il filo dei ricordi-racconti

sabato 4 gennaio 2020

 Matilde di Canossa 


Matilde di Canossa è stata una delle figure femminile di grande importanza nella storia del Medioevo europeo.
La Grancontessa Matilde di Canossa,
 o Mathilde, o  Matilde di Toscana (in latino: Mathildis, in tedesco: Mathilde von Tuszien; dalla testimonianza di Dinizone, un frate benedettino che scrisse la sua biografia, sembra sia nata a Mantova, nel 1046. Un altro scrittore, il colto Francesco Maria Fiorentini, asseriva che fosse nata a Lucca, solo  una data  è certa  quella della sua morte il 24 luglio 1115 a Bondeno di Roncore. 
Era figlia del conte Bonifacio degli Attoni, principe di Toscana e conte di Canossa, detto il "tiranno", unico erede della  potentissima famiglia feudale  italiana dei Canossa, mentre la mamma di Matilde, Beatrice di Lotaringia, duchessa delle Ardenne.
I matrimoni a quel tempo, sopratutto nelle famiglie nobili erano stipulati dai genitori, motivati da interessi, di potere dominio e religione. 
Figlia di un uomo rude,


battagliero, dominatore e proprio per questo le città che amministrava Mantova, Lucca, Pisa, Modena e Firenze volevano liberarsi del proprio feudatario. 
Per capire meglio la società medioevale,si deve tornare indietro nella storia  la miseria e l’ignoranza prosperavano,  le rivolte dei  sudditi  venivano tenute  a bada  con la violenza.
 A capo di questa società  vi erano due  figure, il papa e l'imperatore,  che erano sempre in concorrenza, molto spesso in disaccordo tra loro, aspiravano a poter possedere tutti e due i poteri, dominavano il popolo. L’imperatore avendo già ottenuto dai Carolingi,  la consacrazione di "Imperatori del Sacro Romano Impero, aveva il potere di  nominare le massime cariche ecclesiastiche, vescovi  anche  la nomina del Sommo pontefice  della Chiesa.Le nomine degli imperatori  tenevano conto degli  interessi della corona, per questo motivo venivano  scelti  i propri parenti diretti , non importava  se fossero  sposati e avessero  amanti,  oppure sceglievano  molti nobili che comperavano il titolo, a prescindere dalla  vocazione religiosa.
Oltre alle rivolte del popolo, prende piede anche  la  propaganda di protesta  dei monaci benedettini,  e che si battono per la riforma del clero. Cercando di  risvegliare le coscienze religiose, asserendo   che l’imperatore non aveva  il diritto di eleggere i vescovi e il papa,  mal sopportando l'arrogante  intromissione  negli affari della chiesa. Veniva condannata  l'eccessiva indulgenza, la corruzione e la condotta  dei preti e dei vescovi i quali, per far soldi erano capaci di vendersi perfino le chiese.  
Nel  1052,  Bonifacio di Canossa viene ucciso, gli succedono come eredi la moglie  Beatrice  e l'unica figlia rimasta Matilde, visto che il fratello e la sorellina sono morti prematuramente, si trovano quindi a dover gestire una situazione politica molto  difficile.
La religione, con i suoi riti, i santi, gli esorcismi, la sua paura del diavolo, dettava le regole  della vita comune, chiunque, dal popolo,  ai nobili credenti o non credenti,  subivano le superstizioni che la religione professava. Moltissime le reliquie, spesso false,  che venivano collocate in luoghi  appositi affinché i fedeli, potessero recarvisi a pregare, luoghi  importanti per le Varie Signorie che così si affermavano ... 
Beatrice di Lorena, e madre di Matilde, profondamente credenti,  mettono  al servizio della Chiesa una parte consistente del proprio patrimonio, per fondare conventi, costruire chiese, abbazie  o  per acquistare reliquie, come i sacri vasi contenenti il Santissimo Sangue di Nostro Signore,  o le zolle di terra del Golgota, solo così pensava di salvarsi l'anima. 

Beatrice di Lotaringia

Beatrice era anche convinta che nessun uomo,  nobile o bandito, avendo paura dell'inferno, avrebbe attaccato un  convento, ecco perché desiderava entrarvi.
Beatrice  era imparentata con l'imperatore,  il ruolo come moglie di un ricco feudatario e la fede,  l'avevano messa in contatto con i diversi papi che si sono susseguiti ma con  Leone IX  condivideva sia la lingua che l’origine, poiché il papa discendeva, come lei, da una nobile famiglia dell’Alta Lorena. 
 Queste caratteristiche, avvicinarono la donna agli ideali di una Chiesa riformata,  dove l’elezione del Papa doveva essere fatta solo dal clero, idee erano in netto contrasto, con le idee del suo imperatore :Enrico III
Beatrice, su consiglio del papa rientra in possesso dei  beni del marito, con l'aiuto di un monaco di fiducia del papa,  Ildebrando di Saona,  inizia  a mantenere la grande contea dei Canossa ma le difficoltà erano davvero troppe, consigliata dal papa sposa il potente e ricco vedovo Goffredo il Barbuto, duca dell’Alta Lorena, lontano parente di Beatrice e che sostiene la Chiesa riformata. promettendo che non ci sarà unione di corpi. L’unica clausola che mette lo sposo, ben contento di venire in possesso dei territori di Beatrice e per continuare in futuro questa alleanza,  è che la piccola Matilde venga promessa sposa a suo figlio. I due vedovi sanciscono la loro unione a Canossa nel 1054.
Essere dalla parte della chiesa riformata,  non è  ben accettato dall'imperatore, per Matilde e la madre iniziano così due anni come prigioniere dell'imperatore, in Germania vengono trattate bene anche perché la madre aveva un legame parentale molto forte con la famiglia dell'imperatore. Alla morte dell'imperatore,  nel 1056, succederà al trono Enrico IV di soli 6 anni, per intercessione del papa Beatrice trova un accordo con la moglie del defunto imperatore firma degli atti e dei documenti   lasciando dei proventi per poter avere un salvacondotto per tornare nei suoi feudi in Italia, spetta a Matilde che è una bambina ad inginocchiarsi davanti al piccolo imperatore, in segno di sudditanza, si potrebbe pensare ad un gioco di due bambini ed invece è storia. 
Alla corte imperiale Matilde che acquisisce un bagaglio linguistico di tutto rispetto, oltre al latino che già conosceva  imparerà anche il tedesco, il francese, e molti dialetti parlati dalla Germania all'Italia, seguirà anche lezioni dei monaci sulle Sacre Scritture e sulla vita dei Santi.
Fin da piccola era una bambina temeraria, che imparò prestissimo a cavalcare , che stupiva  tutti,il padre in modo particolare ammirava il modo in cui riusciva  a domare l’animale. La portava con se  quando cacciava  nelle vicinanze dei suoi castelli. Grazie queste cavalcate, Matilde  imparerà a conoscere i territori  che diverranno in seguito  i luoghi delle sue lunghe battaglie.
Anche Goffredo il barbuto ottiene il perdono e le sue terre, l'anno successivo  raggiunge il papa che muore il giorno dopo, lo seppellisce nel mausoleo di Teodorico a Ravenna e già che i trova da quelle parti, occupa le terre papaline di Spoleto e Camerino.
Approfittando del fatto che alla corte imperiale vi fosse una donna con poco polso ed un bambino in tenera età, il clero romano elegge il papa senza chiedere all'imperatore,  non ci furono difficoltà a trovare il successore del papa,  si trattava  di Federico  già abate di Montecassino e da pochi giorni cardinale. fratello di Goffredo il barbuto che  prenderà il nome di Stefano IX , con l’appoggio di Ildebrando di Soana e dell’eremita  Pier Damiani, che morirà solo sette mesi dopo la sua investitura nelle braccia dell’Abate Ugo di Cluny.
Qui la storia di Matilde di Canossa

