il filo dei ricordi-racconti

giovedì 7 novembre 2013

RENZO PIANO

RENZO PIANO


Silvana, è una maestra in pensione, aveva tanto desiderato di raggiungere la pensione per poter girare, ma una malattia subdola agli occhi l'ha costretta dentro i confini della sua cittadina. Ascolta molto la televisone e la radio, facendo zapping con il telecomando si è fermata su un programma televisivo dove Renzo Piano era ospite, purtroppo era quasi finito lo spazio a disposizione per l'intervista e mi chiesto se potevo approfondire per lei.


Ricordo per esempio che quando sono stata a Parigi, la guida che ci faceva fare il tour della città, ci ha portato davanti al Centro George Pompidou, facendoci notare la particolarità dell'immobile

Renzo Piano nato in una famiglia di costruttori si laurea nel 1964.
Dopo anni di perfezionamento negli Stati Uniti ed in Inghilterra, nel 1968 inizia ad esser conosciuto a livello internazionale grazie al padiglione della XIV TRIENNALE di Milano e l'anno successivo curerà il padiglione italiano dell'esposizione di Osaka.


Ma proprio a Parigi nel 1971 vince il concorso per realizzare il Centro George Pompidou, voluto dal Presidente Pompidou per risollevare le sorti della capitale della Francia a livello culturale, si è voluto creare un centro che comprendesse tutte le arti, una biblioteca, un museo, un centro di creazione dove la musica incontrasse la pittura, la scultura, i libri e la creatività, non poteva che essere il museo dell'arte moderna, per le altre arti avevano il Louvre e altri musei ancora come la gare d'Orsay.
Il Centro George Pompidou ha avuto nel progetto la collaborazione di più architetti, tra cui Renzo Piano, per lo più sconosciuti, un edificio audace e colorato divenuto proprio per queste particolarità uno dei simboli dell'architettura del XX secolo, dove anche i colori hanno uno scopo, una differenziazione.


 In ogni città d'Europa e del mondo Renzo Piano, nel corso degli anni ha portato e ha fatto dell'eccellenza Made in Italy, la sua bandiera.
Parla del proprio lavoro così:
" Quello dell'architetto è un mestiere d'avventura: un mestiere di frontiera , in bilico tra arte e scienza. Al confine,tra invenzione e memoria, sospeso tra il coraggio delle modernità, e la prudenza della tradizione. L'architetto fa il mestiere più bello del mondo perchè su un piccolo pianeta dove tutto è stato scoperto, progettare è ancora una delle grandi avventure possibili"

Lione

Sono stata anche a Berlino e anche qui ho sentito parlare delle sue opere,


sono talmente tante che citerò le fonti Web:

Ecco le opere più famose di Renzo Piano:
  • Nemo di Amsterdam
  • Zentrum Paul Klee di Berna
  • Fondazione Beyeler di Riehen
  • Centre Georges Pompidou di Parigi
  • IRCAM, Instituto per la ricerca musicale di Parigi
  • Riqualificazione del centro di Otranto con un progetto dell’UNESCO
  • Spazio musicale per l’opera Prometeo di Luigi Nono a Venezia
  • The Menil Collection a Houston
  • Stazioni metropolitane Principe, Darsena, Brin e Dinegro di Genova
  • Restauro della Basilica Palladiana a Vicenza
  • Kandhar Center di Sestriere
New York Times Tower, sede del New York Times a New York
  • Kansai International Airport di Osaka
  • Cité Internationale di Lione
  • Aula liturgica per Padre Pio a San Giovanni Rotondo
  • Centro design Daimler Benz, Sindelfingen, Stoccarda
  • Auditorium Parco della musica a Roma
  • Galleria del vento della Ferrari, Maranello, Modena
  • Auditorium Niccolò Paganini, Parma
  • Maison Hermes, Tokyo
  • Monastero francescano, San Giovanni Rotondo
  • The Art Institute of Chicago – The Modern Wing, Chicago
  • Pinacoteca Giovani e Marella Agnelli, Torino
  • Ristruturazione e ampliamento della Morgan Library, New York
  • Riqualificazione e ampliamento del Harvard Art Museum, Cambridge

