il filo dei ricordi-racconti

domenica 4 ottobre 2020

MARY MCLEOD BETHUNE

 

Le donne che hanno fatto la storia con la voglia, l’intelligenza e la capacità, affinché i pregiudizi fossero, superati, una lotta che ai giorni nostri, invece viene dimenticata e lascia spazio alle ingiustizie….

MARY MCLEOD BETHUNE

Mary McLeod Bethune, nata nel 1875 a Mayesville nella Carolina del Sud, è stata prima di tutto, ininterrottamente, una delle donne innovatrici per la storia della democrazia degli Stati Uniti d’America.



Ha lottato instancabilmente per ottenere i diritti civili degli afroamericani e delle donne, le libertà dei popoli colonizzati, ha instaurato le relazioni tra i rappresentanti della società civile fino a raggiungere le delegazioni ufficiali sia a livello nazionale che internazionale….Nel 1989 una delle riviste più importanti afroamericana Ebony Magasine la inseriva tra le cinquanta figure importanti della storia degli Stati Uniti, mentre per la rivista Time era tra le cento donne più importanti del XX secolo.
Nata in un ambiente povero da genitori ex schiavi,




 quindicesima di diciassette fratelli costantemente impegnati nei campi di cotone, fu l’unica della famiglia a frequentare la scuola e a laurearsi

Da bambina, studiò presso una scuola missionaria presbiteriana per bambini afroamericani che avrebbe dovuto portarla a concludere gli studi presso la Scotia seminary for girls in Nord Carolina avrebbe dovuto partire come missionaria in Africa.

Ma la vita le aveva riservato un futuro diverso.

Per l’Africa non partì mai e, tornata nella Carolina del Sud, iniziò a lavorare come insegnante.

Realizzò subito quanto anche gli africani in America avessero il disperato bisogno di un'educazione scolastica, come gli africani in Africa, e decise che la sua passione per lo studio e l’aiuto verso gli altri si sarebbe concretizzata in America.

Sposò Albert Bethune, inizialmente si trasferirono in Florida nacque il figlio Albert,


il marito lavorava come facchino mentre lei insegnava in una scuola domenicale per i prigionieri.

Nel 1904, a soli 24 anni, si trasferì a Daytona, in Florida, Con $ 1,50 fondò una scuola, laDaytona Normal and Industrial Institute for Negro Girls, per soli studenti di colore, con sei studenti iniziali (cinque iscritti più suo figlio). Le casse divennero banchi e scrivanie improvvisate, il carbone sostituiva le matite, gli armadi venivano recuperati nelle discariche. Mary era l'insegnante, l'amministratore e la custode, con l'aiuto degli studenti organizzava raccolte fondi, molte furono le donazione degli attivisti di colore ma anche da alcuni uomini bianchi facoltosi. La retta era fissata a 50 centesimi a settimana, ma nessun bambino che non avesse le possibilità economiche è mai stato respinto. Era una scuola quasi esclusivamente per alunne afroamericane, alle quali veniva impartita un’educazione cristiana che veniva alternata con lo studio di materie teoriche, quali la matematica o le lingue straniere, oltre alle competenze industriali quali la sartoria, la cucina o altre abilità che premettessero loro di essere autosufficienti


Il numero delle studentesse crebbe da cinque a duecentocinquanta nel giro di pochi anni.

Il successo della scuola fu talmente importante, da permetterne l’unione con il Methodist-run Cookman Institute for Men.

Nacque così il Bethune-Cookman College, di cui Mary era la preside.

Una delle poche presidi donne della nazione, in uno dei rari istituti americani, in cui un veniva data la possibilità agli afroamericani di conseguire il diploma.

Contemporaneamente al ruolo di imprenditrice, preside ed insegnante, riuscì a far si che si dibattessero attraverso le istituzioni, i diritti delle donne nere, il dibattito istituzionale, per le esigenze delle donne nere, le quali chiedevano i propri diritti che erano violati doppiamente perché donne, e di colore.