Matilde di Canossa 

inizia, all'età di dodici anni viene promessa in sposa a Goffredo il gobbo,  diventa così una pedina nelle mani del patrigno che la istruisce al maneggio delle armi, e  della chiesa che la seguirà nella preparazione morale e culturale, sarà l' Abate Ildebrando di Soana, che dovrà aprirle la strada , aiutarla e consigliarla. In seguito ai tanti impegni dell'abate, viene affidata  nelle mani del vescovo di Lucca Anselmo da Biaggio, grande amico di Goffredo. L’Abate tuttavia resterà in contatto con Matilde con lettere, messaggi, benedizioni, raccomandazioni. Saranno queste due esponenti del clero  a darle una grande preparazione culturale tanto che divenne una sostenitrice dei papi  che si susseguirono  durante la sua lunga vita.
In un periodo in cui le battaglie continue,  gli intrighi, i tradimenti, le scomuniche, lo stesso imperatore Enrico IV vive una vita dissoluta, irrispettoso della parola data e interessato solo al proprio interesse.
Matilde di Canossa era alta, slanciata, desiderabile, con una folta chioma biondo-rossiccia che incorniciava un viso color di giglio ma  l’uomo che doveva sposare Goffredo il gobbo,



come dice il suo nome, era,   un essere informe e ripugnante figlio del suo patrigno, questa era la regola dinastica, il matrimonio era solo uno strumento politico,  per costituire alleanze, allargare possedimenti o tramandare poteri.  Il matrimonio fu anticipato,  le nozze furono celebrate davanti al patrigno in punto di morte, Il marito la desidera, da quella unione nascerà una bambina, il parto fu molto difficile e  la bambina chiamata Beatrice  morirà dopo qualche mese,  per due anni  Matilde vive tra Bouillon e Verdun, la sua vita dopo la morte della figlia fu difficile e pericolosa,  venne accusata di portare malocchio, perché non aveva dato un erede maschio al suo Signore e marito.
Non appena le fu possibile Matilde ritornò dalla madre a Canossa.
Matilde di Canossa divenne un   personaggio molto importante,  in un'epoca in cui le donne erano considerate di rango inferiore,  raggiunse livelli di prim'ordine dominando  tutti i territori italici a nord dello Stato Pontificio. Il Dominio dei Canossa,  raggiunse la massima estensione, sotto la sua guida.Nel 1076 governava un territorio che comprendeva l'attuale Lombardia, la Romagna, era la duchessa/ marchesa della Toscana, facendo di Canossa il suo centro, nell'Appennino reggiano, dimostra a tutti una grandissima forza, unita alla capacità di comandare, e la sua fede nella Chiesa incondizionata, sopporta grandi dolori e umiliazioni tanto che i suoi sudditi le dimostrano  ammirazione e stima profonda.


Tra il 1073 e il 1074 il marito, scese in Italia per riconquistare la moglie che rifiutò possedimenti e armate.
Intanto le divergenze tra il papa Gregorio VII ( che era il cardinale Ildebrando di Soana) e l'imperatore Enrico IV, si inasprivano, il papa voleva imporre il dominio del papato su  ogni potere terreno, mentre l'imperatore,  uomo dissoluto  intendeva far valere i suoi diritti di sovrano, ed era pronto alla guerra. 
In queste lotte non vi era nulla di spirituale, erano lotte solo per amministrare più potere,  Papa Gregorio VII però non voleva  la guerra e optava  nell'opera di convincimento, per cui mandava  varie persone come ambasciatori  per convincere l'imperatore  a non opporsi alla sua elezione. Chiede  Agnese di Poitiers,  che ormai vive a Roma, di andare da suo figlio e rassicurarlo sulle migliori intenzioni del papa nei suoi riguardi. Solo su  una cosa non cambia idea: Enrico IV deve rinunciare una volta per tutte a nominare i più alti riconoscimenti religiosi,  questo  privilegio spetta solo al papa. Anche Beatrice e Matilde,facevano spola avanti e indietro da Roma, discutendo  direttamente con il papa  gli affari della Chiesa, considerate affidabili per la loro fede,  la generosità con cui sostenevano il papa, ma sopratutto per l'influenza che esercitavano sui nobili e sui vassalli erano  riverite e ascoltate,
 Alla fine di settembre del 1073 papa Gregorio scrive a Matilde che l’imperatore gli ha inviato parole piene di dolcezza ed obbedienza, ma soprattutto manderà a Roma i cinque consiglieri scomunicati per discolparsi davanti a lui.
Nei  primi due anni di pontificato di GregorioVII,


 Enrico IV sembra sottomettersi,  riesce così a guadagnarsi la fiducia del papa. 
Nel 1075 il papa stanco del doppio gioco dell'imperatore, rivendica una volta per tutte la supremazia  del papato sull'imperatore, invia missive a tutti i regnanti d'Europa  e stati come   la Spagna, l’Inghilterra, la Croazia, l’Ungheria, il regno di Kiev e anche i Normanni si alleano alla chiesa di Roma. 
L'imperatore da parte sua non può permettere una simile situazione e il 24 gennaio 1076 convoca una “dieta”nella città di Worm , presieduta dal potente vescovo di Magonza a cui partecipano anche il duca Goffredo il Gobbo e i vescovi simoniaci. 
Il marito di Matilde, in questa assemblea, si vendica della moglie accusandola di essere l’amante del Papa. La conseguenza di tale azione  fu che sia il papa che l'imperatore  vennero sconsacrati.
Goffredo morì nel 1077, Matilde  divenne vedova, ma la cosa la lasciò indifferente, Lo odiava talmente tanto da non voler dire nemmeno una messa per lui.
Pochi mesi dopo morì anche la madre Beatrice. Così a soli 30 anni  è l'unica sovrana proprietaria di tutte le terre che dal Cometo (ora Tarquinia, in  provincia di Viterbo) arrivavano fino al lago di Garda.
Continuando a fare da ambasciatrice  del papato Matilde, si ritrova a Tribur alla seconda "dieta" dei principi tedeschi che dovevano giudicare le azioni dell'imperatore scomunicato. I principi tedeschi rimangono stupiti delle capacità di Matilde,  la quale interviene con grande capacità mediatrice sia in favore del cugino imperatore, ma anche nei riguardi del papa da fedele devota quale era.
Le critiche mosse su di lei dal marito ora deceduto, sembrano svanire davanti alle sue capacità.
Si raggiunge un compromesso,  l'incontro si terrà a Canossa, 
Enrico IV   si dovrà inginocchiare davanti al papa, saranno testimoni l'Abate di Cluny, il vescovo Anselmo di Lucca,la contessa Adelaide di Savoia, madre di Berta e suocera di Enrico IV, nonché gli abati di San Benedetto, Frassinoro e Nonantola, tra i più fedeli vassalli della contessa.  
L'imperatore dovrà recarsi a Canossa indossando solo un saio, scalzo, dovrà aspettare  in preghiera sotto le mura del castello e  per tre lunghi giorni molto freddi  in una tormenta di neve, fino a che la contessa Matilde  lo aiuta ad alzarsi e annuncia a Enrico IV che il papa lo attende.



 L’imperatore si inginocchia ai piedi del pontefice e piange forte le sue colpe.
Ormai Matilde rimasta sola, deve gestire altre battaglie all'interno della famiglia del marito, deve combattere per ottenere l'eredità che le spetta in quanto moglie di Goffredo il gobbo, ha solamente 31 anni ma per gli eventi che si sono susseguiti  sembravano molti di più,  da quando aveva ricevuto in eredità i feudi del padre.
 il pentimento dell'imperatore è durato pochissimo ritornato in Germania riesce a riorganizzare il suo esercito e da battaglia ai principi tedeschi che lo avevano tradito, ricomincerà a conferire cariche ecclesiastiche in cambio di favori e di denaro, crea nuove alleanze,con nobili italiani e vescovi simoniaci rimasti fedeli sbaraglia i nemici e raggiunge, Roma dove depone il papa che è costretto a fuggire in esilio a Salerno, l'imperatore non prova nessun riguardo per Matilde, la bandisce dall'impero e la priva di ogni sua funzione.Le città di Pisa e Lucca le voltano le spalle mentre a Reggio e a Modena ,i vescovi sono nominati dall'imperatore . Riesce a rifugiarsi nei suoi castelli sull'appennino. Dimostrando la sua forza di carattere, con un esercito molto più piccolo riesce a tenere testa alle truppe dell'imperatore, battaglie che non vorrebbe combattere, ma che uomini che lei ritiene giusti e dotti le consigliano di fare per il bene della cristianità.