Nel 1981 Renzo Piano fonda il Renzo Piano Building Workshop aprendo uffici a Genova, Parigi e New York. Da allora la sua carriera è decollata: grandissime e memorabili le opere compiute in patria, altrettanto indimenticabili quelle proposte in altri paesi del mondo, soprattutto negliStati Uniti d’America, dove la sua visione è stata acclamata in più di un edificio. (fonte Web)


Nel 2004 istituisce la Fondazione Renzo Piano, con sede a Genova, organizzazione no-profit dedicata al supporto dei giovani architetti, che accoglie a «bottega». (fonte web).



Dall'agosto 2013 Renzo Piano è senatore a Vita, nominato dal Presidente Napolitano, per essersi distinto ed aver dato lustro al lavoro, all'impegno e alla genialità italiana nel mondo.




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domenica 3 novembre 2013

la chiesetta in mezzo ai monti

LA CHIESA IN MEZZO AI MONTI

C'è una famiglia, molto religiosa, tanto che, uno dei parenti, è il parroco di un paese molto vicino a casa mia, che proprio quest'anno ha festeggiato sessant'anni di sacerdozio.
Quando mi sente cantare, il parroco dice che io ho Dio nel cuore e nella voce, solo che non lo voglio ascoltare...
Sa che sono molto critica e non praticante, ciò nonostante mi ha parlato di una chiesetta che è un gioiello incastonato tra i monti.


Tutte le chiese, raccolgono il valore spirituale, anche le più spoglie, alcuni edifici religiosi, però, rappresentano uno straordinario e inestimabile valore, diventando delle vere e proprie opere d'arte.
Si tratta della chiesa dedicata a San Carlo, (già S. Ambrogio) di Negrentino, nel comune di Prugiasco, incastonata sul pendio ovest della Valle di Blenio, in Svizzera.



In realtà fino al 1888 le tre Valli: Blenio, Leventina e Riviera appartenevano alla diocesi Milanese per questo in origine era dedicata a S. Ambrogio.
La chiesa gode di una posizione privilegiata, ad una altezza di 850 metri, circondata dal verde, si affaccia su di un pendio dove si apre un panorama, che abbraccia tutta la vallata.


Viene definita dagli esperti uno dei più significativi esempi di "romanico lombardo" in Svizzera, conserva ancora intatto tutto il suo fascino, un insieme di affreschi tardogotici di straordinaria fattura con influenze bizantine, carolinge e ottomane, una raccolta con pochi uguali nel Canton Ticino.


Anche la struttura architettonica, mostra delle particolarità, ha infatti due absidi e due altari, che in tempi remoti, permetteva di svolgere più funzioni contemporaneamente, oppure consentiva di onorare più di un santo patrono, ma anche la divisione, tra uomini e donne, pellegrini o viaggiatori durante le funzioni.
 Secondo gli studiosi , la particolare disposizione riprende senza equivoci, la forma delle tavole della legge, che Dio consegnò a Mosè, le tavole sono infatti, l'elemento fondamentale per la religione cristiana ed ebraica.
La prima abside, è la più grande, poi la più piccola fu edificata in un secondo tempo.


Nella zona prealpina lombarda gli edifici a doppia abside o abside gemellare, o pseudo gemellare,  sono piuttosto diffusi..
Questa chiesetta racchiude un'enorme ricchezza pittorica, nell'abside minore, nell'Incoronazione della Vergine, Cristo appare seduto alla medesima altezza di Dio Padre,  in un'insolita composizione.

Tutta la chiesa è decorata e gli studiosi hanno distinto le pitture in tre epoche differenti.
All'esterno sul lato che domina la valle, sono ancora visibili gli stemmi che dimostrano il passar di mano del territorio da un Cantone all'altro.


