il filo dei ricordi-racconti

domenica 9 agosto 2015

Sofonisba Anguissola

Guardare un quadro, è una cosa normale lo si fa quotidianamente, perdersi nell'immagine è una cosa ben diversa.. e quello che mi capita, non avendo io una preparazione specifica.
Andar per mostre, molto spesso a tema, dove mi è capitato di trovarmi davanti ad un quadro che non avevo mai visto, del quale non conoscevo l'autore, eppure mi rapisce, mi perdo col pensiero.

SOFONISBA ANGUISSOLA

Sofonisba Anguissola è una delle più mature e prolifiche esponenti della pittura europea del 500.
La pittura rinascimentale, veniva riservata per lo più ad artisti maschili, i pregiudizi morali del periodo, non consentivano per esempio, ad una donna di assistere a lezioni di nudo, per questo motivo, poche sono state le presenze femminili, che sono riuscite a superare diverse limitazioni e ad imporsi nel panorama artistico dell'epoca, raggiungendo una discreta notorietà anche all'estero.


autoritratto

Una delle più importanti fu certamente Sofonisba Anguissola, primogenita di una importante famiglia dell'aristocrazia lombarda.
Grazie alla posizione benestante della sua famiglia, rivevette una educazione di stile umanistico. Il padre, amante dell'arte concesse a Sofonisba, e alle altre figlie, anch'esse ricche di talento, la possibilità di studiare, letteraura, pittura e musica, non furono però contemplati lo studio della matematica, della prospettiva e della tecnica dell'affresco che rimanevano ancora prerogativa di pittori di sesso maschile....
Nata a Cremona nel 1532, la data non è certa, fu inviata dal padre, come apprendista presso il celebre pittore della città Bernardino Ciampi, Sofonisba continuò poi i propri studi, con Bernardino Gatti detto il Sojaro, la prima opera della ragazza fu infatti un ritratto del maestro che era intento a dipingerla nel suo studio, un gioco di specchi tra soggetti, dipinti ed esecutori
Il padre fece molto di più, per consentire alle figlie di ricevere la notorietà che meritavano, contattò i più conosciuti esponenti della pittura di quel tempo, lo testimoniano le lettere indirizzate al grande Michelangelo che sono conservate nella Biblioteca Laurenziana di Firenze.

ritratto di una suora 


Tanto che nel 1554 , Sofonisba, fece un viaggio a Roma, conobbe Michelangelo, il quale si mostrò veramente disponibile nei confronti della giovane apprendista, tanto da consentirgli di studiare i suoi lavori più importanti, e dispensò validissimi consigli sulle tecniche pittoriche.
Sofonisba lo ringraziò regalandogli un piccolo disegno raffigurante un bambino morso da un granchio.


 L'occhio esperto del grande maestro fu favorevolmente impressionato.
Sofonisba si specializza per lo più nei ritratti della propria famiglia, 

autoritratto alla spinetta

introducendo delle novità, elementi che trasformavano il ritratto, in pittura di genere, ritrae con naturalità le sorelle, con i colori vivi, con volti straordinariamente somiglianti, dipingendo con minuzia i particolari alcuni oggetti, un libro aperto,un guanto un gioiello, che raccontano anche la storia del soggetto raffigurato.

ritratto di famiglia 

Nel ritratto "La partita a Scacchi" ritrae le sorelle Lucia , Europa e Minerva,  intente ad un amichevole gioco in giardino, fa trasparire la tenerezza e la vitalità della sua famiglia.


