il filo dei ricordi-racconti

lunedì 23 dicembre 2019

il sapone

      Il sapone 


Quante cose non so, quante ancora cercherò di scoprirne, finché la testa e gli occhi mi permetteranno di curiosare, di leggere e approfondire....

La pubblicità ci bombarda con slogan che ci circondano,  dai giornali alle televisioni,  ai volantini dei vari supermercati....
Possiamo dire addio a macchie, di unto, di pomodoro, grazie ai detersivi,  possiamo dimenticare le incrostazioni, ma sopratutto possiamo dire di avere dei prodotti innovativi per la nostra igiene personale, e dei nostri capi di abbigliamento....
Il prodotto dal quale non ci siamo mai separati  e che da circa 3000 anni è sempre con noi è .....il sapone




Il sapone è stato inventato 3000 anni fa in Siria. 
Lo sviluppo del sapone ebbe origine nella zona di Aleppo,  gli arabi producevano sapone partendo dall’ olio d’oliva e dalle foglie alloro o di timo



che mischiavano insieme alla soda,  anch'essa ottenuta dalle ceneri di piante particolari, gli arabi  di fatto, furono gli inventori del moderno sapone.
Riuscirono ad ottenere un sapone, molto fine, profumato e colorato, che in breve tempo si diffuse su  tutto il territorio arabo prima e in Europa poi.


Gli arabi producevano sia saponi solidi che liquidi.
Con l'espansione araba in Europa, questi prodotti furono conosciuti in tutto il bacino del mar Mediterraneo, raggiungendo la Spagna e la Sicilia.
I primi saponifici d’Europa furono impiantati nel XII secolo in Castiglia (Spagna) e in Italia a Savona, a Venezia, poi in Francia dove nacque il sapone di Marsiglia, che deriva direttamente da quello di Aleppo. 



Si trattava di produzioni a carattere artigianale,  che avevano una buonissima e considerevole produzione, e si commerciavano in tutta Europa.


Se nell'antica Grecia, il bagno era considerato un completamento delle attività fisiche, in particolare dell'atletica, ci si doveva immergere in acqua fredda, in modo rapido al fine di ottenere energia, per tonificare i muscoli.
 I romani si lavavano tutte le mattine e braccia e gambe, e ogni nove giorni, tutto il resto del corpo, sempre in occasione del  giorno di mercato, ma non utilizzavano il sapone, usavano attrezzi ricurvi (gli strigili) insieme ad oli profumati per raschiare e rimuovere lo sporco dalla pelle.



Una leggenda narra che sul colle Sapo, dove gli antichi romani sacrificavano animali e ne bruciavano le ossa. Cenere e grassi colavano poi verso la riva del Tevere  creando una sorta di saponificazione naturale. La zona era nota dalle lavandaie romane, che si recavano a lavare in quella zona del Tevere per ottenere un bucato migliore.
Il sapone era comunque conosciuto Plinio il vecchio, nella sua Historia Naturalis descrive un procedimento che con l'uso della cenere e dei grassi produceva un detergente per la pulizia dei capelli, Plinio il vecchio però non approvava l'uso del sapone e ne  criticava l'uso abbondante che ne facevano le popolazione dei galli e dei Germani. 

Nel tardo impero romano, il bagno a vapore e la sauna avevano raggiunto un ruolo importante, lo scopo era rilassare il corpo, per poter ottenere un benessere fisico.


Fu il medioevo che, con il degrado degli acquedotti, rese difficile utilizzare gli impianti termali, tutti dalla campania si recavano in città in cerca di lavoro o fortuna, le norme igieniche basilari, non venivano rispettate,  nelle case si viveva insieme al pollame, ai maiali,  alle pecore, con condizioni igieniche inesistenti, nelle acque dei fiumi si lavavano panni,  si scaricavano rifiuti, i liquami delle concerie, le carogne degli animali ammalati,  le mura delle città costringevano la popolazione a vivere in spazi sempre più stretti, le strade non lastricate erano invase di fango, rifiuti, e fognature a cielo aperto.
Con le invasioni barbariche, l'impero romano venne sconvolto, successivamente arrivò il cristianesimo che convinceva la popolazione, ad allontanare, quasi  condannando, il concetto della cura del corpo.  Per i cristiani il corpo doveva sopportare i dolori, le avversità, le malattie curandosi solo con la preghiera. 
Solo per le persone di rango alto-borghese, o i  nobili il bagno non è mai venuto a mancare, lo facevano in grandi tinozze e quasi sempre in compagnia.


Verso la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo il bagno e la cura del corpo ritornano, e ritorna anche il sapone.
Una delle prime ricette ritrovate, è una raccolta di formule segrete degli artigiani  che risale intorno all' anno 1100, il procedimento chimico, non varia di molto nella produzione dei giorni nostri, allora come oggi, la qualità del sapone dipendeva dai materiali utilizzati.



Gli arabi usavano cenere di alghe, producevano saponi colorati e profumati, anche saponi specifici per radersi.





IL sapone raggiunse il Nord America, alcuni coloni utilizzavano cenere di legno e grassi animali, era un sapone gelatinoso marrone, l'uso era quotidiano, con il grasso animale venivano prodotte anche le candele, per cui molto spesso chi produceva candele produceva anche sapone, aggiungendo del sale a fine bollitura si ottenevano dei panetti solidi, aromatizzati alla lavanda o al cumino dei prati,  così  era molto più semplice da trasportare.
Vennero studiate delle formule per le lavandaie miscelando acqua e ceneri di legna, che mischiata ad una argilla bianca,  sbiancava i panni che venivano lavati.



