il filo dei ricordi-racconti

lunedì 22 febbraio 2016

La Visita al BINARIO 21

LA VISITA AL BINARIO 21

Ho già scritto del binario 21, ossia del memoriale della Shoa di Milano, di quanti sforzi ci sono voluti, di quanto impegno, personale,  economico,  per raggiungere l'obbiettivo finale, che non è altro,  che il bisogno di raccontare la  verità a  chi, per fortuna  non ha vissuto, il disastro di una guerra voluta da menti folli, e sopratutto per evitare che non accada di nuovo.
Mi spinge il voler sapere, il ricordo di persone a me care, che questa follia l'hanno vissuta, subita nella loro gioventù.
 Informarsi sul Memoriale della Shoa, è stata una buona cosa, ma vederlo è tutta un'altra storia.
Quando Margherita di Culturaintour, mi ha informato della visita guidata, ho prenotato subito per me, poi ho detto al mio nipotino Federico, il 21 febbraio vieni con me,  VOLEVO lo vedesse, solitamente chiedo, se vuol venire con me, questa volta non ho chiesto, ho voluto portarlo.


stazione di Milano 



Non è sempre facile entrare in questi luoghi, 
ci accoglie la parola INDIFFERENZA, voluta con forza, da Liliana Segre.


Liliana Segre,è una signora che ha voluto intensamente che questo luogo diventasse il simbolo, il Memoriale della Shoa.... Sopravvissuta ai campi di sterminio, ha raccontato più volte di quanto male le abbia fatto l'indifferenza delle persone, che prima delle leggi razziali erano vicini di casa, amici di famiglia, il droghiere di fiducia, poi in un attimo lei e i suo padre, erano  diventate persone  invisibili e indesiderate agli occhi di chi abitava nel loro stesso palazzo, ai conoscenti che incontrava per strada che fingevano di non vederli.....




Milano, quella Milano, che ha consentito che questo delirio accadesse, ora col Memoriale cerca di riscattarsi, ben consapevole di aver sbagliato. Non è facile ammettere di essere stati complici, ma è un buon segno la volontà di rimediare,  tenendo viva la memoria di quel che è accaduto.




Ha contato molto, anche l'esposizione della signora che ci ha fatto da guida, in modo pacato, rispettosa del luogo, coinvolta emotivamente, ha coinvolto i bambini presenti al gruppo, facendo notare anche a noi adulti quanto fosse studiata, in modo organizzato la deportazione di persone considerate pezzi, ma sopratutto di quanto fosse subdola la violenza psicologica di annientamento di tante anime.




Ci ha spiegato che gli ebrei sono un popolo, non una razza, che intellettuali, giornalisti dell'epoca erano conniventi con le leggi razziali.



 Gli ebrei, sono un popolo, che nel corso dei secoli, si è abituato a subire rivolte, ma non era preparato, o meglio non aveva compreso quanto fossero in pericolo, con le emanazioni di tali leggi, quanto fosse grave, per la comunità considerare gli ebrei una razza. Gli ebrei sono cittadini di tutto il mondo, se ne trovano negli stati Europei, nelle Americhe, in Russia, e hanno intrapreso usi e costumi delle zone in cui avevano e ancora vivono, per cui l'errore più grande è pensare che gli ebrei siano tutti uguali, sono diversi per usi e costumi.Alcuni di loro non praticavano nemmeno la religione ebraica, altri ancora si erano convertiti al cattolicesimo, avevano lottato come italiani nella prima guerra mondiale, ma per i fascisti prima e i nazisti poi, non contava nulla. Era sufficiente avere un solo nonno, su quattro, di origine ebraica, che nel tuo sangue scorreva sangue ebreo e diventavi indesiderato, non era una questione religiosa, era una questione di sangue, intellettualmente diffusa, come dimostrano i cartelli esposti.





La pratica svolta, serviva ad annullare le certezze, togliendo loro per prima cosa  il lavoro, i beni personali, la scuola ai bambini, la dignità che spetta a chiunque,  poi l'annientamento personale, dove diventavano invisibili agli occhi di tutti, e infine la totale perdita di tutto, dei propri abiti, dei proprio nome di battesimo,sostituito con  un numero di matricola, un numero freddo e impersonale,  fino a strappare, dividere gli affetti, separando famiglie intere....
Una immagine deprimente di 6 MILIONI di Ebrei, nell’ Europa Centrale, privati di protezione e di opportunità economiche, che lentamente morivano di stenti, violenza e perfidia.





I bambini presenti hanno guardato i sassolini,  ogni pietra rappresenta una persona, nella religione ebraica, non si usano fiori sulle tombe ma sassolini e ci è stata data anche la spiegazione cosa  di cui anche io non ero a conoscenza.


