IL MESE DI
OTTOBRE, LA MAMMA E LE SUE MANI
Oggi, è
proprio una brutta giornata il cielo plumbleo, grigio, carico di
pioggia, che continua a cadere senza fermarsi un attimo..
sembra che non
abbia mai piovuto...
Il telegiornale
fa il resoconto dei danni che questa pioggia ha provocato....
Non so per
quale inspiegabile motivo, mi sembra di essere in novembre, il mese
di ottobre quest'anno lo abbiamo saltato.
Solitamente, se
il mese di ottobre ha un clima gradevole, è davvero un bel mese,
gli alberi prima di spogliarsi, cambiano colore alle loro foglie e
come indossatrici su di una passerella mostrano l'ultimo abito della
stagione,una leggera foschia dovrebbe coprire tutti i nostri campi,
invece abbiamo già la nebbia.
Per me ottobre
è il mese dei compleanni, e fra pochi giorni li avrebbe compiuti la mia mamma.
I miei ricordi
tornano indietro, a quando ad ottobre il clima era ancora gradevole
non dico caldo, ma molto piacevole, alle castagne raccolte e messe a
seccare, alla mamma che le tagliava in un angolo, per poi fare le
caldarroste dopo cena sul camino,
al papà che il sabato mattino di
buon ora andava sulle nostre colline in cerca di funghi, alla torta
di pane per festeggiare il compleanno della mamma.
RICETTA:
Tagliate a tocchetti il pane ben raffermo (1-2), (se non lo avete a disposizione potete usare quello fresco e farlo tostare in forno fino a che sia ben secco), mettetelo in una capiente terrina e poi versateci il latte(3) ben caldo; mescolate con un cucchiaio di legno e coprite con un piatto; lasciate a macerare il pane nel latte per 3-4 ore o anche una notte.
Di tanto in tanto mescolate ancora in modo che tutto il pane assorba il latte e si ammorbidisca per bene.
Trascorso questo tempo, tritate finemente gli amaretti mettendoli nel mixer insieme al cacao (4); mettete in ammollo l’uvetta con dell’acqua calda e un goccio di Amaretto di Saronno o rhum a piacere;
schiacciate il pane ormai morbido con un cucchiaio (5) o una forchetta in modo da romperlo ancor di più; unitevi la “farina” di amaretti e cacao e le uova (6);
schiacciate il pane ormai morbido con un cucchiaio (5) o una forchetta in modo da romperlo ancor di più; unitevi la “farina” di amaretti e cacao e le uova (6);
unite anche lo zucchero e i pinoli (7) e mescolate per bene tutti gli ingredienti e in ultimo unite anche l’uvetta strizzata (8); mescolate di nuovo (9) e poi versate in uno stampo tondo a cerniera da 28cm leggermente imburrato (o coperto con carta forno). Infornate in forno caldo a 190° per un’ora.
Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente. Il giorno dopo la torta è molto più buona.
Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente. Il giorno dopo la torta è molto più buona.
Ripenso ai
suoi dolori e alla sua instancabile voglia di vivere...
Penso a quando
lei e papà, discutevano, pur di avere l'ultima parola, per
non farsi capire, brontolava in tedesco, o in francese, riusciva ad
innervosire ancora di più papà , che perdendo le staffe le diceva:
"sei nata il giorno della marcia su Roma, 28 ottobre 1928,
brutto giorno", erano discussioni che come iniziavano finivano,
come se niente fosse successo.
Un sorriso
aleggia sulle mie labbra, loro erano così.
Il fatto di non
aver possibilità economiche, non permetteva loro di poter fare
regali .....
Un sabato
mattina papà, usciva sempre di buon'ora, dopo aver fatto i suoi giri
nei nostri monti, si è fermato nel negozio che c'era in piazza del
paese (una coperativa di generi alimentari) e ha acquistato il regalo
per la mamma....... ...
Nella nostra
zona, in questo periodo dell'anno, vendono dei dolcetti chiamati "
le ossa dei morti" morbidi o secchi, in pratica sono come dei
biscotti, un po grandi.