 Nel 1688 il ministro francese Colbertin stabiliva con un decreto le caratteristiche, per il famoso sapone di Marsiglia, superando in  qualità i saponi prodotti a Genova e Savona.
La storia del sapone prodotto artigianalmente finisce con la rivoluzione industriale.
 Alla fine del 17° secolo il chimico francese Nicolas Leblanc inventò una procedura per ottenere dal sale comune la soda,  una sostanza alcalina.Questo processo però, immetteva nell’ambiente circostante, sostanze inquinanti.
 Successivamente il belga Ernest Solvay, 



nel 1861 inventò un processo che, partendo dal cloruro di sodio ed utilizzando ammoniaca, permetteva la produzione di carbonato di sodio nei quantitativi necessari alla fabbricazione del sapone, eliminando quasi del tutto i problemi ambientali del processo Leblanc.

La strada della produzione del sapone a livello industriale  era aperta.
In Inghilterra  la vendita del sapone  veniva promossa  da campagne pubblicitarie che insegnavano l'uso del sapone  per l’igiene personale come  promotore di salute.


Nel 1894 in Nuova Zelanda comparvero slogan che reclamizzavano il sapone sul retro dei francobolli.
Il sapone è nato liquido, raggiunge lo stato solido, e poi ridiviene liquido.


I  successivi progressi della chimica nel corso del 19° secolo hanno posto le basi scientifiche per la fabbricazione  del sapone. Però ancora oggi, è possibile acquistare, spendendo magari un po’ di più, pregiate saponette  artigianali, realizzate con le antiche tecniche e di qualità di gran lunga superiore rispetto ai prodotti commerciali,  un mercato di nicchia, un po’ come lo era, quello degli esordi del sapone in Europa.







giovedì 28 novembre 2019

   NASCERE DONNA
                                              
 Le donne hanno sempre avuto  una condizione arretrata rispetto al sesso maschile, dall'antichità al medioevo, nel rinascimento, per certi aspetti sembra che la condizione sia addirittura peggiorata.
E' vero solo in parte, proprio in questo periodo, si svilupparono diversi salotti culturali nelle corti italiane ed europee,
Erano donne patrizie, duchesse, governatrici e regine, che  a loro spese, allestivano  presso le loro abitazioni,  tali eventi.



La nascita di una figlia femmina nelle famiglie era considerata una sventura. Una femmina, non  tramandava  il nome della famiglia, doveva essere allevata e mantenuta al riparo da qualsiasi tentazione, e nel caso di un matrimonio, per la famiglia sarebbe stato un carico gravoso  economicamente. Mentre la nascita di un  figlio maschio, prevedeva il condono dei debiti, veniva concessa la grazia ai condannati prigionieri, era una festa. 



Un viaggio tra il medioevo e il rinascimento dove il ruolo della donna era incatenato in ruoli stabiliti madre o figlia,  vedova o moglie,  santa o strega, vergine o prostituta.
I modelli erano Maria per la vergine  e la monaca,



 a Eva, per la moglie e madre che doveva assicurare la continuazione della famiglia, 



la donna amazzone serviva come modello per l’anziana fidata e silenziosa.Tutte le altre donne che non rientravano in queste categorie erano viste con sospetto,  costrette a vivere ai margini della società. 
Vivere ai margini di una società maschile, dove gli  uomini avevano potere assoluto, e proprio dagli esponenti del clero, che vennero i pregiudizi più evidenti, la donna è considerata debole , ma nella necessità, può reggere il mondo, infatti Dio si serviva della donna, che non aveva virtù dalla nascita,  per evitare che l'uomo (maschio) non peccasse di superbia, insomma per le grandi imprese la donna serviva e non doveva fallire perchè  avrebbe ostacolato la gloria di Dio.
Secondo Platone  nel Timeo, il padre fornisce la forma, mentre la madre la materia a quei tempi era  scontato che   l'aspetto più nobile della riproduzione venisse attribuito al padre, mentre l'aspetto materno era  considerato meno importante,  anche se  essenziale, quindi la donna doveva essere " custodita", senza la tutela del maschio la donna richiava di perdere la purezza. Aveva solo due alternative, sposarsi e sottomettersi alle volontà dell'uomo vivendo una vita appartata, nelle case signorili, le veniva riservata una camera delle signore  che divideva con le sorelle, le nutrici  e i figli, per le case meno ricche erano delle vere e proprie prigioni dove solo l'uomo aveva accesso e che diventavano luogo di concepimento.



L'altra alternativa era diventare monaca, un'altra forma di sottomissione. 


Verso il 1100 si fecero avanti le idee dell'aristocrazia cavalleresca, queste idee davano alle  donne il potere per  intercedere sia nel bene, che nel male, ora la passione e il desiderio fisico non erano più condannati, tuttavia il piacere assoluto era  riservato solo all'uomo, le donne purtroppo rimanevano  nel silenzio e nell'anonimato, e completamente dipendenti dall'uomo a livello esistenziale..


Il passaggio successivo, porta a descrivere la donna, come un essere amante della lussuria, un' avida ingannatrice che per raggiungere gli obbiettivi preposti diventava maliziosa  e traditrice. 
Nel 1350 col Decamerone,  Boccaccio si rivolge alle donne, che non potevano trovare  distrazioni ai dolori inferti dall'amore, a causa delle usanze del tempo, per le donne non esistevano svaghi mentre gli uomini potevano dedicarsi alla caccia, al gioco, o a fare del commercio; tutte attività che potevano occupare l'esistenza dell'uomo. Quindi nelle novelle del Decamerone, le donne poterono  trovare piacere  e le soluzioni per alleviare  le proprie sofferenze.
Boccaccio, successivamente  nel Corbaccio, un' operetta satirica riprende a parlare dell' insaziabilità femminile, si accanì  sugli aspetti disgustosi del corpo della donna e di come viene velatamente celato, anche la letteratura ritornava al giudizio della tradizione  misogina.

Dal Corbaccio

“La femina è animale imperfetto, passionato da mille passioni spiacevoli e abominevoli pure a ricordarsene, non che a ragionare: il che se gli uomini guardassero come dovessono, non altrimenti andrebbono a loro, né con altro diletto o appetito, che all’altre naturali e inevitabili opportunità vadano; i luoghi delle quali, posto giù il superfluo peso, come con istudioso passo fuggono, così il loro fuggirebbono, quello avendo fatto che per la deficiente umana prole si ristora; sì come ancora tutti gli altri animali, in ciò molto più che gli uomini savi, fanno. Niuno altro animale è meno netto di lei: non il porco, qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla bruttezza di loro”. Giovanni Boccaccio.