Nel 1924 divenne presidente dell’associazione nazionale delle donne nere, che coordinava le varie associazioni a livello regionale e locale. Continuò a portare avanti la politica per l’integrazione, attaccando duramente la discriminazione e la segregazione razziale

Nel 1935 si ritirò per fondare Consiglio nazionale delle donne nere, riunendo 28 organizzazioni differenti per formare una sola associazione allo scopo di migliorare la qualità della vita delle donne nere e delle loro comunità a livello nazionale e internazionale, tramite un dialogo con il governo americano.Riuscì ad organizzare la conferenza, presso la Casa Bianca, parlò di cooperazione a livello governativo, relazionò sui problemi relativi alle donne nere e ai bambini.

In seguito gli incontri presso la Casa Bianca, divennero regolari, lo scopo era richiedere un aumento del numero di donne nere all’ interno di posizioni importanti e decisionali dell’apparato governativo.
A Mary Bethune, venne riconosciuto dalle associazioni civili e dal governo, l’impegno e la grande conoscenza delle condizioni degli afroamericani.

Il presidente Franklin D. Roosevelt nel 1935, la nominò sua consigliera speciale sugli affari delle minoranze. Instaurò un amicizia profonda con la moglie del presidente, Eleanor 




continuò ad insegnare ai giovani, ma diventò anche la prima afro-americana a capo di un dipartimento federale.

Fino alla sua morte, rimase fedele consigliera del presidente Roosevelt e di sua moglie Eleanor.

Mary Bethune è stata una parte attiva per la storia dei diritti civili delle minoranze, il suo metodo di insegnamento è stato il seme per far si che attraverso l’istruzione e l’autosufficienza il popolo nero dimenticasse l’umiliazione di essere stato schiavo….

 Chiedeva solo di prendere in considerazione la democrazia, considerando la dedizione verso gli altri, indipendente dal sesso e dal colore della pelle, uno dei suoi ultimi discorsi fu proprio questo:
(Dal Web)
«Non ci può essere democrazia divisa, nessun governo di classe, nessuna contea libera solo a metà, secondo la costituzione. Pertanto, non ci può essere discriminazione, segregazione, nessuna separazione di una parte dei cittadini da diritti che appartengono a tutti. Siamo sulla nostra strada. Ma queste sono le frontiere che dobbiamo conquistare- Dobbiamo acquisire piena uguaglianza in materia di istruzione - nel diritto di voto - nelle opportunità economiche, e nella piena parità nella ricchezza della vita.» è stata l’unica donna nera a partecipare, alla fondazione delle Nazioni Unite del 1948.


Morì’ d’infarto l’8 maggio 1955.


domenica 30 agosto 2020

il Duomo di Milano e le sue terrazze

                              Il Duomo di Milano e le sue terrazze

 

 Sono stata tante volte a Milano, sono stata dentro il Duomo, ma non avevo mai fatto una visita approfondita del suo interno e delle sue terrazze, avremmo dovuto visitare anche il Museo del Duomo, ma dandoci poco avviso venivamo informati, che sarebbe rimasto chiuso.

Inizia il percorso nella storia del Duomo:  

Il Duomo di Milano è dedicato a Santa Maria nascente, la città di Milano, a quel tempo si espandeva, e le due chiese esistenti, l’antica Cattedrale di Santa Maria Maggiore, e la basilica di Santa Tecla, non riuscivano più a contenere i fedeli, il crollo di un campanile, spinse l’Arcivescovo della città a promuovere la costruzione di un nuovo edificio, che sorgesse comunque nel cuore più antico della città.

Quindi la decisione iniziale di costruire una nuova cattedrale, il 12 maggio 1386, venne presa dalle cariche religiose e dalla popolazione.

Il Duomo di Milano, è stato voluto dai milanesi, per i milanesi.

 Molti furono i volontari che si adoperarono nella demolizione, negli scavi delle prime fondamenta, coordinati da architetti scelti dalle commissioni formate da religiosi e da esponenti dalla cittadinanza, chiamati gli “Associati”. Risalire alla data certa a tutti i nomi dei progettisti diventa un elenco di nomi  importanti che si sono susseguiti per ben 500 anni, quello che è certo che per questa cattedrale si sono prodigate le maestranze lombarde, aiutate dal fervore della cittadinanza.



