il filo dei ricordi-racconti

giovedì 11 febbraio 2016


«La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» (legge 30 marzo 2004 n. 92)



Alla fine della prima guerra mondiale, con la fine dell'impero Asburgico, vennero consegnati allo stato italiano, la Venezia Giulia e Zara, nel 1924 si aggiunse la città di Fiume.
Le popolazioni di queste zone,  sulle zone costiere erano  di nazionalità italiana, mentre nelle zone interne,   erano sloveni e croati, un insieme di etnie,  che lo stato italiano non era in grado di tutelare.
 Le squadre di fascisti,  che dal 1919 si erano formate, con il passare degli anni,  avevano preso come bersaglio preferito le popolazione slovene e croate, e naturalmente, come in tutta italia, gli antifascisti.
Gli squadristi nel 1920, incendiarono a Triestel 'Hotel Balkan,  la sede del centro culturale, dove le organizzazioni slovene della città si ritrovavano. Mussolini,  in un suo proclama: definì provvidenziale l'incendio del Balkan, questo fu il consenso al dilagare della violenza fascista.
Nel 1922 fu proibita anche la messa in lingua slovena, anche se i parroci cercavano di resistere, ogni possibiltà veniva meno,  perchè si era creato un insieme di comportamenti che hanno sottoposto le popolazioni di etnia croata e slovena, ad una ferocia inaudita da parte degli squadristi fascisti, chiusero ogni circolo, che permettesse loro di ritrovarsi, gli cambiarono i cognomi, venne imposta la lingua italiana, che per i piccoli bambini si tramutò in un difficile percorso..
Ormai, era stata decretata la fine della popolazione croata e slovena.
Nel 1941, con l'invasione nazista, la Jugoslavia venne annientata e divisa. La Slovenia settentrionale, viene assegnata alla Germania nazista, la parte meridionale viene denominata, "Provincia di Lubiana" , l'Italia si ingrandisce, acquisendo Fiume e Zara, e una parte della Dalmazia indebolendo di fatto la Croazia, che diventa uno stato indipendente nelle mani di un fanatico nazifascista.

Fonte Web:
Il regime di occupazione della Jugoslavia da parte della Germania,  e dei suoi alleati fu spietato. Migliaia di persone vennero uccise e centinaia di villaggi incendiati. 
La resistenza all’occupazione si sviluppò sin dall’estate 1941, cominciando dal Montenegro ed estendendosi ben presto a Serbia, Croazia e Slovenia.
Nell’ottobre del ’41 si ebbero le prime condanne a morte. Nei 29 mesi di occupazione italiana, nella sola provincia di Lubiana vennero fucilati circa 5.000 civili e altre 7.000 persone, in gran parte anziani, donne e bambini, trovarono la morte nei campi di concentramento italiani. Tristemente noti sono quelli di Gonars (Udine) e Rab in Croazia.



Il 25 luglio 1943,  cade il fascismo in italia e con l'armistizio dell' 8 settembre e l'annessione al terzo Reich,  permette alla Germania di occupare velocemente la Dalmazia, la Provincia di Lubiana e il Venezia Giulia.
Dal mese di settembre 1943 al 1945, i nazisti, privano in modo brutale la sovranità all'Italia, Trieste, Gorizia, Udine, Pola, Fiume e Lubiana, fanno parte della Germania nazista, inizia per queste popolazioni un ennesimo periodo di smembramento di identità, ed un proseguirsi di angherie. In seguito vennero aggiunte anche le province di Trento, Bolzano e Belluno.



Nel 1929,   in Istria si formarono i primi gruppi della Resistenza, contro il fascismo, nell’estate-autunno 1941 iniziò in Jugoslavia la Resistenza contro l’occupazione italo-tedesca.
Nella Venezia Giulia, la Resistenza ebbe inizio con netto anticipo rispetto al resto d’Italia.
Infatti già nei primi mesi del 1943 la guerriglia partigiana, sempre più estesa in Jugoslavia, cominciò ad arrivare alla città di Trieste. Alla data dell’8 settembre il Movimento di liberazione jugoslavo, era già presente e si opponeva ai nazifascisti. Intanto in tutta italia si organizzava la Resistenza.

Fonte Web:
A Udine, tra il febbraio e l’aprile del 1945, avvenne la fucilazione di 52 partigiani. Questi eccidi vennero compiuti dai nazisti con la collaborazione attiva dei fascisti di Salò.
Il Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), della Risiera di San Sabba, destinato a detenuti politici ed ebrei è l’unico campo di concentramento nell’intera area dell’Europa occidentale provvisto di forno crematorio. È il luogo dal quale si conduce contro la popolazione civile, sospettata di appoggiare il Movimento di liberazione, una vera e propria campagna di deportazione, di violenze e di uccisioni.




La Risiera fu innanzitutto una istituzione dedicata all’attività di cattura e deportazione degli ebrei e di tutti gli oppositori sia italiani che slavi. Qui si applicarono le tecniche di uccisione di massa, proprie della logica SS: abbattimento, gassazione, fucilazione, strangolamento; l’invio di deportati nei campi di sterminio in Germania. Nella Risiera furono deportate circa 20.000 persone, di cui, secondo calcoli approssimati ben 5.000 persero la vita.
Oggi l’edificio della Risiera è monumento nazionale.



Quando si parla di "foibe" ci si riferisce alla violenza di massa nei confronti di militari e di civili, in prevalenza italiani, in diverse zone della Venezia Giulia.
La prima ondata di violenze si ebbe dopo l'8 settembre 1943, in Istria, da parte di nazifascisti, contro cittadini italiani.

Nel maggio 1945 con l'occupazione della Venezia Giulia da parte dell'esercito jugoslavo, la violenza riprese con maggior vigore. Ne furono vittime migliaia di persone civili e militari. Tra di esse vi erano anche esponenti antifascisti che si opponevano al passaggio di queste terre alla Jugoslavia, venivano considerati nemici della costruzione di uno stato comunista 




Almeno 5.000 persone scomparvero nelle stragi chiamate “foibe”, dal nome delle voragini tipiche dei terreni carsici in cui spesso venivano gettati i cadaveri, anche se non tutte trovarono la morte in tale modo.






3 commenti:

  1. Tutta la tua ricostruzione dei fatti, Enrica, fin dall'inizio, è fonte preziosa d'informazione. Oggi possiamo dire tutti, senza distinzione di bandiera, "mai più tutto questo", "mai più". Ti abbraccio con affetto.

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  2. Enrica,come sempre sei stata molto concreta nella descizione dei fatti causati da un ideologia politica e ottusa che ha creato dolore e sofferenze alla popolazione mettendo in fuga chi ha potuto,,questo sangue grida anche oggi per altri popoli che ben sappiamo,Grazie un abbraccio,,elisabetta,,,

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  3. ciao enrica grazie x tutto ciò che pubblichi, e lo sai quanto ti apprezzo i tuoi scritti leggendo queste storie certo fa rabbrividire ma fa parte della storia grazie

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