Christine de Pizan, una scrittrice francese che si ribellò ai pregiudizi maschili, in contrasto con  con il "De mulieribus claris di Boccaccio" che altro non era che una raccolta di donne illustri, la scrittrice  francese scrisse: "Le livre de la citè des dames". un libro in cui la donna è una Donna  a prescindere dalla nobiltà di nascita, è nobile nello spirito.  Nel libro Christine de Pizan pone l' esempio di come le donne possano condurre una vita di nobiltà, ma al tempo stesso essere un contributo  alla società. Il progetto della città delle donne è  un 'utopia, un pensiero di speranza che un giorno in futuro le donne potessero  raggiungere  un autonomia..



 Un pensiero scaturito dall'impegno della Ragione, dal comportamento della  Rettitudine e della  Giustizia, donne degne di stima, che rimarranno emarginate dalla società, perché godono di possibilità esigue di studio o di esperienza,  non esistono differenze di valore fra maschi e femmine, né nell'anima né nel corpo.

La maggior parte delle ragazze, non ricevette un'istruzione, ma, le giovani donne provenienti da famiglie ricche, si avvicinarono allo studio.
Nel 1500, i primi salotti, furono aperti dalle donne aristocratiche e  dell'alta borghesia, per mantenere questo ruolo dovevano essere educate, con un comportamento adeguato al sostenere  delle conversazioni, dovevano saper suonare e cantare e danzare con eleganza


.L'istruzione spaziava in vari campi, ma non era approfondita  seguiva solamente la moda del tempo.  
Le donne  che si sono schierate su molti fronti, erano determinate, anche  le regine  diedero un  apporto alla storia e alla cultura dei loro paesi, altre donne per miseria, paura, convinzione o ignoranza combatterono senza risparmiarsi,  diventando il bersaglio di accuse e persecuzioni del loro tempo lasciandoci una storia molto poco edificante....




Nel cinquecento la donna divenne donna di palazzo, non doveva più seguire modelli, La dama doveva avere le medesime caratteristiche del cortigiano, doveva avere   “grazia” nelle maniere, nei portamento nei gesti, e doveva essere tenera e delicata.
Venne iniziato il processo giuridico,che consentiva di formare l'istituzione famigliare, le donne vennero divise in due gruppi:
 Le oneste, che vivevano nelle famiglie o nei chiostri dei conventi, e le cortigiane, che esercitavano la prostituzione.




La prostituta raccoglieva in se il dare, per avere il piacere e  la ricerca per la rispettabilità, lo scambio è chiaro, il denaro significa  potere, il potere  significa autonomia. Le cortigiane, erano libere dagli obblighi familiari, potevano suonare, comporre musica, scrivere, dipingere, cantare, danzare, giocare con tutte le forme dell’arte, esprimevano  una loro socialità.
Nel corso dei secoli, l'emancipazione della donna, ha incontrato diversi ostacoli, sopratutto quando si è trattato di superare pregiudizi morali.

mercoledì 27 novembre 2019

Louise de La Valliére

                          
Anche questa volta, mi ha incuriosito la storia di un'altra donna che ha incontrato sulla propria strada, il Re di Francia Luigi XIV. 


Re Luigi XIV



Che fosse un uomo pieno di fascino,  veniva descritto per la bellezza dei suoi tratti, per il suo incedere regale, con una splendida voce, che incuteva timore anche ai suoi generali,  che ..... era nato per comandare.
Era nato anche per amare, e fin dalla più giovane età ebbe degli amori passeggeri.
A 17 anni, aveva una vita sessuale piuttosto intensa, favorito anche  dalla madre Anna d'Austria, che per prima  procurava  al figlio delle amanti... 

                                   LOUISE DE LA VALLIÈRE

Nata il 6 agosto 1644 all'Hôtel de la Crouzille di Tours, Françoise Louise de La Baume Le Blanc, che per praticità venne chiamata con il suo secondo nome, era la figlia di una signorotta,  Francoise Le  Provost, già vedova di un consigliere del parlamento di Parigi, e del Governatore di Amboise, il Marchese  Laurent de la Baume  Le Blanc de La Valiere, ufficiale dell'esercito reale, un militare  tutto d’un pezzo, schierato apertamente dalla parte del re, e proprietario di  un piccolo feudo nella valle della Loira. La prima infanzia la passa in mezzo alla natura, a contatto con gli animali, quando nel 1651 il papà muore, Louise ha solo sette anni,  la madre che non la amava particolarmente la affidò ad un convento di suore orsoline a Tours. Poco tempo dopo nel 1655, la madre si risposa per la terza volta,  con Jacques de Courtavel, marchese de Saint-Rémy, maggiordomo di Gaston d’Orléans a Blois, Louise, venne cresciuta ed educata nel castello di Bloise alla corte di Gastone di Orléans, insieme alle figlie più giovani del patrigno Gastone,  alla Grande Mademoiselle, trentenne, e alle due figlie di secondo letto, diventando Dama di compagnia. Ricevette  un’ottima educazione, imparò a cantare, a ballare benchè fosse zoppa, faceva con grazia la riverenza, montava a cavallo da amazzone.
Louise attirava l'attenzione, con le qualità, sapeva essere discreta, era  modesta, con lunghi capelli biondi e grandi occhi blu, non passava inosservata, era fresca e seducente, Madame de Motteville la descriveva così:
Benchè non fosse ben fatta, benchè la sua bellezza non era di quelle perfette, per le sue maniere, per il suo stile, per il suo essere colta, era del tutto amabile, anche l'Abate Choisy, solitamente era molto critico, aveva definito Louise con toni diversi, riconoscendo che non era di quelle bellezze perfette che si ammirano senza amarle...Louise doveva essere amata.


