il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 29 gennaio 2014

IO E LA RELIGIONE


Chi mi conosce sa che sono atea nel pensiero, che sono anche convinta che le regole del rispetto valgano per tutti, per cui io, che ho per esempio un famigliare molto credente, rispetto chi sa vedere, quello che io, nel mio essere diretta non vedo.
Ci sono tanti modi per avvicinarsi alla religione, gli stessi modi, però ci possono anche allontanare.



Vi porto un esempio concreto, quando mi arrabbio, io dico spesso parole che non dovrei dire, e il mio compagno mi richiama molto, lo faceva anhe mio marito, questa è una mia mancanza, grave.
Ci sono famiglie, che affrontano le disgrazie con la fede, altre avvicinandosi alla fede, altre ancora allontanandosi dalla fede.
Ho perso ormai 22 anni fa, un nipote per incidente stradale, di soli venti anni, mia cognata, madre del ragazzo, e moglie di mio fratello, è stata sostenuta dalla fede, molto credente e devota di Padre Pio, spesso, quando sente la mia scetticità mi dice:
"Entra in chiesa, Dio non ha mai chiuso le porte a nessuno"




Io non vado mai in chiesa, o almeno, vado a visitarle, perchè sono i luoghi che custodiscono quello che di meglio è passato attraverso i secoli, ma non prego, non credo di essere capace di farlo, non ho mai preteso di inculcare, questo mio pensiero agli altri, nemmeno ho spinto i miei figli ad essere religiosi, mentre invece mio marito, forse per abitudine, ha voluto dar loro i sacramenti cattolici ( Battesimo, Comunione e Cresima).



La fede o si ha, o non si ha, se si crede si deve credere a tutto, non si può (a mio modo di vedere), credere in parte, come molti dicono
-" Credo in Dio, ma non nel fatto che la madonna ha partorito pur rimanendo pura".
Se si crede, si deve credere anche, che la Madonna ha subito questa metamorfosi.


Insomma o dentro, o fuori, la fede non deve essere una scappatoia.

I Comandamenti:

Io sono il Signore Dio tuo:
1) Non avrai altro Dio fuori di me.
2) Non nominare il nome di Dio invano.
3) Ricordati di santificare le feste.
4) Onora il padre e la madre.
5) Non uccidere.
6) Non commettere atti impuri.
7) Non rubare.
8) Non dire falsa testimonianza.
9) Non desiderare la donna d'altri.
10) Non desiderare la roba d'altri.



Quello che viene considerato un comandamento, è contemplato nella legislazione Italiana, anche nella normale correttezza e perseguibili dalla Legge, non rubare, non ammazzare, non dire falsa testimonianza.
 Ci sono comandamenti, che  ai tempi odierni risultano  forse è un po' superati:
 non desiderare la donna d'altri, o la roba d'altri.



Poi un'amica , ti parla di un giovane prete di 31 anni, Fabrizio de Michino, sacerdote da cinque anni, che è morto dopo 3 anni di cure con uno dei tumori più rari, proprio all'interno del cuore, che ha voluto fino all'ultimo, trovare sempre qualcosa di bello, in una parrocchia a Ponticelli, in periferia di Napoli, in un contesto di disagio e criminalità.
Ha scritto una lettera al Papa, malgrado la stanchezza, professava il Suo Credo, e ha voluto manifestare tutto il rispetto e la forza che questa fede gli trasmetteva scrivendo al suo supremo responsabile, colui che per tanti, rappresenta la fede tra gli uomini,
il PAPA FRANCESCO.




Parla della propria parrocchia che proprio quest'anno celebrerà il primo centenario dell'incoronazione della statua lignea del 1500 della Madonna delle nevi, ricordando a tutti la storia del miracolo, infondendo in tutti i suoi parrocchiani credenti, non solo il credo ma la fiducia in Dio e la Madonna.