Il campanile è staccato dalla chiesa e risale probabilmente al XII secolo.
Non ho mai visto questa chiesetta, se non in fotografia,   non ho la preparazione adeguata, mi è stata solamente raccontata, mi sono documentata, solo per poterla descrivere, chissà che con la bella stagione non diventi un luogo da visitare.












gita in Valdidentro

Gita in Valdidentro

Si dice che a volte le cose improvvisate riescano meglio delle cose preparate, questa gita ne è un esempio.
Parlando una ex collega e amica, le dicevo quanto mi piacesse passare, anche solo una giornata, alle terme, di essere stata in Svizzera alle Terme del Leukerbad, ma quelle che più mi son piaciute, sono a Près Saint Didier, in Valle d'Aosta.
Con mia sorpresa lunedì 28 ottobre squilla il mio telefonino:
Ciao, sono Marisa, io devo andare a Isolaccia in compagnia, se vuoi venire con me, partiamo giovedì 31, e torniamo sabato in giornata, purtroppo ho già un impegno fissato altrimenti tornavamo domenica, fammi sapere se vuoi venire, che parlo con i miei amici per prenotarti la camera....
Li per li sono un attimo spiazzata e poi rispondo che devo fare qualche telefonata per organizzarmi e di chiedere quanto sia il prezzo dell'albergo....
Mentre io chiamo Riccardo e qualche amica, lei mi comunica il prezzo.
Una delle mie amiche, e Riccardo mi dicono: Ok andiamo
Do la conferma a Marisa e il giovedì pomeriggio alle 14,30 siamo in partenza per Isolaccia, in Valdidentro



La Valdidentro è situata tra due cime, la cima Reit e il gruppo della Cima Piazzi, ad occidente si apre verso Bormio, e poi si allunga arrivando a toccare il confine con la Svizzera e il comune di Livigno. Dopo Semogo si divide , in due rami da una parte la Valle Viola, dall'altra la Valle del Foscagno che porta all'omonimo passo e a Livigno. E' formato da diverse frazioni: Premadio, Pedenosso, Isolaccia, Semogo, ed ognuna di esse mantiene vive le proprie caratteristiche e particolarità. Nei tempi antichi tutto si sviluppava lungo la vecchia strada che portava al passo dello Stelvio, i commercianti passavano proprio in mezzo alla Valdidentro attraversando i paesi, trasportando vini prodotti proprio in Valtellina, e sale che proveniva dalle miniere di Hall, nei pressi di Innsbruck, era molto fiorente l'allevamento, qui giungevano da tante parti della lombardia, bovini, ovini, che venivano condotti per i mesi estivi.
Sull'antico e regale percorso di Fraele si notano ancora le due torri che insieme ad altre fortificazioni proteggevano Bormio dalle incursioni di pirati nordici.



Proprio sul tracciato della vecchia strada vennero costruite  i Bagni Nuovi di Bormio, ma poco più sotto si trovano i bagni vecchi, (terme romane) conosciute già da Plinio, e ritenute salubri da Aurelio Cassiodoro che consigliava l'uso salubre di queste acque per curare la "podagra" (Gotta).


Nel 1820, per volere dell'Imperatore Francesco I d'Austria iniziarono i lavori per costruire lo stradone che ancora oggi collega la Val Venosta con Milano, (che a quei tempi era sotto il dominio austriaco), e con il Canton Grigioni in Svizzera, Lo Stelvio è meta di tantissimi turisti in particolare motociclisti.
La Valdidentro era conosciuta nei tempi passati anche per la siderurgia infatti avevano miniere di ferro,oltre i 2500metri di altitudine, proprio sulle montagne che fanno da corona alla Val Fraele, dove troviamo anche due enormi dighe che alimentano le centrali idroelettriche a valle.



Mentre percorriamo da prima la strada del lago di Como che ci conduce in Valtellina inizia a pioviginare, ma il panorama è comunque un'attrattiva, il lago coperto da Nuvoloni merita qualche foto,


arrivati in alto lago costeggiamo il fiume Adda.
Ci fermiamo a bere un caffè, riprendiamo il viaggio, passiamo da Tirano, il santuario è li con tutta la sua imponenza, sembra augurare buon viaggio a tutti noi che gli passiamo accanto, iniziamo a salire, e il panorama ancora cambia, i colori delle foglie degli alberi,


 man mano che saliamo, si diversificano, quando arriviamo a destinazione è quasi buio. Depositiamo i bagagli e facciamo una passeggiata seguendo il corso del fiume, purtroppo fa buio presto, rientriamo in albergo e ceniamo, è un albergo a conduzione famigliare, molto carino, caldo e accogliente, la proprietaria, amica di Marisa, è di un paese vicino al mio, si è sposata e trasferita, con gestore di questa attività.
La cena a base di prodotti tipici, con tagliatelle fatte in casa con ragù di cervo, e un'altro sugo tipico della zona, poi sciatt con bresaola, patate e insalata.


