il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 29 gennaio 2014

LA CASA DI RIPOSO


La casa di riposo

Ci sono situazioni in cui è davvero difficile scegliere cosa fare, sopratutto se ci sono coinvolti i sentimenti e tanti altri aspetti economici e personali.
Una famiglia, un padre, una madre e quattro figli, un maschio e tre femmine.
Sono tutti figli degli stessi genitori, ma sono anche, diversi gli uni dagli altri, ognuno ha un proprio modo di pensare e ognuno di loro ha delle proprie responsabilità, assunte nel momento in cui hanno formato una loro famiglia.
Ogni famiglia, ha delle necessità e priorità e quando i genitori, invecchiando si ammalano, tutti si complica.


C'è chi non si sente adatto ad accudire, e non se la sente di fare, chi vorrebbe, ma non può farlo perchè deve lavorare, e mette a disposizione il poco tempo che ha, chi fa, per poi dire io l'ho fatto...
Come in ogni situazione si dovrebbe avere ed usare il buon senso
ma spesso, molto spesso,non funziona così.
Non ci vogliono anni, bastano pochi mesi, concentrati di tante situazioni, che l'equilibrio, mantenuto per tanto tempo, viene a mancare in un vortice concentrato.


Quando ho cercato aiuto all'assistente sociale del paese dei miei genitori, non era perchè volevo disfarmi di chi mi ha cresciuta, ma non sapevo a chi altri rivolgermi, sono stata criticata per questo, ma ancora oggi, sono pienamente convinta che non avevo altre alternative.

Poco dopo si è liberato un posto nella casa di riposo consortile e al mio papà era spettato il posto per la gravità della situazione,
Era il mese di agosto, sono stata chiamata con mia sorella Emanuela per firmare il contratto, non so se qualcuno mi crederà, ma le mie mani tremavano, non c'è cosa più brutta.


Il mio papà, non ci voleva stare, in quella casa di riposo, noi sapevamo molto bene che non ci sarebbe stato per molto tempo, ma è difficile convincere un uomo, che ha sempre amato la libertà, a stare chiuso fra quattro mura, per quanto ben tenute fossero.
Andavo tutti i giorni, uscivo dal lavoro, e andavo da lui secondo i turni che facevo, mi aspettava, e tutti i giorni, gli facevo la barba. Aveva dei baffoni e un'infermiera li voleva tagliare, diceva per una questione di praticità, mi sono opposta fermamente, i suoi "mostaci" come li chiamava lui, non sono stati toccati.


La mia mamma anche lei ammalata, forse un po gelosa, mi diceva: "non continuare a correre in casa di riposo, non gli manca nulla è curato".
E' vero, era pulito curato al meglio, ma ora mi tornano alla mente i suoi occhi, erano tristi, non avevo realizzato che erano gli sguardi a dirmi di andare là spesso.
Mi chiedeva "quando torno a casa?"
Quando la mamma torna dall'ospedale? Guai a chi me la tocca"
ogni tanto seccato, mi diceva: "E' come essere al campo di concentramento".

C'è stato poco, solo pochi mesi, poi la malattia ha fatto il suo corso.
Non chiedo scusa per aver fatto le scelte che ho dovuto fare, se avessi potuto ne avrei fatte altre, non c'erano alternative
Ricordo tutto, il bello e il brutto e lo ricordo spesso,tanti aneddoti del mio papà, anche oggi l'ho fatto, con un'amica, e dopo aver chiuso la comunicazione di getto ho scritto queste parole.



3 commenti:

  1. non me la sento di commentare bisogna trovarsi in quei momenti e qualsiasi giudizio che si possa dare è sbagliato

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  2. Condivido il giudizio di Alba, bisogna esserci nella situazione. Non è possibile dire io avrei fatto questo oppure quell'altro, diventa poi una questione di gestione della casa e delle varie incombenze. E' senza dubbio brutto trovarsi in una situazione simile. Anna B. Cia Enrica brava come sempre.

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  3. Enrica io capisco la situazione che hai affrontato ,io avendo lavorato in ospedale per 25 anni e avendo visto le strutture delle case di riposo son contraria ,perchè è ciò che c'è fuori dell'orario visita da vedere .Se uno non può sostenere di accudire il famigliare ,la Casa di riposo resta l'unica via possibile .un forte abbraccio da Angelica

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