IL TARTUFO
E' autunno le
foglie cambiano colore, sui tralci tanti grappoli d'uva poi le foglie
cadono e insieme a loro cadono anche i ricci pieni di castagne, nei
boschi c'è vita, rumori di rami spezzati, fruscii di foglie
spostate, voci di bimbi e di adulti, cesti pieni di frutti che la
natura ci regala, castagne, noci, funghi e tartufi.
Non ho mai
visto un tartufo da vicino ne ne ho mai assaggiato.
Mi rendo conto
della mia mancanza e per il momento mi informo poi chissà mai che
in futuro magari potrò assaggiarlo.
Ha tradizioni
antichissime il tartufo, lo usavano i Sumeri che lo mischiavano con
orzo, lenticchie e ceci, i greci, i popoli arabi, e naturalmente dai
popoli latini. Plinio il vecchio, naturalista convinto, aveva coniato
questa definizione:
Il tartufo sta
fra quelle cose che nascono e non si possono seminare.
Fino a che la scienza non ha saputo dare risposte precise sulla crescita di
questo tubero, diverse erano le versioni di credenza popolare, che
suscitava lunghissime discussioni, in alcuni periodi si temeva fosse
pericoloso e velenoso, per questo definito cibo del diavolo o delle
streghe.
Nonostante
le dicerie però l'uso nelle cucine non venne mai limitato e divenne
anche un regalo pregiato da donare ad ospiti illustri.
Nel
1700, in Piemonte, si faceva grande uso del tartufo bianco, imitando
la corte di Francia, considerato da tutte le corti d'Europa l'aglio
del ricco, per il sapore agliaceo che emana.
A
quei tempi se ne trovavano in grandi quantità, tanto che a Torino, i
sovrani italiani invitavano, ospiti nobili di rango prestigioso,
ambasciatori esteri, i quali potevano assistere o partecipare alle
battute che organizzavano per piacere.
Si
iniziò ad utilizzare i cani che grazie al loro olfatto si
dimostrarono validi collaboratori nella ricerca del tartufo.
Venne
utilizzato come dono di riguardo, sin da tempi molto antichi dal web:
Sant'Ambrogio
ringraziava il vescovo di Como, San Felice, per la bontà dei tartufi
ricevuti.
Ma
ha lusingato tantissimi esponenti della nostra storia
Il
Conte Camillo Benso di Cavour nelle sue attività politiche utilizzò
il tartufo come mezzo diplomatico, Gioacchino Rossini lo definì "Il
Mozart dei funghi", lord Byron lo teneva sulla scrivania perché
il suo profumo gli destasse la creatività, Alexandre Dumas lo definì
il Sancta Santorum della tavola. (fonte web)
Ma
anche nel nostro secolo, il tartufo ha giocato un ruolo importante.
Fu un albergatore, Giacomo Morra, che cominciò denominando il
tartufo bianco " Tartufo d'Alba ", fu il primo ad intuire
quanto potesse essere importante il tartufo in una zona come le
Langhe, promuovendo il tartufo, promuoveva tutti i prodotti della
zona, vino, carni, formaggi, nocciole e torrone.
Nei
primi anni si appoggiò alle feste annuali vendemmiali ma nel 1930
diventava la Fiera dei tartufi d'Alba.
Sviluppando
tutto il suo sapere, fondò una scuola pratica di cucina, attraverso
lunghi tirocini si apprendeva l'arte del cucinare, e si acquisiva la
patente o il diploma di chef, inventando o riproponendo piatti
antichi della tradizione delle Langhe e di Alba in particolare. Un
personaggio che ha fatto del tartufo la propria bandiera, nel suo
albergo e ristorante son passati politici, scrittori, personaggi
importanti, turisti buongustai di tutto il mondo.
la
stampa inglese già nel 1933 mandava inviati per conoscere i Tartufi
e descrivere ampiamente la Fiera ed un giornalista del Times scriveva
nel novembre del 1933 sul suo giornale: le Langhe producono i tartufi
bianchi d'Alba, i più profumati ed i più rinomati del mondo e
quando nel 1936 un giornalista italiano chiese a Giacomo Morra perché
il Tartufo d'Alba è il migliore del mondo, rispose con disarmante
semplicità: " lo chieda al Creatore!".
fonte web
La
storia di questo uomo, figlio di un mezzadro, che con l'impegno e
non poche difficoltà, da oste diventò ristoratore, inventando
parecchi antipasti, poi albergatore, e commerciante di tartufi
bianchi di Alba, e neri che si faceva spedire da Norcia, per servire
il mercato francese, studiò fino a quando scoprì il modo di conservarli,
riuscì a raggiungere gli Stati Uniti con tartufi freschi e
conservati..
Era
l'ambasciatore del tartufo italiano nel mondo. Definito come il Re
dei tartufi, seguendo l'esempio i regnanti nei secoli precedenti,
che lo utilizzavano come dono diplomatico, Giacomo Morra decise di
regalare ogni anno un grosso tartufo a uomini potenti, oppure a
grandi artisti nel mondo.
Quello
che non sapevo è che, proprio nella vicina Svizzera, a pochi km da
casa mia, vi è il territorio idoneo per la crescita di questo
particolare fungo.
Dal
monte San Giorgio, (definito anche Monte dei Sauri, dagli studiosi
dei fossili che lo definiscono un scrigno di tesori, visto i reperti
di pesci e fossili marini lunghi anche sei metri, che sono stati
ritrovati), fino al monte San Salvatore, che domina Lugano,
si
trovano tartufi che non sono inferiori ne come qualità ne come
profumo al famoso tartufo d'Alba.
La
particolarità di un terreno calcareo unita alla vegetazione di
latifoglie consente la crescita, e proprio un italiano di origine
marchigiana ne ha fatto la sua professione. Fin da piccolo andava
con il nonno per boschi alla ricerca del " diamante nero".
E
proprio grazie a quest'uomo che il tartufo Svizzero, dal 1986 fino
ai nostri giorni è stato venduto e riconosciuto nel mondo, offrendo
tartufi freschi, che ricerca personalmente con l'aiuto del proprio
cane.
Il profumo che è la caratteristica del tartufo, è penetrante
e persistente, e si sviluppa durante la maturazione lo scopo naturale
è quello di attirare gli animali selvatici, cinghiali, maiali,
tassi, ghiri e volpi, che spargeranno le spore che servono per
continuare la crescita e la specie.
In
Ticino crescono le quattro migliori specie europee di tartufi neri,
anche se in questa zona la ricerca del tartufo e al momento solo
amatoriale.
Ora
devo solo assaggiarlo chissà che non mi cucini un piatto di
tagliatelle al burro con tartufo e ...... buon appetito.