E una contessa guerriera che fin da piccola è stata addestrata all'uso delle armi, proprio dal patrigno Goffredo il barbuto di Lorena. 
La mentalità medievale dell’epoca, non accettava una donna potente senza un marito o dei figli adulti a fianco, l'unica eccezione sarebbe stata  se fosse stata monaca. 
Matilde, è talmente abile che riuscirà a rimanere a galla anche quando i seguaci dell’imperatore, insinueranno le più meschine volgarità,  insulti come quello di aver voluto la morte del marito, di essere l’amante di Papa Gregorio VII, o del  vescovo di Lucca, rifugiato presso di lei, che si sente in dovere di difendere la reputazione della donna, ma anche la sua,  nel  “Libro contro Viberto”. .
Enrico IV che ha assediato Roma per circa sette mesi, non riesce però a vincere contro l'armata di Roberto il Guiscardo, che lo caccia da Roma, Matilde di Canossa riesce a riconquistare le sue roccaforti sul Po, conquista Nonantola 
e il suo monastero. 
La vendetta della grancontessa, che sa amare appassionatamente, ma che non dimentica, e sa anche odiare..
Inizia di nuovo le sua attività diplomatiche inviando missive ai principi tedeschi per metterli in guardia sull'operato di EnricoIV.
Le bugie dette su di lei dal cugino,  l'avevano ferita aspramente e diverrà il suo peggior nemico, nei castelli di sua proprietà Matilde,  darà ospitalità a chiunque si sarebbe opposto all'imperatore.
Muore anche papa Gregorio VII per Matilde è un colpo duro era il suo confidente il suo mentore, muore anche Roberto il Guizzardo che teneva a bada le truppe dell'imperatore.
Indurita nello spirito Matilde, si lancia in battaglie per recuperare tutti i suoi beni nelle terre Padane, mentre l'imperatore è lontano,  si interessa affinché a Roma si possa eleggere un nuovo papa, il successore di Gregorio VII. A Roma ad un certo punto ci furono due papi sostenuti da due fazioni, alcuni alcuni cardinali  di Roma  presenti in città eleggeranno Vittore III, che con l'aiuto di Matilde, si instaurerà in San Pietro, mentre Clemente il papa dell'imperatore si rifugia nella chiesa di  S. Maria ad Martyres ,( Phanteon). Ma ancora una volta Vittore III abbandonerà Roma per Cassino dove  morirà poco dopo.
Venne scelto come successore il francese oddone di Ostia che prenderà il nome di Urbano II,  per undici anni sarà il papa di Roma mentre Clemente III sarà costretto a trovare riparo a Castel Sant'Angelo.
Intanto Enrico IV sta ritornando in Italia,  Matilde e il papa devono porre rimedio  hanno bisogno di alleanze per contrastare l'esercito dell'imperatore e ancora  volta per scelte politiche viene consigliato a Matilde di contrarre matrimonio.
Guelfo IV di Baviera era il più accanito nemico dell'imperatore, la scelta cadde sul figlio che si chiamava  come il padre,  Guelfo,  si sposarono per ragioni di stato Matilde aveva 43 anni,  Guelfo 16 anni.
Dopo una lunga guerra  quando tutto ormai sembrava perduto una  forte nebbia farà perdere l'orientamento alle truppe dell'imperatore che si ritirerà a Verona 
Intanto  Matilde ospitava chiunque fosse stato bandito dall'imperatore, Ermanno de Metz, Anselmo da Baggio, da ospitalità anche alla seconda moglie di Enrico IV, che viene liberata da Matilde, la quale  accusa l'imperatore   di comportamenti disgustosi. Matilde si riprende Governarolo e Rivalta mentre le  città come Milano, Lodi, Cremona o Piacenza si riavvicinano alla contessa, togliendosi dal controllo imperiale.



La sconfitta più grossa per Enrico IV, è la ribellione del figlio Corrado che i rifugia da Matilde, su consiglio del papa il giovane toglie il Regno d'Italia al padre e vi si insedia regnerà dal 1091 fino al 1101 anno in cui morirà precocemente 
Nel 1091 Guelfo di Baviera viene a conoscenza che Matilde lascerà ogni suo bene alla chiesa come eredità, quindi chiederà la separazione perché non ha più senso tenere in piedi un legame.
Con Corrado al trono di  re d'Italia, il papa non ha più bisogno di una forza armata alleata e quindi il matrimonio verrà annullato perché non era stato consumato.
Negli ultimi 10 anni la grancontessa Matilde si riavvicina alla famiglia imperiale di Franconia, riprendendo il ruolo feudale che le spettava di diritto. Negli ultimi anni la contessa, invecchiando  non riesce  più ad accorrere in Vaticano, ogni volta che ce nè bisogno,  Enrico IV muore in solitudine, e  gli succede il figlio Enrico V che continuerà la politica del padre nelle investiture papali. Matilde lo riceverà nel suo castello di Bianello ma non interverrà negli accordi tra l'imperatore e il papa. Proprio nel castello di Bianello, 


Matilde  riavrà tutti i poteri pubblici in cambio della eredità alla sua morte.
Riavuti tutti i suoi poteri pubblici,  la contessa continua la gestione dei suoi averi e riafferma il proprio potere.Tra i vari compiti svolge per i suoi vassalli, opere  assistenziali in favore delle popolazioni,  elargisce beni per le costruzioni di ospedali per la popolazione malata di peste,  e ospizi per i pellegrini e le donazioni di beni per gestire abbazie e chiese, in particolare quelle locali tra cui, in primo piano, il monastero di San Benedetto in Polirone, fondato da un suo avo e gestito poi dall’Abate di Cluny,  una figura che su di lei ha una forte influenza,  che è dunque tra i suoi preferiti. Infatti, tra i suoi ultimi atti, c'è quello di rendere indipendenti i confratelli di quell’ Abbazia, stabilendo che a eleggere l’abate siano i confratelli  e non più il feudatario. Ecco perché è qui che la donna vuole essere sepolta poiché l’abate, più di qualsiasi altro, rispecchia il pensiero di fede e di politica che  lei ha sempre portato avanti.
 Non si arresteranno mai, le battaglie battaglie che deve condurre contro le città che si ribellano fino all’ ultimo anno della sua esistenza, la città che più l’ha contrastata e che è riuscita a riconquistare dopo la partenza di Enrico V,  è Mantova la capitale del suo regno,  si era sparsa la voce che la grancontessa stesse morendo, verso la fine del 1114, i mantovani insorsero di nuovo, ma l'indistruttibile guerriera, con le ultime forze rimaste, riesce a sconfiggere di nuovo la città che giura di prestarle sottomissione.


La Contessa muore  il 24 luglio 1115 a Roncone di Bondeno, chiede di essere imbalsamata e vestita con la veste rossa le pantofole ricamate e sul capo un velo da monaca
Solo negli ultimi anni della sua esistenza Matilde potrà dedicarsi alla preghiera e alla religione tralasciata in gioventù per il suo ruolo politico.
Morirà vicino al tanto amato monastero di San Benedetto in Polirone e dal 1632 riposa a Roma nella basilica di San Pietro

monumento funebre di Matilde di Canossa


 Nel Medioevo, tra il 1046 e il 1115, la grancontessa sostenitrice del papato arrivò a possedere i territori a nord dello stato Pontificio, e fu incoronata Viceregina d’Italia.

lunedì 23 dicembre 2019

il sapone

      Il sapone 


Quante cose non so, quante ancora cercherò di scoprirne, finché la testa e gli occhi mi permetteranno di curiosare, di leggere e approfondire....

