il filo dei ricordi-racconti

martedì 17 marzo 2020

L'Europa

                                            L' Europa

Nella mitologia greca,  Europa era la figlia di Agenore re di Tiro,  un antica città fenicia nell'area del  mediterraneo fino al medio oriente. Zeus, si innamorò di questa bella ragazza. Mentre  Europa coglieva i fiori in riva al mare, vide un  toro avvicinarsi. era spaventata,  ma il toro si sdraiò ai suoi piedi,  vedendo che si lasciava accarezzare, si tranquillizzò e salì sulla sua groppa, il toro si gettò in mare,e la condusse fino a Creta.

 Il  toro che aveva rapito Europa, era Zeus, che riprese le proprie sembianze da dio e le rivelò il suo amore. Ebbero tre figli: Minosse, Sarpedonte e Radamanto. Minosse divenne re di Creta fu colui che mise le basi della  civiltà cretese, culla della civiltà europea. Da quel momento le terre al di sopra del Mar Mediterraneo vennero definite Europa. I confini in termine geografico non furono mai ben delineati, durante l'epoca greca. 


Mentre grazie all'espansione politica e culturale dell'impero romano su  tutta l'Europa mediterranea, venne diffusa  lingua latina e del diritto romano fino alle fortificazione che dal fiume Reno giungevano fino al Danubio, oltre a diffondere la cultura greca in campo artistico e filosofico. grazie all'imperatore Costantino, venne aggiunta anche la religione cristiana  e la tradizione del popolo ebraico attraverso il giudaismo.


La caduta dell'impero romano d'occidente,  in seguito  all'invasione di popoli Germani e Slavi,  ma anche all'invasione  di popoli  Arabi, venne ridotto notevolmente anche l'impero romano d'oriente.
In questo periodo la cultura ebbe a che fare con  le abitudini e le usanze dei barbari invasori, per mantenere e preservare la cultura religiosa classica europea, e in parte adeguarla,  vennero fondati diversi gruppi religiosi, i benedettini, 



 o i colombaniani,



 che oltre ad integrare le diverse usanze, riuscirono a convertire  al cristianesimo la stragrande maggioranza dei Germani con sorprendente rapidità. 
In realtà l'Europa comincia a fare la sua comparsa con l'impero di Carlo 
Magno, il conquistatore che seppe sfruttare attraverso matrimoni, scambi, e strategie militari, la vittoria sui longobardi, di cui mantenne leggi e riconobbe i possedimenti che erano di appartenenza ai duchi, divenne così, oltre ad essere re dei Franchi, per diritto ereditario,  re dei longobardi, e grazie agli scambi con o stato pontificio venne incoronato imperatore da  papa Leone III.



Carlo Magno non si poteva considerare francese, ne poteva considerarsi tedesco, perché le due nazioni sono state fondate successivamente, non si  parlava ne il francese ne il tedesco, ma ognuno parlava la lingua romanza della zona in cui viveva....
Quindi nessuna rivendicazione di Patria,non c'è discendenza diretta da Carlo Magno, per le nazioni che oggi formano la nuova Europa, ed è comunque opinione comune fin dai tempi antichi, (Federico Barbarossa)  per giungere ai giorni nostri (Helmut Kohl), che Carlo Magno fu colui che ha promosso lo spazio politico ed economico che oggi viene considerato il continente europeo unificato....L'Europa.



Questa Europa che con regole molto spesso incomprensibili non ci permette di continuare a fare il formaggio di fossa, o di conservare il lardo di colonnata all'interno dei contenitori di marmo di Carrara, è la stessa Europa che promuove i valori della pace, che si attiva per la pace, per il benessere fisico, economico  dei cittadini, per poter offrire libertà giustizia, sicurezza evitando di alzare frontiere interne.



