

Vermeer


Con i suoi falsi si arricchì, e forse non sarebbe mai stato scoperto se, gli alleati  non avessero  scoperto nel deposito segreto di Unterstein nel Sud Tirolo,  circa 1800 opere  d’arte rapinate in giro per l’Europa dal maresciallo Hermann Göring, che  accumulava dipinti, un’avvoltoio sempre pronto ad approfittare delle disgrazie dei collezionisti ebrei e delle raccolte pubbliche dei paesi che aveva occupato con l'esercito tedesco.


Meegeren


Han van Meegeren  aveva venduto al capo delle SS, Heinrich Himmler, dipinti falsi per un valore di cinque milioni e mezzo di fiorini e un quadro raffigurante Cristo e l’adultera, al maresciallo Hermann Göring, il prezzo pagato  era di 1.650.000 fiorini, i tedeschi volevano a ogni costo acquistare quel capolavoro olandese.


Cristo e l'adultera  Meegren

La vendita assunse i toni di un affare di Stato. Il Terzo Reich pagò l’acquisto del Vermeer, restituendo all'Olanda  200 tele antiche, che erano state rubate dai nazisti,  durante le loro invasioni  il cui valore globale superava  il prezzo richiesto per il quadro di Vermeer.
Lo Stato olandese, dopo aver recuperato le duecento tele d’autore, pagò in moneta corrente, un banchiere bavarese in rapporti con Göring, e attraverso un intermediario di fiducia  venne versato a Van Meegeren più della metà del ricavato.
Dopo la guerra, alla fine del maggio del 1945, alcuni inquirenti chiesero  chiarimenti sulla vendita del “Cristo e l’adultera” ma ottennero solo il silenzio, venne arrestato  con l’accusa di spionaggio e collaborazionismo con la Germania nazista.
Meegren, era un truffatore, un alcolizzato,  dipendente dalla morfina, ma non aveva mai venduto un tesoro nazionale ai fascisti.
Per riuscire ad evitare l'ergastolo ammette  di essere un falsario. 



 A patto di poter lavorare nel suo studio, e  che la polizia gli fornisse il materiale necessario, morfina compresa, di cui era dipendente, avrebbe ricreato  un nuovo Vermeer nello stile che si era imposto.
In casa sua, sotto la sorveglianza permanente degli agenti, Van Meegeren cominciò il suo ultimo Veermer.  Un “Cristo tra i dottori”.

 Alla fine di settembre 1945 l'opera era terminata, lasciando a bocca aperta sia i giudici che gli esperti giunti per l’occasione.


donna che beve Meegren


La  condanna, fu di un  solo anno di reclusione.
Un 'altro suo falso la "Cena di Emmaus" ispirato ad un dipinto di Caravaggio,  venne acquistato per una cifra imponente dal museo Boymansdi Rotterdam


cena di emmanus Meegren

un altro critico famoso Abraham Bredius, preso letteralmente in giro da Meegren.



Questa vicenda  testimonia quanto possa essere decisivo nel futuro di un artista, il ruolo della critica nel mondo dell'arte. Spesso i critici di successo    trasformano opere belle e  riconosciutein un nulla,  come se fossero  spazzatura.
Meegren divenne  l’uomo più famoso d’Olanda, proprio  mentre la regina d'Olanda  stava preparando la grazia per lui, morì in  carcere, la sua salute  era già  stata compromessa  da un abuso di alcol e droghe. 
Il dubbio che rimane ancora oggi e che lascia i critici col fiato sospeso, è che alcuni dei dipinti attribuiti a Vermeer siano in realtà dei suoi perfetti falsi.

giovedì 31 gennaio 2019

Pieter Bruegel e la sua dinastia

 Pieter Bruegel e la sua dinastia 



Di Pieter Bruegel il Vecchio non si hanno notizie certe, i dati  del luogo dove sia nato, o la sua data di nascita, sono il frutto della ricerca del biografo fiammingo Karel van Mander. 
La prima  notizia certa è che nel 1551, si iscrisse alla corporazione di San Luca dei pittori, della città di Anversa e dato che l'età minima per l'iscrizione alla corporazione era dai  20 ai 25, si è ipotizzato che  fosse nato  intorno al 1525, forse nella  periferia della città di Breda. 