La pubblicità ci bombarda con slogan che ci circondano,  dai giornali alle televisioni,  ai volantini dei vari supermercati....
Possiamo dire addio a macchie, di unto, di pomodoro, grazie ai detersivi,  possiamo dimenticare le incrostazioni, ma sopratutto possiamo dire di avere dei prodotti innovativi per la nostra igiene personale, e dei nostri capi di abbigliamento....
Il prodotto dal quale non ci siamo mai separati  e che da circa 3000 anni è sempre con noi è .....il sapone




Il sapone è stato inventato 3000 anni fa in Siria. 
Lo sviluppo del sapone ebbe origine nella zona di Aleppo,  gli arabi producevano sapone partendo dall’ olio d’oliva e dalle foglie alloro o di timo



che mischiavano insieme alla soda,  anch'essa ottenuta dalle ceneri di piante particolari, gli arabi  di fatto, furono gli inventori del moderno sapone.
Riuscirono ad ottenere un sapone, molto fine, profumato e colorato, che in breve tempo si diffuse su  tutto il territorio arabo prima e in Europa poi.


Gli arabi producevano sia saponi solidi che liquidi.
Con l'espansione araba in Europa, questi prodotti furono conosciuti in tutto il bacino del mar Mediterraneo, raggiungendo la Spagna e la Sicilia.
I primi saponifici d’Europa furono impiantati nel XII secolo in Castiglia (Spagna) e in Italia a Savona, a Venezia, poi in Francia dove nacque il sapone di Marsiglia, che deriva direttamente da quello di Aleppo. 



Si trattava di produzioni a carattere artigianale,  che avevano una buonissima e considerevole produzione, e si commerciavano in tutta Europa.


Se nell'antica Grecia, il bagno era considerato un completamento delle attività fisiche, in particolare dell'atletica, ci si doveva immergere in acqua fredda, in modo rapido al fine di ottenere energia, per tonificare i muscoli.
 I romani si lavavano tutte le mattine e braccia e gambe, e ogni nove giorni, tutto il resto del corpo, sempre in occasione del  giorno di mercato, ma non utilizzavano il sapone, usavano attrezzi ricurvi (gli strigili) insieme ad oli profumati per raschiare e rimuovere lo sporco dalla pelle.



Una leggenda narra che sul colle Sapo, dove gli antichi romani sacrificavano animali e ne bruciavano le ossa. Cenere e grassi colavano poi verso la riva del Tevere  creando una sorta di saponificazione naturale. La zona era nota dalle lavandaie romane, che si recavano a lavare in quella zona del Tevere per ottenere un bucato migliore.
Il sapone era comunque conosciuto Plinio il vecchio, nella sua Historia Naturalis descrive un procedimento che con l'uso della cenere e dei grassi produceva un detergente per la pulizia dei capelli, Plinio il vecchio però non approvava l'uso del sapone e ne  criticava l'uso abbondante che ne facevano le popolazione dei galli e dei Germani. 

Nel tardo impero romano, il bagno a vapore e la sauna avevano raggiunto un ruolo importante, lo scopo era rilassare il corpo, per poter ottenere un benessere fisico.


Fu il medioevo che, con il degrado degli acquedotti, rese difficile utilizzare gli impianti termali, tutti dalla campania si recavano in città in cerca di lavoro o fortuna, le norme igieniche basilari, non venivano rispettate,  nelle case si viveva insieme al pollame, ai maiali,  alle pecore, con condizioni igieniche inesistenti, nelle acque dei fiumi si lavavano panni,  si scaricavano rifiuti, i liquami delle concerie, le carogne degli animali ammalati,  le mura delle città costringevano la popolazione a vivere in spazi sempre più stretti, le strade non lastricate erano invase di fango, rifiuti, e fognature a cielo aperto.
Con le invasioni barbariche, l'impero romano venne sconvolto, successivamente arrivò il cristianesimo che convinceva la popolazione, ad allontanare, quasi  condannando, il concetto della cura del corpo.  Per i cristiani il corpo doveva sopportare i dolori, le avversità, le malattie curandosi solo con la preghiera. 
Solo per le persone di rango alto-borghese, o i  nobili il bagno non è mai venuto a mancare, lo facevano in grandi tinozze e quasi sempre in compagnia.


Verso la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo il bagno e la cura del corpo ritornano, e ritorna anche il sapone.
Una delle prime ricette ritrovate, è una raccolta di formule segrete degli artigiani  che risale intorno all' anno 1100, il procedimento chimico, non varia di molto nella produzione dei giorni nostri, allora come oggi, la qualità del sapone dipendeva dai materiali utilizzati.



Gli arabi usavano cenere di alghe, producevano saponi colorati e profumati, anche saponi specifici per radersi.





IL sapone raggiunse il Nord America, alcuni coloni utilizzavano cenere di legno e grassi animali, era un sapone gelatinoso marrone, l'uso era quotidiano, con il grasso animale venivano prodotte anche le candele, per cui molto spesso chi produceva candele produceva anche sapone, aggiungendo del sale a fine bollitura si ottenevano dei panetti solidi, aromatizzati alla lavanda o al cumino dei prati,  così  era molto più semplice da trasportare.
Vennero studiate delle formule per le lavandaie miscelando acqua e ceneri di legna, che mischiata ad una argilla bianca,  sbiancava i panni che venivano lavati.



 Nel 1688 il ministro francese Colbertin stabiliva con un decreto le caratteristiche, per il famoso sapone di Marsiglia, superando in  qualità i saponi prodotti a Genova e Savona.
La storia del sapone prodotto artigianalmente finisce con la rivoluzione industriale.
 Alla fine del 17° secolo il chimico francese Nicolas Leblanc inventò una procedura per ottenere dal sale comune la soda,  una sostanza alcalina.Questo processo però, immetteva nell’ambiente circostante, sostanze inquinanti.
 Successivamente il belga Ernest Solvay, 



nel 1861 inventò un processo che, partendo dal cloruro di sodio ed utilizzando ammoniaca, permetteva la produzione di carbonato di sodio nei quantitativi necessari alla fabbricazione del sapone, eliminando quasi del tutto i problemi ambientali del processo Leblanc.

La strada della produzione del sapone a livello industriale  era aperta.
In Inghilterra  la vendita del sapone  veniva promossa  da campagne pubblicitarie che insegnavano l'uso del sapone  per l’igiene personale come  promotore di salute.


Nel 1894 in Nuova Zelanda comparvero slogan che reclamizzavano il sapone sul retro dei francobolli.
Il sapone è nato liquido, raggiunge lo stato solido, e poi ridiviene liquido.


I  successivi progressi della chimica nel corso del 19° secolo hanno posto le basi scientifiche per la fabbricazione  del sapone. Però ancora oggi, è possibile acquistare, spendendo magari un po’ di più, pregiate saponette  artigianali, realizzate con le antiche tecniche e di qualità di gran lunga superiore rispetto ai prodotti commerciali,  un mercato di nicchia, un po’ come lo era, quello degli esordi del sapone in Europa.







giovedì 28 novembre 2019

   NASCERE DONNA
                                              
 Le donne hanno sempre avuto  una condizione arretrata rispetto al sesso maschile, dall'antichità al medioevo, nel rinascimento, per certi aspetti sembra che la condizione sia addirittura peggiorata.
E' vero solo in parte, proprio in questo periodo, si svilupparono diversi salotti culturali nelle corti italiane ed europee,
Erano donne patrizie, duchesse, governatrici e regine, che  a loro spese, allestivano  presso le loro abitazioni,  tali eventi.