Louise 

Il matrimonio del re di Francia avvenne il 9 giugno del 1660, re Luigi XIV sposava Maria Teresa di Spagna detta anche Maria Teresa d'Asburgo,



 fu un matrimonio di interesse, e se del sentimento c'era, era solamente  da parte di Maria Teresa, la quale sperava  che lo sposo fosse innamorato di lei, mentre il re  aveva una relazione Maria Mancini, nipote del cardinale Mazarino, una delle sette nipoti del cardinale  portate in Francia per  contrarre matrimoni vantaggiosi.
Nel 1661, il fratello del re, Monsieur Filippo d'Orléans, fratello molto scomodo per la casa reale, in quanto era omosessuale, e molto spesso causa di scandali,  per metter fine alle diverse voci malevole chiese in sposa Enrichetta- Anna d'Inghilterra, 



una principessa di 17 anni, colta e solare  che contagiava tutti con la sua allegria, era estremamente attraente. Henriette mirava al cuore del cognato, il  Re, che,  non si faceva certo dei grossi  problemi morali.

La  relazione amichevole con suo cognato, il Re, suscitò scandalo e alimentò le voci di una relazione romantica. La moglie  regina Maria Teresa,


La regina Maria Teresa d'Asburgo moglie del re 

 e la madre del re, la regina madre Anna d'Austria, 


Regina Madre Anna d'Austria 

 con grande disappunto,cercarono di allontanare i due amanti .
Per potersi vedere escogitarono un piano., scelsero  una ragazza come paravento, Louise de La Valliére, che  divenne damigella d'onore della cognata del re,  mettendo fine ai pettegolezzi dell'opinione pubblica, ed al disappunto delle due regine: la madre del re, Anna d’Austria, e la moglie del re Maria Teresa. 
Luigi XIV,  inizialmente fece finta di corteggiare Louise, per mascherare la sua relazione con sua cognata. Ben presto però il re  ne venne conquistato. Era umile e modesta, una  esperta cavallerizza, aveva una forte predilezione per la musica. Louis la fece diventare la sua amante, anche se era già sposato con Maria Teresa di Spagna . 
Louise, prima di diventare l'amante del re, ignorava  di essere una pedina  per coprire lo scandalo tra il re e sua cognata, non volle vedere o non volle capire, era felice, credeva nella sincerità del re 
Nel corso dell'anno 1663, ogni qual volta era possibile il re si recava da Luoise era ancora una relazione da tenere nascosta, ma i due giovani commisero diverse imprudenze, quando Louise si accorse di essere  incinta e piangendo lo comunicò, il re ne fu felice e cercava di passare sempre più tempo con la sua preferita tanto che lo videro passeggiare con Louise al Louvre, cose che non aveva mai fatto in precedenza.
La regina madre, cercava di evitare alla nuora, la regina ufficiale Maria Teresa, qualunque dispiacere, le frequentazioni della regina erano limitate ad una cerchia di amici intimi, i quali erano terrorizzati all'idea di una sua reazione, nel caso in cui,  fosse  venuta  a conoscenza della relazione tra il re e Louise de la Valliére, la regina era una creatura dolce e sottomessa , che nel tempo accettò  in silenzio tutti i tradimenti del marito diventando lo zimbello di corte.
Il re che amava le donne,  non voleva  perderne nemmeno una, quindi  passava da un donna  all’altra come si passa dal primo al secondo piatto.
Una sera la regina vide passare Louise de La Valliére, nei corridoi del palazzo reale chiamò madame de Motteville, e le chiese:
Quella  damigella con gli orecchini di diamanti, e lei  che il re ama?
La domanda della regina prese di sorpresa la Motteville che cercò di convincerla che tutti i mariti sembrano infedeli, ma lo fanno perchè è la moglie che vuole così, una spiegazione poco esaltante, e così si comprese che la regina non era poi così ingenua.
Nei  mesi che seguirono Louise, non poteva più nascondere la gravidanza,fu allontanata dal servizio della Duchessa di Orléans, trovò un alloggio accanto al Palais Royal,  in un villino segreto ad un piano, dove, il 19 dicembre 1663, diede alla luce un figlio, Charles, che le fu sottratto immediatamente  e portato a Saint-Leu dove fu accudito da due servitori di fiducia diJean-Baptiste Colbert, la storia avrebbe dovuta rimanere un segreto invece si diffuse rapidamente a Parigi. 
Proprio per mettere fine alle voci, Louise  dovette partecipare alla messa di mezzanotte del 24 dicembre, dove le venne manifestato tutto  il disprezzo pubblico tanto che fuggì sconvolta dalla chiesa .
Louise ebbe cinque figli da Luigi XIV, ma  solo gli ultimi due superarono l'età  dell' infanzia:
Il primo figlio Charles de La Baume Le Blanch  nato il 19 dicembre 1663 morì il 15 luglio 1665 senza essere riconosciuto dal re
IL secondo figlioPhilippe de La Baume Le Blanch nato il 7 gennaio 1665 morì  nel 1666 senza essere riconosciuto
Il terzo figlio Louis de La Baume Le Blanc nato 27 dicembre 1665-1666, morì senza essere riconosciuto
La quarta figlia Marie Anne de Bourbon nata 2 ottobre 1666 - e morta 3 maggio 1739; dopo che suo padre Luigi XIV la riconobbe , fu conosciuta come Mademoiselle de Blois . In seguito sposò Luigi Armando I, Principe di Conti, grazie  questo matrimonio, venne  riconosciuta come Principessa del Sangue .
Louis de Bourbon , Conte di Vermandois  nato 2 ottobre 1667- morì il 18 novembre 1683;  a soli sedici anni durante la sua prima campagna militare.
Come consuetudine, i figli vennero affidati a famiglie compiacenti per essere allevati senza creare scandali o problemi di vario genere a sua maestà;  Louise, non è mai stata una madre amorosa. 
Nel febbraio 1662, iniziarono le prime difficoltà, Louise venne interrogata dal re,si rifiutò di raccontare al suo amante, la relazione tra la duchessa di Orléans, cognata del re, e il conte di Guiche, i quali avevano cospirato affinchè la  relazione tra il re e Louise si concludesse. Il conte di Guiche,  venne esiliato.
Nello stesso periodo anche Bossuet, fece delle prediche quaresimali, condannando le attività che il re aveva fuori dal talamo nunziale, usando l' esempio dell'adulterio di re David.
Louise, fuggì nel convento di Chaillot, piena di sensi di colpa. 
Il re la trovò e la convinse a tornare in tribunale. 
I suoi nemici, tra cui Olimpia Mancini, la Contessa di Soissons, nipote del cardinale Mazarin, misero a conoscenza della relazione la moglie del re, Maria Teresa di Spagna .
Nel 1664, iniziarono ai lavori per il Castello di Versailles, il re diede una festa nei giardini chiamata The Pleasures of the Enchanted Island, (I piaceri dell'Isola incantata), uno spettacolo di più giorni, Molière ha avuto un ruolo importante nell'organizzazione dei festeggiamenti, che proprio qui  ha visto le anteprime delle rappresentazioni di la Principessa d'Elide, e il Tartufo.
Se la regina madre e la moglie del re,ebbero una presentazione pubblica durante queste feste anche Louise de la Valliére venne presentata,  anche se in un ruolo di secondo piano, ma la corte non fu ingannata e iniziarono di nuovo i  pettegolezzi, tanto più quando Louise ricevette il dominio di Carrières-sur-Seine , dove costruì un castello i cui giardini furono progettati da André Le Nôtre , il principale giardiniere reale.
Nel 1666, muore la Regina Madre, Anna d’Austria, e il re rende pubblica la sua relazione con La Vallière, cosa di cui Louise soffre molto, una settimana dopo la morte della regina madre, Louise appariva accanto alla moglie del re, si vergognava della sua condotta, e trattava la regina con umiltà e rispetto.
Proprio in questo periodo comparve a corte,  Françoise-Athénaïs de Rochechouart-Mortemart, marchesa de Montespan,


