il filo dei ricordi-racconti

lunedì 27 gennaio 2014

LA SIGNORA RACHELE E IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO

La signora Rachele e il campo di concentramento

Abitavano a Milano, erano ebrei non praticanti, per cui quando da bambina, venne allontanata dalla scuola non capiva perchè, non sapeva di essere ebrea.



Nel 1938 quando in Austria e in Germania, nella notte del 10 novembre furono bruciate e danneggiate tutte le vetrine dei negozIe gli appartamenti degli ebrei, la notte dei Cristalli.
Nella nostra Italia le leggi varate tra il 1935 e il 1939 vietavano a tutti gli ebrei qualsiasi attività economica e commerciale,o ancora quella 1939 che vietava agli ebrei di circolare nelle ore notturne.



Di famiglia benestante, in un tempo brevissimo, questa bambina si era trovata in in mondo che non conosceva.
Due dei suoi due fratelli sono stati messi in prigione e poi deportati nel campo di concentramento di Dacau, dal quale non sono più tornati, mentre lei era stata sfollata in un casale agricolo di Appiano Gentile, in provincia di Como, due delle sue sorelle sono state ospitate per qualche tempo in provincia di Modena, mentre altri due suoi cugini sono stati deportati nel campo di concentramento di Fossoli, non in Germania, ma vicino a Reggio Emilia.



In quei periodi; Modena ospitava una comunità ebraica abbastanza numerosa, ricordo di aver visitato la città, di aver visto che ancora oggi c'è la catena che la sera chiudeva e la mattina riapriva il ghetto, i portoni per fortuna non ci sono più.




La Signora Rachele, è stata denunciata da un italiano, un vicino di fattoria, prelevata dal casale in provincia di Como, è stata fatta prigioniera e trasportata nel campo di Theresienstadt, doveva essere un campo di transito, e li con lei c'erano tanti e tanti bambini.



Dopo la guerra, quando è tornata in Appiano Gentile, anche perchè non sapeva dove altro andare, quando ha sentito quanto dolore, oltre al suo personale, questa persona ha arrecato a quei contadini che l'avevano ospitata, una rabbia violenta l'aveva pervasa.


Dei suoi fratelli nessuno è tornato, le sue sorelle sono state date 
per disperse, non sa per quale destino, lei sia riuscita a superare,
 questo inferno, è partita dall ' Italia e non sapeva nemmeno dove
fosse arrivata.
" Devo solo ringraziare i miei bei occhi azzurri e la mia voce perchè mi fecero cantare quando una delegazione della croce rossa fece visita al campo.."




Era in una località vicino a Praga dove erano internati solo ebrei, per lo più bambini,




Un'insegnante d'arte creò una classe di disegno per i bambini nel ghetto, prima di essere deportata ad Auschwitz, Friedl Diker_Brandeis, così si chiamava, nascose in due valigie oltre 4000 disegni con anche delle poesie, i famosi disegni di Terezin, che oggi sono visibili a tutti nel museo ebraico di Praga.









Rachele alza la manica e mi fa vedere il numero che ha tatuato nel braccio, i suoi occhi azzurri ancora oggi sono pieni di lacrime.



Questa storia, è vera me l'ha raccontata la mamma della mia amica Silvana, con un guizzo di grinta mi ha detto: gli ho sputato in faccia a quello che mi ha tradita, non potevo non farlo.....



5 commenti:

  1. SE QUESTO E’ UN UOMO
    Primo Levi

    «Voi che vivete sicuri
    Nelle vostre tiepide case,
    Voi che trovate tornando a sera
    Il cibo caldo e visi amici:
    Considerate se questo è un uomo
    Che lavora nel fango
    Che non conosce pace
    Che lotta per mezzo pane
    Che muore per un sì o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    Senza capelli e senza nome
    Senza più forza di ricordare
    Vuoti gli occhi e freddo il grembo
    Come una rana d’inverno.
    Meditate che questo è stato:
    Vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    Stando in casa andando per via,
    Coricandovi, alzandovi;
    Ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    La malattia vi impedisca,
    I vostri nati torcano il viso da voi».


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    1. C’è un paio di scarpette rosse
      numero ventiquattro
      quasi nuove:
      sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
      “Schulze Monaco”.
      C’è un paio di scarpette rosse
      in cima a un mucchio di scarpette infantili
      a Buckenwald
      erano di un bambino di tre anni e mezzo...
      chi sa di che colore erano gli occhi
      bruciati nei forni
      ma il suo pianto lo possiamo immaginare
      si sa come piangono i bambini
      anche i suoi piedini li possiamo immaginare
      scarpa numero ventiquattro
      per l’ eternità
      perché i piedini dei bambini morti non crescono.
      C’è un paio di scarpette rosse
      a Buckenwald
      quasi nuove
      perché i piedini dei bambini morti
      non consumano le suole.

      (Joyce Lussu)

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  2. bello Enrica, è una conferma del racconto precedente, soprattutto per chi l'ha vissuto sulla propria pelle. Ciao anna b.

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