Le donne hanno sempre avuto una condizione arretrata rispetto al sesso maschile, dall'antichità al medioevo, nel rinascimento, per certi aspetti sembra che la condizione sia addirittura peggiorata.
E' vero solo in parte, proprio in questo periodo, si svilupparono diversi salotti culturali nelle corti italiane ed europee,
Erano donne patrizie, duchesse, governatrici e regine, che a loro spese, allestivano presso le loro abitazioni, tali eventi.
La nascita di una figlia femmina nelle famiglie era considerata una sventura. Una femmina, non tramandava il nome della famiglia, doveva essere allevata e mantenuta al riparo da qualsiasi tentazione, e nel caso di un matrimonio, per la famiglia sarebbe stato un carico gravoso economicamente. Mentre la nascita di un figlio maschio, prevedeva il condono dei debiti, veniva concessa la grazia ai condannati prigionieri, era una festa.
Un viaggio tra il medioevo e il rinascimento dove il ruolo della donna era incatenato in ruoli stabiliti madre o figlia, vedova o moglie, santa o strega, vergine o prostituta.
I modelli erano Maria per la vergine e la monaca,
Vivere ai margini di una società maschile, dove gli uomini avevano potere assoluto, e proprio dagli esponenti del clero, che vennero i pregiudizi più evidenti, la donna è considerata debole , ma nella necessità, può reggere il mondo, infatti Dio si serviva della donna, che non aveva virtù dalla nascita, per evitare che l'uomo (maschio) non peccasse di superbia, insomma per le grandi imprese la donna serviva e non doveva fallire perchè avrebbe ostacolato la gloria di Dio.
Secondo Platone nel Timeo, il padre fornisce la forma, mentre la madre la materia a quei tempi era scontato che l'aspetto più nobile della riproduzione venisse attribuito al padre, mentre l'aspetto materno era considerato meno importante, anche se essenziale, quindi la donna doveva essere " custodita", senza la tutela del maschio la donna richiava di perdere la purezza. Aveva solo due alternative, sposarsi e sottomettersi alle volontà dell'uomo vivendo una vita appartata, nelle case signorili, le veniva riservata una camera delle signore che divideva con le sorelle, le nutrici e i figli, per le case meno ricche erano delle vere e proprie prigioni dove solo l'uomo aveva accesso e che diventavano luogo di concepimento.
L'altra alternativa era diventare monaca, un'altra forma di sottomissione.
Verso il 1100 si fecero avanti le idee dell'aristocrazia cavalleresca, queste idee davano alle donne il potere per intercedere sia nel bene, che nel male, ora la passione e il desiderio fisico non erano più condannati, tuttavia il piacere assoluto era riservato solo all'uomo, le donne purtroppo rimanevano nel silenzio e nell'anonimato, e completamente dipendenti dall'uomo a livello esistenziale..
Il passaggio successivo, porta a descrivere la donna, come un essere amante della lussuria, un' avida ingannatrice che per raggiungere gli obbiettivi preposti diventava maliziosa e traditrice.
Nel 1350 col Decamerone, Boccaccio si rivolge alle donne, che non potevano trovare distrazioni ai dolori inferti dall'amore, a causa delle usanze del tempo, per le donne non esistevano svaghi mentre gli uomini potevano dedicarsi alla caccia, al gioco, o a fare del commercio; tutte attività che potevano occupare l'esistenza dell'uomo. Quindi nelle novelle del Decamerone, le donne poterono trovare piacere e le soluzioni per alleviare le proprie sofferenze.
Boccaccio, successivamente nel Corbaccio, un' operetta satirica riprende a parlare dell' insaziabilità femminile, si accanì sugli aspetti disgustosi del corpo della donna e di come viene velatamente celato, anche la letteratura ritornava al giudizio della tradizione misogina.
Dal Corbaccio
“La femina è animale imperfetto, passionato da mille passioni spiacevoli e abominevoli pure a ricordarsene, non che a ragionare: il che se gli uomini guardassero come dovessono, non altrimenti andrebbono a loro, né con altro diletto o appetito, che all’altre naturali e inevitabili opportunità vadano; i luoghi delle quali, posto giù il superfluo peso, come con istudioso passo fuggono, così il loro fuggirebbono, quello avendo fatto che per la deficiente umana prole si ristora; sì come ancora tutti gli altri animali, in ciò molto più che gli uomini savi, fanno. Niuno altro animale è meno netto di lei: non il porco, qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla bruttezza di loro”. Giovanni Boccaccio.
Christine de Pizan, una scrittrice francese che si ribellò ai pregiudizi maschili, in contrasto con con il "De mulieribus claris di Boccaccio" che altro non era che una raccolta di donne illustri, la scrittrice francese scrisse: "Le livre de la citè des dames". un libro in cui la donna è una Donna a prescindere dalla nobiltà di nascita, è nobile nello spirito. Nel libro Christine de Pizan pone l' esempio di come le donne possano condurre una vita di nobiltà, ma al tempo stesso essere un contributo alla società. Il progetto della città delle donne è un 'utopia, un pensiero di speranza che un giorno in futuro le donne potessero raggiungere un autonomia..
Un pensiero scaturito dall'impegno della Ragione, dal comportamento della Rettitudine e della Giustizia, donne degne di stima, che rimarranno emarginate dalla società, perché godono di possibilità esigue di studio o di esperienza, non esistono differenze di valore fra maschi e femmine, né nell'anima né nel corpo.
La maggior parte delle ragazze, non ricevette un'istruzione, ma, le giovani donne provenienti da famiglie ricche, si avvicinarono allo studio.
Nel 1500, i primi salotti, furono aperti dalle donne aristocratiche e dell'alta borghesia, per mantenere questo ruolo dovevano essere educate, con un comportamento adeguato al sostenere delle conversazioni, dovevano saper suonare e cantare e danzare con eleganza
.L'istruzione spaziava in vari campi, ma non era approfondita seguiva solamente la moda del tempo.
Le donne che si sono schierate su molti fronti, erano determinate, anche le regine diedero un apporto alla storia e alla cultura dei loro paesi, altre donne per miseria, paura, convinzione o ignoranza combatterono senza risparmiarsi, diventando il bersaglio di accuse e persecuzioni del loro tempo lasciandoci una storia molto poco edificante....
Nel cinquecento la donna divenne donna di palazzo, non doveva più seguire modelli, La dama doveva avere le medesime caratteristiche del cortigiano, doveva avere “grazia” nelle maniere, nei portamento nei gesti, e doveva essere tenera e delicata.
Venne iniziato il processo giuridico,che consentiva di formare l'istituzione famigliare, le donne vennero divise in due gruppi:
Le oneste, che vivevano nelle famiglie o nei chiostri dei conventi, e le cortigiane, che esercitavano la prostituzione.
La prostituta raccoglieva in se il dare, per avere il piacere e la ricerca per la rispettabilità, lo scambio è chiaro, il denaro significa potere, il potere significa autonomia. Le cortigiane, erano libere dagli obblighi familiari, potevano suonare, comporre musica, scrivere, dipingere, cantare, danzare, giocare con tutte le forme dell’arte, esprimevano una loro socialità.
Nel corso dei secoli, l'emancipazione della donna, ha incontrato diversi ostacoli, sopratutto quando si è trattato di superare pregiudizi morali.