il filo dei ricordi-racconti

martedì 21 gennaio 2014

LA GIORNATA DELLA MEMORIA E LE SEE GROTTE

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio è la ricorrenza internazionale della giornata della memoria, il giorno in cui vengono ricordati, tutti coloro che hanno subito la prepotenza nazista, viene ricordato l'Olocausto.
Olocausto, significa sacrificio sul fuoco, di animali, ma la dottrina nazista, non fece altro che attuare il sacrificio mettendo nelle camere a gas e nei forni crematori poi, tutti coloro che riteneva indesiderati.

Auschwitz, il campo di concentramento nazista, il centro più grande ed efficiente, dove con lo sterminio risolvevano il problema ebraico, oltre ad altre categorie di internati.



Il complesso, aveva più di un campo, Birkenau era il campo di sterminio, al suo interno vi persero la vita oltre un milione e centomila persone, in maggioranza ebrei di qualunque nazionalità, ma anche prigionieri non abili ai lavori venivano condotti nelle camere a gas.
Dal web :
Nel periodo in cui la tirannia nazista dominò gran parte dell’Europa, oltre agli Ebrei, i Tedeschi e i loro collaboratori perseguitarono e sterminarono milioni di persone appartenenti ad altri gruppi. In particolare, tra i due e i tre milioni di prigionieri di guerra sovietici furono immediatamente assassinati, o trovarono la morte per inedia, malattia, mancanza di cure o maltrattamenti. Oltre a ciò, i Tedeschi perseguitarono e uccisero gran parte degli intellettuali polacchi non-ebrei, e deportarono milioni di civili sia polacchi che sovietici in Germania e nella Polonia occupata, destinandoli ai lavori forzati. Molti di loro morirono a causa delle condizioni disumane in cui furono costretti a vivere e lavorare. Sin dall’inizio del Regime Nazista, le autorità tedesche perseguitarono gli omosessuali e altri gruppi le cui abitudini erano considerate contrarie alle norme sociali del tempo.
La polizia tedesca prese di mira migliaia di oppositori politici (tra i quali comunisti, socialisti e sindacalisti), nonché dissidenti religiosi (come i Testimoni di Geova). Molti di loro morirono in carcere, o per i maltrattamenti subiti.




Nell'immaginario umano, Auschwitz, è divenuto il simbolo della cattiveria umana, nei confronti di altri uomini, con l'abbattimento dei cancelli il 27 gennaio 1945, l'avvenuta liberazione poi, questo giorno è diventato il simbolo della fine della Shoah.
Una vittoria lenta, che ha avuto un prezzo altissimo di vite, la vittoria della libertà sull'oppressione.



Ho visitato, in occasione di una gita organizzata le SEE GROTTE :
Nei pressi di Vienna , a circa 4 km da Modling, a Hinderbruhl, troviamo un bellissimo castello in stile romanico Lichtenstein,  e la miniera delle See Grotte:




Nel 1912 in seguito ad un cedimento strutturale, questa cava di calce è diventato un lago sotterraneo.
Durante la II guerra mondiale, venne prosciugata attraverso delle pompe azionate giorno e notte, qui i prigionieri di guerra di ogni Nazione e credo religioso furono costretti a lavorare e creare per le Forze Armate Tedesche.




Le SEE GROTTE furono requisite dalle forze militari tedesche, gli stabilimenti statali “Heinkel-Werke” vi insallarono la fabbricazione di aeroplani .......
In queste gallerie e cunicoli, venivano prodotti aerei da combattimento.



E' stato costruito proprio qui, il primo aereo da combattimento, un JET A REAZIONE si chiamava HEINKEL HE162. SALAMANDER.





Era un campo di concentramento sotto terra , ci lavoravano 2000 prigionieri di nazionalità diversa , venivano collocati in base alle loro attidudini, secondo il lavoro che svolgevano prima della guerra, nelle loro patrie.
Ingenieri inglesi, francesi, tedeschi ebrei, e anche italiani progettavano per il Terzo Reick quelli che, sono stati successivamente considerati dei fiori all'occhiello dell'aeronautica, c'erano poi tornitori meccanici e operai per assemblare i bestioni volanti, polacchi, italiani, e tanti, tanti ebrei.










