il filo dei ricordi-racconti

domenica 16 agosto 2020

La prostituzione nell'arte

Nel dicembre 2017 sono stata a Pompei, è spettacolare tutto quello che ho potuto visitare, mi tornano alla mente anche delle curiosità, la guida turistica ci aveva fatto notare che sul lastricato stradale era inciso nella pietra un fallo, (organo riproduttivo maschile), stava ad indicare che, nelle vicinanze c’era un bordello,

 il fallo era anche inciso su targhe di terracotta, o sui muri esterni delle case, vicino alle fontanelle dell'acqua, considerato un segno di buon auspicio serviva ad allontanare il malocchio.


 Ci sono poi affreschi espliciti, ci raccontano che anche a quei tempi, i luoghi di piacere a pagamento esistevano, molto sesso e colori forti.

 Una rappresentazione eterosessuale, omosessuale o con più soggetti, sembra che il sesso era molto più libero di quanto noi possiamo, oggi pensare. 



 
Anche nel medioevo,malgrado non fossero anni 
facili si continuava a rappresentare nell’arte, le donne di facili costumi,dei locali dove si esibivano e dei loro frequentatori. 



Col Rinascimento, dove la morale pubblica è più rigida, l’arte dovette ritirarsi.
 Nel cinquecento, non erano prostitute di strada, le chiamavano cortigiane, frequentavano la corte, appartenevano ad un livello sociale abbastanza alto, Tullia d’Aragona, per esempio, era figlia di una cortigiana, faceva la cortigiana, era persona estremamente colta, poetessa, malgrado i tanti sforzi per essere ricordata come donna letterata, rimase nella storia e per sempre una cortigiana. Era la poetessa che credeva nella parità tra uomo e donna, ma veniva ricordata solamente come la “cortigiana degli Accademici”, venne dimenticata in fretta, e morì sola.


 Veronica Franco, in quel di Venezia era definita “cortigiana Honorata, coltivava molti interessi intellettuali, non era una donna di basso livello, molto spesso,fare la cortigiana era l’unico modo per poter raggiungere l’autonomia, Tintoretto fu uno degli ammiratori di Veronica. 


Anche Michelangelo Merisi, il Caravaggio, per realizzare il dipinto “Morte della Vergine”, ha utilizzato come modella una prostituta, morta annegata nel Tevere,la donna aveva il ventre gonfio, nell’ opera è il riconoscimento della gravidanza ultraterrena di Maria, il quadro come tante delle cose fatte dal Caravaggio, fu uno scandalo che oggi noi, possiamo ammirare al Louvre.


 Nel quadro il figliol prodigo dissipa tutti gli averi con una prostituta,Rembrand ci racconta la dissolutezza, un dipinto conservato presso la Gemäldegalerie di Dresda(Germania).


 E dunque vero che è il mestiere più vecchio del mondo.
In Francia tra il 1800 e il 1900 nei bordelli di Parigi si poteva incontrare Degas o Picasso, Toulose Lautrec,e Manet, queste donne,solitamente disprezzate,diventarono le modelle dei loro dipinti, così attraverso l’avvenenza di alcune, la sensualità senza volgarità,oppure rappresentate nell’attesa del cliente, in ambienti nella vita reale,non si trattava solo di donne dai comportamenti sessuali ambigui, né di classi sociali, potevano essere nude o vestite da nobildonne,in queste tele viene rappresentato lo splendore di un ‘epoca, per molti altri aspetti si tocca la sofferenza , la solitudine, e il mondo nascosto dalla facciata di perbenismo, sono la memoria della vita di molte donne,che oggi ammiriamo, nei musei del mondo intero o nelle collezioni private.
 Nell’assenzio di Degas (1875-1876) i due personaggi, una coppia, lei è la prostituta e il suo compagno, forse colui che sfrutta l’attività della donna,lo sguardo è assente nei due personaggi, si avverte la solitudine,sono seduti vicini, non si guardano,non si parlano, ognuno perso dentro i propri pensieri, la distanza viene percepita ma non è reale come se avessero raggiunto la consapevolezza di aver perso.