Le prime due, Europa e Lucia, esercitarono la professione artistica per qualche tempo, mentre Minerva divenne un’apprezzata latinista, un ulteriore apprezzamento della mentalità aperta del padre Amilcare.

ritratto di dama la madre   (Bianca Ponzoni Anguissola), 1557. Berlino, 

meriti sui lavori di Sofonisba son documentati:
Annibal Caro in una lettera del 14 luglio 1556 scrisse
«le cose sue son da principi» .
Nel 1566 il Vasari in persona, (il miglio critico del periodo, dopo aver visto i ritratti della famiglia in casa Anguissola decretò che fossero:
«tanto ben fatti che pare che spirino e siano vivissimi»
fonte web

la sorella Lucia 


Dopo aver acquisito notorietà nel Cremonese, si trasferisce a Milano, grazie alle raccomandazioni del padre, e alle sue capacità,
viene riconosciuta e apprezzata dalle più grandi corte europee.

arciduchessa Johanna von Austria 

Riuscì ad entrare nel prestigioso circolo artistico, del Duca d'Alba, il quale la raccomandò al re spagnolo Filippo II, che la invitò alla sua corte come dama di compagnia della moglie, Elisabetta di Valois.

Isabella de Valois

Tra le due donne si instaurò un rapporto talmente buono, che la regina, anch'essa pittrice dilettante, decise di farsi impartire delle lezioni.
Sofonisba, oltre a dama di corte, divenne anche la ritrattista di corte, realizzando moltissimi ritratti per la corte spagnola, inclusi quelli della principessa Juana e dell'infante Don Carlos,


 aveva il dono di catturare, e mettere sulla tela le caratteristiche fisiche e psicologiche di ogni personaggio, con vivacità, raggiungendo livelli di tecnica altissimi, gli sfarzosi guardaroba regali, venivano riprodotti con dettami elaborati e finissimi.


I ritratti che eseguì della regina Isabella di Valois prima e dell’imperatore Filippo II poi, oggi sono entrambi al Prado di Madrid;

Il sovrano fu così impressionato, dalla somiglianza di entrambi i ritratti, da premiare la pittrice con una rendita annua di 200 scudi. Col tempo però Sofonisba seppe farsi apprezzare non solo per il talento artistico, ma anche per le doti umane, quelle doti che la spinsero a restare alla corte, anche dopo la morte della regina Isabella, per prendersi cura delle due figlie di lei.


Elisabetta di Spagna 

Lavorò a stretto contatto con Alonzo Sanchez Coello, esponente importante del Rinascimento Spagnolo, tanto che generare alcune confusioni, sull'attribuzione di alcune opere, Un caso su tutti, il ritratto di Filippo II esposto al museo del Prado era stato considerato un'opera del Coello, mentre gli studi recenti hanno smontato questa tesi attribuendo l'opera ad Sofonisba Anguissola.
Con il benestare della corte, contrasse matrimonio con il nobile Francisco de Moncada, figlio del principe di Paternò, e vicerè di Sicilia , la coppia visse felicemente tra la Spagna e la Sicilia , frequentando anche il movimentato ambiente culturale siciliano, il matrimonio durò solo cinque anni, a causa della tragica ed improvvisa morte di Fabrizio, in onore del marito, Sofonisba dipinse, come attesta un atto notarile del 1579, una pala d’altare per la chiesa dell’Annunziata di Paternò, raffigurante la Madonna dell’Itria, cui il casato dei Moncada era molto devoto, con la Vergine col Bambino sopra una grande bara.
Rimasta vedova si trasferisce di nuovo a Cremona, durante il viaggio conosce Orazio Lomellino, e contro il parere dei suoi famigliari, si sposò a Pisa, nel 1580, si trasferirono nella città natale del marito, Genova, dove creò una scuola di pittura continuò la sua opera di ritrattistica per le famiglie più facoltose e conosciute ricevendo i numerosi artisti da tutta Europa.