La nascita di una figlia femmina nelle famiglie era considerata una sventura. Una femmina, non  tramandava  il nome della famiglia, doveva essere allevata e mantenuta al riparo da qualsiasi tentazione, e nel caso di un matrimonio, per la famiglia sarebbe stato un carico gravoso  economicamente. Mentre la nascita di un  figlio maschio, prevedeva il condono dei debiti, veniva concessa la grazia ai condannati prigionieri, era una festa. 



Un viaggio tra il medioevo e il rinascimento dove il ruolo della donna era incatenato in ruoli stabiliti madre o figlia,  vedova o moglie,  santa o strega, vergine o prostituta.
I modelli erano Maria per la vergine  e la monaca,



 a Eva, per la moglie e madre che doveva assicurare la continuazione della famiglia, 



la donna amazzone serviva come modello per l’anziana fidata e silenziosa.Tutte le altre donne che non rientravano in queste categorie erano viste con sospetto,  costrette a vivere ai margini della società. 
Vivere ai margini di una società maschile, dove gli  uomini avevano potere assoluto, e proprio dagli esponenti del clero, che vennero i pregiudizi più evidenti, la donna è considerata debole , ma nella necessità, può reggere il mondo, infatti Dio si serviva della donna, che non aveva virtù dalla nascita,  per evitare che l'uomo (maschio) non peccasse di superbia, insomma per le grandi imprese la donna serviva e non doveva fallire perchè  avrebbe ostacolato la gloria di Dio.
Secondo Platone  nel Timeo, il padre fornisce la forma, mentre la madre la materia a quei tempi era  scontato che   l'aspetto più nobile della riproduzione venisse attribuito al padre, mentre l'aspetto materno era  considerato meno importante,  anche se  essenziale, quindi la donna doveva essere " custodita", senza la tutela del maschio la donna richiava di perdere la purezza. Aveva solo due alternative, sposarsi e sottomettersi alle volontà dell'uomo vivendo una vita appartata, nelle case signorili, le veniva riservata una camera delle signore  che divideva con le sorelle, le nutrici  e i figli, per le case meno ricche erano delle vere e proprie prigioni dove solo l'uomo aveva accesso e che diventavano luogo di concepimento.



L'altra alternativa era diventare monaca, un'altra forma di sottomissione. 


Verso il 1100 si fecero avanti le idee dell'aristocrazia cavalleresca, queste idee davano alle  donne il potere per  intercedere sia nel bene, che nel male, ora la passione e il desiderio fisico non erano più condannati, tuttavia il piacere assoluto era  riservato solo all'uomo, le donne purtroppo rimanevano  nel silenzio e nell'anonimato, e completamente dipendenti dall'uomo a livello esistenziale..


Il passaggio successivo, porta a descrivere la donna, come un essere amante della lussuria, un' avida ingannatrice che per raggiungere gli obbiettivi preposti diventava maliziosa  e traditrice. 
Nel 1350 col Decamerone,  Boccaccio si rivolge alle donne, che non potevano trovare  distrazioni ai dolori inferti dall'amore, a causa delle usanze del tempo, per le donne non esistevano svaghi mentre gli uomini potevano dedicarsi alla caccia, al gioco, o a fare del commercio; tutte attività che potevano occupare l'esistenza dell'uomo. Quindi nelle novelle del Decamerone, le donne poterono  trovare piacere  e le soluzioni per alleviare  le proprie sofferenze.
Boccaccio, successivamente  nel Corbaccio, un' operetta satirica riprende a parlare dell' insaziabilità femminile, si accanì  sugli aspetti disgustosi del corpo della donna e di come viene velatamente celato, anche la letteratura ritornava al giudizio della tradizione  misogina.

Dal Corbaccio

“La femina è animale imperfetto, passionato da mille passioni spiacevoli e abominevoli pure a ricordarsene, non che a ragionare: il che se gli uomini guardassero come dovessono, non altrimenti andrebbono a loro, né con altro diletto o appetito, che all’altre naturali e inevitabili opportunità vadano; i luoghi delle quali, posto giù il superfluo peso, come con istudioso passo fuggono, così il loro fuggirebbono, quello avendo fatto che per la deficiente umana prole si ristora; sì come ancora tutti gli altri animali, in ciò molto più che gli uomini savi, fanno. Niuno altro animale è meno netto di lei: non il porco, qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla bruttezza di loro”. Giovanni Boccaccio.


Christine de Pizan, una scrittrice francese che si ribellò ai pregiudizi maschili, in contrasto con  con il "De mulieribus claris di Boccaccio" che altro non era che una raccolta di donne illustri, la scrittrice  francese scrisse: "Le livre de la citè des dames". un libro in cui la donna è una Donna  a prescindere dalla nobiltà di nascita, è nobile nello spirito.  Nel libro Christine de Pizan pone l' esempio di come le donne possano condurre una vita di nobiltà, ma al tempo stesso essere un contributo  alla società. Il progetto della città delle donne è  un 'utopia, un pensiero di speranza che un giorno in futuro le donne potessero  raggiungere  un autonomia..



 Un pensiero scaturito dall'impegno della Ragione, dal comportamento della  Rettitudine e della  Giustizia, donne degne di stima, che rimarranno emarginate dalla società, perché godono di possibilità esigue di studio o di esperienza,  non esistono differenze di valore fra maschi e femmine, né nell'anima né nel corpo.

La maggior parte delle ragazze, non ricevette un'istruzione, ma, le giovani donne provenienti da famiglie ricche, si avvicinarono allo studio.
Nel 1500, i primi salotti, furono aperti dalle donne aristocratiche e  dell'alta borghesia, per mantenere questo ruolo dovevano essere educate, con un comportamento adeguato al sostenere  delle conversazioni, dovevano saper suonare e cantare e danzare con eleganza


.L'istruzione spaziava in vari campi, ma non era approfondita  seguiva solamente la moda del tempo.  
Le donne  che si sono schierate su molti fronti, erano determinate, anche  le regine  diedero un  apporto alla storia e alla cultura dei loro paesi, altre donne per miseria, paura, convinzione o ignoranza combatterono senza risparmiarsi,  diventando il bersaglio di accuse e persecuzioni del loro tempo lasciandoci una storia molto poco edificante....




Nel cinquecento la donna divenne donna di palazzo, non doveva più seguire modelli, La dama doveva avere le medesime caratteristiche del cortigiano, doveva avere   “grazia” nelle maniere, nei portamento nei gesti, e doveva essere tenera e delicata.
Venne iniziato il processo giuridico,che consentiva di formare l'istituzione famigliare, le donne vennero divise in due gruppi:
 Le oneste, che vivevano nelle famiglie o nei chiostri dei conventi, e le cortigiane, che esercitavano la prostituzione.




La prostituta raccoglieva in se il dare, per avere il piacere e  la ricerca per la rispettabilità, lo scambio è chiaro, il denaro significa  potere, il potere  significa autonomia. Le cortigiane, erano libere dagli obblighi familiari, potevano suonare, comporre musica, scrivere, dipingere, cantare, danzare, giocare con tutte le forme dell’arte, esprimevano  una loro socialità.
Nel corso dei secoli, l'emancipazione della donna, ha incontrato diversi ostacoli, sopratutto quando si è trattato di superare pregiudizi morali.

mercoledì 27 novembre 2019

Louise de La Valliére

                          
Anche questa volta, mi ha incuriosito la storia di un'altra donna che ha incontrato sulla propria strada, il Re di Francia Luigi XIV. 


Re Luigi XIV



Che fosse un uomo pieno di fascino,  veniva descritto per la bellezza dei suoi tratti, per il suo incedere regale, con una splendida voce, che incuteva timore anche ai suoi generali,  che ..... era nato per comandare.
Era nato anche per amare, e fin dalla più giovane età ebbe degli amori passeggeri.
A 17 anni, aveva una vita sessuale piuttosto intensa, favorito anche  dalla madre Anna d'Austria, che per prima  procurava  al figlio delle amanti... 