Le corporazioni dei tessitori, dei fornai, dei mugnai, dei fabbri, dei macellai, dei calzolai, dei conciatori di pelli, degli armaioli, dei pescatori;

 i Collegi dei Medici, degli Speziali e dei Notai;

Il Vicario di Provvisione, il Podestà; tutti lavorarono duramente alla fondazione; mentre gruppi di fanciulle in abito bianco, dette le cantagole, accompagnate da pifferi e da trombe percorrevano i rioni della città e le zone limitrofe a raccogliere oboli per la grande cattedrale.

 Milano si espandeva, e Gian Galeazzo Visconti, che sognava uno stato prestigioso, non poteva lasciare che, la popolazione e il potere religioso, gli “Associati”, prendessero il sopravvento, decise quindi di intervenire nella realizzazione del duomo.



Il progetto iniziale, prevedeva un edificio in mattoni e seguendo le tecniche del gotico lombardo, vennero gettate le prime fondazioni dei piloni nel 1387, su progetto approvato nel 1386.

In tutta Europa gli stili delle costruzioni si evolvevano,  Gian Galeazzo, voleva una cattedrale, con un progetto più ambizioso, un grandioso edificio, simbolo del potere e delle sue ambizioni, in quel momento  le tendenze europee prevedevano le forme architettoniche del tardo gotico tedesco.

Il Duca di Milano voleva il marmo, il  Duomo sarebbe stato rivestito di marmo, Essendo il proprietario delle Cave di Candoglia,


 il 24 ottobre 1387,
 donò l’uso della Cave  alla Veneranda Fabbrica del Duomo, rese possibile il trasporto del marmo, attraverso le vie d’acqua, gratuitamente, senza far pagare loro alcun dazio, dal fiume  Toce, i blocchi di marmo raggiungevano il lago Maggiore,


 passando poi attraverso il fiume Ticino,
si giungeva al Naviglio Grande, mentre gli operai della Fabbrica del Duomo,  in tempi celeri portavano a termine  il naviglio piccolo, per portare il marmo fino al laghetto, (oggi Via Laghetto),




che si trovava  a poche centinaia di metri dal cantiere del Duomo, questo metodo venne  utilizzato  fino al 1920, anche dopo la chiusura del laghetto, per  il trasporto dei blocchi del marmo fino a Milano, successivamente si è  passati  al trasporto via terra.

Gian Galeazzo Visconti, in realtà divenne duca di Milano e di Lombardia nel 1395, dopo aver acquistato il titolo per 100 mila fiorini dall’ imperatore germanico Venceslao IV di Lussemburgo.

Molti furono gli ingegneri che nel corso dei secoli si sono susseguiti nella costruzione del duomo, che è iniziata nel 1386 ed è terminata proprio con la facciata nel 1800…

Molte le incomprensioni tra le maestranze milanesi e gli architetti d’oltralpe. 



Se Gian Galeazzo Visconti, voleva che il Duomo rappresentasse il suo ducato in grandiosità, l' Arcivescovo Carlo Borromeo,



nel 1561,  rende evidente che non intende avere interferenze dalle autorità laiche,  all'interno del Duomo spariscono molto in fretta, le tombe dei duchi, che non hanno mai più trovato sepoltura, una vera e propria cacciata dei potenti, voluta da un esponente della chiesa, per riservare un posto solamente agli Arcivescovi di Milano e a qualche benemerito benefattore, come Marco Carelli, che, in seguito alla sua morte, nel 1394,  non avendo eredi, nominò erede universale la Veneranda  Fabbrica del Duomo, con un patrimonio di 35.000 ducati che corrisponderebbe a circa 30 milioni di euro dei nostri giorni, fu il più grande benefattore del Duomo, anche la guglia più antica, realizzata nell' anno 1404, è dedicata a Marco  Carelli,  da qui nasce l' idea  per la raccolta fondi che la Veneranda Fabbrica promuove con la campagna "adotta una guglia"..