Gli sciatt, sono croccanti frittelle di grano saraceno di forma tondeggiante con un cuore di formaggio filante, molto buoni
Dopo cena usciamo ancora e visitiamo il centro storico, bene illuminato, l'attuale grande chiesa parrocchiale e stata costruita sulle rovine di una chiesa cinquecentesca.


Sono tanti i campanili e le collegiali che durante il viaggio si notano su queste montagne, mi incuriosisco, alle mie domande rispondono dicendo: che ogni frazione, ogni monte o località, per quanto siano sparse, hanno in comune un filo conduttore, quello di conservare monumenti e testimonianze, creando un legame tra storia religione e arte.
Il giorno dopo di buon'ora tutti a camminare, si segue il corso del fiume verso la Val Viola,

 la temperatura e di 5 gradi centigradi , il cielo sembra aprirsi, dopo una buona colazione con torte e marmellate fatte in casa, andiamo a Tre Palle, frazione di Livigno, e mentre si sale sul passo del Foscagno i boschi sembra abbiano rifatto il colore,






 in mezzo al verde strisce più alte di arancio/giallo dorato, i monti più alti già carichi di neve.
Acquistiamo la famosa Bresaola Valtellinese, 



la Slinzega, un salume fatto con piccole parti di carne, simile alla bresaola ma molto più saporito e la Bisciola, il dolce tipico arricchito di frutta secca, che una volta veniva offerto in sostituzione del panettone nel periodo Natalizio.

Mentre ritorniamo verso Isolaccia ci fermiamo a fare delle foto alle montagne.

Marisa, mi dice di essere andata proprio di recente sui monti che abbiamo di fronte, che fanno parte del Gruppo dell'Ortles-Cevedale, che è uno dei maggiori gruppi montuosi con cime che superano i 3000 metri di altezza e con numerosi ghiacciai.
Per il momento ci accontentiamo di giocare a palle di neve con quello che è rimasto della recente nevicata




Ripartiamo, Bormio e le terme ci attendono, abbiamo fatto un biglietto giornaliero, girato tra piscine termali, saune e bagni turchi, le terme stancano, e Riccardo si è dovuto rilassare un po nell'area relax, per lui 5 ore sono troppe , a me invece piace tanto, Luisa, la mia amica era soddisfatta, dobbiamo rientrare, salutiamo Marisa e Giuseppe, riprendiamo la strada di casa .....






martedì 29 ottobre 2013

La leggenda della Stella Alpina

La leggenda della Stella Alpina

Edelweiss (3)Una volta, tanto tempo fa, una montagna malata di solitudine piangeva in silenzio.
Tutti la guardavano stupiti: i faggi, gli abeti, le querce, i rododendri e le pervinche.
Nessuna pianta però non poteva farci niente, poiché era legata alla terra dalle radici. Così neppure un fiore sarebbe potuto sbocciare tra le sue rocce.
Su dal cielo, se ne accorsero anche le stelle, quando una notte le nuvole erano volate via per giocare a rimpiattino tra i rami dei pini più alti, una di loro ebbe pietà di quel pianto e, senza speranza scese guizzando dal cielo. Scivolò tra le rocce e i crepacci della montagna, finché si posò stanca sull’orlo di un precipizio. Brrr!!! … Faceva freddo …
Era stata proprio pazza per aver lasciato la serena tranquillità del cielo!
Il gelo l’avrebbe certamente uccisa… Ma, la montagna corse ai ripari,  grata per quella prova d’amicizia data col cuore. Avvolse la stella con le sue mani di roccia in una morbida peluria bianca. Quindi, la strinse legandola a sé con radici tenaci…
E quando l’alba spuntò, era nata la prima 
Stella Alpina

Ho letto nel web questa fiaba, questa sera, inevitabilmente la mia mente vaga, ritorna indietro, mi sembra di sentire ancora parlare chi tanto amava scarpinare in montagna, in tutte le stagioni dell'anno, a volte anche quando pioveva, iniziava ad andare a camminare sui monti a marzo, continuava fino a novembre inoltrato, tutto era motivo per andare in montagna: camminare, cogliere funghi,per sentirsi in pace, per il panorama, naturalmente tempo permettendo.