                                   LOUISE DE LA VALLIÈRE

Nata il 6 agosto 1644 all'Hôtel de la Crouzille di Tours, Françoise Louise de La Baume Le Blanc, che per praticità venne chiamata con il suo secondo nome, era la figlia di una signorotta,  Francoise Le  Provost, già vedova di un consigliere del parlamento di Parigi, e del Governatore di Amboise, il Marchese  Laurent de la Baume  Le Blanc de La Valiere, ufficiale dell'esercito reale, un militare  tutto d’un pezzo, schierato apertamente dalla parte del re, e proprietario di  un piccolo feudo nella valle della Loira. La prima infanzia la passa in mezzo alla natura, a contatto con gli animali, quando nel 1651 il papà muore, Louise ha solo sette anni,  la madre che non la amava particolarmente la affidò ad un convento di suore orsoline a Tours. Poco tempo dopo nel 1655, la madre si risposa per la terza volta,  con Jacques de Courtavel, marchese de Saint-Rémy, maggiordomo di Gaston d’Orléans a Blois, Louise, venne cresciuta ed educata nel castello di Bloise alla corte di Gastone di Orléans, insieme alle figlie più giovani del patrigno Gastone,  alla Grande Mademoiselle, trentenne, e alle due figlie di secondo letto, diventando Dama di compagnia. Ricevette  un’ottima educazione, imparò a cantare, a ballare benchè fosse zoppa, faceva con grazia la riverenza, montava a cavallo da amazzone.
Louise attirava l'attenzione, con le qualità, sapeva essere discreta, era  modesta, con lunghi capelli biondi e grandi occhi blu, non passava inosservata, era fresca e seducente, Madame de Motteville la descriveva così:
Benchè non fosse ben fatta, benchè la sua bellezza non era di quelle perfette, per le sue maniere, per il suo stile, per il suo essere colta, era del tutto amabile, anche l'Abate Choisy, solitamente era molto critico, aveva definito Louise con toni diversi, riconoscendo che non era di quelle bellezze perfette che si ammirano senza amarle...Louise doveva essere amata.


Louise 

Il matrimonio del re di Francia avvenne il 9 giugno del 1660, re Luigi XIV sposava Maria Teresa di Spagna detta anche Maria Teresa d'Asburgo,



 fu un matrimonio di interesse, e se del sentimento c'era, era solamente  da parte di Maria Teresa, la quale sperava  che lo sposo fosse innamorato di lei, mentre il re  aveva una relazione Maria Mancini, nipote del cardinale Mazarino, una delle sette nipoti del cardinale  portate in Francia per  contrarre matrimoni vantaggiosi.
Nel 1661, il fratello del re, Monsieur Filippo d'Orléans, fratello molto scomodo per la casa reale, in quanto era omosessuale, e molto spesso causa di scandali,  per metter fine alle diverse voci malevole chiese in sposa Enrichetta- Anna d'Inghilterra, 



una principessa di 17 anni, colta e solare  che contagiava tutti con la sua allegria, era estremamente attraente. Henriette mirava al cuore del cognato, il  Re, che,  non si faceva certo dei grossi  problemi morali.

La  relazione amichevole con suo cognato, il Re, suscitò scandalo e alimentò le voci di una relazione romantica. La moglie  regina Maria Teresa,


La regina Maria Teresa d'Asburgo moglie del re 

 e la madre del re, la regina madre Anna d'Austria, 


Regina Madre Anna d'Austria 

 con grande disappunto,cercarono di allontanare i due amanti .
Per potersi vedere escogitarono un piano., scelsero  una ragazza come paravento, Louise de La Valliére, che  divenne damigella d'onore della cognata del re,  mettendo fine ai pettegolezzi dell'opinione pubblica, ed al disappunto delle due regine: la madre del re, Anna d’Austria, e la moglie del re Maria Teresa. 
Luigi XIV,  inizialmente fece finta di corteggiare Louise, per mascherare la sua relazione con sua cognata. Ben presto però il re  ne venne conquistato. Era umile e modesta, una  esperta cavallerizza, aveva una forte predilezione per la musica. Louis la fece diventare la sua amante, anche se era già sposato con Maria Teresa di Spagna . 
Louise, prima di diventare l'amante del re, ignorava  di essere una pedina  per coprire lo scandalo tra il re e sua cognata, non volle vedere o non volle capire, era felice, credeva nella sincerità del re 
Nel corso dell'anno 1663, ogni qual volta era possibile il re si recava da Luoise era ancora una relazione da tenere nascosta, ma i due giovani commisero diverse imprudenze, quando Louise si accorse di essere  incinta e piangendo lo comunicò, il re ne fu felice e cercava di passare sempre più tempo con la sua preferita tanto che lo videro passeggiare con Louise al Louvre, cose che non aveva mai fatto in precedenza.
La regina madre, cercava di evitare alla nuora, la regina ufficiale Maria Teresa, qualunque dispiacere, le frequentazioni della regina erano limitate ad una cerchia di amici intimi, i quali erano terrorizzati all'idea di una sua reazione, nel caso in cui,  fosse  venuta  a conoscenza della relazione tra il re e Louise de la Valliére, la regina era una creatura dolce e sottomessa , che nel tempo accettò  in silenzio tutti i tradimenti del marito diventando lo zimbello di corte.
Il re che amava le donne,  non voleva  perderne nemmeno una, quindi  passava da un donna  all’altra come si passa dal primo al secondo piatto.
Una sera la regina vide passare Louise de La Valliére, nei corridoi del palazzo reale chiamò madame de Motteville, e le chiese:
Quella  damigella con gli orecchini di diamanti, e lei  che il re ama?
La domanda della regina prese di sorpresa la Motteville che cercò di convincerla che tutti i mariti sembrano infedeli, ma lo fanno perchè è la moglie che vuole così, una spiegazione poco esaltante, e così si comprese che la regina non era poi così ingenua.
Nei  mesi che seguirono Louise, non poteva più nascondere la gravidanza,fu allontanata dal servizio della Duchessa di Orléans, trovò un alloggio accanto al Palais Royal,  in un villino segreto ad un piano, dove, il 19 dicembre 1663, diede alla luce un figlio, Charles, che le fu sottratto immediatamente  e portato a Saint-Leu dove fu accudito da due servitori di fiducia diJean-Baptiste Colbert, la storia avrebbe dovuta rimanere un segreto invece si diffuse rapidamente a Parigi. 
Proprio per mettere fine alle voci, Louise  dovette partecipare alla messa di mezzanotte del 24 dicembre, dove le venne manifestato tutto  il disprezzo pubblico tanto che fuggì sconvolta dalla chiesa .
Louise ebbe cinque figli da Luigi XIV, ma  solo gli ultimi due superarono l'età  dell' infanzia:
Il primo figlio Charles de La Baume Le Blanch  nato il 19 dicembre 1663 morì il 15 luglio 1665 senza essere riconosciuto dal re
IL secondo figlioPhilippe de La Baume Le Blanch nato il 7 gennaio 1665 morì  nel 1666 senza essere riconosciuto
Il terzo figlio Louis de La Baume Le Blanc nato 27 dicembre 1665-1666, morì senza essere riconosciuto
La quarta figlia Marie Anne de Bourbon nata 2 ottobre 1666 - e morta 3 maggio 1739; dopo che suo padre Luigi XIV la riconobbe , fu conosciuta come Mademoiselle de Blois . In seguito sposò Luigi Armando I, Principe di Conti, grazie  questo matrimonio, venne  riconosciuta come Principessa del Sangue .
Louis de Bourbon , Conte di Vermandois  nato 2 ottobre 1667- morì il 18 novembre 1683;  a soli sedici anni durante la sua prima campagna militare.
Come consuetudine, i figli vennero affidati a famiglie compiacenti per essere allevati senza creare scandali o problemi di vario genere a sua maestà;  Louise, non è mai stata una madre amorosa. 
Nel febbraio 1662, iniziarono le prime difficoltà, Louise venne interrogata dal re,si rifiutò di raccontare al suo amante, la relazione tra la duchessa di Orléans, cognata del re, e il conte di Guiche, i quali avevano cospirato affinchè la  relazione tra il re e Louise si concludesse. Il conte di Guiche,  venne esiliato.
Nello stesso periodo anche Bossuet, fece delle prediche quaresimali, condannando le attività che il re aveva fuori dal talamo nunziale, usando l' esempio dell'adulterio di re David.
Louise, fuggì nel convento di Chaillot, piena di sensi di colpa. 
Il re la trovò e la convinse a tornare in tribunale. 
I suoi nemici, tra cui Olimpia Mancini, la Contessa di Soissons, nipote del cardinale Mazarin, misero a conoscenza della relazione la moglie del re, Maria Teresa di Spagna .
Nel 1664, iniziarono ai lavori per il Castello di Versailles, il re diede una festa nei giardini chiamata The Pleasures of the Enchanted Island, (I piaceri dell'Isola incantata), uno spettacolo di più giorni, Molière ha avuto un ruolo importante nell'organizzazione dei festeggiamenti, che proprio qui  ha visto le anteprime delle rappresentazioni di la Principessa d'Elide, e il Tartufo.
Se la regina madre e la moglie del re,ebbero una presentazione pubblica durante queste feste anche Louise de la Valliére venne presentata,  anche se in un ruolo di secondo piano, ma la corte non fu ingannata e iniziarono di nuovo i  pettegolezzi, tanto più quando Louise ricevette il dominio di Carrières-sur-Seine , dove costruì un castello i cui giardini furono progettati da André Le Nôtre , il principale giardiniere reale.
Nel 1666, muore la Regina Madre, Anna d’Austria, e il re rende pubblica la sua relazione con La Vallière, cosa di cui Louise soffre molto, una settimana dopo la morte della regina madre, Louise appariva accanto alla moglie del re, si vergognava della sua condotta, e trattava la regina con umiltà e rispetto.
Proprio in questo periodo comparve a corte,  Françoise-Athénaïs de Rochechouart-Mortemart, marchesa de Montespan,