Ora le SEE GROTTE sono lago sotterraneo e si può visitare.
All'interno di questa galleria, un signore ci invita a salire e a prendere posto, su un barcone , un nastro registrato spiega il percorso, si vedono cunicoli alla destra e alla sinistra che non abbiamo visitato, ogni cunicolo era un reparto.



Rispetto ad un campo di concentramento, dove l'impatto è duro, dove la realtà di chi l'ha vissuta è percepibile, quasi presente.
In questa galleria, seduti su questo barcone, ci dobbiamo immedesimare ascoltando le spiegazioni della guida locale e del nastro registrato che spiega il percorso, le luci sono fluorescenti.



Ogni galleria che abbiamo avuto alla nostra destra o alla nostra sinistra, ricordava una popolazione fatta prigioniera, ho visto altari in una galleria di prigionieri italiani, un'altra di prigionieri polacchi, un'altra ancora di inglesi, e di francesi.















Le didascalie per ricordare la galleria Italiana o polacca , queste sono quelle che più ricordo, ma la galleria che più mi ha lasciata esterefatta è quella ebrea con una stella di david, agli ebrei veniva indotta , ancora una cattiveria in più, venivano cucite sulle divise da lavoro le stelle di David, discriminazione, in un oceano di discriminati.

Le foto delle gallerie dove venivano assemblati i pezzi , le foto dei macchinari usati, i disegni dei progetti degli aerei , sono quadri che rappresentano una memoria muta di una follia mondiale
Gli assemblaggi venivano fatti a piccoli pezzi e poi trasportati in altre gallerie per essere completati, attraverso un montacarichi, che veniva azionato da degli asinelli nani che giravano su se stessi per 24 ore al giorno, poi trasportati verso l'alto, perchè la fabbrica lavorava a pieno ritmo, era la migliore fabbrica essendo sotterranea, protetta dai bombardamenti e poco rintracciabile .





Solo una cosa è certa, da queste gallerie nessuno è uscito illeso. Tutti, ma proprio tutti, prigionieri e carcieri tedeschi, asinelli compresi, ne sono usciti ciechi perchè la calce ha bruciato loro gli occhi.

Le guide tendono a minimizzare sulla fabbrica di morte, vogliono farci vedere solo il bello di questo luogo, purtroppo la visita è importante per il percorso storico, per permetterci di non dimenticare.


martedì 14 gennaio 2014

Sant' Antonio Abate

La Signora per cui, io lavoro, in questa settimana, avrebbe voluto fare dei lavori particolari, ma visto il tempo, ha cambiato idea.
Voleva che la sua casa,  avesse tutto in ordine, e fosse pulitissima per una festa importante:
ricorre il 17 gennaio, la festa di S. Antonio Abate, il patrono del paese, viene festeggiato con un falò nella piazza comunale, dove viene allestito un mercatino e il parroco da la benedizione agli animali.

Sant'Antonio Abate fu uno dei più illustri eremiti della Chiesa, nato a Coma, in Egitto, all'età di vent'anni lasciò ogni suo avere, per vivere dapprima in un deserto e poi sulle rive del Mar Rosso, morì quasi centenario, ma già in vita aveva avuto fama di Santità, tanto che anche l'Imperatore Costantino e i suoi figli gli chiesero consiglio.


Viene definito, il patrono degli animali domestici, e di tutti coloro che lavorano il fuoco.


S.Antonio Abate viene festeggiato in tanti luoghi, nella vicina Svizzera, a Varese, a Livigno (parlo solo delle zone che conosco).
Ogni 16 e 17 gennaio a Varese , si festeggia la tradizionale Festa di Sant' Antonio, accendendo un falò davanti alla chiesa omonima in piazza della Motta.











Nel falò vengono buttati i bigliettini, su cui le donne e gli uomini presenti, scrivono le proprie richieste d’amore invocando Sant’ Antonio: 
la tradizione risale ai tempi in cui gli uomini emigrati in Germania e in Svizzera tornavano a casa e le donne del tempo chiedevano a Sant’Antonio di fargli trovare un uomo pronunciando la seguente filastrocca:
 “Sant’Antonio del purscèl/ fam truva un om che sia bel/damel picul damel grand/ ma damel mia con stort i gamb
 (Sant’Antonio santo del maiale, fammi trovare un bell'uomo da sposare, non importa che sia grande o piccolo, ma non con le gambe storte). 
Nella mattina del 17 gennaio, alla conclusione della messa solenne, vengono benedetti tutti gli animali e vengono lanciati in aria dai bambini dei palloncini contenenti anch’essi dei  bigliettini.





