il filo dei ricordi-racconti

domenica 24 gennaio 2021

Charlotte Salomon


                         Charlotte Salomon



L’arte e la vita di alcuni personaggi sono un intreccio di eventi.

Charlotte Salomon, era nata in una famiglia borghese, il 16 aprile 1917, da genitori entrambi ebrei, il padre è uno stimato chirurgo, Albert Salomon

conosciuto per i suoi studi sulle mastectomie precoci che furono considerate come l'inizio della mammografia, la madre Franziska Grunwald un’infermiera.

Quando ha nove anni, la madre muore, buttandosi dalla finestra, alla ragazzina viene raccontato che aveva una grave malattia, in realtà nella famiglia è un evento che si ripete.

Per un po’ di anni venne seguita da un’istitutrice, fino a quando il padre decise di risposarsi con una cantante lirica di fama, Paula Linberg.

I sentimenti della ragazzina, nei confronti della matrigna, si alternavano dalla gelosia alla dipendenza, Paula diventa comunque una figura importante per l’adolescente.

Attraverso la rete di conoscenze artistiche della matrigna, la giovane si avvicina alla musica e all’arte, proprio mentre si diffondono le idee e il consenso al Nazionalsocialismo.

Con l’avvento di Hitler al potere, con le leggi razziali, i nonni materni emigrano in Italia, poi in Francia. Nel 1935, Charlotte viene accolta come unica giudea al 100%, all’Accademia di belle Arti di Berlino, qui apprende le tecniche tradizionali, ma i suoi lavori sono indirizzati ad uno stile moderno, avendo potuto studiare dei testi presenti nella biblioteca dell’Accademia, nascosti alle razzie naziste, che consideravano queste arti degenerate.



In Accademia Charlotte, riesce ad instaurare rapporti di affetto, stima e amicizia, ma prova anche la discriminazione, e  perché ebrea, l’esclusione da un concorso in cui era considerata una delle favorite.



Il signor Albert, cerca di continuare a fare il chirurgo, anche se era stato dimesso dall’Università fin dal 1933, proprio in virtù delle leggi razziali.

Albert Salomon, viene fatto prigioniero nel 1936,


 Charlotte decise di raggiungere i nonni in Francia, 



il padre venne deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen fino al 1939, quando riuscì ad evadere e a raggiungere i Paesi Bassi.
Nel 1938, la politica contro gli ebrei degenera, la notte dei cristalli è il culmine della follia nazista, il 9 novembre 1938, tutte le sinagoghe vennero distrutte, 30 mila ebrei avviati nei lager, i loro negozi distrutti.





Le aggressioni Italo tedesche, iniziano intorno al 1939, anno in cui Charlotte riesce a sventare il suicidio della nonna materna, caduta in depressione.



In quell’occasione, viene informata dal nonno che nella famiglia il suicidio è un evento che spesso si è ripetuto, la nonna nel 1940 riesce nel suo intento



Il nazismo, le fughe, i suicidi, hanno avuto su Charlotte una reazione tragica, alternava ansia e depressione, tanto da aver paura di diventare pazza.



Charlotte inizia a dipingere con molta energia, intenzionata a creare qualcosa che racconti la follia e la vita singolare di quel periodo.



Dalla fine del 1939 al 1942 riesce a completare un’opera dove raccoglie pittura, teatro, e musica e la intitolerà “ Vita? O Teatro”.

Sono 800 tavole rilegate di stesura finale, ma con disegni i preparatori, le prove e la produzioni di contorno, si arriva alla notevole cifra di 1325 tavole. Attraverso le scene, rappresenta le campagne di odio nei confronti degli ebrei, l’arroganza delle parate naziste, la confusione, la paura, la violenza delle aggressioni sulle popolazioni inermi, e impreparate.

In queste tavole rielabora i torti subiti in quanto ebrea, i lutti della sua famiglia,



 il rapporto con la seconda moglie di suo padre, e l’esilio in Francia, e ancora una volta la brutalità del nazismo.

E’ la regista di una produzione fatta di pittura, di grafica, un opera completa di testi e musiche, strutturata come un vero e proprio copione teatrale.



Nel racconto Charlotte riscatta la sua personalità di donna, una donna che per mezzo della propria arte,



 nella tragedia, allontana gli orrori che la circondano. Ripercorre la propria storia dal 1913, anno in cui una zia diciottenne si suicida, zia di cui lei porta il nome.
Racconta con una precisa descrizione i cambiamenti sociali a cui porta il nazismo, l’esilio,




 



i luoghi, le città, i paesi a cui poteva fare riferimento, le amicizie e gli amori che nella sua breve vita ha incontrato. Fino al matrimonio con Alexander Nagler, 
che le restituisce la serenità, vivono insieme, la coppia viene presa nel corso di una retata, Charlotte è incinta di pochi mesi, finisce nella camera a gas il giorno stesso in cui raggiunge Auschwitz.


Il racconto è stato tratto in salvo da una sua amica americana, Ottilie Moore, che lo ha consegnato ai famigliari dopo la guerra. Attualmente è custodito presso il Joods Historisch Museum di Amsterdam, città dove il padre nel dopo guerra insegnava come professore.




9 commenti:

  1. Storia tragica di questa famiglia che hai saputo raccontare egregiamente.Grazie Enrica e buona domenica.

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  2. Patrizia Vitalucci
    Una storia tragica,che è giusto conoscere. Grazie e buona domenica

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  3. È giusto portare alla conoscienza di tutti,orrori che non si dovranno ripetere mai più.Brava Enrica Anna B.

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  4. Ci hai fatto conoscere Charlotte Salomon: un'artista che ha saputo esprimere il suo vissuto attraverso l'arte, le sue stupende doti, pur nella grande sofferenza di una vita dolorosissima, dove vigeva la follia nazista.
    Un racconto che aiuta, ancora una volta, a riflettere, esperienze terribili che, molte persone sopravvissute ai campi di concentramento, avevano persino il timore di raccontare, per non essere considerate pazze!
    Che possa tutto rimanere nella memoria per non ripetere mai più, mai più tanto orrore!
    Complimenti, Enrica!

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  5. Ciao, una bella storia vissuta fino alla fine,l'arte la musica,con i suoi dipinti ha raccontato la tragedia della seconda guerra mondiale con il massacro degli Ebrei.Questa arte ci dovrebbe insegnare tante cose,che la liberà di tutta la specie umana,va rispettata in tutti i sensi.Viva la democrazia

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  6. Enrica sono orgoglioso di conoscerti,sei bravissima i tuoi racconti mi fanno sempre riflettere e imparo sempre cose che non sapevo......ti posso dire solo grazie continua sempre così.....ciao Maurizio G.

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  7. Manca poco al giorno della memoria, e Enrica ci descrive un tragico ed interessante racconto della infamita'del nazismo. Una giusta miscela di storia ed arte. Da apprezzare molto anche come tempistica che dimostra che l'autrice sia sempre sul pezzo. G

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  8. Mi associo ai commenti che esprimono elogi alle tue capacità descrittive su argomenti di grande interesse storico, sociale e artistico, grazie Enrica, i tuoi post aprono panorami spesso poco conosciuti, non sei mai superficiale e ti ammiro per questo, ciao.

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