Per le persone che non sono politici l' Europa a volte è un'entità lontana, sembra un mondo a parte, mentre i nostri politici litigano per tutto, chi invoca l'unione dell'Europa,



 chi chiede l'intervento dell'Europa, 



e chi vuole uscirne



 e chi dice peste e corna, un giorno si e il giorno dopo  ancora 






 e per noi che siamo fuori dai giochi politici, viviamo in una confusione di idee e di ruoli.
L'Europa, gli stati, che la compongono, e la Banca Centrale Europea,



non dovrebbero tutelarci?  E allora perché basta una sola frase e ci ritroviamo ancora di più in perdita, lo Spread, se ho ben capito è un indicatore della capacità  di restituire i prestiti. Siccome noi italiani abbiamo molti debiti, perché il nostro Stato prende  soldi in prestito, dai cittadini, dalle banche e dagli altri paesi d'Europa, per emettere titoli di stato (bot e btp) a cui deve offrire interessi sempre più alti. 
Oggi il corona virus,



 ha alzato di nuovo i confini tra gli stati, ma negli slogan si parla di unione. Ma non eravamo già uniti? Poi attraverso la televisione sappiamo che le misure intraprese per evitare il contagio, sono diverse tra i vari stati che compongono l'Europa. ognuno decide per se, ma se siamo uniti perché





Ma c'è anche un'altra Europa, quella di Ursula Von der Leyen, che sembra voglia aiutarci in un momento tanto complicato.



Il nostro Paese l'Italia, così bistrattato, combatte contro un virus subdolo, è il primo paese in Europa ad essere colpito, dopo la Cina. Per gli interventi fatti, per contrastare il contagio, per gli sforzi a livello sanitario, riceve i complimenti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, per il proprio modo di operare, riceve plausi dell'Europa,  ma critiche pesanti dall'opposizione e da membri che fanno parte del suo governo,... chi ha ragione?
Dobbiamo essere grati all'Europa, oppure no?
Dobbiamo credere veramente che la Germania è più affidabile di noi nel restituire i debiti?  La differenza tra i nostri btp e i suoi bund fa allargare lo spread, e se si allarga lo spread, noi come Stato italiano perdiamo credibilità, e di conseguenza pagando interessi sempre più alti non riusciremo più a pagare il debito.



E' come un cane che si morde la coda
Ma adesso però, in seguito all'emergenza corona-virus facciamo manovre in deficit, credo che sia  come acquistare una casa col mutuo, per fare un esempio semplice. Per  questa volta visto l'emergenza, l' Europa  ce lo concede, uno sforamento, ce la faremo? Riusciremo, a risalire la china? Supereremo questo altro periodo,  non  si tratta di  vincere, perché sembra che il debito pubblico non riusciremo mai ad estinguerlo, ma a galleggiare? 
Cosa ci aspetta domani?



mercoledì 11 marzo 2020

la braghetta nell'arte

  Storia della Braghetta

Nel 1400, per gli uomini del tempo, venne ideata puramente a scopi pratici, la braghetta, a quei tempi, le calze erano separate  e lasciavano scoperte,  le parti intime mettendo in evidenza gli attributi maschili,  nel 1500 invece divenne il simbolo della virilità, si diffuse rapidamente  fra gli uomini come capo intimo d'abbigliamento.
Nei ritratti  dell'epoca, veniva messa in mostra, tutti gli uomini di potere, sovrani, aristocratici, politici, non esitavano a mostrarla, era diventata indispensabile, un esempio su tutti Enrico VIII, re d'Inghilterra che la sfoggiava persino nei ritratti ufficiali.
Dobbiamo dire che nel medioevo, anche se la braghetta era già utilizzata, veniva esibita in modo  molto più sobrio.
Fu nel rinascimento che, venne considerata un elemento di moda maschile, ed esibita dai ceti più benestanti, il simbolo della virilità e del potere, gli uomini importanti  dovevano stupire,.... ancora oggi si dice per definire chi comanda in una famiglia 
"Chi porta i pantaloni".

Mai avrei  pensato che nel Cinquecento la moda, avrebbe raggiunto un livello di esibizione simile, in quella tasca che avrebbe dovuto coprire le parti intime, veniva  infilato di tutto, inizialmente forse per comodità. Ma così facendo si resero conto che ponendo per esempio, un fazzoletto si otteneva  un effetto di ingrossamento  del pene, tecnica che veniva utilizzata anche dalle donne  per aumentare il seno  o le natiche. 
Così i sarti presero a trasformare la tasca della braghetta, a ricavarne un pene di stoffa, che usciva dalle sopravesti. Per evitare che l' estremità  oscillasse, per non far cadere nel ridicolo chi l'indossava, in sartoria eccedevano con rinforzi e punti di tensione, affinché apparisse ben  salda  come la prua di una nave, anticipava con gloria chi la indossava, era il simbolo della virilità, lo preservavano,  lo sostenevano, lo innalzavano, tutto questo per dimostrare forza,  machismo, il maschio dominante poteva esibire il pene eretto come uno scettro.