Dal Web:
Il culto di Maria ad Nives (Neve) risale al lontano IV secolo d.C., quando due coniugi della nobiltà romana ebbero in sogno la Vergine che indicava il luogo dove edificare una nuova basilica a Roma. La mattina dopo, i coniugi si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi; anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
Il pontefice, allora fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
Non ci sono attestazione documentarie per quanto riguarda l’origine del culto, ma solo la tradizione che da secoli viene tramandata. La certezza è che la chiesa, detta dapprima Liberiana o Ad Nives (cosi chiamata dal popolo), fu abbattuta durante il pontificato di Sisto III (432-440), il quale volle costruirne una più grande, più imponente, maestosa. Qualche decennio più tardi, ecco che venne chiamata con lo stesso nome con cui la chiamiamo oggi: Santa Maria Maggiore.





Chi sono io, per mettere in dubbio l'entusiasmo di chi crede?
Posso solo unirmi al rispetto, di chi ha perso la scommessa con la malattia, ma da quel che ho potuto capire ha lasciato molto di più, non parole, ma sostegno.
Ora da quell'ignorante che sono, non so trovare la frase esatta, forse buon viaggio, forse ci vorrebbe una preghiera, chissà se basterebbe un solo.. ciao
                       Don Fabrizio....


PER CHI VOLESSE LEGGERE LA LETTERA PER INTERO INDIRIZZO:

Cosa Don Fabrizio scrisse al Papa prima di morire

www.lanuovabq.it/.

lunedì 27 gennaio 2014

LA SIGNORA RACHELE E IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO

La signora Rachele e il campo di concentramento

Abitavano a Milano, erano ebrei non praticanti, per cui quando da bambina, venne allontanata dalla scuola non capiva perchè, non sapeva di essere ebrea.



Nel 1938 quando in Austria e in Germania, nella notte del 10 novembre furono bruciate e danneggiate tutte le vetrine dei negozIe gli appartamenti degli ebrei, la notte dei Cristalli.
Nella nostra Italia le leggi varate tra il 1935 e il 1939 vietavano a tutti gli ebrei qualsiasi attività economica e commerciale,o ancora quella 1939 che vietava agli ebrei di circolare nelle ore notturne.



Di famiglia benestante, in un tempo brevissimo, questa bambina si era trovata in in mondo che non conosceva.
Due dei suoi due fratelli sono stati messi in prigione e poi deportati nel campo di concentramento di Dacau, dal quale non sono più tornati, mentre lei era stata sfollata in un casale agricolo di Appiano Gentile, in provincia di Como, due delle sue sorelle sono state ospitate per qualche tempo in provincia di Modena, mentre altri due suoi cugini sono stati deportati nel campo di concentramento di Fossoli, non in Germania, ma vicino a Reggio Emilia.



In quei periodi; Modena ospitava una comunità ebraica abbastanza numerosa, ricordo di aver visitato la città, di aver visto che ancora oggi c'è la catena che la sera chiudeva e la mattina riapriva il ghetto, i portoni per fortuna non ci sono più.




La Signora Rachele, è stata denunciata da un italiano, un vicino di fattoria, prelevata dal casale in provincia di Como, è stata fatta prigioniera e trasportata nel campo di Theresienstadt, doveva essere un campo di transito, e li con lei c'erano tanti e tanti bambini.



Dopo la guerra, quando è tornata in Appiano Gentile, anche perchè non sapeva dove altro andare, quando ha sentito quanto dolore, oltre al suo personale, questa persona ha arrecato a quei contadini che l'avevano ospitata, una rabbia violenta l'aveva pervasa.


Dei suoi fratelli nessuno è tornato, le sue sorelle sono state date 
per disperse, non sa per quale destino, lei sia riuscita a superare,
 questo inferno, è partita dall ' Italia e non sapeva nemmeno dove
fosse arrivata.
" Devo solo ringraziare i miei bei occhi azzurri e la mia voce perchè mi fecero cantare quando una delegazione della croce rossa fece visita al campo.."