I secoli si sono susseguiti, così come gli stili e le decisioni,  anche all'interno della Veneranda Fabbrica si sono susseguite varie decisioni, modifiche, vari progetti dei tanti architetti,  nel 1765, sotto il dominio austroungarico,  l'arcivescovo Pozzobonelli e la Fabbrica del Duomo decidono di dare un segnale alla popolazone.  Si decide di innalzare la guglia maggiore, sul triburio, realizzata dall'architetto Francesco Croce, e su di questa  innalzare  la statua della Madonnina, dedicata all'Assunta, che lo scultore Giuseppe Perego modellò con lo sguardo rivolto verso l'alto e le braccia tese invocando la protezione divina sulla città di Milano, il messaggio parte dal luogo di fede ma è riservato a tutti i cittadini di Milano che da allora  non guarderanno più solo in terra e dove mettono i piedi,  ma alzeranno lo sguardo verso l'alto  perchè la guglia  con la statua della madonnina raggiunge un' altezza di metri 108,5.  

 



E' molto difficile, quindi,  definire lo stile del duomo di Milano, nonostante tutto, hanno dato origine ad un’opera mirabile, impossibile confonderla con altre, c’è chi la definisce una cozzaglia di stili, mentre altri la definiscono una grande opera d’arte.




E’ una delle chiese più ricche di storia della nostra Italia, il risultato dell’impegno di un cantiere durato oltre 500 anni, tra ripensamenti, aggiustamenti, cambiamenti di stile, demolizioni e rifacimenti.
Le navate sono 5, sono 52 le colonne che sostengono le volte, la navata centrale è veramente ampia, è tanto alta che non fa ricordare lo stile gotico,


tante, altissime, istoriate, alcune finestre raccontano una sola scena della fede, della cultura della città di Milano,  mentre altre scene  vengono raccontate da sei o anche nove finestre. in tutto il Duomo le vetrate sono 169




Si dice che la finestra più bella sia quella del Giudizio Universale.



Il transetto dell’altare ha dimensioni talmente ampie che da solo potrebbe essere una piccola chiesa, nel transetto di sinistra un gigantesco candelabro a sette braccia alto dodici metri, scolpito da un orafo francese, Nicola di Verdun, e donato all’arciprete Giovanni Battista Trivulzio nel 1562, per questo chiamato Candelabro Trivulzio.


Alla destra invece, si trova la statua che stava sulle terrazze  del Duomo, dedicata a San Bartolomeo, gli scalpellini che lavoravano per il Duomo di Milano, sia che lavorassero per l’ interno, sia che lavorassero per le statue delle terrazze, tenevano conto di ogni piccolo particolare, San Bartolomeo è uno dei dodici apostoli di Gesù, viene giustiziato per la sua fede cristiana, e scorticato vivo porta sulle spalle la propria pelle staccata dalla carne, come un drappo, è evidente da parte dello scultore Marco d’ Agrate, lo studio di anatomia e la rappresentazione fedele sulla statua, nulla veniva lasciato al caso, da questi maestri d’arte.

Dopo circa cinque secoli, questa statua, continua a stupire i visitatori che provengono da tutte le parti del mondo.

L’altare maggiore, è posizionato più alto rispetto al livello delle navate, il coro ligneo è stupendo, e di fronte uno all’altro gli organi, uno più antico dell’altro, che al termine delle funzioni vengono protetti da ante riccamente decorate, sotto l’altare c’è una piccola chiesa e l’ingresso al Tesoro del Duomo che contiene calici d’oro, opere, e gioielli preziosi.

Intorno all’ altare maggiore ci sono le vetrate dell’apside, che sono spettacolari al di sotto di queste, si trovano i sarcofagi di San Carlo Borromeo, di Ariberto da Intimiano, e di Gian Giacomo Medici.

Il disegno del pavimento attuale, venne terminato solo tra il 1914 e il 1940, è un intreccio complesso di marmi chiari e scuri, il marmo nero di Varenna, sul lago di Lecco, il marmo bianco e rosa di Candoglia, e il marmo rosso di Arzo, nella vicina Svizzera, che oggi è però sostituito dal marmo rosso di Verona.



Dunque il Duomo di Milano, voluto dai milanesi, fatto per i milanesi, è il frutto delle donazioni di tutta la popolazione milanese, nel corso dei tanti secoli, risulta dagli archivi della Veneranda Fabbrica che molte furono le donazioni di prostitute,  è il frutto dello sforzo comune di tutti i cittadini milanesi, senza distinzione di classe, così grazie alle donazioni, è  stata costruita la chiesa più grande d’Italia, infatti la Basilica di San Pietro, che è più grande, è nel territorio della Città del Vaticano.