La festa è molto sentita dai varesini e conta un numero di partecipanti ogni anno superiore ai duemila. Oltre alle celebrazioni religiose e al falò, la città ospita bancarelle alimentari che espongono e vendono prodotti locali tipici.



Mentre invece a Livigno secondo diversi documenti che risalgono all'anno 1082 venne dedicata la Chiesa Parrocchiale di S,Antonio Valfurva, mentre a Bormio altri documenti dimostrano che verso la fine del 1300 nella frazione di Combo si autorizzava a costruire una chiesa dedicata S.Antonio Abate e S. Agostino.
S. Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali.

Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster.
La leggenda popolare narra che s. Antonio, si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo, e mentre il suo maialino, sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale, il suo bastone a ‘tau’, portò fuori insieme al maialino recuperato, il fuoco che donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.





Il morbo che curava, era conosciuto sin dall’antichità come ‘ignis sacer’ per il bruciore che provocava.



Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois


Il Papa, accordò loro il privilegio di allevare maiali, per uso proprio e a spese della comunità, proprio a Livigno, il comune pagava 40 soldi ai frati di S Antonio, e un documento sancisce che il ricavato della vendita delle carni, del porco del Comune,  fosse destinato agli emissari del convento di S. Antonioil sacrestano della Chiesa, d'inverno, aveva l'obbligo di accudire gli animali, che invece d'estate,   potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.


Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di S. Antonio” e poi “fuoco di S. Antonio” per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.



Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici;



Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.




È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo, anche se poi nella devozione onomastica è stato soppiantato dal XIII sec. dal grande omonimo santo taumaturgo di Padova.
Nell’Italia Meridionale per distinguerlo è chiamato “Sant’Antuono”.




lunedì 13 gennaio 2014

IL MONASTERO DI MUSTAIR

Alcune volte, si parte per una gita di qualche giorno, senza avere precise informazioni, all'ultimo momento una amica ti avvisa che c'è una gita sul lago di Resia, che sono rimasti liberi pochi posti e, senza pensarci poi tanto ho detto di prenotare.
Non conoscendo bene il programma, il nostro pullman dopo essersi diretto verso Saint Moritz, oltrepassando Zernez si ferma per una visita al Monastero di Mustair.


Il monastero di San Giovanni Battista, si trova in Svizzera, nel Canton Grigioni, precisamente a Mustair, in Valle Monastero, vicinissima al confine con la Val Venosta, in Alto Adige.
L'Unesco lo ha riconosciuo come Patrimonio mondiale culturale dell'Umanità.
La chiesa convettuale di San Giovanni, risale al 780, fondata dal vescovo di Coira,con il campanile e la torre Planta e le guglie a coda di rondine contraddistinguono il monastero e il villaggio di Mustair.
Il convento custodisce tesori culturali e artistici unici, avendo subito almeno otto fasi di ristrutturazione, ogni epoca ha lasciato le proprie tracce, con stuccature, volte, salotti rivestiti in legno che fondendosi tra di loro offrono al visitatore un insieme armonico.



Partendo dall'interno, dove un ciclo pittorico, raffigurante storie dell'Antico e del nuovo testamento ci racconta la storia.
Gli affreschi, alcuni danneggiati, altri invece mantenuti egregiamente, come la "guarigione di Emorroissa",
risalgono al IX secolo, sono di arte carolingia e romanica del basso e alto medioevo, un unico ciclo meglio conservato e il più ricco del mondo.


La chiesa è interamente dipinta, deve la sua particolarità e la sua esistenza a Carlo Magno, oltre alla chiesa si può visitare anche la torre difensiva più antica dell'arco alpino.



Questo complesso monastico trasuda storia,una storia iniziata 1210 anni fa.
Ci sono anche, scene datate 1160, che forse sono le meglio conservate, dove secondo gli esperti, la tecnica e lo stile corrispondono, a diverse produzioni ritrovate in lombardia, per cui sono giunti alla conclusione che un maestro lombardo possa aver lavorato a questi affreschi romanici.