Le “braghette” potevano  essere rosse fiammeggianti o dure come l’acciaio, nell'  arte hanno sempre voluto stupire. Da Enrico VIII a Francesco Maria della Rovere, ritratto dal Parmigianino:



Tiziano – Ritratto di Francesco Maria della Rovere (1536-1538) Il  grande ritratto da condottiero del Rinascimento esprime  mascolinità. Francesco Maria I della Rovere riflette la  potenza dalla barba all’ armatura scintillante e scura, dal pomo della spada e dal bastone, mette in mostra  delle braghette in maglia metallica. ma osservando il suo volto si nota  una stanchezza, profonda che mal si associa  a  questa esibizione  di mascolinità.


 Hans Holbein – cartone per l’affresco di Whitehall (1536-1537)
Enrico VIII è disegnato a grandezza naturale da Holbein in questo cartone preparatorio,  per un affresco sulla dinastia Tudor. Il pittore vuole che chi osservi l'opera, sia intimidito come un suddito al cospetto del re, la testa quadrata e le spalle larghe, incutono timore, poi invita, a far cadere lo sguardo  sulle braghette, che  in modo chiaro dimostrano potere e potenza sessuale, completata dal pugnale al suo fianco, un'altro simbolo della  potenza che può danneggiare chi si permetta di affrontarlo.


Armatura di Enrico VIII (1540)
Ai giorni nostri solo pochi abiti  del XVI secolo sono sopravvissuti. Abbiamo però diverse armature che ci raccontano che Enrico VIII portava davvero braghette stravaganti  come quelle che ostenta nel ritratto di Holbein 


Jacopo Pontormo – Ritratto di un Alabardiere (1528-1530)
 Pontorno amava ritrarre nudi molti uomini,ma  in quest'opera quello che ritrae è un ideale politico, un  giovane, pronto per difendere la Repubblica fiorentina, aggiungendo  un tocco di dolcezza, per  questo giovane e la sua virilità. 


Giovanni Battista Moroni – Ritratto di Antonio Navagero (1565)  Il Navagero indossa un soprabito scuro profilato in pelo di lince dalle striature biancastre, a rappresentare la propria ricchezza e la propria condizione economica e di potere   Sotto il soprabito aperto sul davanti, si vede  un completo dal colore acceso, con un piccolo spacco poco sopra la braghetta molto attillata e molto esibita essendo appoggiato alla scrivania, ha nelle mani una busta, sembra colto mentre svolgeva la sua attività di rettore nella città di Bergamo, era un uomo intelligente,  lo sguardo gentile e sensibile, queste braghe rosse hanno ostentato la virilità del personaggio.


Vittore Carpaccio – Ritratto di cavaliere (1510)
La cavalleria medievale, nel XVI secolo in Europa, era piena di immagini “sessuali” di questo tipo.  Due uomini in sella a cavalli, con lunghe lance, si fronteggiavano  di fronte a un pubblico in gran parte femminile. Questo cavaliere è vestito per stupire come se avesse una divinità  tra le gambe.



Tiziano – Ritratto di Ranuccio Farnese (1542)
Nessun artista è concentrato sul fallo, come Tiziano, gli uomini vengono ritratti  attraverso la virilità, lo fa mandando diversi messaggi ricchi di significati, con una serie  diversificata di braghe. Per  Tiziano, da maschilista, quale era, le  donne dovevano attendere gli uomini nella camera da letto perché gli uomini erano  uomini. In questo ritratto il soggetto ritratto è Ranuccio Farnese, appena dodicenne, ma, per il pittore già molto virile.


Georg Pencz – Ritratto di giovane seduto (1544)
Anche in questo ritratto, il richiamo alla sessualità e all'impetuosità della gioventù, viene ostentata dalla braghetta prominente,ma anche lo sguardo deciso, quasi minaccioso, duro a sottolineare il suo ruolo autorevole
.


Alonso Sanchez Coello – Ritratto di Alessandro Farnese (c 1550-1588)
 Gli uomini delle più potenti delle  dinastie aristocratiche italiane  utilizzavano questo  capo d’abbigliamento, che accresceva  l'immagine  della potenza personale,  aumentava  anche come  capacità di  continuare a generare eredi maschi, e di conseguenza permettere la continuità di queste famiglie molto potenti.