marchesa di Montespan

 che divenne la nuova amante del re, l'interesse del re per Louise  ebbe un calo, se pur presentata  come amante ufficiale,  accettò per amore del re qualunque umiliazione dalle nuove amanti,  perchè tra Louise e Madame de Montespan il re si innamorò di   Madame de Ludres e, per non dar ulteriore credito ai pettegolezzi Loise e Madame de Montespan furono costrette ad un lungo periodo di convivenza, dividendo il letto e il cuore del re.
In questo periodo, la signora de Montespan diede alla luce una figlia; Louise fu la madrina del neonato, che prese il nome da Louise-Françoise.
Essere costretta a vivere vicino al  suo ex amante, vedere la rivale diventare la nuova preferita del re, aveva messo a dura prova Louise sia nel fisico che nello spirito, perdendo molto peso dimostrandosi sempre più infastidita.  Nel 1670, dopo una lunga malattia, che per alcuni  fu un aborto spontaneo,
Louise  indirizzò i suoi pensieri alla religione, era ancora sinceramente innamorata del re per questo rimase a corte vivendo in modo corretto.  
Prese la decisione di lasciare la corte del re,  dietro il consiglio di tre importanti membri: Lois Bourdaloue, il marchese de Bellefonds, capo della casa del re,e del vescovo Bossuet, ritirandosi nel convento dei Carmelitani  di Faubourg Saint-Jacques a Parigi, dove le regole erano molto rigide, 
Madame de Montespan, che era sposata e voleva a tutti i costi evitare uno scandalo, nel  maggio 1667, convinse  il re  a riconoscere pubblicamente i  figli avuti con Louise e  con lettere di brevetto confermate dal Parlemento di Parigi , il re riconobbe  la sua unica figlia sopravvissuta con Louise, una figlia che si chiamava Marie Anne de Bourbon le fu dato il titolo di Mademoiselle de Blois.



A Louise donò  il titolo di Duchessa de La Vallière e  la tenuta di Vaujours.
Come duchessa, Louise aveva il diritto di sedersi su uno sgabello alla presenza della regina, un privilegio che molti avrebbero apprezzato; ma non Louise che   disse: " Il mio titolo è una specie di regalo dato come ad un  qualunque servitore che ha  raggiunto la pensione" ,  era la liquidazione per i sei anni di relazione avuta con Lei, un regalo di addio.
In realtà volevano continuare ad usare Louise, volevano che rimanesse a corte, per coprire l'adulterio del re e della Montepan nei confronti del marito, cercarono di convincere Louise che nel convento, avrebbe subito privazioni e sofferenze che includevano anche il divieto di indossare calzature che le consentissero di non zoppicare, provarono a convincerla grazie l'intercessione di Madame Scarron che poi divenne  Madame de Maintenon (la moglie morganatica del re), alla quale Louise rispose:
 "Quando soffrirò nel convento dovrò solo ricordare ciò che mi ha fatto soffrire qui e tutto mi sembrerà leggero ". IL giorno in cui lasciò la corte per sempre chiese in ginocchio il perdono alla regina prostrandosi ai suoi piedi.
"I miei crimini erano pubblici, anche il mio pentimento deve essere pubblico." 
Entrando in convento affida i suoi figli alla cognata del Re, 


Louise de La Valliére con i due figli

Élisabeth-Charlotte von der Pfalz Simmern, seconda moglie del fratello del re, Duchessa d’Orléans, che li seguirà come una vera madre.
Un anno dopo, il 3 giugno 1675,  Louise pronunciò i voti perpetui, divenne una suora carmelitana, con il nome di Suor Louise of Mercy ; durante la cerimonia, ha accettato il velo nero dalla regina stessa, che l'ha baciata e benedetta.


la regina 

La regina trascorreva abitualmente  brevi soggiorni spirituali e di riposo nel convento carmelitano, partecipò alla cerimonia dei voti  insieme a Bossuet, Madame de Sévigné e la duchessa di Orléans. Negli anni successivi Louise ricevette la visita di Madame de Montespan, Louise o meglio Suor Louise of Mercy, la perdonò e la consigliò sui misteri della grazia divina, anche la Duchessa di Orleans la visitò spesso portandole in visita i figli che però rifiutò sempre di vedere o di abbracciare, 
Suor Louise de Mercy, morì all'età di 65 anni, il 6 giugno 1710, dopo 36 anni di convento, in ristrettezze e sempre seguendo la rigida regola dei carmelitani, è morta di sete, aveva smesso di bere, tranne che per un mezzo bicchiere di acqua al giorno nei tre mesi precedenti la morte; nelle ultime tre settimane di vita non beveva più, e quando le altre religiose se ne  accorsero  era oramai troppo tardi.
La richiesta di Marie-Anne (figlia di Louise) di portare il lutto della madre, fu accettata malvolentieri dal re che non l'aveva perdonata per averlo lasciato,  lasciò che la figlia facesse come voleva.e  la fortuna che aveva accumulato come amante del re, le tenute de La Valliere e Vaujours vennero ereditati dalla figlia.