marchesa di Montespan

 che divenne la nuova amante del re, l'interesse del re per Louise  ebbe un calo, se pur presentata  come amante ufficiale,  accettò per amore del re qualunque umiliazione dalle nuove amanti,  perchè tra Louise e Madame de Montespan il re si innamorò di   Madame de Ludres e, per non dar ulteriore credito ai pettegolezzi Loise e Madame de Montespan furono costrette ad un lungo periodo di convivenza, dividendo il letto e il cuore del re.
In questo periodo, la signora de Montespan diede alla luce una figlia; Louise fu la madrina del neonato, che prese il nome da Louise-Françoise.
Essere costretta a vivere vicino al  suo ex amante, vedere la rivale diventare la nuova preferita del re, aveva messo a dura prova Louise sia nel fisico che nello spirito, perdendo molto peso dimostrandosi sempre più infastidita.  Nel 1670, dopo una lunga malattia, che per alcuni  fu un aborto spontaneo,
Louise  indirizzò i suoi pensieri alla religione, era ancora sinceramente innamorata del re per questo rimase a corte vivendo in modo corretto.  
Prese la decisione di lasciare la corte del re,  dietro il consiglio di tre importanti membri: Lois Bourdaloue, il marchese de Bellefonds, capo della casa del re,e del vescovo Bossuet, ritirandosi nel convento dei Carmelitani  di Faubourg Saint-Jacques a Parigi, dove le regole erano molto rigide, 
Madame de Montespan, che era sposata e voleva a tutti i costi evitare uno scandalo, nel  maggio 1667, convinse  il re  a riconoscere pubblicamente i  figli avuti con Louise e  con lettere di brevetto confermate dal Parlemento di Parigi , il re riconobbe  la sua unica figlia sopravvissuta con Louise, una figlia che si chiamava Marie Anne de Bourbon le fu dato il titolo di Mademoiselle de Blois.



A Louise donò  il titolo di Duchessa de La Vallière e  la tenuta di Vaujours.
Come duchessa, Louise aveva il diritto di sedersi su uno sgabello alla presenza della regina, un privilegio che molti avrebbero apprezzato; ma non Louise che   disse: " Il mio titolo è una specie di regalo dato come ad un  qualunque servitore che ha  raggiunto la pensione" ,  era la liquidazione per i sei anni di relazione avuta con Lei, un regalo di addio.
In realtà volevano continuare ad usare Louise, volevano che rimanesse a corte, per coprire l'adulterio del re e della Montepan nei confronti del marito, cercarono di convincere Louise che nel convento, avrebbe subito privazioni e sofferenze che includevano anche il divieto di indossare calzature che le consentissero di non zoppicare, provarono a convincerla grazie l'intercessione di Madame Scarron che poi divenne  Madame de Maintenon (la moglie morganatica del re), alla quale Louise rispose:
 "Quando soffrirò nel convento dovrò solo ricordare ciò che mi ha fatto soffrire qui e tutto mi sembrerà leggero ". IL giorno in cui lasciò la corte per sempre chiese in ginocchio il perdono alla regina prostrandosi ai suoi piedi.
"I miei crimini erano pubblici, anche il mio pentimento deve essere pubblico." 
Entrando in convento affida i suoi figli alla cognata del Re, 


Louise de La Valliére con i due figli

Élisabeth-Charlotte von der Pfalz Simmern, seconda moglie del fratello del re, Duchessa d’Orléans, che li seguirà come una vera madre.
Un anno dopo, il 3 giugno 1675,  Louise pronunciò i voti perpetui, divenne una suora carmelitana, con il nome di Suor Louise of Mercy ; durante la cerimonia, ha accettato il velo nero dalla regina stessa, che l'ha baciata e benedetta.