Giorgione – La Tempesta (1506-08)
In questo dipinto, traspare come fosse importante per un uomo di quei tempi, manifestare la propria sessualità, anche in un contesto dove una povera contadina seminuda allatta il proprio figlio all'aperto, senza casa,  senza cibo, l'uomo sembra non vedere la condizione disperata della donna, solo manifestare attraverso la sua braghetta il suo interesse da predatore 


sabato 7 marzo 2020

Madame du Pompadour

Madame de Pompadour (1721-1764)
Jeanne-Antoinette Poisson, poi nota come Marchesa di Pompadour, è stata davvero la donna più potente d’Europa nel XVIII secolo.
Nata  a Parigi il 29 dicembre 1721, da una famiglia della ricca borghesia finanziaria, la madre Louise Madeleine de La Motte,



 era una ricca ereditiera borghese, che ebbe numerose relazioni extraconiugali, quindi le malelingue del periodo mettevano in dubbio la paternità.
Suo padre, Francois Poisson,


 venne accusato  di appropriazione indebita, per evitare la pena di morte,  fu costretto a fuggire ad Amburgo, lasciando la figlia alle cure di Lenormant de Tournehem, un ricco finanziere, amante della madre, che  la spinse ad  avere un futuro  presso la corte, l'educazione ricevuta  che in apparenza sembrava impostata sulla mondanità, aveva oltre alla raffinatezza all'eleganza anche  una buonissima  cultura artistica e letteraria.
Nel 1741 Jeanne-Antoinette sposò il nipote del suo  tutore, Guglielmo Lenormant,



 al quale venne regalato il castello d'Etoile,  divenne  così la marchesa d'Etoiles, ebbe due figli, il primo morì dopo poche mesi, nell'agosto 1744  nasce la sua seconda figlia Alexandrine che lei adora 



Grazie all'intervento della famiglia, riuscì  partecipare alla cerimonia per celebrare l'anniversario di matrimonio del re.
 Luigi XV  rimase affascinato e le acquistò il titolo di marchesa di Pompadour, nel maggio del 1745, quando aveva solo ventitrè anni, fu nominata dal re marchesa di Pompadour, in seguito nel settembre dello stesso anno venne  presentata a corte, ad un ballo mascherato dato a Versailles.





Fin dall'inizio, sia la famiglia reale, che i rappresentanti della corte, si mostrarono palesemente indignati, nei confronti  della marchesa, non era nobile di origine , bensì faceva parte della finanza, ma il re stesso aveva debiti presso l'alta finanza francese.
Bella colta ed elegante, abile nella conversazione, brava nel canto,  nella recitazione, con abilità politica,  riuscì a conquistare completamente il re, che avendo perso da poco la sua giovane amante, mentre la regina evitava il talamo nunziale,  esausta  per le fatiche dei numerosi parti, Luigi XV era più che disposto ad intrecciare una nuova relazione. 

 re Luigi XV

Fu  così  che Jeanne- Antoinette, acquisito il titolo nobiliare di marchesa per volere del re, ottenne la separazione dal marito e si trasferì a Versailles, con la figlia,  in un appartamento collegato alle stanze reali da una scala segreta.
Madame d'Etoiles lo iniziò ai piaceri della letteratura, delle arti, dell'architettura e del giardinaggio, mentre invece prima il passatempo preferito del re era costituito esclusivamente dalla caccia al cervo.



Divenne la  sopraintendente ai divertimenti del sovrano, istituendo in una galleria di Versailles un teatro, al quale furono chiamati i più grandi attori dell'Opéra e della Comédie-Française, e dando feste sontuose e rappresentazioni anche  nei castelli che il re le donò o che fece costruire appositamente per lei.
Il castello di Bellevue, fu la residenza di Madame Pompadour,



 dove in pochissimi giorni in seguito ad una peritonite morì sua figlia Alexandrine.



Pur essendo innamorata del re,  si rese conto abbastanza presto di non riuscire a calmare e soddisfarne  i bollenti ardori,  il re rivolgeva comunque le sue attenzioni ad altre giovani donne che gli venivano procurate dal gentiluomo di camera, malgrado questo, malgrado il fatto che non fosse mai riuscita a farsi amare ne dal popolo, ne dalla nobiltà, riuscì a rimanere  per circa venti anni, una fedele confidente e saggia consigliera.