Tornato a casa
ha dato in mano alla mamma, un pacchettino dicendole: " Tanti
Auguri".
Non riesco a
descrivere l'espressione della mamma, all'apertura del pacchettino,
ma mi ricordo le risate, che noi figli abbiamo fatto davanti alla
scena, non sapeva se essere arrabbiata o se ringraziarlo del
pensiero.....
Ogni volta che
li vedo in vendita il pensiero mi torna a quell'aneddoto.
Oppure, papà,
coglieva i fiori selvatici, che ancora trovava nei boschi o sui
prati, mentre tornava a casa, li donava come se fossero stati dei
fiori pregiati...
Questi sono i
regali che lui faceva a lei, non c'erano uscite, ne festeggiamenti.
Della mamma
ricordo le mani, tutte storte che tanto hanno lavorato, quante
galline, oche, faraone, galli hanno spennato, quella macchina da
cucire sempre aperta, e pronta per essere usata, e il suo uncinetto,
le navette per fare il chicchierino...
Le patate al forno che faceva
tanto bene, e gli gnocchi di patate, che faceva per tutti noi anche
se eravamo già sposati, li metteva su dei vassoi per tenerli ben
separati e li sfiorava con la farina bianca, affinchè non si
attaccassero gli uni agli altri. Ognuno di noi aveva il suo vassoio,
i suoi gnocchi tutti uguali,tutti della stessa misura, anche io li
faccio, ma mi rimangono uno grosso e uno piccolo, invece i suoi erano
perfetti e buonissimi...
Le sue mani,
sapevano fare tutto, c'è un detto che dice " che se c'è un
dono di natura, è avere le mani d'oro"..... e lei le aveva.
La mia mamma
che leggeva i giornali Grand'Hotel, Bolero, Intimità, Sorrisi e
Canzoni.
La mia mamma
che cantava.
Negli ultimi
anni, con la malattia, guardava molto la televisione, non so come
facesse a ricordarsi tutti i nomi dei vari attori, delle varie
telenovelas, da me tanto odiate.
La mia mamma che malgrado fosse piena di dolori, e guardasse la televisione, non ha mai smesso di fare il suo amato uncinetto, o di contare i nodi del chiacchierino, o i punti del punto croce.
La mia mamma che malgrado fosse piena di dolori, e guardasse la televisione, non ha mai smesso di fare il suo amato uncinetto, o di contare i nodi del chiacchierino, o i punti del punto croce.
Chissà se oggi
avrà ricevuto un mazzo di fiori selvatici, un paio di "dolci "
, mi sembra di vederla seduta davanti ad un tavolino con una bella
tovaglia ricamata da lei, mentre si gusta un buon caffè
Auguri mamma
Vorrei poter ricever anche io auguri così ciao Chicca da Antonio
RispondiEliminaVorrei poter ricever anche io auguri così ciao Chicca da Antonio
RispondiEliminaE' un racconto piacevole, Enrica, sento la tua emozione mista ad un po' di tristezza, nel ricordare la tua cara mamma.
RispondiEliminaBrava la tua mamma!
Quanti sacrifici senza pretendere nulla!
A proposito, Enrica, i vicentini fanno un dolce simile, si chiama Macafame, non sapevo del cacao, ma è proprio come questo.
Al posto del liquore io ci metto la vanillina: in bustina o in fialette.
Sì, i ricordi nel tempo non se ne vanno e restano vivi gli insegnamenti più belli!
E gli affetti sono e rimangono indelebili.
Bel racconto, grazie, Enrica!
pwasnto225Enrica, non posso dirti chi sono ma nel bosco mancano i tuoi racconti, non voglio dire che quelli messi fino ad ora non siano belli, ma sono spenti, lascia perdere tutto quello che hanno detto, tutte le incomprensioni, ascolta chi ti ha letto molto volentieri, ritorna, questo è un inno alla mamma, devi averla amata molto
RispondiElimina