Ritornò a Palermo intorno al 1620, pur avendo un'età avanzata, la lucidità mentale le ha consentito di continuare a dipingere, fino a che i problemi alla vista la resero cieca.
Antony Van Dick, la andò a trovare, il fiammingo la ritrasse in parecchi ritratti personali


ritratto di Sofonisba fatto da Van Dick

 oltre ad una numerosa serie di schizzi, di lei disse:
«ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo studiare le opere dei più insigni maestri».
Fonte web

Morì pochi anni dopo e nel centenario della sua nascita il marito appose sulla lapide della tomba una iscrizione lodandone la personalità brillante e i meriti artistici.
Fu sepolta a Palermo nella chiesa di S. Giorgio.
Sofonisba non fu mai pagata in contanti, a differenza dei suoi colleghi maschi, ma solo con doni o rendite, mentre sono documentati i pagamenti che per lei ricevettero prima il padre Amilcare e poi il fratello Asdrubale.
Oggi i ritratti di Sofonisba Anguissola, sono esposti nei maggiori musei del Mondo:



dal Prado di Madrid, agli Uffizi di Firenzecon il suo stile, ha influenzato parecchi esponenti del mondo dell'arte,   le sue opere furono studiate attentamente, anche da Peter Paul Rubens , che ne copiò le particolarità cromatiche e formali. Ebbe un ruolo di rompighiaccio, per le donne  in un ambiente difficile come quello delle arti figurative, il suo impegno è importante e fu rilevante, per portare alla ribalta  in periodi diversi, eccellenti pittrici come Lavinia FontanaFede Galizia, e Barbara Longhi, spianando la strada ad un’ulteriore partecipazione femminile nel mondo dell’arte.



giovedì 6 agosto 2015

UVA PASSA O SULTANINA ?

Spesso confondiamo l'uva passa e l'uva Sultanina
Sono due ingredienti uguali, ma diversi..


Uva passa, è un ingrediente da tenere sempre in dispensa, per ricette di dolci, o di spuntini veloci è molto utilizzata per secondi di carne o pesce.

baccalà con uvetta e pinoli


Le caratteristiche sono uguali per tutti e due i prodotti cambiano solamente le tipologie di vitigni.
E' una varietà specifica di vite, coltivata per lo più in Sicilia la caratteristica di questo tipo di uva è quella di essere molto ricca di zucchero e di non contenere semi, così gli acini vengono sottoposti ad essicazione

Sono tre i tipi di uva passa principali che variano a seconda dell'uso in cui sono impiegati in cucina:


Dal web :
la passolina  che è l’uvetta di Corinto, assomigliante ad un grano di pepe nero, dal gusto lievemente acidulo-dolciastro e senza semi. In prevalenza viene coltivata in Sicilia, in particolare a Lipari, e in Grecia. Ed è questa qualità che viene adoperata in cucina, in special modo nei cibi salati;



l’uva passa di Pantelleria che viene ricavata dall’uva zibibbo o moscato di Alessandria di quei luoghi. Questa qualità è di colore bionda, è caratterizzata da una grana più grossa (dell’uvetta di Corinto) e dal suo gusto dolcissimo. Questa viene utilizzata esclusivamente in pasticceria;




l’uva passa, che in Sicilia chiamano  passùla, ricavata da altri tipi di uva e che, anch' essa è sprovvista di semi, è di color chiaro e di grana più grossa delle altre. Il suo gusto dolce meno intenso permette di utilizzarla in pasticceria ma anche per pietanze salate.



Per ottenere un chilo di uva passa occorrono quattro o cinque chili di uva fresca, il risultato è che i contenuti di zucchero sono molto concentrati, tanto che nel passato sostituiva le odierne caramelle.
Se la conservazione si protrae per lunghi periodi, lo zucchero contenuto negli acini si cristallizza, e risulta sabbioso, ma è sufficiente mettere gli acini in acqua tiepida, affinchè questi acquisiscano le caratteristiche di reidratazione e quindi di normalità.

L' UVA SULTANINA

L'uva sultanina è una coltivazione che ha molta storia, viene nominata in testi molto antichi.
Sembra sia originaria della Grecia e della Turchia, la cernita per seminare e accudire questa specifica tipologia, nel corso di tanti secoli è il frutto di una cernita meticolosa, tanto che la Sultanina è una varietà antica della specie Vitis Vinifera.