 Da  borghese  divenne una vera aristocratica, in tanti anni riuscì ad esercitare una benefica influenza sulle arti e sulla letteratura, accordando protezione ad artisti, scrittori e filosofi come Montesquieu, Rousseau e Voltaire, che la definì sincera e tenera, proprio grazie a lei  e al  difficile compito di adoperarsi per sostenere gli enciclopedisti, affinché terminassero l'Encyclopédie e continuassero a pubblicare, nonostante il decreto di soppressione,  riuscendo ad avere un ruolo  di rilievo nella diplomazia internazionale dell'epoca, contribuì allo sviluppo della porcellana avendo ottenuto un decreto emanato 1753 da Luigi XV che ordinava il trasferimento della fabbrica di  manifattura di Vincennes, che era conosciuta per la produzione di fiori, a Sévres. 





In seguito agli interventi della Pompadour, che era animatrice delle varie attività artistiche  del regno, per sviluppare  la fabbrica il re,  ospitava a Versailles una volta all'anno, una mostra mercato con gli oggetti prodotti, dalla fabbrica reale e da altri artisti, ogni appartenente alla corte non poteva evitare di fare  acquisti, così come ogni artigiano e artista cercava di ingraziarsi la benevolenza della favorita del re. Il denaro ricavato doveva servire per sostenere gli artisti , che con il loro estro portavano ai massimi livelli la produzione reale, in pochi anni la porcellana di Sévres divenne celebre non solo per i fiori, ma per i suoi raffinati servizi da tavola,


 per i giganteschi vasi che ornavano i giardini, con i nuovi colori come il rosa Pompadour, il "bleu du roi", il giallo, il verde pomo e il verde prato, 



così come le statuine venivan modellate seguendo i  disegni di stilisti come Boucher e poi Clodin. 



 Da Sèvres uscirono anche le caratteristiche placche di porcellana destinate a ornare i mobili dello stile Luigi XV, oltre ai delicati bassorilievi per la decorazione delle pareti. 
 In realtà  la Pompadour non governò  il paese, il re con lei si confidava e a lei affidava l'esecuzione della maggior parte delle sue decisioni, l'impressione che il popolo ne traeva era che lei  governasse  perché  delegava i compiti a tutti i suoi protetti  che raggiunsero posizioni importanti.
Aveva anche la passione per lo champagne  era sempre felice di berlo, lo considerava il segreto per avere  suo aspetto sempre fresco, e la sua bellezza, una diceria diceva che la coppa di champagne il bicchiere che veniva utilizzato per degustare il famoso spumante sia stata modellata  proprio sui seni della bella madame


Trascorse gli ultimi anni ritirata nei suoi appartamenti, conservando intatti grazia, fascino, vivacità intellettuale e lucidità, consapevole che la corona versava in una condizione  difficile, sapeva anche che il futuro non avrebbe dato al suo re  la gloria che aveva ardentemente aveva  desiderato.
La Pompadour diceva: Quando morirò, sarà di crepacuore.
Nel 1764, morì probabilmente di cancro,  il re non le fu accanto nell'agonia, ma le concesse di morire a Versailles, un privilegio accordato solo ai membri della famiglia reale.
Così commentò Voltaire: "Sincera per natura, amò il re per se stesso; aveva rettitudine nell'anima e giustizia nel cuore, doti che non capita di incontrare tutti i giorni."...E' la fine di un sogno.








venerdì 21 febbraio 2020

LA PITTURA iTALIANA SPESSO DIMENTICATA opere di Luigi Amato

La Pittura spesso dimenticata opere di Luigi Amato 

Vado girando da museo a museo, ma non ricordo di aver mai sentito o di aver mai visto una mostra a lui dedicata, poi un commento fatto all'interno di un gruppo che parla di arte mi ha spinto a fare una ricerca, i quadri che ho visto dallo schermo di un computer sono molto molto belli, dal vivo devono essere uno spettacolo.

IL suo nome è Luigi Amato, nato nel gennaio 1898, a Spezzano Albanese in provincia di Cosenza, figlio di Francesco e Sofia Arabia.