Castello de La Valliére

Louise de la Valliére, fu la favorita più sfortunata del re Luigi XIV, ma la più interessante, e sicuramente colei che lo ha amato, solo per ciò che  era e non per il ruolo e i benefici che aveva ma solo per vero amore 

domenica 10 novembre 2019

Il Rinascimento



Il rinascimento è, un complesso movimento di cultura artistico e letterario,
si pone alla fine del medioevo, dove l'uomo era considerato solo un esecutore, del volere di Dio, l'uomo non aveva alcun merito, per le proprie capacità, infatti molte opere non venivano firmate, e  per questo ancora oggi, molti quadri vengono attribuiti dopo studi scientifici, da studiosi qualificati.Con il  Rinascimento, dal 1377 al 1446,  c'è stata una rivoluzione culturale, con  una grande vitalità  culturale  associata ad una grande ripresa economica, e sociale, era una  nuova concezione della vita  una visione  formata dalla dinamicità, dalla curiosità di scoprire nuove cose infatti nel 1492 Colombo scoprì l'America.
L'Italia è il centro focale culturale del Rinascimento le Corti dei principi, e dei signori, sono i luoghi, dove venivano ospitati scrittori poeti e pittori,nascono così Corti di grande prestigio:
A Milano  con il potere degli Sforza,
La Firenze dei Medici,   che  fu la culla di Leonardo, e di Machiavelli
A Ferrara con gli Este
A Mantova con la famiglia Gonzaga e le opere del Mantegna
e Urbino con le opere  Piero della Francesca
e Roma:
la città papale   fu il più importante centro  di produzione artistica dell'intero continente, venne lasciato  un segno che nessuno potrà mai cancellare  nella cultura figurativa dell'occidente da maestri  come Michelangelo e Raffaello, e  architetti come Bramante

sabato 9 novembre 2019

Roma e Michelangelo

Roma e Michelangelo



Nel 1305, viene eletto Papa  Clemente V, francese di nascita e legato da amicizia al Re di Francia;  come altri Papi, non si trasferisce subito a Roma, dove le lotte interne, non avevano mai fine.
Il Papa decise di  portare lontano da Roma la sede pontificia, escelse di trasferirsi dapprima a Lione, poi a  Vienne, poi  Poitiers, e poi ad Avignone
Avrebbe dovuto essere un trasferimento temporaneo, ma c'era un’altra ragione che determinò tale scelta, il collegio dei Cardinali era costituito in maggioranza di Francesi, e la Francia era in quel periodo la potenza principale d’Europa.  I Papi che si sono succeduti hanno subito  il potere dei Re di Francia, Avignone diventerà la sede permanente del Papato, dal 1309 al 1377,
La scelta di  allontanarsi da Roma per sfuggire ad un male, ha spinto però il papato ad un male peggiore, perchè per oltre settanta anni, i cardinali ed i  Papi  erano prigionieri dei Re di Francia.
Molti  scrittori, poeti,  fedeli, filosofi, invocavano il Papa di tornare a Roma che nel frattempo sprofondava  nella povertà e nel degrado.
Il ritorno del papa diede nuovo slancio allo sviluppo della città:  il papato  ebbe  un ruolo sempre più importante  nell'Europa politica  e Roma divenne il crocevia di interessi internazionali, ebbe un ruolo importante estendendo i propri interessi e importando modi e costumi da ogni parte del mondo.
Roma si rinnova, diventa il luogo dove architetti e artisti si ritrovano, e non a caso si incontravano tutte le maggiori personalità del tempo, divenne il laboratorio del rinascimento, la rinascita di Roma che diviene la capitale dell'arte.
Fin dalla metà del Quattrocento, grazie  gli interventi urbanistici voluti da Sisto IV, con la realizzazione della via Sistina, poi con Alessandro VI Borgia, che favorì la nascita della via Alessandrina. Nel primo decennio del Cinquecento, con il pontificato di Giulio II,  Roma diverrà un centro di avanguardia artistica. con un  programma di rinnovamento politico religioso, coinvolgendo l' economia,  la politica, e l' arte inserita in un contesto urbanistico.
È stato detto che Roma non sarebbe la stessa se Michelangelo non fosse mai esistito. Quello tra la città e l’artista è un rapporto che comincia presto, nel 1497, quando Michelangelo è poco più che ventenne, e finisce con sua morte, il 18 febbraio 1564, nella sua casa romana presso il Foro Traiano.
 A Roma Michelangelo, unisce la sua arte incontra i suoi amori  e le sue amicizie intellettuali. Roma è stata teatro di incontri e scontri dell’artista con alcuni pontefici:  senza i quali alcune delle sue opere più belle, non avremmo mai potuto ammirare oggi.
 dal web:

Biografia di Michelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarroti, figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e di Francesca di Neri, nasce a Caprese, presso Arezzo, nel 1475. Ancora bambino viene portato dalla famiglia a Firenze per essere avviato agli studi umanistici, ma ben presto dimostra una forte inclinazione al disegno che lo porta nel 1488 a frequentare la bottega di Domenico Ghirlandaio e poco dopo il circolo artistico del giardino di San Marco, patrocinato da Lorenzo il Magnifico. Intorno al 1490 si stabilì nel palazzo dei Medici a Firenze e a quest’epoca risalgono le prime opere, la Centauromachia e la Madonna della Scala, scolpiti tra il 1490 e il 1492 (oggi si trovano a Firenze presso la Casa Buonarroti). Nel 1494, a seguito delle voci di una prossima caduta dei Medici, Michelangelo si trasferisce a Bologna dove scolpisce le figure di San Petronio, San Procolo e un Angelo per l’Arca di San Domenico. Tornato a Firenze nel 1495 realizza il Bacco Ubriaco (museo del Bargello). Si dirige quindi a Roma ove scolpisce per il cardinale francese Lagranlos la "Pietà" Vaticana, oggi in San Pietro. Fra il 1501 ed il 1505 è di nuovo a Firenze e produce una serie di capolavori: il "Tondo Doni" (Uffizi), il "Tondo Pitti" (Museo del Bargello), il Tondo Taddei (Londra, Royal Academy), la Madonna con il Bambino per la chiesa di Notre-Dame a Bruges, il perduto cartone per l'affresco della "Battaglia di Cascina" e il David per piazza della Signoria. Nel marzo del 1505 papa Giulio II chiama l'artista a Roma per commissionargli il monumento sepolcrale, dando così l'avvio ad una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà soltanto nel 1545 con la realizzazione del complesso oggi in San Pietro in Vincoli. Dopo un passaggio a Firenze e poi a Bologna, nel maggio del 1508, dopo una clamorosa rottura e riappacificazione con papa Giulio II, sottoscrive il contratto per la decorazione del soffitto della Cappella Sistina che lo impegnerà ininterrottamente fino al 1512.
Dal 1516 a Firenze si occupa del progetto della mai realizzata facciata di San Lorenzo, e dal 1521 al 1534,  delle Tombe medicee della Sagrestia Nuova e della Biblioteca Medicea-Laurenziana. A Roma tra il 1519 e il 1520 aveva lavorato al Cristo Portacroce per Santa Maria sopra Minerva, ma è proprio a Roma che nel 1534 Michelangelo si stabilisce definitivamente. In quello stesso anno inizia i lavori per il Giudizio Universale nella Cappella Sistina che verrà terminato nel 1541. Tra il 1542 e il 1550 si dedica agli affreschi per la cappella Paolina, e ai progetti architettonici, come il compimento di Palazzo Farnese, la sistemazione del Campidoglio, e soprattutto i lavori per San Pietro, alla cui fabbrica viene preposto da Paolo III nel 1547.
Nell’ultimo periodo realizzò sculture ispirate al sacrificio di Cristo: la Pietà da Palestrina (Firenze, Galleria dell’Accademia), la Pietà del Duomo di Firenze (ora nel Museo dell’Opera del Duomo) e la Pietà Rondanini (Milano, Castello Sforzesco).Michelangelo, ammirato senza riserve da alcuni, odiato da altri, onorato dai papi, imperatori, principi e poeti, già dai contemporanei acclamato come il maggiore artista di tutti i tempi muore all’età di 90 anni, il 18 febbraio 1564 nella sua casa presso il Foro di Traiano. Inizialmente sepolto nella basilica dei Ss. XII Apostoli, le sue spoglie vengono reclamate dalla città di Firenze dove vengono deposte definitivamente nella Chiesa di Santa Croce.