«La
Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo"
al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli
italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro
terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e
della più complessa vicenda del confine orientale» (legge 30 marzo
2004 n. 92)
Alla
fine della prima guerra mondiale, con la fine dell'impero Asburgico, vennero consegnati allo stato italiano, la Venezia Giulia e Zara, nel
1924 si aggiunse la città di Fiume.
Le
popolazioni di queste zone, sulle zone costiere erano di nazionalità
italiana, mentre nelle zone interne, erano sloveni e croati, un insieme
di etnie, che lo stato italiano non era in grado di tutelare.
Le
squadre di fascisti, che dal 1919 si erano formate, con il passare
degli anni, avevano preso come bersaglio preferito le popolazione
slovene e croate, e naturalmente, come in tutta italia, gli
antifascisti.
Gli
squadristi nel 1920, incendiarono a Triestel 'Hotel Balkan, la sede
del centro culturale, dove le organizzazioni slovene della città si ritrovavano. Mussolini, in un suo proclama: definì provvidenziale l'incendio del
Balkan, questo fu il consenso al dilagare della violenza fascista.
Nel
1922 fu proibita anche la messa in lingua slovena, anche se i parroci
cercavano di resistere, ogni possibiltà veniva meno, perchè si era
creato un insieme di comportamenti che hanno sottoposto le
popolazioni di etnia croata e slovena, ad una ferocia inaudita da
parte degli squadristi fascisti, chiusero ogni circolo, che
permettesse loro di ritrovarsi, gli cambiarono i cognomi, venne
imposta la lingua italiana, che per i piccoli bambini si tramutò in un difficile percorso..
Ormai, era stata decretata la fine della popolazione croata e slovena.
Nel
1941, con l'invasione nazista, la Jugoslavia venne annientata e
divisa. La Slovenia settentrionale, viene assegnata alla Germania
nazista, la parte meridionale viene denominata, "Provincia di
Lubiana" , l'Italia si ingrandisce, acquisendo Fiume e Zara, e
una parte della Dalmazia indebolendo di fatto la Croazia, che
diventa uno stato indipendente nelle mani di un fanatico
nazifascista.
Fonte
Web:
Il
regime di occupazione della Jugoslavia da parte della Germania, e dei
suoi alleati fu spietato. Migliaia di persone vennero uccise e
centinaia di villaggi incendiati.
La resistenza all’occupazione si
sviluppò sin dall’estate 1941, cominciando dal Montenegro ed
estendendosi ben presto a Serbia, Croazia e Slovenia.
Nell’ottobre
del ’41 si ebbero le prime condanne a morte. Nei
29 mesi di occupazione italiana, nella sola provincia di Lubiana
vennero fucilati circa 5.000 civili e altre 7.000 persone, in gran
parte anziani, donne e bambini, trovarono la morte nei campi di
concentramento italiani. Tristemente
noti sono quelli di Gonars (Udine) e Rab in Croazia.
Il
25 luglio 1943, cade il fascismo in italia e con l'armistizio dell' 8
settembre e l'annessione al terzo Reich, permette alla Germania di
occupare velocemente la Dalmazia, la Provincia di Lubiana e il
Venezia Giulia.
Dal
mese di settembre 1943 al 1945, i nazisti, privano in modo brutale la
sovranità all'Italia, Trieste,
Gorizia, Udine, Pola, Fiume e Lubiana, fanno
parte della Germania nazista, inizia
per queste popolazioni un
ennesimo periodo di smembramento di identità, ed un proseguirsi di
angherie. In seguito vennero aggiunte anche
le province di Trento, Bolzano e Belluno.
Nel
1929, in Istria si formarono i primi gruppi della Resistenza,
contro
il fascismo, nell’estate-autunno 1941 iniziò in Jugoslavia la
Resistenza contro l’occupazione italo-tedesca.
Nella
Venezia Giulia, la Resistenza ebbe inizio con netto anticipo rispetto
al resto d’Italia.
Infatti
già nei primi mesi del 1943 la guerriglia partigiana, sempre più
estesa in Jugoslavia, cominciò ad arrivare alla città di Trieste.
Alla data dell’8 settembre il Movimento di liberazione jugoslavo, era già presente e si opponeva ai nazifascisti. Intanto in tutta
italia si organizzava la Resistenza.
Fonte
Web:
A
Udine, tra il febbraio e l’aprile del 1945, avvenne la fucilazione
di 52 partigiani. Questi eccidi vennero compiuti dai nazisti con la
collaborazione attiva dei fascisti di Salò.
Il
Polizeihaftlager
(campo
di detenzione di polizia), della
Risiera di San Sabba, destinato a detenuti politici ed ebrei
è
l’unico campo di concentramento nell’intera area dell’Europa
occidentale provvisto di forno crematorio. È il luogo dal quale si
conduce contro la popolazione civile, sospettata di appoggiare il
Movimento di liberazione, una vera e propria campagna di
deportazione, di violenze e di uccisioni.
La
Risiera fu innanzitutto una istituzione dedicata all’attività di
cattura e deportazione degli ebrei e di tutti gli oppositori sia
italiani che slavi. Qui si applicarono le tecniche di uccisione di
massa, proprie della logica SS: abbattimento, gassazione,
fucilazione, strangolamento; l’invio di deportati nei campi di
sterminio in Germania. Nella Risiera furono deportate circa 20.000
persone, di cui, secondo calcoli approssimati ben 5.000 persero la
vita.
Oggi
l’edificio della Risiera è monumento nazionale.
Quando
si parla di "foibe" ci si riferisce alla violenza di massa
nei confronti di militari e di civili, in prevalenza italiani, in
diverse zone della Venezia Giulia.
La
prima ondata di violenze si ebbe dopo l'8 settembre 1943, in Istria,
da
parte di nazifascisti, contro
cittadini italiani.
Nel
maggio 1945 con l'occupazione della Venezia Giulia da parte
dell'esercito jugoslavo, la violenza riprese con maggior vigore. Ne
furono vittime migliaia di persone civili e militari. Tra di esse vi
erano anche esponenti antifascisti che si opponevano al passaggio di
queste terre alla Jugoslavia, venivano
considerati nemici della costruzione di uno stato comunista
Almeno
5.000 persone scomparvero nelle stragi chiamate “foibe”, dal nome
delle voragini tipiche dei terreni carsici in cui spesso venivano
gettati i cadaveri, anche se non tutte trovarono la morte in tale
modo.