La vita non è generosa con lui, fin dalla prima infanzia subisce la perdita della mamma, cresce col padre, un costruttore, che lo porta sempre con se, nei vari cantieri dove svolgeva il proprio lavoro.
Il padre Francesco,



 si rende conto delle potenzialità del figlio, osservandolo disegnare con con mano fluida i volti dei muratori e delle cose che lo circondano, un bambino che nel disegno esprimeva tutte le sue emozioni.
Anche il padre è un buon disegnatore, sarà proprio lui  che insegnerà al figlio i primi elementi di disegno e di geometria.
Nei suoi carboncini, Luigi Amato fissa la quotidianità, a volte tragica, del mondo contadino, 


cena di un contadino

in una terra malinconica come la Calabria, ma nelle espressioni dei volti, segnati dal tempo e dalla fatica, traspare l'orgoglio rigoroso e quasi  ruvido della sua gente.


viso di un Pastore 
C'è anche un filo sottile una tenerezza una dolcezza serena mentre ritrae una mamma che stanca abbraccia il figlio più grande, mentre l'ultimo nato, riposa 

Sono gli sguardi, le espressioni dei volti che colpiscono l'attenzione di chi osserva queste opere.  




  
Anche coloro i quali, venivano ritratti, rimanevano stupiti alla vista delle sue opere, spingendolo a continuare, apprezzandone le doti e la serietà del giovane pittore.
Vinse una borsa di studio della Regione Calabria, a soli 14 anni,  grazie alla quale  va a studiare a Roma, presso il Regio Istituto di Belle Arti,
Umberto Coronaldi e Duilio Cambellotti furono dei  maestri importanti, e sotto la loro guida iniziò lo studio della figura, ma dovette  interrompere gli studi, perché nel 1916, venne  chiamato alle armi nella prima guerra mondiale.
Nel 1918 rientra a Roma, continua i propri studi e inizia la propria carriera d'artista. 






Con l'aiuto dell'avvocato Ferdinando Cassiani e del figlio Gennaro Cassiani, (che fu  antifascista prima, poi  un grande politico per il mezzogiorno d'Italia nel dopo guerra) nel 1920, allestisce una prima mostra al Circolo di Formazione e Cultura del loro paese natale, Spezzano Albanese, dove ottenne un riconoscimento concorde da tutti, per la precisione e gli effetti di luci ed ombre, non che, per il gusto raffinato, Anche a Roma, negli ambienti borghesi inizia a farsi notare e apprezzare  come ritrattista








Nel 1925, organizza una personale nelle sale dell'Associazone Italo-Americana, a palazzo Salviati, tutta la critica più severa, la stampa dei quotidiani, si interessa di lui, il pubblico determina il successo del giovane artista, che poco tempo dopo viene premiato ed elogiato dalla critica per un suo pastello esposto alla biennale. 
Ottiene un grande successo, nel 1938, quando, si reca in Inghilterra ad eseguire  dei ritratti per società inglese e scozzese, prolunga così il suo soggiornno a Londra dove organizza una mostra personale alla " Arlington " il successo è superiore alle aspettative, tanto che gli inglesi lo nominano all'unanimità menbro del "Pastel Society" 







giovane donna 


Nello stesso periodo, si potrebbe dire quasi in contemporanea, viene esposto al Salon des Artistes Francais, il suo pastello"Piccola Calabrese",  qui viene segnalato dal  critico d'arte Henry Maistre, e anche in quest'occasione ottiene  una "Mention Honorable" per le alte capacità nella tecnica molto difficile del pastello

 

qui viene segnalato dal  critico d'arte Henry Maistre, e anche in quest'occasione ottiene  una "Mention Honorable" per le alte capacità nella tecnica molto difficile del pastello.




Si afferma sempre di più, grazie alla sensibilità, al gusto sicuro e raffinato.ed è sempre più stimato come ritrattista, gli vengono ordinati ritratti da molti Ma ancora una volta, nell'aria c'era vento di guerra che lo spinse  a fare una scelta, tornare  a Roma dalla moglie e dal figlio Francesco, malgrado tutto, lavorò molto facendo ritratti ai  personaggi più importanti  del tempo: Mussolini, Teruzzi, Federzoni, De Bono, Lessona, Igliori, Bianchi, Grazioli.....molti furono i ritratti delle signore dell'alta borghesia  romana. Uno dei riconoscimenti più importanti, gli fu riservato dal Circolo delle Forze Armate di Palazzo Barberini, quando gli commissionarono i ritratti del Re e della Regina d'Italia, fu un successo tale, tanto che la Regina Elena, chiese a Luigi Amato di eseguirne una copia da poter esporre  nelle sue camere private. Dei due ritratti, oggi non rimane  che un ricordo fotografico. 