Era in una località vicino a Praga dove erano internati solo ebrei, per lo più bambini,




Un'insegnante d'arte creò una classe di disegno per i bambini nel ghetto, prima di essere deportata ad Auschwitz, Friedl Diker_Brandeis, così si chiamava, nascose in due valigie oltre 4000 disegni con anche delle poesie, i famosi disegni di Terezin, che oggi sono visibili a tutti nel museo ebraico di Praga.









Rachele alza la manica e mi fa vedere il numero che ha tatuato nel braccio, i suoi occhi azzurri ancora oggi sono pieni di lacrime.



Questa storia, è vera me l'ha raccontata la mamma della mia amica Silvana, con un guizzo di grinta mi ha detto: gli ho sputato in faccia a quello che mi ha tradita, non potevo non farlo.....



domenica 26 gennaio 2014

LA SETTIMANA ENIGMISTICA

Oggi, nel blog di un'amica virtuale ho letto che il 23 gennaio 1932 in Italia veniva pubblicato il primo numero della famosa
"Settimana Enigmistica".


In realtà, il primo cruciverba venne pubblicato in America, il 21 dicembre 1913, in un supplemento del giornale New York World. Era un supplemento domenicale chiamato Fun (divertimento) con giochi vignette e racconti e in occasione delle feste natalizie a cui venne inserito il Word Cross Puzzle, creato da Artuhur Wynne. Il primo cruciverba aveva forma di diamante, non aveva caselle nere, nel tempo si è poi evoluto.


In Italia invece fu l'inventiva di un nobile di origine sarda, Giorgio Sisini di Sorso, conte di SantAndrea, che ci ha permesso di gioire di questo piccolo giornale.
I nobili Sorso, sono una dinastia di nobili, che pur essendo legati nei secoli, alla terra di Sardegna, non hanno mai disdegnato l'imprenditoria.
Il conte Francesco Sisini Sorso, papà di Giorgio, dopo essersi laureato in ingenieria a Milano fu un esperto di agricoltura, tanto da divenire un innovativo imprenditore, importatore e promotore di mezzi agricoli moderni, per permettere alla propria terra la lavorazione seguendo un percorso di modernizzazione, nella sola Cagliari aveva aperto tre negozi di macchinari agricoli.
Francesco Sisini era un uomo attaccato alle proprie radici, colto, raffinato, con i piedi ben saldati a terra vedeva nella terra la propria "cartella di credito". Le parole che trasmetteva al figlio erano queste:
«La moralità di domani non è quella mia e della Sardegna, tu porti a Milano l'onestà della nostra casa».


Poi come spesso accade, i figli fanno scelte diverse dalle aspettative dei genitori.
Il conte Giorgio, uno spirito libero con l'interesse per tante attività, e sopratutto con tanta voglia di conoscere il mondo, incontra a Vienna una ragazza di cui si innamora Idell Breitenfeld, per tutti Ida.
Il padre Francesco non accetta questo amore e nel 1930 caccia il figlio di casa
In una stanza di albergo dell'Hotel Sardegna di Cagliari, nasce l'idea della settimana enigmistica, Ida era già a conoscenza di enigmistica e di rebus, con il suo Giorgio e con l'aiuto economico di un parente, coetaneo e amico di infanzia iniziarono a muovere i primi passi, anche se non mancarono le delusioni e le sconfitte.


Si trasferirono a Milano, dove il giornale si sviluppò", fino a fondare una rivista specifica.
Il 23 gennaio 1932, uscì nelle edicole, con grande succeso, e tutti si innamorarono di quelle sedici pagine in bianco e nero, ricche di parole crociate, rebus passatempi e vignette,al costo di 50 centesimi di lire; sulla copertina era disegnata l'immagine dell'attrice messicana Lupe Velez ottenuta sagomando le caselle nere del cruciverba. Ha avuto una sola interruzione alla sua uscita a cadenza settimanale: il numero 694 del 14 luglio1945 uscì dopo due mesi e mezzo a causa degli eventi bellici (fonte web)


Il conte Giorgio Sisini sposò la sua Ida e l'amò per tutta la vita continuò a ideare cruciverba per circa quarant'anni, fino alla sua morte.