 Il Duomo di Milano è la quarta basilica nel mondo per la superficie, e la sesta per volume.

 


 E’ possibile visitare anche, le fondamenta dell’antica chiesa di Santa Tecla, la prima cattedrale di Milano, costruita intorno al 313 dopo l’Editto di Costantino, 


ci sono le fondamenta del battistero del battistero di San Giovanni alle Fonti, dove la notte di Pasqua del 387 Sant’ Ambrogio aveva battezzato il futuro Sant’ Agostino quando ancora si effettuava il battesimo per immersione.




Appena fu iniziato il cantiere la Fabbrica del Duomo, vendette all’asta i marmi del battistero e le colonne

 Visitare le terrazze del Duomo, il giorno di ferragosto del 2020, in una Milano quasi vuota, è un ‘emozione,  la salita sull’ ascensore,  i attraverso i corridoi, si cammina proprio sul marmo che riveste  le terrazze del Duomo, 





ci sono 145 guglie, che sono state costruite tra il 1700 e il 1858, mentre la più alta  è stata costruita nel 1774, dove  svetta la famosissima Madonnina, che non è d’oro ma è ricoperta di fogli d’oro ed è alta 4 metri.


Le statue sono 3400, di cui 2300 sono posizionate all’ esterno.



 I doccioni sono 150,




 e i giganti sono 96, 






insomma il duomo di Milano, tra interno ed esterno è una Bibbia rappresentata in pietra.

Napoleone  nel 1800 ordina che venga finita la facciata del Duomo promette che tutte le spese saranno sostenute in seguito dalla Francia, vuole che il giorno della sua incoronazione con la Corona Ferrea a Re d'Italia il Duomo sia a posto,

 

La Fabbrica del Duomo per portare a termine i lavori dovette vendere tutti i suoi beni immobili, e il rimborso promesso  i Milanesi lo stanno ancora attendendo.. Inoltre Napoleone volle a titolo di ringraziamento, la statua di San Napoleone  su una guglia del Duomo...


Osservare dall'alto la piazza, rendersi conto di quanto sia bella, perché dall'alto tutto è bellissimo. 


Il Duomo di Milano è un cantiere sempre aperto, c’è un detto che dice

 “ Sei lungo come il Duomo di Milano”,

 perché il Duomo con tutta la sua imponenza, con tutta la sua bellezza,  non smette mai di aver bisogno di manutenzione, e quindi è lungo da sistemare ....



 


domenica 16 agosto 2020

La prostituzione nell'arte

Nel dicembre 2017 sono stata a Pompei, è spettacolare tutto quello che ho potuto visitare, mi tornano alla mente anche delle curiosità, la guida turistica ci aveva fatto notare che sul lastricato stradale era inciso nella pietra un fallo, (organo riproduttivo maschile), stava ad indicare che, nelle vicinanze c’era un bordello,

 il fallo era anche inciso su targhe di terracotta, o sui muri esterni delle case, vicino alle fontanelle dell'acqua, considerato un segno di buon auspicio serviva ad allontanare il malocchio.


 Ci sono poi affreschi espliciti, ci raccontano che anche a quei tempi, i luoghi di piacere a pagamento esistevano, molto sesso e colori forti.

 Una rappresentazione eterosessuale, omosessuale o con più soggetti, sembra che il sesso era molto più libero di quanto noi possiamo, oggi pensare. 



 
Anche nel medioevo,malgrado non fossero anni 
facili si continuava a rappresentare nell’arte, le donne di facili costumi,dei locali dove si esibivano e dei loro frequentatori. 



Col Rinascimento, dove la morale pubblica è più rigida, l’arte dovette ritirarsi.
 Nel cinquecento, non erano prostitute di strada, le chiamavano cortigiane, frequentavano la corte, appartenevano ad un livello sociale abbastanza alto, Tullia d’Aragona, per esempio, era figlia di una cortigiana, faceva la cortigiana, era persona estremamente colta, poetessa, malgrado i tanti sforzi per essere ricordata come donna letterata, rimase nella storia e per sempre una cortigiana. Era la poetessa che credeva nella parità tra uomo e donna, ma veniva ricordata solamente come la “cortigiana degli Accademici”, venne dimenticata in fretta, e morì sola.


