UN
EBREO ITALIANO RIFUGIATO IN SVIZZERA
Domani
è il giorno della memoria, c'è un uomo di novant'anni che è
divenuto uno dei simboli contro l'orrore della Shoah .
Un
uomo che ha fatto un suo scopo di vita, il voler rinnovare nella
memoria comune, quante sofferenze sono state subite, affinché non
si ripetano più.
Il
suo nome è Gianfranco Moscati. nato nel 1920, in via Certosa a
Milano, ultimo di cinque figli, è uno degli ebrei scampati al
genocidio.
Con
l' emanazione delle leggi razziali del 1938, gli ebrei italiani
subirono oltre alla persecuzione fascista, anche quella nazista.
Già
dagli inizi degli anni 30 i fascisti italiani, colpivano gli ebrei ma
verso la fine di quegli anni, il clima di tensione era diventato
talmente alto, da rendere la vita invivibile. Poi sono iniziati i
rastrellamenti e le deportazioni.
Nel settembre del 1943 a Milano,
dove era nato e cresciuto, ormai avevano dichiarato morte agli Ebrei
sarebbe sicuramente finito ad Auschwitz.
Decise
con fratello Alessandro di fuggire in Svizzera,
dice
di avere ancora il biglietto del treno che avevano preso a Malnate,
alla dogana del Gaggiolo, incontrarono due soldati italiani, che
volevano tornarsene a casa liberi, così si scambiarono gli abiti, e
con gli abiti da militare entrarono in Svizzera. Aveva solo una
moneta da cento lire che ancora conserva, che non aveva valore in
territorio elvetico.
Dopo
qualche settimana dichiararono il loro stato e vennero accolti come
rifugiati civili, insieme a tante altre persone di diversa
nazionalità, furono portati in campi di internamento, erano 150
circa i campi sparsi sul territorio nazionale, ha lavorato la terra,
in un campo della Svizzera interna, faceva il pelatore di patate,
poi fu portato in Ticino.
Pur
avendo un sentimento di gratitudine grandissimo, nei confronti della
Confederazione Elvetica, essendo consapevole di esser stato salvato
da morte certa, voleva stare più vicino possibile all'Italia.
Tornato
in Italia, dopo la liberazione nel 1945, trova solo distruzione,
disperazione per tutte le persone mancate, per chi era tornato dai
lager traumatizzato...
Nel
1951 col fratello Alessandro, per motivi di lavoro si trasferisce a
Napoli, si innamora della città e ci vive per cinquant'anni.
In
questi anni il suo pensiero non si è mai allontanato da quel che
aveva visto e che tanti ebrei come lui avevano subito.
E'
diventato uno dei più
grandi collezionisti di storia
postale legata all'Olocausto, considerata una delle più importanti
collezioni del
mondo e da lui donata all'
Imperial War Museum di Londra, e una parte l'ha donata al museo dell'ebraismo a Ferrara.
Ha raccolto documenti, lettere, cartoline,francobolli, tutto ciò che parla di antisemitismo e delle persecuzioni non solo in Italia ma in Europa.
La
sua vita è stata ferita, e segnata
dai disastri della guerra, non
racconta solo la propria storia, anche le storie vere di altri ebrei.
Dona
a chi ancora lo ascolta,
legge i suoi libri,
o si presenta alle sue
mostre,
una raccolta precisa, non solo oggetti rarissimi, ma tante
tante informazioni, contenuti ricchi di descrizioni minuziose perché la giornata della memoria è un giorno importantissimo:
E
IL MONDO NON PUO' PERMETTERSI DI DIMENTICARE QUELL ' ORRORE