Dopo di lui si alternarono i più valenti enigmisti italiani, come Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti, considerati gli artefici storici della Settimana Enigmistica.
Nei malati di alzheimer, i medici specialisti della malattia consigliano al paziente l'uso della settimana enigmistica, uno studio ha dimostrato che i soggetti che con la lettura, i rebus e le parole crociate mantengono attive le attività cognitive allontanando l'insorgenza dell'alzheimer....
Detto ciò è bene ricordare che la malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale: tenere in allenamento la mente è solo uno dei fattori coinvolti.
Fare i cruciverba tutta la vita insomma non dà la garanzia di non ammalarsi; di certo però è un primo passo per arrivare con il cervello più in forma alla terza età.


Tanti sono gli anni passati dal primo numero, ma il sabato mattina recandoci all'edicola siamo sicuri di trovare il nostro giornalino semplice, (senza pubblicità e foto di donne avvenenti che pubblicizzano un'auto o un silicone), e istruttivo.


Il giornale esce in realtà al giovedì ma il sbato si ha la certezza che è stato coperto tutto il territorio Italiano, anche all'estero.
La forza della Settimana enigmistica, è quella di aver mantenuto inalterate le posizioni di diversi giochi, permettendo così ai propri lettori, di trovare nella stessa pagina gli appuntamenti a cui sono affezionati, pur avendo in alcune occasioni rinnovato e ampliato i propri orizzonti, vedi per esempio il Sudoku, o i concorsi che settimanalmente propone.


Insomma la settimana enigmistica ci insegna, con rubriche e quiz stimola il nostro intelletto e sopratutto ci fa compagnia in modo intelligente.



.


martedì 21 gennaio 2014

LA GIORNATA DELLA MEMORIA E LE SEE GROTTE

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio è la ricorrenza internazionale della giornata della memoria, il giorno in cui vengono ricordati, tutti coloro che hanno subito la prepotenza nazista, viene ricordato l'Olocausto.
Olocausto, significa sacrificio sul fuoco, di animali, ma la dottrina nazista, non fece altro che attuare il sacrificio mettendo nelle camere a gas e nei forni crematori poi, tutti coloro che riteneva indesiderati.

Auschwitz, il campo di concentramento nazista, il centro più grande ed efficiente, dove con lo sterminio risolvevano il problema ebraico, oltre ad altre categorie di internati.



Il complesso, aveva più di un campo, Birkenau era il campo di sterminio, al suo interno vi persero la vita oltre un milione e centomila persone, in maggioranza ebrei di qualunque nazionalità, ma anche prigionieri non abili ai lavori venivano condotti nelle camere a gas.
Dal web :
Nel periodo in cui la tirannia nazista dominò gran parte dell’Europa, oltre agli Ebrei, i Tedeschi e i loro collaboratori perseguitarono e sterminarono milioni di persone appartenenti ad altri gruppi. In particolare, tra i due e i tre milioni di prigionieri di guerra sovietici furono immediatamente assassinati, o trovarono la morte per inedia, malattia, mancanza di cure o maltrattamenti. Oltre a ciò, i Tedeschi perseguitarono e uccisero gran parte degli intellettuali polacchi non-ebrei, e deportarono milioni di civili sia polacchi che sovietici in Germania e nella Polonia occupata, destinandoli ai lavori forzati. Molti di loro morirono a causa delle condizioni disumane in cui furono costretti a vivere e lavorare. Sin dall’inizio del Regime Nazista, le autorità tedesche perseguitarono gli omosessuali e altri gruppi le cui abitudini erano considerate contrarie alle norme sociali del tempo.
La polizia tedesca prese di mira migliaia di oppositori politici (tra i quali comunisti, socialisti e sindacalisti), nonché dissidenti religiosi (come i Testimoni di Geova). Molti di loro morirono in carcere, o per i maltrattamenti subiti.




Nell'immaginario umano, Auschwitz, è divenuto il simbolo della cattiveria umana, nei confronti di altri uomini, con l'abbattimento dei cancelli il 27 gennaio 1945, l'avvenuta liberazione poi, questo giorno è diventato il simbolo della fine della Shoah.
Una vittoria lenta, che ha avuto un prezzo altissimo di vite, la vittoria della libertà sull'oppressione.