Ad Anversa, lavorerà come disegnatore presso un noto  mercante di stampe, Pieter Coecke van Aelst, anch’egli pittore, architetto, disegnatore di arazzi, e sopratutto persona molto colta. Essere iscritto   nella corporazione di San Luca era un  vanto, era un club di maestri artisti, un  elenco  vero e proprio delle persone importanti, della pittura fiamminga, il nome con cui si iscrisse era Peeter Brughels, anche se  in seguito firmerà le sue opere senza la lettera h.
Le prime opere di Bruegel, subiscono l'influenza del suo maestro Hieronymus Bosh,  i  soggetti  erano di fantasia  o personaggi tratti dalla Bibbia e dal Vangelo, pur  mantenendo  una  visione laica utilizza con forza i colori, le luci e le ombre per rappresentare  la  libertà dei valori morali,


giovanna la pazza 



talvolta in modo  crudo,  riesce a distinguersi  per la capacità di  rendere efficaci le pose, i movimenti e le fisionomie.

parabola dei ciechi

Nel 1552  raggiunse  la  Francia, da qui arrivò in  Italia,  soggiornò a Roma continuando  fino in Sicilia.


porto di Napoli


Come Durer, rimane affascinato dalla vista delle Alpi e dai paesaggi del sud della penisola.
Tornato in patria, riprodusse sulle  tele   dodici spettacolari vedute di montagne, conosciute come " I grandi paesaggi".









Come ho già detto le notizie  che abbiamo , non sono certe, sembra,  che Brueghel,  abbia vissuto con una domestica, una giovane molto bella, ma anche molto bugiarda, tanto da costringerlo  a  segnare tutte le sue bugie, facendo  per ogni bugia una tacca su una canna di legno.
Nel 1563, in cerca di maggiore stabilità, chiede di poter  sposare Mayken Coecke, figlia del suo ex datore di lavoro di Anversa  la futura suocera,  la famosa pittrice fiamminga  Mayken Vehrlust impone una   condizione, si deve trasferire a Bruxelles e allontanarsi dal fascino delle bella domestica. A Bruxelles frequenta i  circoli umanistici, entrando  in contatto con numerosi intellettuali e con ricchi committenti e mercanti di arte.
Realizza una delle opere più conosciute la "Torre di Babele",





 nel 1564 nasce il suo primogenito, negli anni successivi realizza grandi opere : la serie dedicata ai "mesi dell'anno",  il " Paese della cuccagna"



 ed il " Banchetto nunziale".




Era  solito andare fuori città e partecipare alla fiere travestito da contadino, per poter meglio osservare i soggetti delle sue pitture. In compagnia dell’amico Hans Franckert, si imbucava  ai matrimoni  come un invitato, dove ballava, mangiava e interagiva  con gli invitati raccogliendo scene da ritrarre nelle sue opere. 


il ballo della festa nunziale 

Se pur poco considerato dalla critica,  veniva definito " Bruegel dei contadini",


 perchè  raffigurava la realtà popolana in atteggiamenti poco pudici  e poco eleganti.


danza dei contadini 


ma  a Bruxelles lavorerà molto  e diventarà padre del suo secondo figlio Jan.
Il pittore muore,  a 44 anni, nel 1569,  venne seppellito nella chiesa di Notre-Dame de la Chapelle, a Bruxelles, città dove visse per quasi tutta la sua vita, i due figli erano piccoli, fu la nonna materna, che insegnò ai due bambini i primi passi nel disegno e nella  pittura. Pieter il giovane non avendo le qualità artistiche del padre, sfruttandone la fama, mise sul mercato di una serie infinita di copie di opere del padre, assicurandosi così una buona rendita e una maggiore diffusione.



Così  Pieter il Vecchio, morto giovane e senza seguaci, riuscì  a raccogliere un buon numero di allievi.  Ma come spesso accade per manovre puramente di commercio, vennero  messe in circolazione anche vere e proprie opere false  firmate da disegnatori e incisori. Il figlio minore invece si allontana  dalla scuola del padre,  Dipingerà  dal vivo piante  giunte dall’America, con diversi arbusti , nature morte, molto ricche, 





tanto che a volte per finire un'opera poteva passare anche un anno, dovendo attendere la nuova fioritura, Jan si dimostra anche molto abile nel riproporre sulla tela i tessuti, tanto da esser definito   “Bruegel dei velluti”, o Jan Velvet, oppure Jan Brueghel il vecchio.



Molti esponenti della famiglia Bruegel hanno seguito la passione per l'arte,  molti nipoti e pronipoti si sono distinti come validi pittori, tanto che si parla di dinastia dei Bruegel, i figli di Jan il Vecchio, Pieter III,  Jan il giovane e  Anna, sono stati pittori, Jan il giovane ha avuto  5 figli che diventeranno a loro volta pittori, e l'elenco potrebbe continuare...