la regina 

La regina trascorreva abitualmente  brevi soggiorni spirituali e di riposo nel convento carmelitano, partecipò alla cerimonia dei voti  insieme a Bossuet, Madame de Sévigné e la duchessa di Orléans. Negli anni successivi Louise ricevette la visita di Madame de Montespan, Louise o meglio Suor Louise of Mercy, la perdonò e la consigliò sui misteri della grazia divina, anche la Duchessa di Orleans la visitò spesso portandole in visita i figli che però rifiutò sempre di vedere o di abbracciare, 
Suor Louise de Mercy, morì all'età di 65 anni, il 6 giugno 1710, dopo 36 anni di convento, in ristrettezze e sempre seguendo la rigida regola dei carmelitani, è morta di sete, aveva smesso di bere, tranne che per un mezzo bicchiere di acqua al giorno nei tre mesi precedenti la morte; nelle ultime tre settimane di vita non beveva più, e quando le altre religiose se ne  accorsero  era oramai troppo tardi.
La richiesta di Marie-Anne (figlia di Louise) di portare il lutto della madre, fu accettata malvolentieri dal re che non l'aveva perdonata per averlo lasciato,  lasciò che la figlia facesse come voleva.e  la fortuna che aveva accumulato come amante del re, le tenute de La Valliere e Vaujours vennero ereditati dalla figlia.


Castello de La Valliére

Louise de la Valliére, fu la favorita più sfortunata del re Luigi XIV, ma la più interessante, e sicuramente colei che lo ha amato, solo per ciò che  era e non per il ruolo e i benefici che aveva ma solo per vero amore 

domenica 10 novembre 2019

Il Rinascimento



Il rinascimento è, un complesso movimento di cultura artistico e letterario,
si pone alla fine del medioevo, dove l'uomo era considerato solo un esecutore, del volere di Dio, l'uomo non aveva alcun merito, per le proprie capacità, infatti molte opere non venivano firmate, e  per questo ancora oggi, molti quadri vengono attribuiti dopo studi scientifici, da studiosi qualificati.Con il  Rinascimento, dal 1377 al 1446,  c'è stata una rivoluzione culturale, con  una grande vitalità  culturale  associata ad una grande ripresa economica, e sociale, era una  nuova concezione della vita  una visione  formata dalla dinamicità, dalla curiosità di scoprire nuove cose infatti nel 1492 Colombo scoprì l'America.
L'Italia è il centro focale culturale del Rinascimento le Corti dei principi, e dei signori, sono i luoghi, dove venivano ospitati scrittori poeti e pittori,nascono così Corti di grande prestigio:
A Milano  con il potere degli Sforza,
La Firenze dei Medici,   che  fu la culla di Leonardo, e di Machiavelli
A Ferrara con gli Este
A Mantova con la famiglia Gonzaga e le opere del Mantegna
e Urbino con le opere  Piero della Francesca
e Roma:
la città papale   fu il più importante centro  di produzione artistica dell'intero continente, venne lasciato  un segno che nessuno potrà mai cancellare  nella cultura figurativa dell'occidente da maestri  come Michelangelo e Raffaello, e  architetti come Bramante

sabato 9 novembre 2019

Roma e Michelangelo

Roma e Michelangelo



Nel 1305, viene eletto Papa  Clemente V, francese di nascita e legato da amicizia al Re di Francia;  come altri Papi, non si trasferisce subito a Roma, dove le lotte interne, non avevano mai fine.
Il Papa decise di  portare lontano da Roma la sede pontificia, escelse di trasferirsi dapprima a Lione, poi a  Vienne, poi  Poitiers, e poi ad Avignone
Avrebbe dovuto essere un trasferimento temporaneo, ma c'era un’altra ragione che determinò tale scelta, il collegio dei Cardinali era costituito in maggioranza di Francesi, e la Francia era in quel periodo la potenza principale d’Europa.  I Papi che si sono succeduti hanno subito  il potere dei Re di Francia, Avignone diventerà la sede permanente del Papato, dal 1309 al 1377,
La scelta di  allontanarsi da Roma per sfuggire ad un male, ha spinto però il papato ad un male peggiore, perchè per oltre settanta anni, i cardinali ed i  Papi  erano prigionieri dei Re di Francia.
Molti  scrittori, poeti,  fedeli, filosofi, invocavano il Papa di tornare a Roma che nel frattempo sprofondava  nella povertà e nel degrado.
Il ritorno del papa diede nuovo slancio allo sviluppo della città:  il papato  ebbe  un ruolo sempre più importante  nell'Europa politica  e Roma divenne il crocevia di interessi internazionali, ebbe un ruolo importante estendendo i propri interessi e importando modi e costumi da ogni parte del mondo.
Roma si rinnova, diventa il luogo dove architetti e artisti si ritrovano, e non a caso si incontravano tutte le maggiori personalità del tempo, divenne il laboratorio del rinascimento, la rinascita di Roma che diviene la capitale dell'arte.
Fin dalla metà del Quattrocento, grazie  gli interventi urbanistici voluti da Sisto IV, con la realizzazione della via Sistina, poi con Alessandro VI Borgia, che favorì la nascita della via Alessandrina. Nel primo decennio del Cinquecento, con il pontificato di Giulio II,  Roma diverrà un centro di avanguardia artistica. con un  programma di rinnovamento politico religioso, coinvolgendo l' economia,  la politica, e l' arte inserita in un contesto urbanistico.
È stato detto che Roma non sarebbe la stessa se Michelangelo non fosse mai esistito. Quello tra la città e l’artista è un rapporto che comincia presto, nel 1497, quando Michelangelo è poco più che ventenne, e finisce con sua morte, il 18 febbraio 1564, nella sua casa romana presso il Foro Traiano.
 A Roma Michelangelo, unisce la sua arte incontra i suoi amori  e le sue amicizie intellettuali. Roma è stata teatro di incontri e scontri dell’artista con alcuni pontefici:  senza i quali alcune delle sue opere più belle, non avremmo mai potuto ammirare oggi.
 dal web:

Biografia di Michelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarroti, figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e di Francesca di Neri, nasce a Caprese, presso Arezzo, nel 1475. Ancora bambino viene portato dalla famiglia a Firenze per essere avviato agli studi umanistici, ma ben presto dimostra una forte inclinazione al disegno che lo porta nel 1488 a frequentare la bottega di Domenico Ghirlandaio e poco dopo il circolo artistico del giardino di San Marco, patrocinato da Lorenzo il Magnifico. Intorno al 1490 si stabilì nel palazzo dei Medici a Firenze e a quest’epoca risalgono le prime opere, la Centauromachia e la Madonna della Scala, scolpiti tra il 1490 e il 1492 (oggi si trovano a Firenze presso la Casa Buonarroti). Nel 1494, a seguito delle voci di una prossima caduta dei Medici, Michelangelo si trasferisce a Bologna dove scolpisce le figure di San Petronio, San Procolo e un Angelo per l’Arca di San Domenico. Tornato a Firenze nel 1495 realizza il Bacco Ubriaco (museo del Bargello). Si dirige quindi a Roma ove scolpisce per il cardinale francese Lagranlos la "Pietà" Vaticana, oggi in San Pietro. Fra il 1501 ed il 1505 è di nuovo a Firenze e produce una serie di capolavori: il "Tondo Doni" (Uffizi), il "Tondo Pitti" (Museo del Bargello), il Tondo Taddei (Londra, Royal Academy), la Madonna con il Bambino per la chiesa di Notre-Dame a Bruges, il perduto cartone per l'affresco della "Battaglia di Cascina" e il David per piazza della Signoria. Nel marzo del 1505 papa Giulio II chiama l'artista a Roma per commissionargli il monumento sepolcrale, dando così l'avvio ad una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà soltanto nel 1545 con la realizzazione del complesso oggi in San Pietro in Vincoli. Dopo un passaggio a Firenze e poi a Bologna, nel maggio del 1508, dopo una clamorosa rottura e riappacificazione con papa Giulio II, sottoscrive il contratto per la decorazione del soffitto della Cappella Sistina che lo impegnerà ininterrottamente fino al 1512.
Dal 1516 a Firenze si occupa del progetto della mai realizzata facciata di San Lorenzo, e dal 1521 al 1534,  delle Tombe medicee della Sagrestia Nuova e della Biblioteca Medicea-Laurenziana. A Roma tra il 1519 e il 1520 aveva lavorato al Cristo Portacroce per Santa Maria sopra Minerva, ma è proprio a Roma che nel 1534 Michelangelo si stabilisce definitivamente. In quello stesso anno inizia i lavori per il Giudizio Universale nella Cappella Sistina che verrà terminato nel 1541. Tra il 1542 e il 1550 si dedica agli affreschi per la cappella Paolina, e ai progetti architettonici, come il compimento di Palazzo Farnese, la sistemazione del Campidoglio, e soprattutto i lavori per San Pietro, alla cui fabbrica viene preposto da Paolo III nel 1547.
Nell’ultimo periodo realizzò sculture ispirate al sacrificio di Cristo: la Pietà da Palestrina (Firenze, Galleria dell’Accademia), la Pietà del Duomo di Firenze (ora nel Museo dell’Opera del Duomo) e la Pietà Rondanini (Milano, Castello Sforzesco).Michelangelo, ammirato senza riserve da alcuni, odiato da altri, onorato dai papi, imperatori, principi e poeti, già dai contemporanei acclamato come il maggiore artista di tutti i tempi muore all’età di 90 anni, il 18 febbraio 1564 nella sua casa presso il Foro di Traiano. Inizialmente sepolto nella basilica dei Ss. XII Apostoli, le sue spoglie vengono reclamate dalla città di Firenze dove vengono deposte definitivamente nella Chiesa di Santa Croce.


lunedì 28 ottobre 2019

Tamara de Lempicka

Tamara de Lempicka 

Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, in arte De Lempicka, è stata una pittrice polacca,  che si ispirava alla corrente appartenente  dell'Art Déco. 
Figlia  di Boris Gurwik-Górski, un  avvocato agiato ebreo russo e di  Malvina Decler, una signora polacca è nata a Varsavia il 16   maggio 1898

In seguito alla morte prematura del padre, Tamara i suoi  fratelli con la madre si trasferirono a casa della nonna Clementine.

Nel 1910 sua madre ordina un ritratto a sua figlia, ma a Tamara  non piace il risultato, essendo convinta di saper fare meglio, costringe sua sorella Adrienne a posare per lei, il risultato è molto soddisfacente.



La scuola la annoia, e lei finge di essere malata. Riesce a ingannare tutti coloro che le sono intorno, tanto che viene ritirata dalla scuola. Questo gli permette di accompagnare sua nonna in Italia, ha la possibilità di visitare le città d'arte, e di scoprire la passione per l'arte.
 Nel 1914 Tamara prese lezioni a Losanna.
 Non approvando il secondo matrimonio di sua madre, si rifiuta di tornare a casa di sua madre durante le vacanze estive, trascorre l'estate a San Pietroburgo con sua zia Stefa.


Durante una festa conosce il giovane avvocato Tadeusz Lempicki, e se ne innamora. Decisero di sposarsi  nel 1916, poco prima dello scoppio della rivoluzione russa.


La  Rivoluzione Russa  è in atto, sono circondati dalla miseria, ma i Lempicki continuano la loro vita di lusso. Solo un anno dopo, il marito viene arrestato, era un militante controrivoluzionario, ma, grazie alle relazioni della moglie, che  ai suoi tempi, era molto conosciuta, più per la  mondanità, che per la sua pittura, viene presto liberato in seguito all'intervento del console svedese.