Ho visitato, in occasione di una gita organizzata le SEE GROTTE :
Nei pressi di Vienna , a circa 4 km da Modling, a Hinderbruhl, troviamo un bellissimo castello in stile romanico Lichtenstein,  e la miniera delle See Grotte:




Nel 1912 in seguito ad un cedimento strutturale, questa cava di calce è diventato un lago sotterraneo.
Durante la II guerra mondiale, venne prosciugata attraverso delle pompe azionate giorno e notte, qui i prigionieri di guerra di ogni Nazione e credo religioso furono costretti a lavorare e creare per le Forze Armate Tedesche.




Le SEE GROTTE furono requisite dalle forze militari tedesche, gli stabilimenti statali “Heinkel-Werke” vi insallarono la fabbricazione di aeroplani .......
In queste gallerie e cunicoli, venivano prodotti aerei da combattimento.



E' stato costruito proprio qui, il primo aereo da combattimento, un JET A REAZIONE si chiamava HEINKEL HE162. SALAMANDER.





Era un campo di concentramento sotto terra , ci lavoravano 2000 prigionieri di nazionalità diversa , venivano collocati in base alle loro attidudini, secondo il lavoro che svolgevano prima della guerra, nelle loro patrie.
Ingenieri inglesi, francesi, tedeschi ebrei, e anche italiani progettavano per il Terzo Reick quelli che, sono stati successivamente considerati dei fiori all'occhiello dell'aeronautica, c'erano poi tornitori meccanici e operai per assemblare i bestioni volanti, polacchi, italiani, e tanti, tanti ebrei.










Ora le SEE GROTTE sono lago sotterraneo e si può visitare.
All'interno di questa galleria, un signore ci invita a salire e a prendere posto, su un barcone , un nastro registrato spiega il percorso, si vedono cunicoli alla destra e alla sinistra che non abbiamo visitato, ogni cunicolo era un reparto.



Rispetto ad un campo di concentramento, dove l'impatto è duro, dove la realtà di chi l'ha vissuta è percepibile, quasi presente.
In questa galleria, seduti su questo barcone, ci dobbiamo immedesimare ascoltando le spiegazioni della guida locale e del nastro registrato che spiega il percorso, le luci sono fluorescenti.



Ogni galleria che abbiamo avuto alla nostra destra o alla nostra sinistra, ricordava una popolazione fatta prigioniera, ho visto altari in una galleria di prigionieri italiani, un'altra di prigionieri polacchi, un'altra ancora di inglesi, e di francesi.















Le didascalie per ricordare la galleria Italiana o polacca , queste sono quelle che più ricordo, ma la galleria che più mi ha lasciata esterefatta è quella ebrea con una stella di david, agli ebrei veniva indotta , ancora una cattiveria in più, venivano cucite sulle divise da lavoro le stelle di David, discriminazione, in un oceano di discriminati.

Le foto delle gallerie dove venivano assemblati i pezzi , le foto dei macchinari usati, i disegni dei progetti degli aerei , sono quadri che rappresentano una memoria muta di una follia mondiale
Gli assemblaggi venivano fatti a piccoli pezzi e poi trasportati in altre gallerie per essere completati, attraverso un montacarichi, che veniva azionato da degli asinelli nani che giravano su se stessi per 24 ore al giorno, poi trasportati verso l'alto, perchè la fabbrica lavorava a pieno ritmo, era la migliore fabbrica essendo sotterranea, protetta dai bombardamenti e poco rintracciabile .





Solo una cosa è certa, da queste gallerie nessuno è uscito illeso. Tutti, ma proprio tutti, prigionieri e carcieri tedeschi, asinelli compresi, ne sono usciti ciechi perchè la calce ha bruciato loro gli occhi.