Al tempo in cui Mosè, liberò il popolo dalla schiavitù d'Egitto, rimasero per 40 anni nel deserto, e le persone che in quel tempo morivano, venivano seppellite nel deserto, gli animali selvatici, trovando un terreno sabbioso, tendevano a dissotterrare i defunti, così le tombe venivano coperte con sassi, nel deserto non c'erano fiori, nacque la tradizione di mettere un sasso nella tomba del defunto, più sassi ci sono più quella persona era importante e viene ricordata, il sasso è Dio, non si distrugge, sotto il sasso è anche usanza porre una preghiera o un pensiero per il defunto.
Non
si usa il mazzo di fiori,anche quando c'è un lutto è sempre meglio portare frutta ai parenti, e non fiori per chi pratica la religione ebraica.



Continuando il percorso attraverso le spiegazioni, il binario, il traslatore che spostava i vagoni,








l'elevatore che sollevava le carrozze stipate di persone, molti ebrei giungevano da San Vittore, dove erano stati rinchiusi, insieme agli oppositori politici.






Liliana Segre racconta di aver avuto più solidarietà dai carcerati di San Vittore, che dalla popolazione, come era possibile che in carcere sapessero quale fine avrebbero fatto, mentre la popolazione civile non ne fosse al corrente?




Era meglio, non vedere non sentire, non esporsi.
Salire sui vagoni mi ha fatto sentire una sensazione di freddo, ma al tempo stesso mi mancava l'aria, come immaginare un viaggio di una settimana stipati come bestie, dentro un vagone.... e ritorno con la mente a mio papà, e a quei demoni che non lo hanno mai lasciato. Un cartello esposto dice vietato trasportare persone, infatti questo il luogo era destinato a inviare vagoni di merci, ma dimostra che per i nazisti gli ebrei non erano persone.





Il pavimento che segue le rotaie del binario, attraverso delle targhe  mostra  l'elenco dei treni partiti dalla stazione di Milano,







 sul muro compaiono  i nomi di tutti i deportati, chi  non è tornato con una scritta bianca, con la scritta in rosso ci sono le 27 persone che sono tornate, le scritte vengono incontro ai visitatori, questo gesto è difficile da interpretare , ma io l'ho vissuto così:

non ci conosciamo, ma io sono qui, ti mando il mio nome, non mi dimenticare, perchè se dimentichi me o gli altri, dimentichi chi sei....e cosa siamo stati.






Con Federico, poi ci siamo intrattenuti, ancora molto all'interno del memoriale, abbiamo visitato le stanze delle testimonianze, dove i sopravvissuti hanno raccontato le loro esperienze vissute,  importante è stata la testimonianza di Shomo Venezia, che fu assegnato al SonderKommando, di uno dei più grandi forni crematori di Birkenau, insieme ad altri prigionieri fu costretto per mesi a vivere sopra i crematori, per occuparsi delle operazioni di distruzione dei cadaveri delle vittime che i nazisti uccidevano mediante gassazione.
 I membri dei 'Sonderkommandos' venivano periodicamente uccisi dalle SS affinchè non potessero testimoniare quello che avevano visto.
Una violenza ancora più subdola, perchè creando delle squadre di prigionieri addetti alle camere a gas, cercavano di scaricare le colpe su coloro che erano vittime, facendoli diventare carnefici.   
 Abbiamo letto i manifesti, e ho sentito il mio piccolo dire: " Nonna perchè?
"Dovrebbero venire qui i politici del mondo, per capire che quando fanno le leggi possono fare del male. Noi adesso siamo razzisti nei confronti di chi arriva qui, perchè abbiamo paura di perdere le nostre cose... invece i carcerati che non avevano più niente da perdere, hanno donato una mela o un arancio, ecco perchè si fa violenza per avere ricchezza, così si diventa potenti".
Chiudo con le parole del mio nipotino, la follia del potere a scapito degli altri.....


Margherita di Culturaintour di Cadorago sapeva quanto tenessi a questa visita, la ringrazio di cuore per averla organizzata



7 commenti:

  1. Per non dimenticare!! Sembra che abbiamo la memoria corta,visto le guerre che ci sono oggi in tanti paesi creando morte e distruzione,,,Dici bene Enrica! I politici prima di emanare le leggi dovrebbero farsi un esame di coscienza molto profondo,,,Vero Chicco ,la follia per il potere porta alla rovina,,Grazie Enrica,,elisabetta,,,,

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  2. Enrica, grazie per questa lunga riflessione. Mi ha fatto commuovere. Grazie a Federico per essere venuto. Sarà una persona responsabile con una nonna così.
    Margherita, Culturaintour

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  3. COSE INTERESSANTI GRAZIE CHICCA CIAO TI LEGGO SEMPRE

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  4. ho letto con poco tempo che avevo a disposizione ma ritornero a rileggere dalla prima sbirciata che ho dato penso che tuo nipote sia stato cosi attento alle spiegazione che non gli e sfuggito certo una vergola grazie da giglioa

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  5. Sei una nonna meravigliosa!
    Grazie!
    Giovanna B.

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  6. Ti ringrazio, come sempre, Enrica di avermi voluto portare con te. Indimenticabile tutto e partecipato con tutto me stesso. "Mai più-sì- "mai più". Ma non ne sono tanto certo ormai. Speriamo che il genere umano sia capace di non determinare situazioni di orrore come quella che hai raccontato. Ti abbraccio e Grazie!

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