Il 28 ottobre 1939, su proposta del Ministro per l'Africa Orientale, viene nominato Cavaliere nell'Ordine della Corona d'Italia, con decreto riportato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 febbraio 1940.

Malgrado il  conflitto mondiale, Luigi Amato continua  con la pittura, non  volendo ubbidire alle regole del regime, affronta un viaggio difficoltoso e riunisce tutta la famiglia nella casa paterna, a Spezzano Albanese,  lontano dalle brutture quotidiane della guerra nelle città, diventate luogo dove era difficilissimo vivere. Qui nascono le  sue opere più belle, quelle con più significato,  che trasmettono  la fierezza della gente di Calabria, il calore del focolare domestico,  malgrado la guerra, con la rassegnazione degli anziani,




 la speranza nei volti dei bimbi.













Qui prepara una mostra personale che viene inaugurata a Roma il 28 aprile 1943 alla Galleria San Marco in Via del Babbuino,  in sole 24 ore vengono vendute tutte le sessanta opere esposte, oli e pastelli: un record forse mai raggiunto da nessuno e di cui la stampa parlò molto.










Il Re Vittorio Emanuele, accompagnato dal Primo Aiutante di campo Generale Puntoni, visita la mostra e appone la sua firma nell'albo dei visitatori, ma sopratutto si congratula con l'Amato che  conosce molto bene .
Nel  1948 di trasferisce  nell'Isola di Capri, apre un suo studio, esegue ritratti a personalità italiane e straniere che vengono a trovarlo da ogni dove




Gli abitanti dell'isola sono la fonte  della sua ispirazione.. il risultato furono delle opere molto belle: figure di bambini,










vecchi e fanciulle che incontra per le stradine di Capri e di Anacapri






 Nei volti di vecchi, di bimbi, di donne è sempre e soprattutto l'anima che si manifesta con tanta naturalezza  da lasciare l'osservatore avvinto e turbato.



E' l'artista che ha rappresentato la bellezza delle donne, senza cadere in cose scontate, la donna è vista nei momenti della vita quotidiana, nel viso di una ragazza, negli occhi stanchi di una madre, o nella saggezza di una donna matura . 













Conquista il mercato internazionale,  i suoi quadri raggiungono paesi esteri,  riesce a fare una selezione dei galleristi che li  richiedono: New York, Chicago, Parigi, Londra, Lucerna, Vienna, Stoccolma, Johannesburg. I suoi quadri di figura,  vengono battuti dalle Case d'Asta  più note al mondo,e sono per noi oggi,  davvero un documento raro. 













A  Capri  rafforza  l'antica amicizia con Ezelino Briante, un 'altro  pittore eccentrico e ricco di talento ineguagliabile.   Divide con lui la passione per l'arte e per l'Isola stessa, instaura nuove amicizie con  i pittori "capresi" come Felice Giordano, Mario Laboccetta, Guido Odierna, Ugo e Tullia Matania, Raffaele Castello, Giancarlo Tagliaferri, sincere amicizie che  apprezzano  la sua arte. 

La sua casa caprese,  Villa Bel Sorriso, è un luogo quieto, dove dipinge nell'ordine più rigoroso, ma essendo di carattere socievole diventa anche il luogo di buona compagnia, il suo studio diventa luogo di frequentazione per scrittori e giornalisti, personaggi di cultura e di politica, E persona generosa sempre pronta ad aiutare, diventa un punto di riferimento per  chiunque abbia delle difficoltà.




Spinge ed aiuta  a dipingere il "postino pittore" Torelli; dà i primi pennelli e colori alla pittrice naif "Carmelina di Capri".

Luigi Amato ha  speso tutta la sua vita per l'Arte: le ore più felici le ha trascorse  nel suo studio tra i personaggi dalla sua fantasia. non ama la grossa pubblicità, ne si fa lusingare dai giudizi dei critici,  non crede agli elogi di chi non può nemmeno immaginare i sacrifici che comportano l'essere  nell'arte per raggiungere la dignità dell'Artista.





Il 2 novembre 1961, muore a Roma in una città caotica,  lui che amava  la quiete dell'isola di Capri  una brutta malattia lo colpisce proprio nel suo momento migliore come artista.