Una fitta produzione di ceramiche e di monete antiche raffiguranti grappoli d'uva che per la loro forma riportano a uve di tipo Corinto o Sultanina. 



L'uva sultanina venne importata in Europa per la prima volta dagli inglesi, quando ne appresero l'esistenza durante i rapporti commerciali con l'Impero Ottomano. Il nome "sultanina" deriva infatti da "sultano". La leggenda narra che il un Sultano abbandonò un grappolo d'uva per sfuggire ad una tigre, quando tornò a riprenderlo era asciugato al sole, diventando color oro e molto più buono.



Si presta molto bene all' essicamento, ha un colore giallo-dorato, si trova più comunemente ed è coltivata anche in Italia;
Con l'uva appassita al sole, sulla pianta, vengono prodotti diversi vini dolci, definiti vini passiti.

Tutte due le uve, si abbinano alle spezie mediorientali come cannella e vaniglia, ma anche alla carne di maiale, e al pesce, crostacei in particolare  e tanti dolci

torta greca bugatsa con uva sultanina 


Bulgur uva sultanina e mandorle con gelato al torroncino ai pistacchi 



torta all'uva sultanina 

lunedì 3 agosto 2015

IL CORREGGIO

Sono rimasta a bocca aperta, con il naso all'insù, mentre una gentile signorina, che ci faceva da guida, ci stava spiegando i particolari della volta e delle pareti della camera della Badessa nel monastero di San Paolo di Parma.


La volta dipinta dal Correggio è il primo capolavoro ad affresco che il pittore realizza, che servì da trampolino per la creazione di altri capolavori nel decennio che ne seguì....
IL Correggio, Antonio Allegri, è considerato uno dei migliori artisti del 500, nasce a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, da cui prende il nome, nel 1489, (la data non è certa), da una famiglia che apparteneva alla media borghesia. E' l'artista meno documentato, di quel periodo, le leggende popolari sulla vita di questo personaggio, si sono susseguite e arricchite di particolari, (spesso non veritieri) nel corso dei secoli. Ha vissuto quasi esclusivamente nel paese natale, e a Parma.


Le difficoltà, nel ricostruire la vita dell'artista, e i suoi percorsi di formazione artistica, sono molte, tanto che molto spesso i più illustri studiosi di arte, danno teorie in netto contrasto tra loro.
Correggio nel 1512, aveva rapporti economici con Francesco Mantegna, figlio di Andrea Mantegna, il maestro, dal quale il Correggio aveva assorbito i caratteri della pittura e della prospettiva.
In un ipotetico viaggio a Roma, che dovrebbe essere stato fatto intorno al 1510,(anche in questo caso le versioni sono contrastanti), avrebbe assimilato le tecniche, le novità di illustri artisti.
Era dunque un uomo, che sapeva scegliere i propri maestri,
a Mantova il Mantegna, a Milano Leonardo da Vinci, a Ferrara il Dosso, e a Piacenza studiò l'opera di Raffaello, la Madonna Sistina che ora è a Dresda.
Nel primo periodo della sua carriera, i lavori del Correggio, sono per lo più ordinazioni di piccoli quadri destinati alle devozioni private.

incoronazione della vergine


annunciazione 



madonna della scodella



adorazione dei pastori



Chiude il primo periodo la pala "Riposo durante la fuga in Egitto con S. Francesco".



Dal 1514 al 1518, Correggio esegue opere molto importanti, A Brera si trova l'Adorazione dei Magi,


 a Modena la Madonna Campori,


 la Zingarella di Capodimonte, 


e la pala Arbinea ormai andata perduta.

Dal 1518 al 1519, la badessa Giovanna da Piacenza, donna di cultura e proveniente da una famiglia ricca, incarica il Correggio di affrescare la propria Camera all'interno del monastero di San Paolo a Parma.
Lo stile architettonico della volta, fatto ad ombrello, viene coperto da una pittura illusionistica.