Le guide tendono a minimizzare sulla fabbrica di morte, vogliono farci vedere solo il bello di questo luogo, purtroppo la visita è importante per il percorso storico, per permetterci di non dimenticare.


martedì 14 gennaio 2014

Sant' Antonio Abate

La Signora per cui, io lavoro, in questa settimana, avrebbe voluto fare dei lavori particolari, ma visto il tempo, ha cambiato idea.
Voleva che la sua casa,  avesse tutto in ordine, e fosse pulitissima per una festa importante:
ricorre il 17 gennaio, la festa di S. Antonio Abate, il patrono del paese, viene festeggiato con un falò nella piazza comunale, dove viene allestito un mercatino e il parroco da la benedizione agli animali.

Sant'Antonio Abate fu uno dei più illustri eremiti della Chiesa, nato a Coma, in Egitto, all'età di vent'anni lasciò ogni suo avere, per vivere dapprima in un deserto e poi sulle rive del Mar Rosso, morì quasi centenario, ma già in vita aveva avuto fama di Santità, tanto che anche l'Imperatore Costantino e i suoi figli gli chiesero consiglio.


Viene definito, il patrono degli animali domestici, e di tutti coloro che lavorano il fuoco.


S.Antonio Abate viene festeggiato in tanti luoghi, nella vicina Svizzera, a Varese, a Livigno (parlo solo delle zone che conosco).
Ogni 16 e 17 gennaio a Varese , si festeggia la tradizionale Festa di Sant' Antonio, accendendo un falò davanti alla chiesa omonima in piazza della Motta.











Nel falò vengono buttati i bigliettini, su cui le donne e gli uomini presenti, scrivono le proprie richieste d’amore invocando Sant’ Antonio: 
la tradizione risale ai tempi in cui gli uomini emigrati in Germania e in Svizzera tornavano a casa e le donne del tempo chiedevano a Sant’Antonio di fargli trovare un uomo pronunciando la seguente filastrocca:
 “Sant’Antonio del purscèl/ fam truva un om che sia bel/damel picul damel grand/ ma damel mia con stort i gamb
 (Sant’Antonio santo del maiale, fammi trovare un bell'uomo da sposare, non importa che sia grande o piccolo, ma non con le gambe storte). 
Nella mattina del 17 gennaio, alla conclusione della messa solenne, vengono benedetti tutti gli animali e vengono lanciati in aria dai bambini dei palloncini contenenti anch’essi dei  bigliettini.





La festa è molto sentita dai varesini e conta un numero di partecipanti ogni anno superiore ai duemila. Oltre alle celebrazioni religiose e al falò, la città ospita bancarelle alimentari che espongono e vendono prodotti locali tipici.



Mentre invece a Livigno secondo diversi documenti che risalgono all'anno 1082 venne dedicata la Chiesa Parrocchiale di S,Antonio Valfurva, mentre a Bormio altri documenti dimostrano che verso la fine del 1300 nella frazione di Combo si autorizzava a costruire una chiesa dedicata S.Antonio Abate e S. Agostino.
S. Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali.

Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster.
La leggenda popolare narra che s. Antonio, si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo, e mentre il suo maialino, sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale, il suo bastone a ‘tau’, portò fuori insieme al maialino recuperato, il fuoco che donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.





Il morbo che curava, era conosciuto sin dall’antichità come ‘ignis sacer’ per il bruciore che provocava.



Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois


Il Papa, accordò loro il privilegio di allevare maiali, per uso proprio e a spese della comunità, proprio a Livigno, il comune pagava 40 soldi ai frati di S Antonio, e un documento sancisce che il ricavato della vendita delle carni, del porco del Comune,  fosse destinato agli emissari del convento di S. Antonioil sacrestano della Chiesa, d'inverno, aveva l'obbligo di accudire gli animali, che invece d'estate,   potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.


Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di S. Antonio” e poi “fuoco di S. Antonio” per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.



Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici;



Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.




È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo, anche se poi nella devozione onomastica è stato soppiantato dal XIII sec. dal grande omonimo santo taumaturgo di Padova.
Nell’Italia Meridionale per distinguerlo è chiamato “Sant’Antuono”.