Nato in provincia di Vercelli, a Valduggia, la data di nascita non è certa, fra 1475 e il 1480.
Le notizie su Gaudenzio Ferrari sono molto poche , non si sa dove, e in quale bottega, abbia fatto l’apprendistato.
Gaudenzio Ferrari, pittore e scultore, destinato a diventare uno degli esponenti che hanno reso importante la storia dell’arte il sedicesimo secolo.
Intorno alla fine del 1400, gli studiosi lo collocano a Milano, dove lavora per come allievo presso la Fabbrica del Duomo. Nelle sue opere si trovano influenze leonardesche, che più si notano, ma non è certamente indifferente alle influenze del Perugino o di Raffaello, e non solo, grazie agli studi sulle incisioni si avvicina anche alla scuola danubiana, uno dei fondatori di tale movimento fu Albrecht Durer.
Era dunque un giovane artista che dimostrava di assimilare e integrare diverse discipline.
Tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 Gaudenzio Ferrari, ottiene il titolo di Magister, “Maestro delle arti”, intorno al 1507 realizza gli affreschi della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo, sono considerati a tutt’oggi dei capolavori della pittura rinascimentale tra Piemonte e Lombardia, raccontano la Vita e la Passione di Cristo,
venti riquadri, che hanno la funzione di Bibbia dei poveri, dall’Annunciazione alla Resurrezione di Cristo,
un racconto pieno di umanità che sarà proprio il metodo con il quale si distinguerà Gaudenzio Ferrari, nella rappresentazione sacra.
Un altro progetto di quel periodo, con cui sarà legato indissolubilmente è il Sacro Monte, a Varallo, sono sue le statue lignee nella Cappella dell’annunciazione,
e nella Cappella di Gesù che sale la scala del Pretorio, in particolare le figure di Cristo e del Manigoldo.
Gaudenzio Ferrari ha la capacità di far incontrare la pittura con la scultura.
L’opera del Sacro Mote di Varallo è considerata Patrimonio mondiale dell’umanità. Ha realizzato statue dipinte a grandezza naturale riproducendo “il pellegrinaggio in Palestina, o nuova Gerusalemme",
La pittura e le statue nelle sue opere sono un'unione che vive, nei volti, viene rappresentata l’umanità e il riconoscimento dei personaggi, Gaudenzio Ferrari in questo, ha subito l’influenza di Leonardo.
A Novara ha lavorato ad un polittico nella Cappella della Natività nella chiesa di San Gaudenzio
Anche nella chiesa di San Cristoforo a Vercelli, possiamo trovare molte sue opere:
La Madonna degli aranci.
La Cappella della Maddalena
L’Assunzione della Vergine
e la volta a Grottesche.
A Saronno firma il contratto per svolgere dei lavori nella cupola di Santa Maria dei miracoli, inizia i lavori nel 1535 3 che terminò l'anno successivo, continuò la sua collaborazione, anche negli anni successivi, lavorò principalmente sulle sculture lignee di Dio Padre, della Vergine Assunta, dei profeti e delle sibille. Iniziò anche i tondi sotto la cupola ma non riuscì a terminarli, lavori che terminò il suo allievo Bernardino Ladino.
Come nel Sacro Monte di Varallo, a Saronno Gaudenzio Ferrari opera sia come pittore che come scultore;
Se al Sacro Monte di Varallo ha operato più come scultore, a Saronno ha prevalso come pittore, la tecnica dell'affresco gli era assolutamente congeniale, e nel restauro più recente sono state scoperte nei panni degli angeli delle finiture in stucco rivestite di oro zecchino.
Il grande coro angelico che c'è all'interno della cupola è il concerto di angeli più affollato di cui si abbia conoscenza,
sono presenti strumenti musicali provenienti dal nuovo mondo (America e isole , ma anche strumenti inventati che secondo qualche esperto potrebbero anche suonare, era infatti diffusa tra le arti quella di saper suonare uno strumento.
Quello che distingue Gaudenzio Ferrari è la chiarezza con cui narra la vita di Cristo e tutte le storie sacre, che sapeva raccontare ai pellegrini con semplicità.
Anna e Gioacchino conservato a Brera
Il suo non è solo un modo di dipingere, è un modo di raccontare sensibile, ha quindi la particolarità di saper accostare tanti tipi di insegnamenti studiati dai grandi maestri, Leonardo, Raffaello Durer, Perugino e Lorenzo Lotto, senza mettere mai in dubbio la propria indole pittorica.
Il genio artistico di Gaudenzio Ferrari si allontana dal modello di rappresentazione classica. E' diversa dall'Ultima Cena di Leonardo, un modo inedito, quasi un gioco, sfruttando uno scorcio prospettico, nel quale lo spettatore si immerge direttamente in un insieme dinamico ed elegante ,verso il centro dell’opera,
dove è posto Gesù, che ha vicino Giovanni evangelista addormentato sulla sua spalla.
Attorno a queste due figure, gli altri apostoli si accalcano, con agitazione, Gesù ha appena annunciato che uno di loro lo tradirà, sulla tavola imbandita è posto il pane che verrà benedetto, spezzato, e distribuito agli apostoli, la forma è del pane tipico milanese, "la michetta".
Il vino è bianco e versato in calici, nel 1478 un viticultore di Saluzzo riuscì a vinificare l'uva rossa in vino bianco, da allora Papa Sisto IV, iniziò a diffondere l'uso del vino bianco nella liturgia, anche per evitare sgradevoli macchie sui paramenti sacri.
La finestra posta dietro le spalle di Gesù offre una veduta architettonica dando ancor più senso alla prospettiva, e non solo, l'edificio che è dipinto proprio sopra la testa di Gesù manda un messaggio religioso, rappresenta la chiesa, inteso come simbolo di comunità e continuità nel nome di Dio, per i fedeli. L'inquietudine degli apostoli, è palpabile mentre i servitori, sono affaccendati nel servire le pietanze.
I colori smaglianti delle vesti rendono viva l'opera.