Al centro del soffitto viene dipinto lo stemma araldico della famiglia della badessa, la scenografia si evolve, lo spazio viene diviso in sedici spicchi con festoni di frutta sostenuti da nastri annodati,


negli spicchi sono dipinti sedici ovali, dai quali si affacciano putti semplicemente splendidi, che giocosamente si dedicano ad azioni di caccia, 


alla base degli spicchi troviamo delle nicchie, anch'esse dipinte, con l'effetto della prospettiva l'impressione della profondità sembra reale, tanto che le statue greche dipinte al loro interno, sono così ben concepite da sembrare realmente di marmo.
Anche la cappa del camino è affrescata con l'immagine di Diana sul carro, Diana rappresenta la dea della caccia ma anche della purezza, come riferimento alla badessa che ha commissionato l'opera.


La decorazione del Correggio da slancio ed eleganza, una sensazione di elevazione verso l'alto, che è quello che colpisce l'occhio di chi visita questo gioiello del Rinascimento.


Si trasferì nel 1524, a Parma, sfruttando gli studi sulla prospettiva realizzò la cupola della chiesa di San Giovanni Evangelista,



 con la nuova tecnica, l 'illusione creata dalla composizione libera degli scorci del paesaggio o di cielo, si alterna con il modo movimento a volte vorticoso delle figure, diventa una novità, con questi affreschi, iniziò la fama e il successo ad Antonio Allegri, ebbero inizio importanti commissioni.
Raggiunse una perfetta armonia di movimento e di colori negli affreschi della cupola del Duomo di Parma.




Per coloro che si apprestano ad ammirare l'Assunzione della vergine, non è possibile descrivere in poche parole quanto sia bella, la sensazione che si prova alzando lo sguardo su quest'opera davvero magnifica è di stupore, un tripudio di Santi, angeli , Adamo ed Eva e la vergine che si eleva fino al cielo



particolare della Madonna che si eleva al cielo accompagnata sostenuta dagli angeli


lunedì 27 luglio 2015

LE CINQUE TERRE

LE CINQUE TERRE


Pronti, partenza, via .....Cinque del mattino, un pullman
Gran turismo, la destinazione per me, ancora ignota, non so davvero dove ha deciso di portarmi Riccardo.
Poi il nostro accompagnatore, mentre percorriamo l'autostrada, ci parla della nostra destinazione.
LE CINQUE TERRE :
Le vedremo dal mare, prenderemo i battelli che ci porteranno presso i paesini che formano questo percorso.
Le Cinque Terre sono formate da Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, e Monterosso. Le Cinque Terre con Portovenere, l'Isola Palmaria, Tino e Tinetto sono state iscritte dall' Unesco come Patrimonio dell'Umanità.



Mentre Portovenere, assume la funzione di punto di partenza, (nei periodi estivi), per piacevoli gite marine ai pittoreschi paesi, detti anche " Costa dei Santuari ",  tutti di origine antichissima.
Affinità e continuità, comunanze storiche, e geografiche hanno imposto, agli abitanti di queste zone, le  forti vocazioni agricole, piantagioni di  uliveti secolari, le limonaie, la coltivazione delle viti, riempiono una tela fatta di panorami marini che  si congiungono con panorami rupestri fatti di roccia e pinete.


Siamo quasi giunti a destinazione, attraversiamo La Spezia, raggiungiamo il punto di scarico, e con automezzi di linea arriviamo al porto dove ci si imbarca.
Siamo a Portovenere, mentre si attende, visitiamo il golfo dei poeti. Una torre capitolare, ci accoglie,



 alzando lo sguardo si intravede una cinta muraria e il Castello di proprietà della famiglia Doria, da qui si gode un panorama stupendo.




Petrarca , il poeta, nel 1338, dedicava a Portovenere, questi versi:

"A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui - nei colli che ammanta l'ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene - sua patria...".