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venerdì 25 gennaio 2019

il Carnevale

  IL CARNEVALE 


Il carnevale, è quel periodo che sta in mezzo....In mezzo alla fine dell'inverno e agli inizi della primavera,  tra la fine del periodo freddo e l'inizio del risveglio della natura, è il periodo che  sta nel mezzo tra le feste natalizie  e   anticipa la quaresima. 
Il carnevale, ha origini antichissime, che lo legano ai grandi riti pagani:
LE DIONISIACHE GRECHE, erano nell'antica Grecia, celebrazioni  pagane dedicate al dio Dioniso, nel corso delle quali venivano messe in scena rappresentazioni teatrali tragiche e comiche.
Mentre nell'antica Roma, si festeggiavano SATURNALI:
Alcuni giorni di  festa dedicati al Dio Saturno, il dio dell'età dell'oro, quando gli uomini vivevano felici, nell'abbondanza di tutte le cose e in perfetta uguaglianza; durante i Saturnali  si festeggiava con convitti e banchetti, la ricchezza che la terra donava, per pochi giorni venivano sostituite le gerarchie sociali:  in pratica era un mondo alla rovescia, gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi, e potevano comportarsi di conseguenza; veniva eletto un rappresentante, potevano bere e mangiare senza ritegno, disordinatamente;  era consentito abbandonarsi ai vizi, non mancavano le orgie e il gioco dei dadi, si festeggiava  anche con  ironia molto spesso in modo scherzoso. La festa si è diffusa in tutto l'impero romano fino al cristianesimo, è giunta fino a noi attraverso le tradizioni popolari, proprio perchè era cara a tutte le persone di qualsiasi condizione sociale.



Oggi il Carnevale è  associato  all' allegria, e il divertimento spesso è associato, a carri allegorici con imponenti sfilate, a moltissime maschere  che comunque da sempre rappresentano l'ambiguità....
il Carnevale, è da sempre il simbolo  della libertà di poter dire o fare  per pochi giorni quello che si pensa e che si vuole, perchè il viso di chiunque è coperto da una maschera allegorica... 
E' un evento che unisce il sacro al profano, prettamente simbolico, che è stato rappresentato nell'arte  da numerosi pittori dal Rinascimento fino ad oggi. 
Pieter Bruegel nel 1559,  ha rappresentato "la lotta tra il Carnevale e la Quaresima", nel giorno del martedì grasso, una lotta simbolica    un bellissimo quadro.


Sulla piazza di un paese del Nord, in una scena ricca di personaggi,  Bruegel il vecchio divide la scena a metà. A sinistra per noi che lo osserviamo, c’è il Carnevale, rappresentato da un uomo grasso, a cavalcioni di un barile, con in mano uno spiedo con polli infilzati

                                               


che  viene spinto da due altri uomini mascherati,




 diritto contro una figura femminile magra, smunta, che fronteggia lo spiedo del rivale con una pala, tenuta  come una  lancia, sulla quale sono due aringhe.





È la Quaresima, su un carro trainato da un frate e da una monaca. 
A sinistra si vede un’osteria, a destra una chiesa.
 I seguaci del Carnevale mangiano, recitano, suonano giocano ai dadi, gioco solitamente proibito :










quelli della Quaresima sono tristi, vestiti di scuro, votati al sacrificio, soffrono. 





Al centro della scena un buffone guida una coppia di spalle: lei porta legata in vita una lanterna spenta. 




In tutto il quadro sono sparsi poveri mendicanti, nell’indifferenza generale. E sono forse le figure più vere. 




In basso a destra una madre riceve l’elemosina da un uomo uscito di chiesa: è vestito di rosso e di azzurro. Quell’abito simboleggia il peccato di chi compie ipocritamente un atto di carità, davanti a tutti, per sentirsi a posto.




Il messaggio  è simbolico, è la gioia sfrenata,  dove il piacere raggiunge il livello massimo e ogni città lo ha rappresentato in modo personale,  dove gli abiti sfarzosi, le maschere elaborate ed eleganti hanno dato identità diverse e fantasiose,  ma ovunque si raggiungeva il limite massimo della gioia e del piacere nel martedì grasso, cedendo il passo alla Quaresima, dove  il re del Carnevale veniva ucciso, il suo carro  trionfale diventava il carro dei defunti, finivano le feste, iniziava il digiuno la penitenza e la riflessione per quaranta giorni tutto diventava impegno religioso.
La donna al centro della scena,  porta legata in vita una lanterna spenta, perchè  in quel periodo la religione era divisa tra Luteralismo rappresentato dal Carnevale e Cattolicesimo,  la donna sta in mezzo,  non prende parte ne alla  la festa  ne alla religione, 
la lampada rappresenta il popolo, sia nel divertimento che nella preghiera, noi sappiamo  che nella  vita, c'è posto per il riso e per il pianto, per la gioia e per ammettere i peccati commessi, sempre con  sincerità e riconoscenza per la vita, e allora  la lampada prenderà di nuovo luce.   
Abbiamo bisogno di tutto, riso e pianto, dolore e prove , di sesso e  amore, fiducia e attenzione, tutto questo scandito dalle tradizioni e spiegato in un quadro....
ringrazio un professore dell'università della terza età che mi ha così spiegato la rappresentazione  del Carnevale in questo quadro.