 Veronica Franco, in quel di Venezia era definita “cortigiana Honorata, coltivava molti interessi intellettuali, non era una donna di basso livello, molto spesso,fare la cortigiana era l’unico modo per poter raggiungere l’autonomia, Tintoretto fu uno degli ammiratori di Veronica. 


Anche Michelangelo Merisi, il Caravaggio, per realizzare il dipinto “Morte della Vergine”, ha utilizzato come modella una prostituta, morta annegata nel Tevere,la donna aveva il ventre gonfio, nell’ opera è il riconoscimento della gravidanza ultraterrena di Maria, il quadro come tante delle cose fatte dal Caravaggio, fu uno scandalo che oggi noi, possiamo ammirare al Louvre.


 Nel quadro il figliol prodigo dissipa tutti gli averi con una prostituta,Rembrand ci racconta la dissolutezza, un dipinto conservato presso la Gemäldegalerie di Dresda(Germania).


 E dunque vero che è il mestiere più vecchio del mondo.
In Francia tra il 1800 e il 1900 nei bordelli di Parigi si poteva incontrare Degas o Picasso, Toulose Lautrec,e Manet, queste donne,solitamente disprezzate,diventarono le modelle dei loro dipinti, così attraverso l’avvenenza di alcune, la sensualità senza volgarità,oppure rappresentate nell’attesa del cliente, in ambienti nella vita reale,non si trattava solo di donne dai comportamenti sessuali ambigui, né di classi sociali, potevano essere nude o vestite da nobildonne,in queste tele viene rappresentato lo splendore di un ‘epoca, per molti altri aspetti si tocca la sofferenza , la solitudine, e il mondo nascosto dalla facciata di perbenismo, sono la memoria della vita di molte donne,che oggi ammiriamo, nei musei del mondo intero o nelle collezioni private.
 Nell’assenzio di Degas (1875-1876) i due personaggi, una coppia, lei è la prostituta e il suo compagno, forse colui che sfrutta l’attività della donna,lo sguardo è assente nei due personaggi, si avverte la solitudine,sono seduti vicini, non si guardano,non si parlano, ognuno perso dentro i propri pensieri, la distanza viene percepita ma non è reale come se avessero raggiunto la consapevolezza di aver perso.


 L’approccio di Degas era da osservatore distaccato, rappresentava la realtà ma con tono distaccato, era un narratore delle situazioni che si venivano a creare, prostitute in attesa di clienti,


 clienti a volte impacciati, gentiluomini eleganti molto spesso coinvolti da donne nude con il corpo in decadimento dall’età che avanzava, in pose volgari per meglio accattivarsi la clientela,


senza tenere minimamente conto della situazione di queste donne senza provarne mai comprensione.
 Henri Toulose Lautrec era un abituale frequentatore dei bordelli di Parigi, il rapporto che aveva con le prostitute era totalmente diverso,






 
 probabilmente dovuto al fatto che aveva dei problemi di salute, una malattia alle ossa, che gli aveva impedito di crescere, che con il passare del tempo era sempre più invalidante, pur essendo nobile di famiglia, preferiva sfuggire al perbenismo di nobili e aristocratici, e passare le sue giornate nei bassifondi parigini,dove le differenze non facevano scalpore, tanto che in uno di quei bordelli, al numero 8 di rue d’Amboise, trasferì la propria residenza, ritenendo di aver trovato finalmente donne della sua statura.Tutti noi abbiamo bisogno di calore umano, solo e semplice calore al di la dei titoli nobiliari.


   Nel 1906 Pablo Picasso, dipinge “Le Bordel d’Avignon”, (il bordello di Avignone) cinque prostitute in un bordello di calle Avignon, a Barcellona, Picasso era un pittore già conosciuto, espose l’opera solo 10 anni dopo, al Salon d’Antin,e se pur non fosse d’accordo, il nome dell’opera venne cambiato: divenne Le demoiselle d’Avignon,era il periodo della guerra, Picasso subì le influenze di altri pittori, e di altri stili fino a rendere quest’opera controversa da studiare, e sopratutto da capire iniziava così il percorso del cubismo. Non erano le opere che facevano scandalo, nemmeno il tema, quello che scandalizzava era il fatto che gli artisti volessero rendere nota questa realtà.