Successivamente, la coppia si trasferì a Copenaghen  dove già si trovavano i  famigliari di Tamara, in seguito emigrarono a Parigi, ma i cambiamenti hanno influito sul loro tenore di vita, il marito di Tamara si rifiuta di lavorare, non accetta di modificare il proprio modo di vivere, non sopporta di dover rinunciare ai privilegi. Hanno una figlia Kizette, Tamara decide di iniziare una carriera come pittore per sostenere la famiglia. Nel 1920 prese lezioni di pittura all'Académie de la Grande Chaumière, poi  prenderà lezioni da  André Lhote e Maurice Denis.



Tamara ha un proprio stile, unisce lo stile decorativo, a quello sensuale quasi scultoreo, è una grande appassionata di Pontorno, prende spunto dalle rotondità e le tonalità tipiche, della pittura di Ingres, dal post-cubismo costruttivo e sintetico


 del suo maestro Andrè Lhote, ma subisce anche l'influenza dal cubismo.  


Diventa popolare,  si costruisce un personaggio e inizia a fare scandalo.  Rivelerà la sua bisessualità, mettendo in mostra  le sue travolgenti passioni, tutto questo, solo per mantenere un posto, nello scenario attraente di quegli anni.

 La serie di pitture dedicata a “ la belle Rafaëla” è il risultato dell’amore ossessivo dell’artista per una donna. presenta un ritratto al Salon d'Automne, ottiene in poco tempo un meritato successo, consentendole un rinato stile di vita. 



Nel 1922,  presenterà un olio su tela intitolato le due amiche, dalle linee talmente dure  da far sembrare le due protagoniste come due manichini inanimati e inespressivi.
 Lo sguardo freddo e distaccato delle donne,  è il racconto di un amore  tra due donne, il tema è provocatorio e ha richiami rigidi del cubismo.

Adamo ed Eva 

Le sue tele rappresentano ricchi industriali, emigranti russi,  il bohémien parigino del suo tempo: Andre Gide,

 la donna più dipinta al mondo Suzy Solidor, 


frequenta Paul Poiret o Georges Braque.


Nel 1925 con la madre e la figlia torna in Italia, studia i classici, a Milano, conosce il conte il conte Emanuele Castelbarco, proprietario della galleria d'Arte e poesia  che le organizza una sua prima mostra personale, Gabriele D'Annunzio la corteggia e la ospita,al vittoriale  ma a Tamara interessa solamente di poterlo ritrarre cosa che non è avvenuta. 

Amò però anche ritrarre se stessa, come nel celebre "Autoritratto" del 1929 in cui si rappresentò, bella, seducente, ricca e annoiata, a bordo di una lussuosa Bugatti verde, rappresentando così la modernità, il lusso e la velocità il perfetto stile dei  ruggenti anni venti,  il ritratto è stato utilizzato per la  copertina di luglio della celebre rivista tedesca “Die Dame”. Diventa il manifesto di un’intera epoca, con lo sguardo altero, si rivolge allo spettatore dando  l'immagine  della donna emancipata e indipendente, mentre il viso dalle linee delicate, contrasta con l'immagine geometrica del foulards



Kizette al balcone è un quadro del 1927, sua figlia che  le fa da modella, rappresenta una bambina al balcone seduta su uno sgabello, la posa della bambina è sicuramente simile ad un ritratto del Bronzino che fece a Bia de Medici, mentre nello sfondo il paesaggio risulta appiattito e le tonalità tenui  risaltano il candore e la purezza della bambina  tonalità.



Nel 1928  divorzia dal marito e nel 1933 si risposa col barone  Raoul Kuffnerper. Con il matrimonio raggiungerà una  nuova posizione sociale, ottiene la fama e la ricchezza a lungo desiderata, non  avrà più bisogno di dipingere per vivere e trascurerà il mondo artistico perdendo di vista le sempre continue evoluzioni dell' arte. Intorno al 1930 lo stile art-deco passa di moda,  quello stile era il modo con cui identificarsi .




Nell'estate del 1939, per sfuggire alla guerra, i coniugi Kuffner partono per New York, dove Tamara organizza una personale alla galleria di Paul Reinhardt.

In seguito ad una crisi interiore decide di dedicarsi a numerosi impegni umanitari, continua però  ad allestire mostre a New York, Los Angeles e San Francisco.
St Moritz

Dopo la guerra, ebbe un periodo di silenzio,  in questi anni realizzò  una serie di composizioni astratte,  seguiti da dipinti a spatola che non ottengono buoni pareri  dalla critica. fino al  1957, quando presenterà  le sue nuove opere a Roma alla Galleria Sagittarius.




Era solita dire: Sono stata la prima donna a dipingere in maniera chiara e pulita: questo è il segreto del mio successo. Un mio quadro può essere subito riconosciuto tra altri cento…Il mio stile attirava subito l’attenzione: era chiaro, era perfetto.
Avevo un principio non copiare mai. Creare un nuovo stile, colori chiari luminosi, scoprire l'eleganza nascosta nei tuoi modelli  



Tamara de Lempicka ha voluto lasciare l'immagine di una donna trasgressiva ed egocentrica, anticonformista, non voleva regole ma ne fissava di nuove e le imponeva in modo disinvolto, ma quello che non sapevamo e che da recenti ricerche è stato appurato  che Tamara de Limpicka aveva prodotto una collezione molto più intima, personale  a soggetto religioso, sulla base di dipinti di Michelangelo e del Bernini,




 quindi se in pubblico amava stupire, in privato aveva una forma di credo religioso? oppure con opere così importanti voleva mettere alla prova, la propria abilità come artista?




Una cosa certa è stata appurata,  Tamara De Lempicka, dopo il divorzio dal primo marito ha sofferto di un profondo stato di depressione  che si manifestava  in seguito a fasi alterne, tanto che il secondo marito nel 1936 si rivolse ad uno psichiatra affinchè la  aiutasse....



Lontano dai riflettori sotto i quali aveva pianificato un'immagine e un copione da recitare, mentre nel privato la fragilità che è  nell'essere umano la rendevano una donna comune .... anche se ha sempre ricercato, rinnovato, dando ai soggetti tradizionali, una forma espressiva particolare