 L’approccio di Degas era da osservatore distaccato, rappresentava la realtà ma con tono distaccato, era un narratore delle situazioni che si venivano a creare, prostitute in attesa di clienti,


 clienti a volte impacciati, gentiluomini eleganti molto spesso coinvolti da donne nude con il corpo in decadimento dall’età che avanzava, in pose volgari per meglio accattivarsi la clientela,


senza tenere minimamente conto della situazione di queste donne senza provarne mai comprensione.
 Henri Toulose Lautrec era un abituale frequentatore dei bordelli di Parigi, il rapporto che aveva con le prostitute era totalmente diverso,






 
 probabilmente dovuto al fatto che aveva dei problemi di salute, una malattia alle ossa, che gli aveva impedito di crescere, che con il passare del tempo era sempre più invalidante, pur essendo nobile di famiglia, preferiva sfuggire al perbenismo di nobili e aristocratici, e passare le sue giornate nei bassifondi parigini,dove le differenze non facevano scalpore, tanto che in uno di quei bordelli, al numero 8 di rue d’Amboise, trasferì la propria residenza, ritenendo di aver trovato finalmente donne della sua statura.Tutti noi abbiamo bisogno di calore umano, solo e semplice calore al di la dei titoli nobiliari.


   Nel 1906 Pablo Picasso, dipinge “Le Bordel d’Avignon”, (il bordello di Avignone) cinque prostitute in un bordello di calle Avignon, a Barcellona, Picasso era un pittore già conosciuto, espose l’opera solo 10 anni dopo, al Salon d’Antin,e se pur non fosse d’accordo, il nome dell’opera venne cambiato: divenne Le demoiselle d’Avignon,era il periodo della guerra, Picasso subì le influenze di altri pittori, e di altri stili fino a rendere quest’opera controversa da studiare, e sopratutto da capire iniziava così il percorso del cubismo. Non erano le opere che facevano scandalo, nemmeno il tema, quello che scandalizzava era il fatto che gli artisti volessero rendere nota questa realtà.


13 commenti:

  1. Come sempre un racconto molto interessante sempre molto brava Enrica ciao alla prossima.... Maurizio G.

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  2. Anche questo post è molto ricco ed esauriente.Brava Enrica OLga

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  3. Bellissimo Enrica,molto interessante.Anna B.

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  4. si vede quanto ami l'arte, si sente quanto ti piace.Morena

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  5. Non sapevo che Pompei fosse così libertina, non ero a conoscenza che Degas le osservasse, ero convinto che fosse una serie di bagnanti.....

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  6. Letto e apprezzato molto bello... Ass lario

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  7. È imprescindibile che la storia dell’uomo ha vissuto parallelamente con la storia della prostituzione, (attenzione, non solo femminile), e non poteva mancare che la questione non fosse immortalato nelle opere dei migliori artisti di ogni epoca. Così come non poteva mancare che Enrica trattasse l’argomento con le sue argute e precise osservazioni, citazioni e riferimenti. Grazie Enrica, sempre molto interessanti ed esaurienti i tuoi scritti. Un saluto.

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  8. Il mestiere più antico del mondo, come ci ricorda Enrica, è stato spesso rappresentato dagli artisti nelle loro opere. Ai tanti casi gia citati in questo scritto, vorrei aggiungere Violetta protagonista della Traviata di Giuseppe Verdi, dove si narra le vicende di una ricca cortigiana o prostituta di alto bordo, che si innamora, ricambiata , di un giovane cliente, un vero capolavoro che ha una conclusione drammatica. Ennesimo grazie e complimenti alla autrice. G

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  9. Enrica, grazie per le ricerche, grazie perché scrivi con semplicità grazie grazie, ti aspetto Marisa

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  10. Bello Enrica, brava, interessante..Margherita

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  11. Bello sapere che tanto è stato dedicato alle Donne, con il mestiere più antico del mondo, ma comunque Donne indipendenti, capaci a volte di farsi spazio nelle diverse fascie sociali, Donne che, attraverso il sesso e le relazioni, avranno avuto sicuramente molto da raccontare.Grazie Enrica, Anna F.

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  12. Come sempre sei esauriente nel raccontare la storia, del più vecchio mestiere del mondo raccontata con i colori e l'anima di pittori famosi. Di cortigiane, di donne che con sguardi spenti, che raccontano quanto sia dura una vita di piacere... non credo. Brava tu che con armonia hai trattato un argomento difficile.

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  13. Bel racconto, argomento trattato con eleganza. Brava Enrica!!!

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