La guida, che ci ha presentato il percorso, pur essendo esaustiva ci ha accompagnato abbastanza velocemente, per non disturbare le suore, che ancora vivono nel convento e che mettono a disposizione nove camere a chi cerca un periodo di pace.



Una leggenda unisce il mito alla storia (fonte Web)
Carlo Magno, di rientro dalla sua incoronazione a re dei Longobardi nel 774, riuscì a sopravvivere a una bufera di neve e in segno di gratitudine fondò il convento di San Giovanni. Müstair si trovava infatti in una posizione strategica per le sue ambizioni di espansione ad est, verso la Baviera.



Come ogni leggenda, anche questa sembra avere un fondo di verità: le travi in legno inserite nella struttura originaria della chiesa risalgono proprio al periodo in cui l'imperatore percorse la Valtellina e attraversò il passo dell'Umbrail dopo aver conquistato il regno longobardo. Da allora la figura dell'imperatore è venerata come quella di un santo a Müstair. La sua statua si erge fiera a fianco del crocifisso, quale guardiano della chiesa



Sin dall'inizio il convento è stato decorato con pitture murali e vetrate policrome, segno evidente di un periodo di prosperità e rinascita culturale. «Bisogna immaginare la chiesa come un locale semplice, con pareti lisce e un soffitto piatto, interamente dipinto», spiega Elke Larcher. I pilastri, la volta e il matroneo furono aggiunti solo nel 1492.
Gli affreschi carolingi (VIII e IX secolo) ricoprivano interamente le pareti della chiesa e illustravano la storia della redenzione. Intorno al 1200 tutta la parete orientale fu completamente decorata con un nuovo strato di affreschi, più dinamico e fantasioso rispetto al passato, ma caratterizzato dagli stessi contenuti iconografici.


Grazie al riconoscimento da parte dell' Unesco questa zona prevalentemente agricola, ora vive anche di turismo considerando che il monastero è circondato anche dal Parco Nazionale Svizzero.











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martedì 7 gennaio 2014

Cannobio e la tradizione


Un proverbio dice che l'Epifania, tutte le feste si porta via, ma non è così a Cannobio, sul lago Maggiore.
Infatti il sette gennaio è il giorno della festa del paese.


Ogni anno viene ricordato il miracolo avvenuto nell'osteria del paese: nel 1522, un dipinto in pergamena, che rappresentava Cristo deposto dalla croce con la vergine Maria e San Giovanni Evangelista, sudava e perdeva sangue, davanti a tantissimi testimoni, dal costato di Cristo sanguinante, uscì una piccola costola, con aderenze di carne, che fu raccolta dai sacerdoti, messa in un calice e portata in processione, per poi sistemarla nella chiesa di San Vittore con un sudario, una tovaglia e altre stoffe,  con le quali il sangue era stato asciugato.
La pergamena è stata analizzata, nel 1922 e dagli esami chimici le tracce risultarono di essere di sangue vero.
Gli abitanti di Cannobio, onorano la SS. Pietà, ogni anno, lo fanno rispettando la tradizione.
Nel 1522 , le vie del borgo, non erano illuminate ed al passaggio della prima processione, i Cannobiesi,  aprirono le finestre e sporgendo i lumi ad olio e le candele illuminarono le vie che venivano percorse con le reliquie, con canti e salmi.
Ancora oggi le luci vengono spente; mentre passa la processione, tanti "luminieri" posti sui davanzali delle finestre, danno luce alle vie della città, anche le sponde del lago e le barche in porto vengono illuminate in questo modo, dando un aspetto surreale quasi magico.

Il menù, in questi giorni, in ogni casa, o ristorante, è uguale per tutti: pasta e fagioli, patate lesse e luganiche (una salsiccia di carne bovina e aglio), questo era il cibo che si mangiava in quei giorni nell'osteria del miracolo.



Ora al posto dell'osteria sorge un grande Santuario, voluto fortemente dal San Carlo Borromeo, nel Santuario della SS Pietà, vengono conservate la pergamena con la tovaglia, mentre la costola si trova nella chiesa di San Vittore.

Questo racconto, è nato ieri, Milena una amica che gioca al minigolf me lo ha raccontato e io l'ho scritto.


Viene ricordata in modo profano come la festa dei lumieri, o festa della Luganiga, per i credenti è la festa della SS. Pietà.