Fonte Web


Dal battello tutto si vede in un'altra ottica, il borgo di Portovenere con la sua Palazzata,




una muraglia fatta di case- torri, color pastello che si specchiano sul mare, costruite nel XII secolo,
il promontorio dove le rocce scendono a picco nel mare, e arroccata proprio all'estremità, sulla spianata, c'è la chiesa di S. Pietro, 






costruita nel 1277, in stile gotico genovese, una guida ci elenca le particolarità delle zone che andremo a visitare.
E' una cornice naturale, che ha da sempre affascinato, non solo viaggiatori, artisti, e poeti, ma anche studiosi, che hanno fatto importanti ricerche e sperimentazioni.


L'Isola Palmaria sta di fronte all'antico borgo di Portovenere e con l'isolotto del Tino e del Tinetto forma un piccolo arcipelago.....
Se solo ci si potesse fermare un po' di giorni, visitare dal mare e da terra. Sono  tante sono le cose di interesse culturale, senza togliere il piacere per gli occhi, per la mente in questo miracolo panoramico.
Il sole, il cielo azzurro, il mare, una bellissima giornata, la crociera continua, si affaccia Rio maggiore, un vecchio borgo adagiato in una piccola e stupenda valle coltivata quasi ed esclusivamente a vigneti.


Il nome Rio, deriva dal ruscello,che scende lungo un tortuoso canalone con sbalzi e cascatelle fino ad una piccola spiaggia, caratterizzato da  strette vie in salita e da scalinate in pietra, meta di visitatori, che rimangono ammaliati da questi scorci semplici, ma tanto belli.



Da Riomaggiore,  attraverso una mulattiera e una scalinata, camminando per circa un'ora è possibile raggiungere il Santuario di Montenero, la cui costruzione risale al periodo delle immigrazioni dalla Grecia, altra suggestiva passeggiata che collega Riomaggiore a Manarola è la famosa "Via dell'Amore" tutta scavata nel vivo della roccia e a strapiombo sul mare.




Manarola ci accoglie con i suoi colori vivaci, le sue case sono arroccate su uno sperone di roccia che emerge dritto dal mare, con il borgo raccolto in una valletta dai fianchi molto ripidi, mentre le colline circostanti sono coltivate a vigneti, che producono il costoso vino chiamato Sciacchetrà. Che vuol dire :"Schiaccia e tira". Anche la piccola caletta per le barche è scavata nella roccia.




Corniglia, è uno dei paesi più ricchi di storia, ma anche la più difficile per accedervi dal mare. Dall'approdo attraverso una dura scalinata si arriva al paese, questo fatto rende Corniglia il paese più gelosamente ritroso delle Cinque Terre, la guida ci dice che la chiesa parrocchiale è magnifica, ma  anche il Santuario di N.S. delle grazie e di S. Bernardino da Siena, che  raccontano la storia del Santo in questi impervi luoghi.




Vernazza è un paese che si è formato intorno agli anni 1000, grazie ai Signori di Val di Vara, che ne fecero un borgo fortificato, la Rocca con avanzi di torri, danno il segno della loro presenza, la piazzetta è arricchita dalla bella chiesa in stile gotico- ligure dedicata a Santa Margherita d'Antinochia


 il campanile ha una cupola ottagonale, dalla piazza è possibile vedere i bagnanti nella piccola spiaggia sottostante.


Arriviamo a Monterosso, così chiamato per il colore rossiccio del suo terreno, è certamente la più giovane, ma oggi è la maggiore delle Cinque Terre, da visitare i giardino pubblici aperti sulla "Costa dei Santuari", Monterosso, ne possiede il più famoso "Il Santuario di Sovione".
Non solo mare, sole, panorami mozzafiato,



anche cultura che ci racconta di quanto queste terre abbiano subito, perso e vinto contro le incursioni, passando  anche attraverso la religione.
Il tempo è passato velocemente, abbiamo visto tante cose.
La giornata piena volge al termine, una giornata molto bella, calda,  con altre persone che viaggiavano con noi, abbiamo formato dei gruppi, abbiamo  riso scherzato, e assaporato tanta bellezza......