Prima del matrimonio, avendo lui, più possibilità economiche, andava a sciare nei mesi invernali, dicono fosse molto bravo, io non ho mai potuto permettermelo e di conseguenza non ho potuto vederlo...



Sto parlando di mio marito, che non c'è più, che sul marmo che chiude la sua lapide non ha croci, o immagini religiose, ma ha un piccolo paesaggio di montagna, da lui tanto amata, quando si è trattato di scegliere cosa mettere sulla sua lapide, ho fatto letteralmente impazzire il signore delle pompe funebri, perchè volevo mettere anche un cestino di funghi, ma non l'ho trovato...
mi sono così limitata al paesaggio di montagna,



qualcuno ha pensato che non erano le immagini più adatte da mettere su di una lapide, io invece ho pensato di mettere vicino a lui le sue più care passioni.




Dopodomani ricorre il giorno di Ognissanti e si commemorano tutti i morti, eroi della patria, e persone normali che ci hanno lasciato .
In quest'occasione, solitamente tutte le persone che hanno i propri cari al cimitero, sistemano le tombe..io l'ho fatto ieri.  Non amo andare al cimitero, per cui metto sempre delle composizioni o mazzi di fiori artificiali, che durano qualche tempo in più, non parlo di composizioni di plastica, anche brutte da vedere, parlo di fiori che sembrano veri, proprio ieri, a mio marito, ho messo un mazzetto di stelle alpine, e stasera ho trovato questa fiaba, è sicuramente una casualità, che mi ha spinto a scrivere....





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venerdì 25 ottobre 2013

IL MESE DI OTTOBRE, LA MAMMA E LE SUE MANI


Oggi, è proprio una brutta giornata il cielo plumbleo, grigio, carico di pioggia, che continua a cadere senza fermarsi un attimo..
sembra che non abbia mai piovuto...
Il telegiornale fa il resoconto dei danni che questa pioggia ha provocato....

Non so per quale inspiegabile motivo, mi sembra di essere in novembre, il mese di ottobre quest'anno lo abbiamo saltato.
Solitamente, se il mese di ottobre ha un clima gradevole, è davvero un bel mese, gli alberi prima di spogliarsi, cambiano colore alle loro foglie e come indossatrici su di una passerella mostrano l'ultimo abito della stagione,una leggera foschia dovrebbe coprire tutti i nostri campi, invece abbiamo già la nebbia.

Per me ottobre è il mese dei compleanni, e fra pochi giorni li avrebbe compiuti la mia mamma.
I miei ricordi tornano indietro, a quando ad ottobre il clima era ancora gradevole non dico caldo, ma molto piacevole, alle castagne raccolte e messe a seccare, alla mamma che le tagliava in un angolo, per poi fare le caldarroste dopo cena sul camino,


 al papà che il sabato mattino di buon ora andava sulle nostre colline in cerca di funghi, alla torta di pane per festeggiare il compleanno della mamma.


RICETTA:
Tagliate a tocchetti il pane ben raffermo (1-2), (se non lo avete a disposizione potete usare quello fresco e farlo tostare in forno fino a che sia ben secco), mettetelo in una capiente terrina e poi versateci il latte(3) ben caldo; mescolate con un cucchiaio di legno e coprite con un piatto; lasciate a macerare il pane nel latte per 3-4 ore o anche una notte. 
Di tanto in tanto mescolate ancora in modo che tutto il pane assorba il latte e si ammorbidisca per bene. 
Trascorso questo tempo, tritate finemente gli amaretti mettendoli nel mixer insieme al cacao (4); mettete in ammollo l’uvetta con dell’acqua calda e un goccio di Amaretto di Saronno o rhum a piacere; 
schiacciate il pane ormai morbido con un cucchiaio (5) o una forchetta in modo da romperlo ancor di più; unitevi la “farina” di amaretti e cacao e  le uova (6); 
unite anche lo zucchero e i pinoli (7) e mescolate per bene tutti gli ingredienti e in ultimo unite anche l’uvetta strizzata (8); mescolate di nuovo (9) e poi versate in uno stampo tondo a cerniera da 28cm leggermente imburrato (o coperto con carta forno). Infornate in forno caldo a 190° per un’ora. 
Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente. Il giorno dopo la torta è molto più buona.




Ripenso ai suoi dolori e alla sua instancabile voglia di vivere...
Penso a quando lei e papà, discutevano, pur di avere l'ultima parola, per non farsi capire, brontolava in tedesco, o in francese, riusciva ad innervosire ancora di più papà , che perdendo le staffe le diceva: "sei nata il giorno della marcia su Roma, 28 ottobre 1928, brutto giorno", erano discussioni che come iniziavano finivano, come se niente fosse successo.
Un sorriso aleggia sulle mie labbra, loro erano così.
Il fatto di non aver possibilità economiche, non permetteva loro di poter fare regali .....
Un sabato mattina papà, usciva sempre di buon'ora, dopo aver fatto i suoi giri nei nostri monti, si è fermato nel negozio che c'era in piazza del paese (una coperativa di generi alimentari) e ha acquistato il regalo per la mamma....... ...
Nella nostra zona, in questo periodo dell'anno, vendono dei dolcetti chiamati " le ossa dei morti" morbidi o secchi, in pratica sono come dei biscotti, un po grandi.
Tornato a casa ha dato in mano alla mamma, un pacchettino dicendole: " Tanti Auguri".


Non riesco a descrivere l'espressione della mamma, all'apertura del pacchettino, ma mi ricordo le risate, che noi figli abbiamo fatto davanti alla scena, non sapeva se essere arrabbiata o se ringraziarlo del pensiero.....
Ogni volta che li vedo in vendita il pensiero mi torna a quell'aneddoto.
Oppure, papà, coglieva i fiori selvatici, che ancora trovava nei boschi o sui prati, mentre tornava a casa, li donava come se fossero stati dei fiori pregiati...


Questi sono i regali che lui faceva a lei, non c'erano uscite, ne festeggiamenti.
Della mamma ricordo le mani, tutte storte che tanto hanno lavorato, quante galline, oche, faraone, galli hanno spennato, quella macchina da cucire sempre aperta, e pronta per essere usata, e il suo uncinetto, le navette per fare il chicchierino...

Le patate al forno che faceva tanto bene, e gli gnocchi di patate, che faceva per tutti noi anche se eravamo già sposati, li metteva su dei vassoi per tenerli ben separati e li sfiorava con la farina bianca, affinchè non si attaccassero gli uni agli altri. Ognuno di noi aveva il suo vassoio, i suoi gnocchi tutti uguali,tutti della stessa misura, anche io li faccio, ma mi rimangono uno grosso e uno piccolo, invece i suoi erano perfetti e buonissimi...


Le sue mani, sapevano fare tutto, c'è un detto che dice " che se c'è un dono di natura, è avere le mani d'oro"..... e lei le aveva.
La mia mamma che leggeva i giornali Grand'Hotel, Bolero, Intimità, Sorrisi e Canzoni.
La mia mamma che cantava.
Negli ultimi anni, con la malattia, guardava molto la televisione, non so come facesse a ricordarsi tutti i nomi dei vari attori, delle varie telenovelas, da me tanto odiate.
La mia mamma che malgrado fosse piena di dolori, e guardasse la televisione, non ha mai smesso di fare il suo amato uncinetto, o di contare i nodi del chiacchierino, o i punti del punto croce.
Chissà se oggi avrà ricevuto un mazzo di fiori selvatici, un paio di "dolci " , mi sembra di vederla seduta davanti ad un tavolino con una bella tovaglia ricamata da lei, mentre si gusta un buon caffè





Auguri mamma